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Azzurri in Azzurro

Ciao Bernardino

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Se ne va anche Fabbian dopo il Ceramica a rendere ancora più povera quella squadra che diede il preludio a 33 anni di oblio e sofferenza.

Fabbian giocó solo un anno con noi ed arrivava da quel Foggia che l’anno prima salì in serie A seguito, alla fine di Ottobre, dal trio Lodetti Toschi e Fumagalli.

Centrocampista solido di vecchio stampo aveva comunque una sua eleganza e, in un centrocampo dove giocavano ancora Ferrari e Giannini, fece la sua figura.

Ci chiediamo ancora come e perché retrocedemmo. Ciao Bernardino riposa in pace

Ciumi

 

Analista tecnico delle partite e sfanculatore ufficiale del blog. Convive con una sana passione per le Converse All Star sgualcite e scolorite e per la scarsa considerazione sul genere umano. Severo ma giusto.

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Il centravanti gentile

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Viene soprattutto ricordato per essere il “figlio di Guglielmo” ma, in realtà, per chi come noi in quegli anni guardava il Novara con gli occhi innamorati di un bambino lui era il centravanti gentile.

Prese il posto del Ricu e le sua eleganza era di un’altra scuola, in campo e fuori. Erano gli anni in cui a Novara arrivavano le giovani promesse o i cosiddetti “sul viale del tramonto”.. lui era uno di questi ma fu determinante, nella cavalcata che ci riportò in serie B.

Indimenticabile il suo gol contro i bustocchi quando saltò mezza difesa o quando, contro il Sottomarina, sforbiciò la palla emule del suo allenatore Carletto Parola.

Lo abbiamo reincontrato tante volte negli anni bui sugli spalti come osservatore delle giovanile del Torino ed anche in quelle occasioni resta impressa nella mente il suo garbo, la sua gentilezza e l’immancabile sigaretta.

Un altro cuore azzurro ormai ricordato da pochi che se ne va.

Ciumi

 

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DA TERESIO A GIANCARLO E SILVINO

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Il talento non si tramanda. Non sono infatti frequenti i casi che il lessico sportivo qualifica come “figli d’ arte” ovvero diretti discendenti di campioni. Più facile trovare nella storia del calcio italiano in serie A e B dei fratelli: facilmente riconoscibili dalla consolidata prassi di un tempo di posporre un numero romano al cognome, come i monarchi e i pontefici. Era così possibile distinguere cognomi consanguinei da semplici omonimi (vedi per esempio i due Calloni del Novara). Ecco quindi negli anni sessanta rinvenire in un qualsiasi “almanacco” per esempio Spartaco e Fausto Landini, Gianni e Mauro Rivera, Dino e Giorgio Zoff, Orlando e Giancarlo Bertini, Giuseppe e Gianluigi Savoldi, Sandro e Ferruccio Mazzola: questi ultimi figli di Valentino, capitano del Torino prematuramente scomparso nella tragedia di Superga. Compagno di squadra di Valentino Mazzola che subì lo stesso terribile destino Guglielmo Gabetto: il figlio Pierluigi raggiunse l’ apice della sua carriera a Novara nel 1970/71. Un fenomeno cresciuto in quel periodo forse per il divieto al tesseramento di calciatori e tecnici stranieri promulgato dal Consiglio federale dopo il “disastro di Middlesbrough”.
Non è pertanto agevole rinvenire in serie A la presenza di due fratelli come Sandro e Ferruccio Mazzola “figli d’ arte”. Ma Il Novara nella sua ultra centenaria storia, per due terzi gloriosa, riesce ad annoverare anche questa rara circostanza: di un “padre”, calciatore azzurro, che ha “visto” due figli emularlo e giocare in serie A.

