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Stringiamoci a coorte

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Positività. Se devo riassumere con un aggettivo l’aria che ho respirato questa mattina alla conferenza inaugurale dell’era Ferranti, positività è senza dubbio quella più fedele a quanto ho percepito. Ferranti è persona senza dubbio positiva, nel senso che ti fa trasparire tutto l’entusiasmo per un’avventura che lui per primo definisce essere una grossa novità. Ci parli e comunque, pur non essendo magari un oratore da competizione, è difficile che ti trasmetta brutte sensazioni. In rete è possibile ascoltare tutta la conferenza, per cui qui mi limiterò a riportare alcune considerazioni e riflessioni personali nate ascoltando con attenzione tutti gli attori che hanno preso parte all’evento.

Inutile girarci intorno: la grossa differenza la faranno le persone preposte alle gestione dell’attività sportiva. Mi riferisco fondamentalmente al DS Di Bari, proprio perché Ferranti in primis, ma anche il neo DG Arino, sono persone totalmente estranee al mondo del calcio. E’ evidente che il neo patron abbia dato le chiavi della vettura ad una figura competente ed esperta, col grande plus di aver già vissuto recentemente a Foggia una situazione analoga alla nostra, e di aver guidato quella Società dalla serie D alla serie B. Non sono in grado di dire se a Foggia avesse avuto a disposizione un budget simile o superiore a quello che avrà qui, in ogni modo non si ottengono certi risultati a caso. Però a Novara è possibile trovi una situazione molto più complicata, proprio perché il tempo è tiranno ma soprattutto non può contare su alcuna forma di rete e di collaboratori che normalmente gravitano intorno all’area tecnica e che possono fare la differenza. Faccio un esempio: un ruolo importantissimo nei Novara Calcio vincenti era proprio rappresentato dalla presenza di figure tipo Lorenzo De Mani, storico massaggiatore. Lorenzo non era (è) bravo solamente nel suo mestiere di fisioterapista, ma svolgeva un mostruoso lavoro in termini di supporto psicologico ed affettivo col gruppo. Chiunque prima di chiamare il medico chiamava lui per chiedere aiuto e consiglio, lui sempre presente per un aiuto o anche solo per un supporto per strappare un sorriso in un momento cupo. E lo stesso discorso vale per tanti professionisti mai citati, come magazzinieri, accompagnatori, per non parlare del Team Manager Venturini o di alcuni dipendenti (cito per esempio Paolo Esposito che ha fatto un grande lavoro negli anni in termini di rapporti con gli sponsor, pur con un MDS che negli ultimi anni sembrava si mettesse di impegno per scacciarli). Tutte persone ad oggi, per quanto di mia conoscenza, ancora fuori da questo progetto. Una realtà calcistica che vuole fare bene non può prescindere da queste figure. Magari verranno richiamate, o magari ne arriveranno di nuove, ma rimane il fatto che ad oggi tutto questo sottobosco di persone indispensabili rappresenta un’incognita a noi poco chiara perché non svelata. Non è ancora dato a sapere di che rete di collaboratori possa accingere Di Bari, non sappiamo quali possano essere tutte quelle risorse che, in modalità e ruoli differenti, dialogheranno quotidianamente con chi scenderà in campo. Tutte caselle che, immagino, debbano ancora inevitabilmente essere riempite, ma che faranno la differenza tra una storia di successo o no. La speranza è proprio quella che Ferranti sbagli il meno possibile, visto che non sbagliare mai è impossibile, e che si circonda sempre più di uomini di calcio. Un aspetto da chiarire, in chiave futuribile più che attuale, è quale possa essere davvero il ruolo di Alessandro Ruggeri, oggi citato e ringraziato, che appare come figura in grado di poter far fare un ulteriore salto di qualità. Infine, la figura di Massimo Venturini, più nell’importanza di essere riuscito già a costituire una squadra di Juniores Nazionali, una di Under 15 e la femminile, credo vada vista come il punto di partenza di un’attività che potrà e dovrà esplodere tra un anno. Oggi si parte così, visto che non c’è stato tempo per fare meglio, ma da oggi lui stesso dovrà lavorare costruendo una rete di collaborazioni con le Società con la finalità di far partire un vero settore giovanile per l’inizio della stagione 2022/2023. Buon lavoro a lui.

