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Novara Siamo Noi.

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Da dove iniziamo? certamente dall’epilogo di questa serie D. Chi ci legge dall’inizio della nostra avventura sa perfettamente il nostro punto di vista più volte ribadito, oltre che dal sottoscritto anche dal prof. Sartorio, circa l’atrocità che avvolge noi tifosi del Novara. Siamo infatti sempre stati convinti che i libri di storia e i testi sacri non abbiano mai riportato i reali fatti: impossibile che Gesù Cristo sia stato crocifisso nei pressi di Gerusalemme ma, più probabilmente, il fatto deve essere accaduto sulle montagnole di quello che poi diventò il quartiere di Santa Rita in Novara. Questo senza dubbio alcuno spiegherebbe l’accanimento che abbiamo dovuto subire nella maggior parte della nostra esistenza. E questo, sempre senza dubbio alcuno, trova nuova conferma nel finale della partita di Gozzano. Sono certo che solo a una realtà in tutto il mondo poteva capitare  di andarsene via dallo stadio smadonnando per la delusione di vedersi posticipata la festa per colpa della solita simpaticissima Sanremese che, secondo tutte le app di risultati, aveva chiuso la sua partita con il terzo goal nel finale. Delusione e smadonnamenti ben evidenti anche negli occhi dei giocatori corsi un po’ velocemente sotto il settore ospiti per salutare e lavarsi dai coglioni con le pive nel sacco. Solo a noi. E invece. Pareggio del Sestri al 93′ e la festa che ha avuto inizio sotto un settore che, per metà, era già vuoto, e per l’altra metà non capiva cosa stesse capitando fino a quando tutti hanno realizzato quello che diciamo da tempo pure noi: “meno male che ce ne andiamo da questa merda di categoria incapace pure, nel 2022, di dare dei risultati live affidabili”.

Tornando a casa in direzione stadio Piola pensavo a quanto e se fosse opportuno festeggiare questo ritorno in C in qualche modalità eclatante, in fin dei conti in città come sempre l’indifferenza collettiva stava già facendo da padrona e nessuno strombazzava coi clacson e caroselli vari (quei pochi che lo avrebbero fatto erano tutti a Gozzano), inoltre il salutare la serie D con quella sobrietà e superiorità che ci siamo meritati di avere poteva essere la cosa giusta da fare. Però poi ho pensato che questa promozione rappresentasse molto di più di un campionato vinto. Questa promozione rappresenta, infatti, la chiusura di un cerchio che si è aperto in estate, e che ha trovato il suo apice nel pomeriggio del 29 luglio 2021 quando, nella solita Novara in parte infastidita per il baccano e in parte indignata perché si sarebbero violate tutte le norme anticovid e da lì a poco sarebbe successa una catastrofe, i tifosi del Novara hanno manifestato sotto al Comune chiedendo al Sindaco di adoperarsi per dare continuità sportiva alla Novara Calcistica, nella categoria più alta possibile. Quel giorno eravamo tutti molto incazzati ma principalmente tristi perché sapevamo perfettamente quale sarebbe stato il nostro possibile futuro (probabilmente quel giorno le prospettive erano ancora peggiori di quelle che poi il corso della storia ha avuto). Ricordo che ci abbracciavamo tutti, ci facevamo forza, tanti erano magonati, altri piangevano proprio e insomma, se ci ripenso mi viene pure nuovamente da piangere anche a me. Proprio per tutto ciò che abbiamo vissuto sulla nostra pelle questa promozione è indubbiamente qualcosa di “molto di più” di una promozione. Paradossalmente lo è anche di più di una ipotetica futura promozione in cadetteria proprio perché con ieri ci lasciamo definitivamente alle spalle il periodo più cupo, sportivamente parlando, della nostra vita.

