Analisi Tecnica
La forza tranquilla
Published
8 mesi faon
By
Jacopo
Analizzare un derby è sempre difficile, perché l’emotività prende sempre il sopravvento sull’obiettività. Ed è ancora più vero quando letteralmente domini la partita dal primo al 95esimo minuto. Ed è ancora più vero quando passi in svantaggio, rimetti la palla a centrocampo e ricominci a macinare gioco come se niente fosse. Ecco, questa è la caratteristica che più impressiona e che ormai dopo cinque partite penso possa essere presa come acquisita e come più positiva di questo Novara: la capacità di astrarsi dal contesto, sia che il risultato sia positivo o negativo, e di buttare giù il testone continuando a fare sempre la partita, con le proprie caratteristiche e senza mai snaturarsi, consapevoli della propria forza. Su cinque partite giocate, per tre volte ci siamo trovati in svantaggio e l’abbiamo per due volte ribaltata e una volta pareggiata. Certo, a parte l’esordio col Renate possiamo probabilmente imputare alla squadra di non averla chiusa un po’ prima, ma riflettiamo un attimo e proviamo a pensare a quanti presupposti di gioco (non meramente di occasioni) abbiamo buttato noi per il 3-1 ieri e col Mantova e quanti gli altri per pareggiarla: la bilancia è impietosa, in positivo. E ancora, quanti derby, quante partite girate male abbiamo perso negli ultimi anni non perché più scarsi ma perché in assenza di una forte identità di gioco ci siamo fatti prendere dalla frenesia di recuperare smettendo di ragionare? Certo, è ovvio che dobbiamo migliorare ancora un po’ la fase realizzativa, ma è proprio il pensiero di quando succederà (perchè succederà) che mi fa dedurre che forse nessuno di noi ha ancora ben chiaro il potenziale di questa squadra.
Detto questo, leggendo e sentendo anche un po’ di contributi da quel di Vercelli, dobbiamo non dico ridimensionare, ma forse rimettere in prospettiva la singola prestazione di ieri. Sì, perché, oltre ad avere obiettivamente la Pro Vercelli dei valori medi molto inferiori ai nostri, probabilmente Paci ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare. A partire dal giocare con un centrocampo a due, che con un Rocca e un Ranieri così si è rivelato letteralmente un suicidio, fino all’inserimento di Arrighini a inizio secondo tempo con un folle attacco praticamente a quattro che probabilmente manco Zeman sotto anfetamine avrebbe partorito. Questo, ripeto, non per sminuire i nostri ma per dare il giusto peso al contesto.
Però obiettivamente è davvero difficile trovare un difetto a questa squadra. Tolto l’errore sotto porta di Bortolussi (arriva Matti, arriva…) il primo tempo è stato semplicemente perfetto. Abbiamo un centrocampo impressionante in entrambe le fasi, che riconquista praticamente ogni palla mezza e mezza, con un Rocca che semplicemente in C non c’entra nulla, un Ranieri che è letteralmente ovunque e un Masini che in ripartenza è devastante: gioco a pochi tocchi, fosforo per capire quando è il momento di accelerare e allargare, oppure di rallentare, tornare indietro e ripartire dai piedi dei terzini. Dietro un Goncalves impressionante che per me dopo ieri si è preso il posto da titolare come auspicavo (andate a rivedervi dove sta sul gol del pari), un Benalouane che ha più personalità di un pluriripetente con un primino a San Firmino, Carillo che non sbaglia letteralmente niente e Ciancio che deve avere sette polmoni per come riesce sia a proporsi che a difendere. E poi c’è quello là a sciorinare calcio dietro la punta per cui mi sono già speso in dichiarazioni d’amore e che non fa che confermarsi. Se impara ad essere un po’ meno ‘figa mola’ (vedi l’episodio in cui ha cercato il rigore un po’ troppo platealmente e qualche giocata un filo di sufficienza) davvero rischia di prendermi il cuore come non succedeva con nessuno da almeno un decennio.
Boh, forse è troppo bello per essere vero. Non riesco neanche a sentire la classica gioia un po’ sbruffona da vittoria post derby. Rimane solo questa strana sensazione di appagamento. Quella forza tranquilla che va al di là del risultato, che anche dopo il pari di sabato scorso mi aveva fatto uscire dal Piola tutto sommato soddisfatto e consapevole di avere sotto i miei occhi di tifoso un piccolo capolavoro da godermi. Qualche anno fa avevamo un lampadario di cristallo da trattare con cura, ora abbiamo un impianto di illuminazione completo. Ci sarà pure la crisi dell’energia, ma finché l’elettricità la paga Ferranti qua c’è solo da godere.