Mi è piaciuto molto il passaggio sui tifosi. In sostanza, pur senza usare le parole che sto per riportare, ha voluto lanciare un messaggio forte. Il senso del suo concetto è stato : “leggo molto il parere dei tifosi, mi piacciono molto ma devo dire, e non capisco perché, si concentrano continuamente su “cazzate” (ribadisco che non ha usato questi termini, mi prendo la libertà personale di sintetizzare). Mi auguro che da adesso si uniscano tutti, e che lo faccia anche la stampa, e ci si stringa intorno al Novara tutti insieme”. Il mio pensiero è che il “referendum” sul logo gli sia stato parecchio formativo perché, probabilmente, ha capito quanto sia da un lato bello e dall’altro frustrante aver a che fare coi tifosi. Ognuno ha la sua idea con la presunzione di essere la migliore, e quella dell’altro pessima, ma alla fine serve uno che decida, cioè lui, conscio che possa scontentare qualcuno. L’importante, se come penso ho ben interpretato il Ferranti pensiero, è comunque il saper vedere sempre il quadro complessivo, dando il giusto peso alle cose meno importanti a favore di quelle essenziali. Quindi tifare il Novara e stare vicino a quella che, piaccia o no, è la realtà calcistica che darà continuità sportiva alla città, senza perdersi in infinite pippe mentali su cose di poco conto o sul passato. Gli è ben chiaro che Novarello è visto come il male, gli è ben chiaro che i precedenti patron abbiano sbagliato tutto, gli è invece ancora poco chiaro il perché di tutto l’astio che riversiamo quotidianamente su Novarello e De Salvo. Credo invece che questo punto gli sia ben chiaro, ma l’occasione odierna ha imposto una dose di istituzionalità e bon ton elevato.

Si è percepito un ritorno di interesse da parte della BPN(M), un po’ freddina negli ultimi anni MDS e assente in quelli di Rullo e Pavanati. Attendiamo ora che la nota imprenditoria novarese, dopo essere stata la grande assente del processo di rinascita del Novara, risponda presente almeno come sponsorizzazione. Aver iniziato la conferenza stampa con un laconico “vorrei ringraziare gli sponsor ma non ne ho ancora neanche uno” è qualcosa che deve far riflettere. Dal mio punto di vista anche un po’ vergognare ed indignare, ma confido che, appurata la serietà della persona e progetto, almeno i soliti rispondano presente.

La verità è che stiamo vivendo tutti qualcosa di nuovo. Non solo Ferranti ma ognuno di noi. Con l’aggravante in noi della scottatura e delusione patita in questi mesi. In 15 giorni si è costruita una palazzina arrivando già al tetto, ottenendo l’abitabilità, e ora si sta pensando all’arredamento. Sarò troppo coinvolto emotivamente io, o semplicemente sono troppo innamorato della squadra della mia città, ma non capisco come non ci si debba e possa quanto meno stringere a coorte. Nessuno è obbligato a santificare Ferranti, e credo che nemmeno lui ci tenga così tanto a diventare Santo. Se lui dice “ho vissuto 5 anni in Arabia Saudita figuriamoci se ho paura di Novara” noi possiamo ribattere dicendogli che abbiamo tifato una marea di Novara improbabili, gestiti da persone ancora meno probabili, che figuriamoci se abbiamo paura di lui. Non abbiamo davvero più nulla da perdere perché abbiamo perso tutto ciò che potevamo, e non capisco perché si debba credere che il peggio capiti sempre a noi. Oggi ho visto positività, sorrisi e credibilità proprio perché si è partiti dai limiti e si è offerta serietà e passione. Iniziamo da qui che non è poco.

