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La sindrome del Magnotta

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Mi spiace tornare a battere sempre sullo stesso punto, col rischio di sembrare classista, snob, o preteso auto elevato intellettualmente rispetto al prototipo del calciatore ignorante. Ma devo constatare con sempre più convinzione che esiste una cosa chiamata ‘intelligenza emotiva’, che sia chiaro non c’entra nulla con la cultura o il grado di scolarizzazione, di cui evidentemente il 90% buono di quelli che intorno ai 15 o 16 anni scoprono di avere una discreta confidenza con una sfera in cuoio, perdono progressivamente e non riacquistano più. Non mi spiego altrimenti il fiorire di fotografie (che non agevolo qui per evitare casini, ma basta consultare il sito di qualche noto locale della zona o il profilo instagram di qualche nostro eroe che ha vestito la maglia azzurra quest’anno) che ritraggono giocatori azzurri intenti a festeggiare e a godersi l’intensa movida novarese e milanese.

Ora, lungi da me sostenere che i calciatori debbano essere dei chierichetti che 5 giorni su 7 tornano dall’allenamento e alle 21.30 sono a letto dopo aver consumato un parco pasto a base di fettina di pollo e insalata o che nel week end quando escono dopo la partita debbano andare a acqua gassata e gallette di riso. Sappiamo tutti che così non è e ricordiamo tutti, noi che qualche anno di stadio lo abbiamo, dei Novara super vincenti (vedi quello di Borgo) i cui protagonisti nei locali serali di Novara facevano cose che noi umani con una vita sessuale e sociale standard o più spesso in modo desolante sotto la media, manco con 10 inteventi di chirurgia estetica e un bonifico a sei zeri ci saremmo mai trovati a fare. Ma la parola chiave è proprio quella: vincenti. Ecco, quando termina una stagione disgraziata come questa, in cui perdi 16 partite su 38 di cui 4 con penultima e terzultima del girone, ti qualifichi ai play off solo grazie a un complicato sistema di specchi e leve con il quarto monte ingaggi del girone dopo aver perso un’ultima gara indegna in cui non sei neanche sceso in campo, ed esci al primo turno prendendo 3 pere dalla squadra di un oratorio di Verona, forse un minimo di contegno e discrezione in più sarebbero dovuti. E se ti metti in pose da adolescente con la bocca a culo di gallina per un fotografo, sapendo che quella roba andrà poi a finire sul sito del locale, ti mancano entrambi, e non puoi pretendere che gente che si è fatta il sangue amaro per una stagione perché mettere la gambetta ti scocciava visto che a fine giugno te ne tornavi a casa madre dopo il prestito, dica ‘ma sì, in fondo so’ ragazzi’.

E non voglio neanche buttarla sulla retorica ‘eh, se stavi in una piazza qualsiasi da Roma in giù vedevi cosa ti succedeva’. Perché quello che è successo ieri a Foggia, tanto per fare un esempio, è vergognoso e, tra l’altro, a mio parere è pure inutile perché c’è una differenza abissale tra la sana pressione di una piazza che con un po’ di ‘moral suasion’ ti mette il pepe al culo, e la pura aggressione fisica che ti fa solo pregare di scappare il prima possibile da quell’inferno. Però una sana via di mezzo a volte non sarebbe male. Perché ci sono dei momenti in cui anche la più calma e placida delle persone (cosa che, ammetto, di mio non sono) a un certo punto fa come il mitico Mario Magnotta che, alla quarta telefonata in cui cercano di appioppargli la lavatrice, sbrocca e minaccia di ‘ishcriversi ai terrorishti’.

Jacopo

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La cordata ….

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Valuteremo, non appena lo stesso sarà depositato, il bilancio del Novara FC per verificarne, come abbiamo fatto con le precedenti gestioni, la bontà; il capitolo della gestione ex Ferranti, di conseguenza, lo affronteremo a tempo debito senza nessuno sconto.

Non è ancora giunto il tempo per tirare le somme anche se i presupposti (ci resta da verificarne solo l’epilogo) non sono dei migliori principalmente per quanto, da puri osservatori a volte completamente disinteressati, abbiamo toccato con mano in questi ultimi 20 mesi.