Non so se ci avete fatto caso, ma ieri Massimo Ferranti ha fatto in poche ore due cose che il suo illustre predecessore “guerriero” MDS non si era mai lontanamente sognato di fare: la prima cosa, che è stata poi da sempre un personale pilastro delle mie critiche alla sua persona, è stata quella prima della partita di attraversare il campo per applaudire ed incitare il suo pubblico. Visto che in tanti ricordano ancora la mia performance contro di lui nel post Novara Entella che ha sancito l’addio alla serie B (e di fatto della sua era), ricorderanno allora chiaramente cosa gli dissi relativamente allo stesso gesto di Ferranti che l’allora Pres Gozzi dei liguri fece nel nostro stadio. Il mondo del tifo vive anche su queste cose, sentite o meno, paracule o no non hanno importanza. E’ bello e giusto che accadano. E la seconda cosa è stata quella di aprire immediatamente lo stadio dopo la partita per abbracciarci e ringraziarci a vicenda. La tifoseria, nel bene e nel male, non è una componente del carrozzone ma è LA componente. Non poteva, non può e non potranno mai esistere i Massimo Ferranti e il nuovo Novara FC senza l’avallo spirituale e materiale dei tifosi novaresi. E percorrere insieme passo a passo questa avventura era ed è la sola cosa da fare. Non voglio quindi ora ringraziarlo per questo, anche se i ringraziamenti continui sono dovuti e sacrosanti, perché la storia ci insegna che oggi c’è ma domani chissà. Ed è quando non ci sarà più che si dovrà meritare i ringraziamenti, perché il come averrà l’addio farà tutta la differenza di questo mondo dal chiamarsi MDS e dall’agire come lui, oppure essere diversi. Ma vorrei invece oggi elogiarlo ed attribuirgli tutta la mia stima, che è qualcosa di più profondo ed intimo di un banale “grazie Pres” dettato dalla felicità della vittoria e destinato a durare fino alla prima sconfitta. C’è qualcosa di molto bello che sta creando, che sento molto più mio e che va oltre all’appartenenza alla maglia, e per questo indubbiamente va elogiato. Come un elogio, ed è giusto ricordarlo oggi, va attribuito all’ex DS Di Bari.

Ora è tempo solo di festeggiare, ma è chiaro che il bello (e il difficile) arrivano adesso. Si è creato un gruppo di calciatori che, prima di tutto, sono splendidi ragazzi. Ma è evidente che questo non potrà bastare nel professionismo. Le nuove figure dirigenziali che arriveranno, unite a quelle già presenti, saranno chiamate ora a fare un ulteriore passo di crescita che non potrà basarsi sul cuore e l’affetto verso un gruppo straordinario. E’ bene far presente che tanti di quei ragazzi che ieri saltavano felici in campo ci dovranno salutare per accoglierne altri che dovranno ereditare l’eredità pesante dei precedenti. Ma ci sarà tempo per parlare di questo. Oggi il mio personale ringraziamento, per quanto possa valere, lo faccio davvero a chi non dico ci abbia creduto sempre, ma che almeno sia rimasto a beccarsi tutta la merda che ci siamo tutti presi. Fino in fondo, dal primo giorno in cui è scoppiato il casino a ieri. Novara è piccola, e la Novara calcistica lo è ancora di più. Questa vittoria è solo nostra, e questa cicatrice ce la porteremo per sempre addosso come un vanto da mostrare a chi, inevitabilmente, ritornerà. Novara Siamo Noi. Solo Noi.

Claudio Vannucci

Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Una storia di contingenza e progettualità

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La contingenza è quella situazione o circostanza per cui sei chiamato a far fronte ad uno o più specifici problemi che hanno totalmente alterato quella condizione di normalità, o di standard,  cui si era predisposti ad affrontare. In tal senso, l’era Marchionni 2.0 è stata, e lo è ancora, oggettivamente caratterizzata dal dover far fronte a situazioni paradossali. Faccio un esempio: in almeno due partite ci si è trovati nella situazione di aver seria difficoltà a schierare 11 giocatori di categoria, per non parlare poi del tema sostituzioni in corso d’opera per le quali, se credenti, la sola cosa da fare era il farsi un segno della croce. In quel momento era crollato pure l’ambiente, da taluni visto come concausa dei problemi del Novara FC, che ha certamente reso più difficile il compito dell’allenatore. Ecco, mi permetto però di far notare come in un certo senso quel moto di orgoglio visto nelle due ultime vittorie consecutive sia casualmente proprio coinciso con due precisi interventi: “contestazione” della curva e del pubblico (la parola contestazione è volutamente tra virgolette perché molti che parlano di contestazione forse non sanno altrove a che livello della stessa si può arrivare, ma vabbè) e conferenza stampa del Pres, da me criticata e che ancora oggi considero concettualmente fuori luogo, durante la quale ha sostanzialmente “contestato” pure lui tutta la sua squadra. Con questo voglio dire, anzi, mi rivolgo apertamente a chi tutte le volte che la tifoseria alza i toni tende a far partire una stucchevole difesa di ufficio basata su un concetto tutto particolare di tifo in base al quale debba sempre andare tutto bene, che talvolta è proprio toccando nell’orgoglio un gruppo apparentemente demotivato e stanco che si possono trovare quegli stimoli di rivalsa. E questo è proprio uno dei motivi per cui, più si alza l’asticella tecnica, e più il contesto, nel bene e nel male, fa la differenza. Non è un caso che, certe piazze con poco tifo, quando vincolo lo fanno solo perché trovano l’annata in cui sono davvero più forti di tutti, ma altrimenti, pur in un contesto di stagione assolutamente positiva, arrivano al bello e perdono anche perché le motivazioni alla lunga scemano e la pressione può fare la differenza. Quando è sempre tutto un paradiso, quando sia che si vinca o si perda “ma chissenefrega, sono bravi ragazzi e gli vogliamo bene”, alla lunga scatta qualcosa per cui anche tra i giocatori “ma chissenefrega è andata cosi, pazienza”. E per chi non crede a quanto dico, sappiate che lo faccio sulla base di innumerevoli testimonianze ricevute da tanti giocatori cui negli anni ho avuto il piacere di chiacchierare. I calciatori sono così, ognuno poi si alimenta le proprie amicizie, ma fondamentalmente sono ragazzi e come tali vanno gestiti col bastone e con la carota. Solo che è quando li gestisci col bastone che capisci realmente chi ha la stoffa e vuole reagire ma anche chi, tra la piazza, probabilmente non ce l’ha e gli va bene sempre tutto. San Giuliano e la Juve di ieri sono state due squadre scarse, o meglio grame grame, ma quante altre volte abbiamo perso contro altrettante squadre penose? Quindi merito ai nostri giocatori ma anche chi tra la tifoseria ha saputo evidentemente toccare le corde giuste.

