In questa foto, in cui si evoca la conquista addirittura dell’Arena a seguito di una immaginaria imminente vittoria sulla terza squadra di Verona (ohibò, pare che Francisco Pizarro stia prendendo appunti dall’aldilà) si riassume tutta l’ostinata presunzione, boria, mancanza consapevole o inconsapevole di realismo e equilibrata valutazione del peso in primis morale, valoriale, umano e solo in un secondo step tecnico e atletico della rosa che stava scendendo in campo da parte della società tutta. Ovviamente, come una monoposto coi freni rotti a 300 all’ora a 10 metri dal muretto, il tutto senza dare una fottuta minima soddisfazione al tifoso medio che alla vigilia chiedeva a gran voce nella sua quasi totalità solo due cose per questa molto probabile ultima apparizione: Benalouane fuori da coglioni per decenza e dignità dopo la prestazione di Trento, e Pablo in campo, sia per gratitudine eterna, sia perché alla probabile ultima presenza in azzurro, sia perché era l’unico che in questo finale di campionato avesse dimostrato di meritarselo. E invece ovviamente Benalouane in campo e addirittura CAPITANO (Nini perdonali perchè non sanno quello che fanno) e Pablo subentrato a buoi abbondantemente scappati dal recinto e solo per pro forma, con l’ulteriore sfregio di non dargli la fascia da capitano all’uscita del membro onorario della coppia d’oro di cui al mio scorso pezzo, e che non si è completata solo perché l’altro era squalificato. Tra i noti rappresentanti del catalogo dei rottami, per onestà intellettuale stavolta mi sento solo di spezzare una lancia, e chi mi legge solitamente sa quanto mi costi, quanto meno per Lazaar, che ha dimostrato nel primo tempo di cominciare ad assomigliare a un giocatore di calcio, a differenza dei suoi compagni del pacchetto arretrato, in particolare il quasi deambulante ex Frosinone e il quasi pugile tunisino.
Basterebbe questo preambolo per sintetizzare i motivi per cui il diversamente alto di Monterotondo non dovrebbe mai più neanche dipinto avvicinarsi ai cancelli di Novarello, e credo che sia un preciso dovere della dirigenza e del presidente spendersi perché questa cosa si compia, visto che il signore in questione ha fatto capire chiaramente nell’intervista post partita che di dimettersi e di perdere la sua bella annualità non ci pensa neanche lontanamente. E invece, pensa un po’, c’è stato qualcuno che è riuscito, al di là di tutte le evidenze giunte copiose in quest’ultimo mese e mezzo, a dare credito in settimana a questo personaggio e alla squadra che avrebbe mandato in campo, come facevamo noi con la ragazzina del liceo che non ti cagava per un mese, ma che quando ti degnava di uno sguardo all’intervallo riaccendeva come per magia tutte le illusioni romantiche della tua triste adolescenza brufolosa che andavano puntualmente a schiantarsi contro un enorme e mastodontico due di picche. Abbiamo addirittura dovuto assistere alle prediche di fini opinionist* che in settimana hanno abbondantemente cosparso di saliva le terga del nostro, facendo approfondite esegesi dei concetti chiave del conquistador romano, che immagino siano stati pubblicati in un manuale a tiratura limitatissima in possesso solo di pochissimi fortunati. Perché invece i tanti sfortunati che hanno avuto modo di assistere all’obbrobrio andato in scena ieri hanno perfettamente compreso i ‘concetti chiave’ di Marchionni. Concetti chiave che sono emersi ancora una volta in tutta la loro potenza dopo i soliti 5 minuti che ci sono voluti per prendere il decimillesimo gol di merda di questa stagione, che si sono suggellati nel pallone perso da Benalouane sull’azione che ha portato al secondo gol, che si sono sublimati nei recuperi di Ariaudo condotti con la freschezza atletica di un tetraplegico.
Ecco, adesso che è veramente finita, un caro e affettuoso vaffanculo anche a questi fenomeni delle fette di prosciutto sugli occhi, inconsapevoli o più probabilmente consapevoli solo della comodità del seggiolino in tribuna di fianco alla Novara dei vip, mi sento caldamente di rivolgerlo. Ovviamente insieme a un buon 90% della rosa e dello staff tecnico di questa stagione, che mi auguro trovino un altro posto di lavoro il più possibile lontano da una piazza che ha sopportato la loro presenza ben più del lecito.
Jacopo
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