Già da qualche tempo trovare argomenti per scrivere tre robe sensate stava diventando veramente complicato. Ma penso che dopo una prestazione come quella di ieri, dopo due allenatori che le hanno provate letteralmente tutte per raddrizzare questa barca – difesa a 4 , a 3, a 5, attacco a 2 a 3 o 1 punta – ogni considerazione tecnica o tattica rimanga esercizio giusto per qualche onanista internettaro allenatore mancato, in potenza o incompreso. Probabilmente le parole giuste le ha dette Di Battista nel post-partita: siamo scarsi. Ma non siamo scarsi tecnicamente. Non lo siamo più di una Giana, di una Pro Sesto, di un Legnago, di un Arzignano o di una Pergolettese che hanno dal doppio al triplo dei nostri punti. Siamo scarsi di cuore e di orgoglio. Perché una squadra può essere scarsa, ma se ha cuore e orgoglio, come fa notare Hod sul muro, non prende l’ennesimo gol nello stesso stracazzo di modo – palla persa sulla sinistra su appoggio o cambio di campo sbagliato, prateria, difesa schiacciata in area a curare non si sa chi visto che non c’è un altro stracazzo di nessuno da prendere, interni di centrocampo in ritardo nel recupero, cross basso per l’uomo a rimorchio, e collo a giro nel sette dell’attaccante dal limite dell’area – e non lo fa dopo 1 minuto e 30 secondi esatti.
Potrebbe finire qua, senza nemmeno commentare 4 minuti dopo la comica di quella roba simile a un tentato fuorigioco mancato, perché è chiaramente figlio del fatto che non sapevi neanche più da che parte stavi girato. E, come scrive l’ottimo articolista di tuttoc, forse abbiamo tutti (me compreso) dato un valore troppo alto a quella rimonta di Meda, preferendo dimenticarci che non si è mai vista una squadra che parte ogni volta con l’aratro sulle spalle, e, quando per una volta riesce a trovare la scintilla per rimetterla in piedi e il culo per rimontarla con relativo dispendio di energie fisiche e nervose, alla volta dopo se ripete lo stesso canovaccio ha la forza di recuperarla un’altra volta.
Quindi? Da una parte viene da dire finiamola qua. Abbiamo tutti una parte che implora di smettere di soffrire, che ci urla che questo è troppo da sopportare, che abbiamo una dignità. Ma dall’altra parte, se concordiamo tutti che non siamo nettamente più scarsi a livello di singoli di almeno metà delle altre squadre di questo campionato, allora non possiamo accettare questo stillicidio senza fare nulla. Sono abbastanza certo che in altre epoche, anche a parità di budget speso e di ambizioni, qualche schiaffone a quelli giusti sarebbe già volato e qualche posta davanti allo 049 per far capire che ci sono altri momenti storici per viversi l’intensissima movida novarese ci sarebbe già stata. Ma si è scelto, anche giustamente, il profilo comprensivo del buon padre di famiglia che lascia la piccola creatura cadere e rialzarsi imparando dai suoi errori, sempre incoraggiandola e mai forzando la mano. Adesso però è evidente che quel profilo non funziona più, lo ha detto chiaramente anche Di Battista. E allora bisogna cominciare a mettere un po’ di pepe al culo. E non dico certo di farlo coi Migliardi, coi Boccia, o con gli altri ragazzotti arrivati dalla D che, poveri cristi, tra uno stipendio da CCNL metalmeccanico (da quadro eh) e un appartamento condiviso, è già tanto se non si fingono malati da qui a maggio. Ma magari con quelli che dovevano essere i pilastri intorno a cui si era costruita questa squadra, quelli a cui quest’estate era stato chiesto anche con una certa insistenza di andare a provare emozioni altrove magari per uno stipendio un po’ più basso col quale ce ne saremmo tranquillamente pagati altri due di giocatori, ma hanno preferito restare. Quelli accolti con l’emoticon del saluto militare manco arrivasse Kessié e che non riescono mai, mai, mai a trovare una giocata risolutiva ma ogni volta c’è il portiere, la deviazione, il controllo leggermente lungo, il tentativo di saltare qualcuno con la velocità di mia nonna invece di spaccare la porta.
Se ne hanno la forza, sono questi giocatori che devono fino a gennaio prendersi l’onere di ridare dignità a noi ma in primis a loro stessi. Altrimenti l’unica altermativa rimane il viaggio in Svizzera con Cappato. Sempre che non costi troppo anche quello per il nostro patron perennemente piangente miseria.
Jacopo
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