Claudio Vannucci

Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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La condanna dello stop loss

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In questo momento ci sono due atteggiamenti: pensare che chi scrive certe cose si stia facendo solo seghe mentali oppure pensare che se si scrivono certe cose forse è proprio perché c’è poco da farsele. Detto questo, difficile dire oggi se ci siamo nuovamente dentro, ma certamente ci siamo ancora una volta schiantati contro il muro della “condanna dello stop loss”. Che cos’è lo stop loss? E’ un termine finanziario che identifica il livello di perdita massima cui un investitore decide di fissare nei suoi programmi di investimento. Investe soldi, se guadagna bene, se invece perde accetta di farlo fino a quel preciso livello. Toccato il quale non c’è Cristo che tenga, scrupolo, paura o ragionamento ma vende e basta. Come dicevo difficile prevedere oggi il futuro del Novara, ma quello che è certo è che Ferranti ha fatto scattare lo stop loss. Questo ragionevolmente può portare solo a 2 scenari: trovare in poco tempo un acquirente/socio importante che integri il capitale oppure non iscriverci. La terza ipotesi, quella del ridimensionamento o “squadra di giovani” non è fattibile proprio per il principio stesso dello stop loss. Faccio riferimento a questo articolo del Depa in cui mostra la situazione contrattuale per dire che oggi il Novara FC ha 14 contratti in essere già per la stagione 2023/2024. Quindi stipendi da onorare. Il che significa che anche completando la rosa con “giovani” o “pippe di basso costo” vorrebbe dire comunque ampliare la voragine dei costi e, quasi certamente, aumentare la perdita di Ferranti. Perché o si riesce a venderli tutti (con Pavanati non è stata fatta nessuna cessione, si sono svincolati post esclusione) e rimpiazzarli con giovani (che non abbiamo non avendo una vera filiera giovanile), oppure non ci sono alternative all’onorare i contratti che evidentemente farebbero sforare il livello di perdita massima definito.

Diciamo che i nodi stanno venendo al pettine, peraltro tutti nodi evidenziati nei nostri scritti: compagni di avventura non sempre efficienti, consiglieri non sempre bravi a consigliare, proprietà non sempre umile da ascoltare quelli che invece qualcosa di sensato gliel’avevano suggerito, ma soprattutto un Patron che ad oggi non investe nel Novara FC guadagni attuali derivanti dalla sua attività imprenditoriale bensì utilizza per il calcio solo patrimonio personale. E quindi lo erode. Il Novara FC, in mancanza di ingresso di nuovi Soci o di cessione totale, non può avere futuro a meno che Ferranti stesso non decida negli anni di dilapidare il proprio patrimonio personale. E’ inutile girarci intorno: il fine del Novara FC è stato speculativo, con importante investimento di capitali (non meno di 7 mln in due anni) e progetto di scalata in serie B immediata con successiva cessione dell’asset in plusvalenza. Il programma è andato per il verso giusto il primo anno, il secondo è andato a puttane. E scatta lo stop loss. A questo punto accetto di essere tacciato per quello che si fa le seghe mentali, ma il fatto descritto rimane.

Ora possiamo prendercela con Ferranti (che ha colpe perché anche lui evidentemente ha speculato sulla nostra passione/ragione di vita), possiamo prendercela con l’imprenditoria novarese che ha sostenuto in maniera limitata (anche se non è del tutto vero), possiamo prendercela con la città che non è interessata. Tutte cose in parte vere. La verità, che in un certo senso avevamo toccato anche con MDS con qualche differenza (molte differenze dal punto di vista dei risultati), è che siamo nuovamente vittime dello stop loss. Che cosa può succedere oggi? Ferranti a quanto so sta molto male proprio perché comprende perfettamente gli impatti sociali di un eventuale non iscrizione. Non escludo che ci iscriva e in qualche modo si affronti il prossimo campionato. Andrebbe bene? Andrebbe bene nella misura in cui siamo disposti ad accettare l’accanimento terapeutico. Perché immaginando che non sia cosi pazzo da distruggere il suo patrimonio per regalarci 40 partite all’anno (e immaginando non abbia lui una famiglia che glielo permetterebbe), l’amara realtà è che ad oggi il nostro Novara FC non ha futuro. O nuovi soci o morte.