Jacopo
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“Sappiamo l’importanza della partita di domani, dobbiamo invertire il trend in casa per poter centrare l’obiettivo dei playoff. Dobbiamo essere molto più motivati dei nostri avversari”. M. Marchionni, intevista prepartita Novara – Feralpi, 15/04/23
Tradotto in pensieri alla luce di quanto visto in campo oggi: “Sono talmente sicuro di vincere visto che loro stanno a motivazioni zero che mi permetto di far giocare tutti gli uomini miei, da Benalouane a Ariaudo a Lazaar che partirà addirittura dall’inizio, e non ho intenzione di levarlo neanche quando avrà la tensione muscolare di un sollevatore di pesi che si gioca l’oro allo strappo alle Olimpiadi perché così la piantate di rompermi i coglioni con la storia che è un rottame. Giocherà Ciancio al posto di Calcagni, anche se l’ultimo passaggio lo ha azzeccato nell’amichevole del 30 marzo con la squadra milanese di prima categoria e l’ultimo cross appena dopo Natale. E Khailoti, che è l’unico mio di proprietà dietro e ho accuratamente bruciato facendogli fare il terzino in una partita in cui su quella fascia non sapevamo neanche dove stavamo girati, non vedrà il campo. Mi permetterò addirittura di fare turnover in attacco alla partita decisiva per l’accesso ai play off, riproponendo il fotomodello balcanico che non gioca da 4 mesi per dimostrare a tutti come sono bravo a rigenerare i cadaveri. Invece Margiotta lo metterò solo negli ultimi 10 minuti anche se è il più forte lì davanti, e a chi me lo rinfaccia dal rettilineo darò del cagacazzi che ce l’ho qui nel gozzo da un mese. Mi giocherò addirittura un Di Munno prima degli attaccanti come primo cambio a ben 15’ dalla fine in una partita che devo vincere per forza. Tutto questo perché, ragazzi, è evidente che abbiamo motivazioni troppo superiori a loro. Chi ha l’occhio se ne accorgerà già intorno al 13’ del primo tempo, quando il loro esterno invece di avventarsi su una palla che sta andando sul fondo e metterla in mezzo tesa alla punta che non aspetta altro che appoggiarla in porta, la lascerà placidamente scorrere in corner. O ancora verso la fine del primo tempo, nell’unica vera potenziale occasione da gol costruita con una giocata ragionata dalla Feralpi, quando il quasi omonimo del nostro bellissimo e pettinatissimo puntero biondo si getterà di testa su una palla pericolosissima messa in mezza con la stessa cattiveria del Sarto a Pasquetta al 25esimo Campari. Tanto poi nel post-partita potrò comunque dire che la Feralpi è stata ‘la squadra che mi ha impressionato di più fino ad oggi’, anche se ha giocato con la stessa tensione agonistica che c’è a una manifestazione dei Fridays for Future e, dopo aver tirato zero volte in porta, siamo riusciti a vincerla solo per un autogol a 5’ dalla fine che speriamo vedano meno persone possibile in Procura Federale”.
Pensieri e parole, in una giornata che mi riconferma tanti dubbi e perplessità sul signore che sta in panchina. Ma siamo virtualmente nei play off (a meno di remote sorprese probabilistiche legate alla perdente della finale di Coppa) e sono sicuramente io ad essere cagacazzi e maicuntent.
Jacopo

Non so se mi abbia fatto più incazzare la prestazione di oggi oppure la solita manfrina post-partita al suono di ‘abbiamo staccato la spina’, ‘è una questione mentale’, ‘non c’eravamo di testa’ che ci viene propinata dal mister ogni volta che si perde. Sì, perché, senza essere mai entrato a Coverciano ma avendo frequentato al massimo il calcetto del lunedì sera, a me è bastata la prima imbarcata su palla persa dopo 8 minuti per capire che in campo avevamo l’equilibrio di un malato di labirintite al decimo Negroni. E, anche se ammetto che dal primo momento in cui è tornato Marchionni aspettavo di vedere il modulo dello scorso anno, ho sempre sostenuto che finché non avessimo avuto due esterni nel loro ruolo e non inventati o a piede invertito, il 3-4-1-2 non ce lo potevamo permettere. Mi chiedo quindi cosa volesse ottenere Marchionni partendo a due in mezzo, con i due che erano il nostro regista grimpeur e uno che le sta giocando tutte ma, non dimentichiamoci, è reduce da 9 presenze in due stagioni e da un crociato a 30 anni, due esterni ancora una volta adattati per piede o posizione, e due punte e mezza di cui uno è un 37enne a cui io voglio bene come se fosse mio padre ma che per caratteristiche fisiche ormai gioca allo stesso modo sia che entri a 10 dalla fine sia che parta dall’inizio, ossia è efficace solo e soltanto a palla scoperta in situazione di riconquista e superiorità in mezzo. E, sia chiaro, merita già una statua solo per il fatto che questo lavoro riesce a farlo per 90 minuti in C, figuriamoci se dobbiamo chiedergli pure di saltare l’uomo nell’1 contro 1 o inventarsi la giocata a palla coperta come a un Galuppini.