E poi c’è la progettualità futura, che a meta marzo dovrebbe già essere tema di primaria importanza. In un recentissimo incontro tra Ferranti e la tifoseria organizzata, a mia precisa domanda circa il futuro ha risposto così: “3 scenari. 1 rimango io ma con budget molto limitato stile Alessandria questa stagione, 2 entrano due Soci (ovviamente non novaresi), 3 vendo”. Tralasciamo l’opzione 3 che mi pare irreale o comunque una storia ancora tutta da scrivere, e tralasciando anche  lo scenario 2 per il quale è evidente che arriverebbero ingenti investimenti, ad oggi lo scenario 1 è il più credibile ed attuale sul quale ragionare. A caldo ammetto di essermi fatto un po’ prendere dallo sconforto, ma poi ragionandoci su ho capito che Ferranti va sempre letto con ausilio della pagina 777 del televideo e poi messo su Google Translate, perché dice una cosa ma nella sua testa magari pensa altro. Infatti un conto sarebbe stato quello di partire da zero con budget come quello dell’Alessandria, e un altro quello di partire con una base di rosa intervenendo sulle caselle mancanti. Al netto della delusione attuale e dell’ambizione di ognuno di noi, ad oggi abbiamo una serie di giocatori che ragionevolmente faranno parte o potranno far parte del futuro, e tra questi inserisco per esempio figure come Pelagotti, Illanes, Margiotta e Varone i cui contratti saranno tutti da siglare ma che, immagino, possano concretizzarsi in maniera naturale visto quella sorta di “riconoscenza” verso il Novara che avranno perché in un certo senso li abbiamo rilanciati. Ai quali aggiungiamo i vari Ranieri, Urso (buona guarigione), Tentoni, Ciancio (talvolta discutibile ma di fatto tra i più utilizzati), un Galuppini sul quale andrà comunque fatta una riflessione seria (il diritto di riscatto è nostro) e un Khailoti che, se non ce lo ruberanno, è sicuramente di alto profilo per la categoria. Oltre a Vuthay che almeno in un parco di 5-6 attaccanti ci può pure stare. Lavorando su questo gruppo, in un contesto magari meno folle e con un direttore sportivo coi controcoglioni (o aiutato da analoga figura consulenziale), non è vero che si è destinati a far male senza ingenti immissioni di liquidità. Certo, una grossa riflessione andrà comunque fatta su Marchionni, che al netto del problema contingente, qualche grossa lacuna la sta dimostrando.

Insomma, crisi finita? assolutamente no, ma non possiamo nemmeno essere ipocriti e non rilevare come in soli 7 giorni la nostra situazione sia diametralmente cambiata. Viviamo la giornata tifando Novara con in mano un bastone e in tasca una carota. Che tanto male evidentemente non fa.