Venti mesi di disastri gestionali che si sono aggiunti ai 36 del trio meraviglia … una somma di mesi nel corso dei quali i nostri coglioni si sono ingigantiti a dismisura.

Ma anche questo è un argomento su cui ritornare a tempo debito e a mente fredda; una mente e un tempo che tanti di noi non si sono regalati in questi anni pronti a gettarsi nelle braccia di chiunque arrivasse pur di partecipare al banchetto, orgogliosi del  loro ruolo di cortigiani, obnubilati nel contempo da un potere che non avevano perdendo così   il senso della realtà delle cose: sono quattro anni che ci facciamo prendere per il culo da chiunque arrivi e che alzi la mano giurando, su una maglia per tanti di noi ancora sacra, di essere spinto solo da amore e passione.

Ci siamo frantumati i coglioni delle ansie e delle speranze estive così come ci siamo scassati la minchia di dover mostrare gratitudine a chiunque arrivi perché così ci risolve il problema di come gestire il week end.

Il Novara Calcio ( ritorniamo a chiamarlo con il Suo Nome ) merita qualcosa di più per quella che è stata la sua storia … piantiamola di parlare di cordate, da chiunque siano formate, piantiamola …. romani, arabi, americani o indigeni … il Novara non si compra per passione o per amore ma solo per una solida e prospettica lungimiranza da sviluppare nel tempo, senza proclami e senza dichiarazioni di amore… quello ce lo mettiamo noi.

Ciumi

 

 

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Vendesi, offresi, cercasi

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La Sampdoria costerà ai nuovi proprietari (Andrea Radrizzani-Matteo Manfredi) qualcosa come 156 milioni: aumento di capitale (40 milioni di euro), saldo dei concordati (26 milioni di euro), pagamento debiti pregressi (90 milioni di euro). Poi ci saranno investimenti valutati in 35 milioni di euro per far ripartire la società Doriana e riportarla prontamente in serie A. Se gli investimenti sono ipotizzati (35 milioni di euro), i 156 milioni di euro spesi per acquistare la società e chiudere il capitolo Ferrero sono certi.

Una cifra enorme se si pensa che a zero euro, il sindaco di Genova, tra qualche settimana, avrebbe potuto affidare alla stessa coppia di imprenditori il titolo sportivo, facendo ripartire la “FC Doria” dalla serie D. In pratica il duo Radrizzani-Manfredi ha pagato 156 milioni di euro per il marchio Sampdoria, per il titolo sportivo, per la sua Storia e per un paio di stagioni calcistiche in categorie inferiori alla serie B. Complimenti.

A Novara per poco meno di 6 milioni di euro di debiti (quasi tutti con lo Stato), la centenaria Storia del Novara Calcio è stata cancellata e a due anni di distanza, rischiamo di ritrovarci nella stessa merda nella quale ci aveva lasciato il trio De Salvo-Rullo-Pavanati. Ne valeva la pena? Non era meglio provare a salvare la Storia piuttosto che la categoria?

In ogni caso oggi il FC Novara è una società sana, con pochi debiti che verranno in ogni caso onorati da Ferranti, con bassi costi di gestione grazie ad una struttura snella con pochi dipendenti, con una rosa di solo 14 giocatori sotto contratto e senza conti da saldare con il Fisco. Uno stadio da 15.000 spettatori, un campo in sintetico in via di rifacimento a spese del Comune ed un centro sportivo pronto per essere utilizzato a costi contenuti.

Per un imprenditore sano (novarese, italiano, straniero o marziano non importa) che volesse investire nel mondo del calcio, oggi il FC Novara è un’occasione unica e irripetibile, un vero grande affare. Sarebbe un affare sia per un investimento che puntasse ad un ritorno economico nel breve-medio termine sia per un investimento a lungo termine di radicamento sul territorio. Purtroppo, per gli stessi motivi è anche la preda ideale per iene ed avventurieri alla Pavanati.

Indipendentemente dall’iscrizione al prossimo campionato la strada ora è tracciata: Il FC Novara è in vendita. E se a queste condizioni, nessuno fosse interessato, sarebbe opportuno meditare seriamente sulla possibilità che a Novara oggi non sia possibile partecipare ad un campionato professionistico.

Lunga vita al Novara Calcio 1908.