Teresio Bercellino detto “pastina” nato a Gattinara nel 1910 era un centrocampista che esordì con la maglia azzurra del Novara nel 1929. Secondo il libro “Novara cento avventure” di Gianni Romeo, Teresio vestì per 215 volte la maglia azzurra dal 1929 di cui 22 in serie A: aspetto particolare senza alcun goal all’attivo.
Teresio Bercellino disputò l’ ultima partita in azzurro in serie A nel campionato 1938/39 uno dei momenti di maggior gloria assoluta del Novara che trovò la sua consacrazione con la finale di Coppa Italia del maggio 1939.
Ritiratosi dalla attività agonistica Teresio fece parte dello staff tecnico del Borgosesia dove “svezzò” calcisticamente i suoi due figli Giancarlo e Silvino prima di affidarli alle cure materne della “vecchia signora”: approdarono infatti nella Juventus dove rimasero compagni di squadra solo nei campionati 1963/64 e 1965/66.
E’ facilmente riscontrabile la carriera di questi due “figli d’ arte”: ci si sofferma pertanto solo su qualche curiosità della loro attività sportiva.
Non sfuggirono alla consolidata prassi riservata alle “giovani promesse” di maturare esperienza “in prestito” presso altre formazioni. Giancarlo finì all’ Alessandria nel 1960/61 dove affrontò il Novara segnando una rete su rigore nella gara di andata finita 4 a 1 per i grigi. Mentre Silvino nel 1064/65 viene mandato a Potenza dove trovò come compagno di squadra Roberto Boninsegna contribuendo con 18 reti ad un lusinghiero 5 posto finale per i rossoblù lucani.

Giancarlo e Silvino con la maglia della nazionale parteciparono ai giochi del Mediterraneo del 1963. L’ Italia conquistò l’ oro nel calcio sconfiggendo in finale per 3 a 0 la Turchia le reti di Bercellino II (Silvino), una doppietta, e la terza rete del “novarese” Luigi Giannini.
Giancarlo disputò la semifinale del campionato europeo per nazioni del 1968 a Napoli contro l’ URSS finita 0 a 0. Poi a causa di un infortunio non poté prendere parte a nessuna delle due finali.
Silvino invece sul finire della propria carriera su protagonista nel bene e nel male dello spareggio promozione disputato a Novara il 6 giugno 1976 tra Biellese ed Omegna: sfida che ebbe un tumultuoso finale con diversi giocatori espulsi tra i quali Silvino. L’ attaccante gattinarese firmò la doppietta che permise alla Biellese di sconfiggere gli omegnesi per 2 a 1 ai supplementari: di Bacchetta su punizione la rete del temporaneo pareggio rossonero al 75′. Nella formazione dell’ Omegna c’ era il “novarese” Giancarlo Guidetti.
Il destino riserva insondabili e misteriosi disegni: alla vigilia della partita del campionato di Promozione tra il Grignasco, allenato da Silvino ed il Borgosesia diretto da Giancarlo che vedeva quindi i due fratelli “sfidarsi” a distanza veniva a mancare “papà Teresio”: era il 24 marzo del 1979.
Il Novara perdeva con Teresio Bercellino un protagonista di primo piano degli anni trenta al quale ingiustamente la principale bibliografia azzurra non ha dato grande considerazione.

alessandro bacchetta (ale960)

(una foto del Novara 1935/36 tratta dal libro “Un secolo azzurro” di Devecchi, De Luca e Delzoppo. Teresio Bercellino è il terzo dall’ alto)

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19 giugno 1938: due finali…azzurre

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Il 19 giugno 1938 il destino degli azzurri “nazionali” e degli azzurri “novaresi” camminò parallelo. Una circostanza forse naturale data la quasi perfetta identità delle rispettive maglie. Non va dimenticato, come viene riferito nel libro “Novara cento avventure” di Gianni Romeo, che il Novara quando comunicò alla Federazione i colori sociali azzurri venne subordinato l’assenso all’adozione di colletti e polsini bianchi per non confondere la propria tenuta con quella della Nazionale. L’ Italia quel giorno alle ore 17 scese in campo per disputare a Parigi la finale di coppa del mondo contro l’ Ungheria. Il Novara alle ore 16.30 doveva affrontare allo stadio Filadelfia di Torino l’ Alessandria per la “seconda partita del girone di qualificazione di serie B”. Non erano bastate 32 giornate di campionato a decretare le due squadre destinate alla promozione in serie A in una competizione a 17 squadre. E’ stato senza dubbio uno dei tornei cadetti più avvincenti della storia: ad una giornata dal termine questa era la graduatoria: Alessandria 43, Modena 41 e Novara 41. I grigi ospitavano i novaresi, mentre il Modena riceveva il Verona. Il Novara vinceva ad Alessandria di misura (1-0) e i modenesi si imponevano per 2 a 1.