Claudio Vannucci

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Eravamo quattro amici al bar

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Tendenzialmente tutti i Presidenti mi sono sempre stati sulle scatole, ma è un problema mio. I soli due cui ho realmente voluto bene sono stati Armani e Ferranti. Perché a Ferranti, nonostante tutto ciò successo quest’anno voglio davvero bene. Concordo con l’amico Mauro e i suoi messaggi che mi ha inviato a caldo, oggi il Pres non mi ha fatto incazzare e non mi ha nemmeno deluso più di tanto. Mi ha fatto quasi pena, nell’accezione più affettuosa possibile di questo termine. Ho visto un uomo distrutto, triste, che però ha perfettamente dato dimostrazione del perché le cose non vanno e su dove deve migliorare. E’ stata messa in scena quasi una drammatica opera teatrale, peraltro con aggravante di diretta, in cui tutti hanno potuto assistere ad una sorta di chiacchierata al bar tra amici, nella quale il Presidente, tra le altre cose, si prende le critiche,  questa volta dai giornalisti in sala, di ascoltare troppa gente, ma che in questa occasione sono stati gli stessi giornalisti a commettere lo stesso errore nel continuare a dirgli nuovamente e platealmente cosa fare: “riprendi Di Bari”. Questo è il primo aspetto che non va: a casa nostra c’è una visione distorta del concetto di provincialismo e di democrazia in base alla quale ognuno ha il diritto di dire la propria opinione e lui di sentirsi obbligato ad ascoltarla, perché “sono nuovo, devo imparare, ascolto tutti”. Lui deve smettere di chiedere consigli e ascoltare la chiunque, e la chiunque deve smetterla di continuare a dirgli cosa cazzo deve fare. Questo che dico non è fascismo ma è corretta gestione di una squadra di calcio. Al di là di oggi, nasce proprio da questo equivoco di base la maggior parte dei problemi, probabilmente (e non di poco conto) peggiorato poi dal fatto che evidentemente abbia dato retta più a chi era meglio si occupasse di altro.

Aggiungo, e carico ancora di più: oltre a volergli bene, gli riconosco la buona fede generale e quella di oggi nella sua volontà di raccontare a tutti a cuore aperto cosa è successo. Ma è stata una enorme cazzata, quanto meno in questi termini. Perché lo sfogo con 4 amici al bar, deve rimanere confinato ai 4 amici e al bar. Non può avvenire in una conferenza pubblica con diretta Facebook. A Galuppini, per esempio, del coglione glielo posso dare io che sono tifoso. Glielo può dare anche lui che è il datore di lavoro, ma il tutto deve accadere dentro uno spogliatoio, non appunto in “mondo visione”. Ora che Galuppini sa che è considerato un coglione pure da chi lo paga, e soprattutto sa che tutti noi sappiamo essere considerato da Ferranti un coglione,  qualcuno mi spiega come potrà tornarci utile alla causa da qui a fine aprile? Sperando che emerga in tutta la sua dirompente forza e ci faccia vincere le partite? Auguri  a noi.

Non so che altro dire. Dire che piove è riduttivo visto che domenica si farà fatica a schierare 11 giocatori di categoria. Continuare a chiedere di stare uniti mi pare una presa per il culo, perché più che venire a tifare che cazzo dovremmo fare di più? Andiamo a sparare a quelli del San Giuliano cosi non si presentano domenica? Diciamo che è tutto bello e che è meraviglioso e che pazienza anche se retrocederemo perché tanto ci sono cose peggiori nel mondo tipo le guerre, i terremoti o chi non ha altra via che affidarsi ad uno scafista? Diciamolo pure se fa piacere. Tanto qui dentro siamo solo 4 amici al bar e vale tutto. Ma, di questo passo, finiremo ad essere solo 4 amici allo stadio.. Ma complessivamente.

Claudio Vannucci

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“..e speriamo che tenga”