Claudio Vannucci

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Falsi storici ed altri luoghi comuni sui giovani

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Sgombriamo il campo da ogni equivoco: una Società di serie C che cura la sostenibilità nel tempo non può prescindere da un giusto numero di giovani e, soprattutto, da un adeguato settore giovanile con appropriata rete di scouting. Ferranti non vuole investire nel settore giovanile non perché sia scemo, ma semplicemente per il fatto che la sua figura, nella sua testa, è a termine. Nel senso che è lui stesso il primo che non crede ad una sua permanenza nel medio lungo termine. E condizione necessaria e sufficiente per investire in un settore giovanile serio è evidentemente avere programmazione nel lungo termine. E’ chiaro che il settore giovanile può portare benefici ma solo dopo anni di lavoro, di sbagli, di illusioni e soprattutto dopo parecchi soldi investiti. Sfido chiunque di voi fosse chiamato a “scommettere” di suoi soldi 6 milioni in 2 anni con l’obiettivo di crescita nella prima squadra per potenziale rivendita, a buttarne la metà su quindicenni. Dai non prendiamoci in giro. Posto quindi che potremo parlare serenamente  di Novara FC solo in una situazione in cui davvero si partirà con investimenti dalle fondamenta, dobbiamo per forza di cose vivere alla giornata e fare di necessità virtù. Ed è qui che trovo errata, e in un certo senso pericolosa, quella visione molto in voga in parte della tifoseria in base alla quale bisogna fare una squadra di giovani. Provo ad argomentare.

Partiamo da questo campionato. Abbiamo 3 esempi in 3 gironi diversi di squadre che, insieme a noi, hanno vinto (e bene) il rispettivo girone di serie D della scorsa stagione, e che in serie C, pur con differenze e sfumature diverse, hanno confermato il blocco vincente pieno di giovani: San Giuliano Milanese (onestà intellettuale impone però di dire che hanno perso l’attaccante più forte), San Donato Tavernelle e Gelbison. Tutte e 3 poi retrocesse. Questo fatto (non opinione ma fatto) basterebbe già a far scattare almeno qualche dubbio circa l’associazione “piuttosto che investire in scarponi arrivati e poco motivati meglio tenersi i giovani che danno l’anima”, semplicemente per il fatto che, in termini assoluti, questa cosa non è vera. O meglio, può essere vera nella misura in cui oltre a tanta motivazione e voglia ci siano in questi giovani solide basi tecniche, altrimenti il rischio esponenziale è elevatissimo. Aggiungo: se accettiamo invece di giocarcela con un gruppo di giovani motivato, allora penso (cosa ai più non chiara) come questa strategia necessiti di una competenza alla base clamorosamente superiore rispetto a quella richiesta ad un team tecnico “normale” predisposto a riempire la rosa di mestieranti di categoria. Perché da queste figure sai che cosa ti puoi aspettare, sai che sono abituate alla categoria, sai pregi e difetti che ovviamente vanno gestiti da un allenatore con adeguata esperienza e carisma. L’errore di base, in mancanza di settore giovanile, è dire “non ho soldi, non ho DS bravi allora me la gioco coi giovani” proprio quando paradossalmente per fare seriamente questo servono davvero DS di quelli bravi!! L’errore di fondo di questa stagione è l’aver valutato certe figure e giocatori con gli occhi del tifoso che pensava di vincere il campionato in un contesto di solidità Societaria proiettata nel futuro. Lo so che è difficile, ma immaginate ora di ritornare a luglio dello scorso anno con un Ferranti che, invece di parlare di B, avesse messo in guardia tutti circa il budget ridotto e volontà di trovare soci/cedere. Siamo certi che avremmo dato gli stessi identici giudizi dati a taluni? La nostra rosa era concettualmente perfetta per un campionato tranquillo volto al mantenimento della categoria e, magari, qualche sogno di giocarcela. Mi spiegate perché se viene posto questo obiettivo adesso vanno bene i giovani?

