La voglia di spendere anche solo mezz’ora per scrivere la mia irrilevantissima opinione, di questi tempi, è davvero dura da trovare. Non ci sono riuscito dopo Lecco, non dovrei farlo neanche oggi se non per il puro esercizio di sfogo della bile accumulata nelle ultime settimane.
Adesso sarebbe facile dire ‘lo abbiamo detto’. E infatti è esattamente quello che farò. Lo abbiamo detto, porca puttana, che mandare a troie una stagione per tre sconfitte di fila in campionato era una minchiata. E qualcuno un giorno dovrà venirci a spiegare esattamente chi ha remato contro (anche se forse lo intuiamo tutti), chi ha costretto un bravo cristiano e probabilmente anche buon allenatore come Cevoli che stava giocando un calcio che non vedevamo da anni ad avere talmente pochi punti di riferimento in rosa da dover snaturare totalmente fisionomia e interpreti per tirare a campare. Qualcuno ci dovrà spiegare perché ci siamo trovati a rimandare ad allenare i bimbi uno che si era messo in testa di ridare una fisionomia stabile alla squadra e che stava avendo una media punti migliore del fenomeno che abbiamo adesso in panchina, a fronte di mezzo spogliatoio che giocava a chi aveva il caso peggiore di dismenorrea senza che un ds potesse prederli a vargate sui denti visto che aveva la preoccupazione in primis di salvarsi le sue di chiappe. Ma soprattutto, qualcuno dovrà spiegarci come cazzo è possibile legarsi mani e piedi a quello che l’estate scorsa voleva mettere bocca anche sulla tinta del nero della terza maglia, che è stato allontanato per questo e che ora non solo è stato richiamato ma gli si è data anche una delega in bianco sul mercato (perché non venitemi a dire che Pitino decide qualcosa), dopo il quale ci ritroviamo con una specie di misto tra il De Pagave e il reparto di traumatologia dell’Ospedale Maggiore, salvo ovviamente dare la colpa ai predecessori che hanno cannato la preparazione.
Il mercato fatto a gennaio si è rivelato addirittura peggiore di quello che ci si aspettava alla vigilia, anticipato dagli arrivi estivi del compare di Parma e del protetto di Foggia. Una sequenza di ex giocatori, amici, rottami vari e mancate comparse televisive di un episodio di Gomorra, col solo tratto in comune di ricevere qualche mese di ingaggio di cui sanno perfettamente a chi devono essere grati, a fronte della cessione dei pochi elementi futuribili, con mercato o margini di monetizzazione (tolto Khailoti), per andare sostanzialmente solo su semestrali o prestiti. In tutto questo, la statuina in panchina stavolta ha trovato pure il coraggio di farsi una grassa risata verso chi gli chiedeva di dare una sveglia a questa manica di scappati di casa, che peraltro non riesce neppure a far rendere al meglio nella loro pochezza, visto che è partito tenendo fuori gli unici due che sembravano avere una vaga alba di cosa significhi metterci almeno i coglioni, ossia Margiotta e Calcagni, e ha operato una strategia di cambi che definire comica è un complimento, bruciandosi uno slot insensato a 10’ dalla fine del primo tempo.
Adesso si ride davvero, perché come sempre succede nel calcio, quando le cose potrebbero andare male vanno ancora peggio, e ci sono i due ulteriori infortuni di Urso e soprattutto Bonaccorsi (in bocca al lupo Samu) a dimostrarlo. Non vedo come questa squadra possa riuscire nell’impresa di vincere una partita, e domenica arriva quel Padova che è stato il crocevia del nostro girone d’andata, e che sarà, come sostengo già da qualche settimana, il crocevia di tutta nostra stagione. Ci arriviamo come peggio non potevamo, anche se pure loro non se la passano benissimo. I risvolti inquietanti e le similitudini con l’ultima retrocessione dalla B iniziano ad essere tanti e con assonanze particolarmente sinistre, se possibile con l’aggravante di un’infermeria che non ha precedenti a mia memoria dei miei quasi 30 anni da tifoso. Sembra incredibile dirlo oggi quando siamo almeno formalmente ancora nei play off, ma per salvare questa squadra servirà un’impresa. Un’impresa pari quasi a quella compiuta da questa società nello sbagliare ogni singola scelta dalla scorsa estate ad oggi.
Jacopo
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