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Tutto il mondo è Paese. Il video virale del Presidente della Ternana che, coperto da insulti dal suo stadio, quasi scavalca per andare a picchiarsi coi tifosi imbufaliti è l’esempio che ovunque quando fai bene vieni lodato ma, alla prima occasione in cui le cose girano male, la Piazza non ti perdona nulla. Non lo so se lo pensa, ma mi sono immaginato Ferranti ieri sera dire lo stesso di noi, perché se è vero che quest’anno si è sbagliato tutto, è altresì vero che non gliene abbiamo perdonata mezza. Quello che non so se Ferranti ha però chiaro è che la nostra situazione di insoddisfazione nasce da molto prima di questa ultima estate, precisamente nasce in maniera molto forte dalla stagione 2017/2018 quando, dopo un anno drammatico che ha preso poi una piega ancora più brutta scavallato il 2018, si è arrivati ad una retrocessione diretta dalla quale poi è sostanzialmente iniziata la fine di MDS. In quell’anno ci si raccontava spesso come quella squadra non sarebbe mai potuta retrocedere visto la forza e i grossi investimenti fatti e alla fine invece retrocesse. Si ripartì da una serie C che sulla carta ci avrebbe dovuto vedere protagonisti, e con una campagna acquisti che, pur inferiore rispetto alla prima retrocessione dalla cadetteria, prometteva un campionato ai vertici: fu invece uno dei più apatici, deludenti e insignificanti mai visti, soprattutto in relazione alle aspettative. Si ripartì nuovamente, con un evidente ridimensionamento che pesò su un campionato non di altissimo profilo, interrotto dalla pandemia che ci catapultò direttamente ad un playoff surreale e strano, che ci ha illusi di poterci presentare protagonisti nella stagione successiva ma che invece, a stadi vuoti, ci portò verso la tragedia Rullo e successivamente Pavanati. Abbiamo respirato con l’avvento di Ferranti, nel quale sì abbiamo gioito per la promozione ma che ci ha in un certo senso “obbligati” tutti al compromesso di accettare una nuova realtà che ci è stata (fortunatamente) imposta come unica alternativa alla sparizione. Promossi in C, cosa per molti scontata, si è tornati ad una grave sofferenza , che evidentemente ha riaperto ferite aperte appunto dal 2017 che un anno da vincenti ma nei dilettanti non potevano certo guarire. Quindi, caro Pres, è possibile che non ti si sia perdonato nulla quest’anno, ma la nostra ferita è profonda, e necessita di tante attenzioni e soprattutto pazienza.

Necessita anche di rispetto. Perché purtroppo il rapporto Società e tifosi è impari, e quest’ultimi tendenzialmente hanno sempre ragione per due motivi: pagano per esserci (alcuni lo hanno fatto anche a livello penale e personale, non solo monetario) e ci sono e ci saranno a prescindere da società e giocatori. Proprio per questo, mi aspetto che il Sig Benalouane non metterà mai più piede nel nostro Stadio perché non si può e nemmeno deve permettere in Tribuna di urlare a tifosi frasi tipo “ma che cazzo vuoi???? devi stare zittoooooo devi stare zittoooo non parlareeee” primo perché nel gioco tra dare e avere è chiaramente in difetto visto che a Novara ha ottenuto molto più di quanto ha dato, e secondo perché certi tifosi seguono il Novara probabilmente da prima che lui nascesse e per questo deve solo stare zitto. Un calciatore con un curriculum come il suo dovrebbe sapere come ci si comporta e capire che a nessuno interessa il fatto che possa aver calcato palcoscenici superiori (o meglio Tribune superiori visto che è riuscito pure nell’impresa di non entrare nella storia del Leicester nell’anno magico, visto che non ha collezionato presenze significative) perché oggi è a Novara, e viene trattato come tutti. Ma soprattutto, non può funzionare che nessun esponente della Società lo abbia fermato e allontanato, ma anzi sia stato zitto nell’assistere ad una scena imbarazzante. Dietro a questo fatto si capisce perché è un anno andato a puttane: siamo pieni di gente che non hanno la minima idea del concetto di umiltà. Passiamo da chi si sente superiore perché ha giocato in Europa a chi ti rinfaccia che nessuno è come lui negli ultimi 3,5 anni. Con questo materiale umano puoi fare bene solo se davvero è più forte, cosa che evidentemente non è, ma se è chiamato a soffrire fa brutte figure. E infatti.

Continuo a ritenere poco probabile un reale coinvolgimento nei playout, ma è evidente che non si riesce a capire cosa possa cambiare e scattare nella testa dei giocatori per invertire questa drammatica tendenza. Citando il filosofo Sartorio, “domenica a Seregno è una partita da mettersi un dito nel culo, e speriamo che tenga”, perché se si perdesse davvero tornerebbe lo spettro della stagione 2017/2018 dal quale è nato tutto. Stagione che è evidente presenta clamorose analogie con quella attuale. Lo stesso Marchionni, che magari è il meno colpevole, è riuscito nell’impresa di trasformare da apatica in drammatica una stagione che avrebbe solo potuto e dovuto gestire come intermezzo alla prossima. Ora siamo qui che ci stiamo semplicemente cagando addosso perché se si perde contro il San Giuliano finiamo ai playout, e ci dobbiamo ancora sorbire quella patetica scena del cerchio a centrocampo a fine partita e qualcuno in tribuna che zittisce i tifosi.  “…speriamo che tenga” è il mantra da adesso a fine anno. Non benissimo.

Claudio Vannucci

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