Se possibile, Marchionni ha fatto addirittura peggio quando ha cambiato Ciancio di fascia passando a 4 dietro per rinforzare il centrocampo con Calcagni, perché, oltre a lasciare campo libero su quella corsia senza un avversario di ruolo a Bariti che era palesemente il più in palla, ha aggiunto confusione a confusione con l’assurdità appunto di Khailoti spostato terzino, con cui infatti abbiamo retto la bellezza di circa 60 secondi prima di prendere lo 0-2. Il risultato è stato bruciarci Omar, che Marchionni è stato costretto a sostituire per palese mancanza di lucidità psico fisica a fine primo tempo, e impedirci di fare quello che secondo me era necessario per correggere la cagata iniziale ma quando eravamo ancora sullo 0-1, ossia levare una punta per mettere Rocca e tornare al 3-5-2 solito. Poi qualcuno dirà che con quello stesso assetto abbiamo fatto l’1-2, ma detto in maniera molto franca a me frega un cazzo di fare un gol su sviluppo di una spizzata a seguito di una dormita della difesa avversaria quando ho rischiato di prenderne 6 dopo ogni singolo ribaltamento di fronte.
A questo punto, tanto valeva partire subito con la difesa a 4, pur con Ciancio a sinistra e Calcagni adattato terzino che tanto ormai è come la pelle del cazzo (cit. per pochi) e almeno evitavi di andare in inferiorità numerica a centrocampo. Ma probabilmente siamo noi che non abbiamo capito un cazzo e tutto questo bordello era solo per preparare il terreno ideale all’ingresso dell’ uomo degli ultimi 15 minuti, quel Lazaar che probabilmente sarà pronto a giocare una partita intera intorno a Ferragosto e che al primo tocco di palla ci ha deliziato con una cagata che è costata il giallo a Benalouane, mentre il secondo è stato una punizione (che dovrebbe essere uno dei suoi pezzi forti) che deve ringraziare il padre eterno sia stata impattata dall’uomo più esterno in barriera evitandogli un’ulteriore figura di merda da quanto faceva cagare.
O, più probabilmente, sarebbe bastato fare la cosa più logica che qualsiasi pirla avrebbe immaginato alla vigilia: mettere Pablo (o Margiotta che sono evidentemente l’unico a considerare il giocatore più completo del pacchetto offensivo) al posto dell’infortunato Galuppini, riproponendo esattamente lo schieramento di Piacenza, con Rocca che se è stato in grado di fare i secondi 45 minuti + recupero devo desumere fosse in grado di fare almeno i primi 45. Forse così ci saremmo evitati di vedere un primo tempo che sembrava il calcetto del lunedì sera quando nessuno ha voglia di stare fisso dietro.
Jacopo

Non posso dire di essere sorpreso dal risultato di ieri. Forse un po’ nelle proporzioni e nella superiorità dimostrata, ma il binomio che pronosticavo tra ‘partita aperta’ e condizione fisica che già a Busto mi pareva eccellente, ha fatto più gap del previsto. O almeno, per quel che si può prevedere in questo campionato che è sempre più un sottile equilibrio sopra la follia. Il resto lo ha fatto una struttura di squadra e di interpreti che finalmente, per la seconda volta in questa stagione dopo il breve interregno Semioli ma senza che a questo giro ci fossero nubi nere incombenti per chi sta in panchina alla prima stecca, sta cominciando a stabilizzarsi una volta recuperata una situazione infortuni vagamente somigliante a una rosa di C e non a un day hospital. Ed è la riprova, a prescindere dal fatto che uno sia fan di un modulo di gioco o di un allenatore (e io non lo sono né del 3-5-2 né di Marchionni), che quando si sceglie una strada a livello tecnico va perseguita senza farsi influenzare in maniera troppo pesante dai risultati negativi, ma vanno mixate in modo intelligente a livello comunicativo aspettative, tensioni eventuali coi tifosi, pressioni varie per mantenere la rotta in mezzo a eventuali tempeste, che poi a Novara non sono mai nulla rispetto agli tsunami che capitano in altre piazze, ma questa è storia vecchia.