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Cosa posso fare?

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Nel Novara di Banchieri edizione 2019/20 esordì un sedicenne (Pinotti) e un diciasettenne (Barbieri); giocarono con regolarità due diciottenni (Zunno e Capanni) e ben DODICI under 21. A parte Cagnano e Collodel i giovani azzurri erano tutti alla prima esperienza in un campionato professionistico. Non c’erano fenomeni e ancora oggi, a parte Cagnano e Cassandro giocano tutti al massimo in serie C.

Ricordo bene l’impressione che ebbi nel primo allenamento estivo vedendo tutti quei ragazzini che avevano volto e fisico da bambino. C’era anche un 36enne (Buzzegoli) un 34enne (Gonzalez) e un 30enne (Bianchi) come è giusto che sia in una squadra di giovani.

Quest’anno il FC Novara ha schierato con regolarità OTTO over 30, tra i quali un 37enne (santo subito) un 36enne e un 35enne. In alcune partite siamo entrati in campo con un’età media di 30 anni. E questo pensando di aver ingaggiato i “migliori” vecchietti sul mercato.

Saidi (17 anni) ha giocato 2 minuti come Pinotti nel 2019/20, il diciottenne Lanzarotti 5 minuti, Babacar Diop (19 anni) un’oretta in tutto e solo due under 21 (Marginean e Khailoti) hanno giocato con regolarità.

Il Novara 2019/20 fu costruito (da Zebi) con l’obbiettivo di contenere i costi, valorizzare il settore giovanile e incassare più soldi possibili dal regolamento sull’utilizzo dei giovani calciatori che premia soprattutto i giovani provenienti dal proprio settore giovanile. Arrivò anche un risultato sportivo impensabile come la semifinale play off, non so se con fortuna o grazie agli aiuti dei senatori ma è un fatto incontrovertibile il risultato sportivo che ottenne Banchieri, con la rosa tra le più giovani di tutta la serie C.

Purtroppo, l’anno seguente invece di continuare nel solco della linea tracciata, la nuova proprietà (la banda Rullo) provò la stessa giocata a poker di quest’anno: all inn. Uno per uno i giocatori presi nel 2020/21 così come quelli del 2022/23 erano buoni e con un curriculum interessante. Ma alla prova dei fatti si rivelarono solamente una raccolta di figurine ingestibili, come quest’anno. Banchieri, inizialmente “sopportato” dalla nuova dirigenza, poi messo da parte, poi richiamato, riuscì a raddrizzare una situazione ben peggiore di quella di quest’anno in una situazione societaria che ben conosciamo.

Oggi sarebbe impossibile riproporre la lungimirante strada della stagione 2019/20 perché manca e mancherà per tanto tempo il fondamento sul quale costruire: il settore giovanile. Il confronto tra il giovane Novara 19/20 ed il vecchio Novara 22/23 è significativo per la direzione che una società vuole percorrere. Lecite e condivisibili tutte e due le strade indipendentemente dai risultati poi ottenuti.

Il problema oggi è proprio la direzione da prendere. Il FC Novara mi ricorda un mio amico di tanti anni fa che all’ennesimo rimprovero della compagna sbottava: podi mia bev, podi mia fumà, podi mia ciulà, cusa podi fa alura?

Cosa può fare Ferranti?

Non può puntare sui giovani perché non ha e non avrà il settore giovanile

Non ha contatti ed entrature per avere giovani prestiti di valore

Non può provare un altro all in per mancanza di risorse

Non può programmare una stagione di transizione perché significherebbe erodere inutilmente altre risorse

Non può vendere per mancanza di compratori credibili (Pavanati/Rullo no grazie, abbiamo già dato).

Non può chiudere baracca perché oltre ad essere una brava persona si è impegnato con le Istituzioni cittadine.

Cosa può fare Ferranti? In questo momento una sola cosa: essere sincero e chiarissimo con la gente, dichiarare serenamente intenzioni e direzione qualsiasi esse siano, senza scuse e giustificazioni che conosciamo benissimo: mancanza di pubblico, mancanza di sponsor, mancanza di aiuti pubblici e dell’imprenditoria locale. Non servono le giustificazioni ma solo la direzione, se possibile, con un minimo di speranza per il futuro.

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