Sempre sullo stesso tema, non so per quale motivo c’è una sfalsata visione dell’operato del Joe, ancora in cima ai pensieri di tanti tifosi. Banchieri fece benissimo da allenatore delle giovanili, e fino a qui parliamo sempre di fatti e non opinioni. Quello su cui non concordo assolutamente, è l’associazione “Banchieri ha fatto bene da noi con una squadra di giovani, adesso che faremo una squadra di giovani partiamo da lui”. A prescindere dal fatto che con la salvezza della Vis Pesaro ha ottenuto il rinnovo automatico, Banchieri in C ha avuto due squadre piene di giocatori navigati di categoria, altroché giovani! In alcuni casi si è trattato di bolliti in altri di ottimi giocatori nel pieno della carriera. E tra i giovani ha avuto figure come Collodel, Cagnano e Cassandro che erano giocatori già avviati. Come contorno poi ha avuto (con merito di contribuire al lancio e crescita, ci mancherebbe) per esempio i vari Bellich (e si ritorna all’importanza del vivaio) e Barbieri. Ma in quella squadra avevamo un Buba al Top, un Pablo, un Lanini, un Rossetti, un Malotti, uno Sbraga, un Bianchi, un Lanni ecc. ecc. Affidargli una squadra giovane in C rappresenterebbe un’enorme incognita, con tutto il rispetto per lui e il suo lavoro. Non capisco davvero come non si possa vedere questo pericolo. Cito un altro esempio: il tanto rimpianto nei momenti di massima critica Paglino. Giovane promettente da noi in serie D, dove ha giocato anche in questa stagione con la Casertana collezionando 24 presenze e, a quanto mi è stato raccontato, complessivamente inferiore alle attese. In base a cosa avrebbe giganteggiato sulla fascia in serie C non è dato a sapere, se non con la speranza e il ricordo di quanto visto in categoria inferiore da noi.

Tutto questo per dire che non ho chiusure preconcettuali sui giovani. Vorrei solo aprire un po’ gli occhi e mettere in guardia dal rischio di stagioni composte prevalentemente da giovani. Per una stagione che va bene potenzialmente ne hai 10 con grossi problemi. Siamo certi che oggi il Novara FC ha al suo interno figure apicali in grado di costruirci una squadra di giovani e salvare la pelle?

Claudio Vannucci

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Tra il dire e il fare c’è di mezzo “e il”