A livello di singoli, non posso non partire dall’ elogio di un giocatore che ho apprezzato dal primo minuto in cui ha vestito la maglia azzurra, ossia Roberto Ranieri. Sarà per quel suo fisico da grimpeur o per quei suoi 25 anni portati peggio di Minala (si scherza Roby) o per quella sua tendenza a non mostrare mai un atteggiamento o una parola fuori posto (anzi, se non richiesto proprio a non dire nulla, che così non ci si sbaglia) ma a parlare solo e soltanto con le prestazioni in campo. Non ho mai capito il motivo per cui è stato messo in discussione nelle varie gestioni di quest’anno (o meglio, immagino sia stato per un tema di struttura fisica e interdizione in mezzo, ma non l’ho mai condiviso), perché un giocatore con le sue caratteristiche in un centrocampo per me è imprescindibile se si vuol provare a proporre calcio. C’è da dire che fino a gennaio, non avevamo mai avuto un elemento con le caratteristiche di Varone a dare quell’equilibrio in mezzo che mancava. Quindi per una volta, un plauso a Marchionni per essere tornato sui suoi passi, visto che col suo ritorno c’è stato un momento in cui sembrava fuori da giochi e a un passo dalla cessione.
E l’altro non può che essere il giocatore per cui ho ormai un rapporto di odio/amore paragonabile a quello che c’è in una relazione tossica, ossia Galuppini. Calcisticamente non è mai stato in discussione, e probabilmente gli serviva solo una sveglia seria come quella subìta nel post Padova che non era ancora arrivata nonostante la meritasse ben prima. Rimane incomprensibile per me come abbia gettato tutte le occasioni che si sono presentate in moltitudine per riappacificarsi a livello emotivo tramite un’esultanza, un gesto, una dichiarazione, con una piazza che, parliamoci chiaro, ad oggi lo sostiene solo perché quel sinistro non ce l’ha nessuno in categoria. Forse è fatto così, forse non gli interessa, forse sa di essere di passaggio, ma rimane un peccato perché davvero la voglia di fare la parte di ‘scurdammoce o passato’ è tanta a mio parere da parte della piazza ma rimane questo blocco emotivo che non si scioglie ma che potrebbe davvero trasformare la relazione tossica in un grande amore.
Ieri ho sentito più volte dire che questa squadra può essere la mina vagante dei play off. Mi pare ancora un po’ ardita come affermazione, per due motivi. Il primo riguarda le condizioni molto particolari in cui si è sviluppata la partita di ieri e che sostenevo all’inizio. Il secondo riguarda il fatto che per le alternative che abbiamo oggi (o meglio che non abbiamo) sugli esterni, almeno fino al rientro in una condizione soprattutto di testa più presentabile rispetto al brevissimo spezzone a Busto di Lazaar, questa squadra ancora non ha soluzioni di costruzione a parte il giro palla rapido e la verticalizzazione. È vero che c’è sicuramente ora con Varone e Rocca in mezzo una struttura di centrocampo che anche a livello di riconquista e ripartenza dà delle alternative importanti e permette tra l’altro a Galuppini di partire più da lontano come gli piace fare innescando il suo sinistro. Ma anche ieri credo che l’unico vero pericolo dalla fascia sia arrivato per la prima volta nel secondo tempo su quel tocco sottomisura se non sbaglio proprio di Ranieri dopo un bell’uno-due sulla destra. Mi pare evidente quindi che un allenatore avversario che con non sia così così scemo da giocare a due in mezzo e che parta francobollando Ranieri e tenendo subito la pressione molto alta per limitare anche l’impostazione da dietro (esattamente quello che non ha fatto ieri Stefani), ci toglierebbe al momento quasi del tutto il pallino del gioco.
La prova del nove di tutte queste belle elucubrazioni mentali sarà Piacenza. È la classica partita in cui sembrano essersi allineati gli astri a nostro favore: piazza storica in disarmo, squadra disperata costretta a vincere ad ogni costo e che quindi rischierà più del dovuto lasciandoci inevitabilmente spazi. E infatti è la classica partita da dito in culo, come la avrebbe definita il Sergione. Specie in un campionato come questo giocato tutto sull’equilibrio della follia.
Jacopo
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