Domenica 12 giugno nella prima partita di spareggio il Modena superava per 3 a 0 l’ Alessandria a San Siro. La pesante sconfitta collezionata dai grigi confermava la flessione di forma registrata dall’ Alessandria nel finale di campionato. Per cercare di ritemprare le forze “mister” Cattaneo portava i giocatori in ritiro ad Ivrea. Quella ultima domenica di primavera un treno speciale aveva accompagnato i tifosi azzurri a Torino. Più di un sostenitore novarese si era attrezzato con un megafono per rendere più squillante il proprio incitamento mentre sul fronte opposto molti alessandrini si erano dotati di “raganelle”.
Il Novara doveva rinunciare all’ ultimo istante al terzino Bonati indisposto, mentre l’ Alessandria lasciava a riposo il laterale Caligaris.
L’ Alessandria nei primi minuti cercava di imporre un ritmo sostenuto ma gli azzurri contenevano la pressione avversaria con ordine. Al 17′ si rompeva l’ equilibrio della gara: Mornese su punizione serviva un pallone al centro dell’ area sul quale si avventava di testa Mariani che inidirizzava nell’ angolo basso della porta: 1-0. I grigi reagivano e si rendevano pericolosi con Robotti mentre Piola (Paolino) falliva una facile occasione per il raddoppio. Al 34′ con un tiro da lontano Ghidini sorprendeva Caimo, ma la sfera colpiva il palo. Trascorrevano due minuti e giungeva il raddoppio azzurro: Torri si involava e serviva Piola che sferrava un tiro rasoterra angolato che superava Ceresa: 2-0. L’ Alessandria avviava un pressing arrembante e disordinato. Ad minuto dall’ intervallo era ancora il Novara a passare: Versaldi lanciava Rizzotti che scartava abilmente Turino e batteva sul tempo il portiere grigio in uscita: 3-0.

Scontata la trama della partita nella ripresa che vedeva l’ Alessandria proiettata all’ assalto della porta azzurra. Al 6′ i grigi realizzavano con un colpo di testa di Massiglia. La rete ringalluzziva gli alessandrini tuttavia la retroguardia novarese reggeva l’ onda d’ urto avversaria. Caimo si rendeva protagonista di alcuni interventi strepitosi. Col volgere dei minuti benchè il ritmo della offensiva grigia fosse calato di intensità ad un minuto dal termine l’ Alessandria andava in goal con Parodi di testa, lesto a riprendere il pallone respinto in uscita da Caimo. Era l’ ultima emozione della partita che sanciva il ritorno del Novara in serie A. In virtù dei risultati maturati nelle prime due partite la Federazione stabilì che la terza partita prevista a Brescia per domenica 26 giugno tra Novara e Modena non venisse disputata.

Alcune curiosità: in ragione della contestuale disputa della finale di coppa del mondo allo stadio Filadelfia vennero allestite delle altoparlanti per permettere al pubblico di seguire gli sviluppi della partita. A sottolineare il prestigio raggiunto in quel periodo dal Novara ben 4 “nazionali” campioni del mondo nel 1938 avrebbero proseguito a vario titolo la propria carriera con la maglia azzurra “novarese”: Silvio Piola, Pietro Ferraris, Piero Pasinati e Pietro Rava.

Alessandro Bacchetta

(la foto è tratta da un numero di luglio de “il calcio illustrato” del 1938. La didascalia indica “Donati” in realtà è “Bonati” piccolo refuso)

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