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Mi inserisco nella riflessione pubblicata prima dal Depa per aggiungere sul tavolo altri elementi di discussione. Il suo ragionamento circa appunto il non essere per forza di cose condizione sufficiente per vincere quella di buttarci tanti soldi, si può proprio riassumere nel titolo di questo editoriale: “tra il dire e il fare c’è di mezzo e il”. Metto tanti soldi (teoria), non è detto che vinco (pratica). Ecco, Ferranti è vittima di tanti altri “e il”. In questo momento sta parlando poco, ma immagino che a breve sarà un fiume in piena. Si è preso anche tanta merda addosso, alcuna giustamente ma altra talvolta gratuita, perché penso che non tutti i tifosi sappiano che la pensa esattamente come loro. Faccio un esempio: in tanti post Verona (io compreso) di getto hanno detto: “questi giocatori non si meritano un cazzo, fossi Ferranti li obbligherei a stare a Novarello fino al 30 giungo (data di fine contratti/stagione)”. Bene, il Pres è talmente incazzato che lo vorrebbe fare, ma appunto si deve scontrare con la realtà delle cose che spesso è molto differente da ciò che si possa pensare, auspicare o ambire. Cosa voglio dire? Che nella teoria è vero che ogni calciatore è vincolato sino al 30 giugno, ma nella pratica può succedere che l’Assocalciatori (il Sindacato dei calciatori), se apprende che suoi tesserati si devono addirittura allenare per settimane a stagione conclusa, ti possa pure citare per mobbing o qualsiasi altra accusa, nei fatti infondata, ma che davanti ad un eventuale arbitrato chissà se venga vista davvero così infondata. Così come è vero che ogni calciatore è vincolato sino al 30 giugno, ma ha diritto a 10 giorni continuativi di ferie a partire dal 1 luglio e mi pare 20 giorni continuativi, quindi se vuoi ripartire più o meno a metà luglio non puoi tenere nessuno fino al 30 giugno.

Tanti altri tifosi (io compreso) hanno poi detto “tizio e caio non devono più far piede a Novarello“, altri ancora “caio e sempronio non possono far parte del progetto e devono trovarsi altra sistemazione”. Nella teoria funziona che il Pres e il Ds convochino questi giocatori/allenatori insieme al Procuratore per comunicargli l’addio, nella pratica trovano gente che mettono le radici. E non importa se nella vita professionale del Pres si sia già trovato mille volte con professionisti assunti e poi licenziati nelle sue aziende senza problemi, perché il calcio sappiamo tutti vivere di regole proprie, e con qualsiasi moral suasion possibile e impossibile finisce che questi personaggi ci si puliscono il culo in assenza di cash vero sul tavolo. Vero che ogni contratto è stato di base validato da Ferranti ed ora son tutti cazzi suoi, però questo è il tipico discorso col senno di poi da tifosi incazzati, delusi e frustrati. Come detto dal Depa se vuoi gente che pensi essere forte o che lo è davvero, la devi pagare.

In teoria puoi essere certo che quando ti insedi in città l’imprenditoria novarese ti circonda e magari ti promette mari e monti, ma nella pratica poi chi ha soldi veri a Novara stringi stringi ti da molto meno rispetto a quanto pensavi. Con aggravante  che pure tanti sponsor trovati al ritorno in C di fatto abbiano sponsorizzato mediante offerta di servizi (e non cash vero), o di fatto si siano solo ripagati (o poco più) il costo delle loro tessere in tribuna. E tutti i voli pindarici fatti da Ferranti finiscono al primo albero incontrato dove si è subito sbattuto in pieno. Così come la teoria di creare una Società pulita da zero, investirci X soldi, e in due anni rivenderla in serie B con grossa plusvalenza può naufragare nella pratica quando il piano non va nei versi sperati. Mai sperare su soldi di altri, bisogna sempre ragionare solo sul proprio!

Potrei andare avanti, ma credo aver trasmesso il senso di ciò che voglio dire. Ferranti è la prima vittima del “tra il dire e il fare c’è di mezzo e il”. Vedremo come ne uscirà da tutta queste serie di “e il” cui dovrà far fronte a partire da queste ore, ma scommetterei la quarta palla di Faranna che ne uscirà solo con bonifici o assegni. E poi col restante (se rimane qualcosa) ripartire. Sono molto dubbioso e timoroso sul nostro futuro, più nel medio che nel breve termine. Mi auguro che il Pres abbia ben compreso quello che a mio avviso rappresenta il vero insegnamento di questa stagione: fondamentale circondarsi di gente che sia capace di farti vedere gli “e il” in prospettiva. Posto però essere capace di ascoltarli, soprattutto quando ti dicono qualcosa che non vuoi sentirti dire. Cosa che non sono così certo lui sia capace di fare.

Claudio Vannucci

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