Editoriale
Il calcio sostenibile
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2 anni faon
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ilVannuL’aver estromesso la maggioranza precedente ha sicuramente contribuito a farmi guardare questa nuova proprietà con entusiasmo. Mi pare però ovvio che quel clima amorevole ed idilliaco sarebbe durato poco in assenza di qualche primo approfondimento sui contenuti. Approfondimento avvenuto lunedì insieme al DG Civitarese che, per capacità di linguaggio, emozione e determinazione, ha reso impietoso a tutti i presenti il paragone con l’analogo incontro della scorsa estate con Cianci e Nespoli. Per schiarirmi e schiarirvi le idee, sono andato a rileggere cosa scrissi dopo quell’incontro
Non avendo quindi scoperto né l’acqua calda e nemmeno il sesso degli angeli, posso darvi le mie impressioni avendoli potuti guardare negli occhi mentre raccontavano cose note. Ho visto un Nespoli molto sicuro di se, che incarna davvero la figura del classico Dirigente d’azienda che conosce la materia, e nel dubbio mi viene da confermare il pensiero di sempre, ovvero che è un bene che ci sia. Ho visto poi un Cianci inizialmente un po’ spento, poi in ripresa, che è persona sicuramente abile ad intervenire e a rigirare il discorso portandolo sui temi a lui più cari, quali rapporto con la tifoseria o vicende del mondo del tifo per il quale il suo trascorso da tifoso emerge puntualmente. Sono convinto che, se ieri avessi messo in quell’aula dieci cittadini presi a caso in Italia ignari delle vicende del Novara Calcio, tutti e dieci avrebbero pensato che il capo di tutto è Nespoli. Ma vabbè.
Ma il vero punto è che, oggettivamente, ho ascoltato argomentazioni condivisibili e soprattutto concrete e sostenibili. Ho avuto la “certezza” che possiamo scordarci programmi ambiziosi e campagne faraoniche volte a tornare in tempi brevi nel calcio che conta, ma non ho nemmeno avuto la percezione di un ridimensionamento drastico e pericoloso che possa mettere a rischio la nostra esistenza futura. Forse la nuova proprietà ha solamente iniziato col piede sbagliato, ovvero con qualche dichiarazione border line di troppo all’inizio, e qualche personaggio un po’ troppo appariscente e fuori dalle righe fortunatamente già allontanato, ma mentirei se dicessi oggi di aver fiutato poca serietà o prese per il culo. Bisogna entrare nell’ottica dell’idea che un certo tipo di gestione societaria e di investimenti non fa più parte del nostro presente, ma bisogna anche essere onesti nell’ammettere che quel modus operandi non faceva già più parte del nostro mondo anche negli ultimi anni dell’era MDS. Aggiungo, per quanto hanno parlato i loro occhi, trovo surreale ipotizzare nel breve clamorosi cambiamenti in Società, ovvero nuovi ingressi e uscite di capitali e persone. Sono un po’ diffidente per natura ma io li ho trovati credibili.
Ed è proprio questa la sindrome di Harry Burns. Come faccio oggi a sapere che ieri non mi stavano prendendo per il culo raccontando un sacco di balle? Vorrei rispondere “perché lo so”, ma io non in realtà non lo so. Certo, a differenza di Harry nei prossimi due mesi vedremo i fatti e quindi capiremo, ma a me, e lo ribadisco con la più totale trasparenza, sono sembrati onesti, credibili e sostenibili nel tempo. Guardatevi però questo video, soprattutto voi maschi, e ditemi se pure lei non vi sembra onesta e credibile. E invece. Salutandoli ho augurato loro di lavorare per il bene del nostro Novara e di non fare cazzate. Sarebbe già un buon inizio.
Mi erano sembrati tutto sommato credibili in quell’occasione, ma si percepiva in me un grosso punto interrogativo sul futuro, in parte dettato dall’anomalia di trovarmi davanti un esponente di minoranza che pareva a tutti gli effetti il master in società, in parte per l’impressione che Cianci ci dava di essere più un salumiere con il passato da ultras che Presidente di una squadra di calcio in quota maggioritaria dell’80%, e in parte perché, pur nell’assoluta condivisibilità di certi ragionamenti trasmessi, erano stati abbastanza premonitori di una sorta di involuzione che ci sarebbe stata, a prescindere dalla dichiarazione di rito “vogliamo migliorarci”. Vorrei oggi provare a spiegare perché, a differenza dello scorso anno, Civitarese mi è sembrato molto più credibile e in questo nuovo corso ho riposto tante speranze.
Inequivocabilità del comando. L’impressione primaria è che la Famiglia De Salvo, al di là della quota societaria e della proprietà di Novarello, non conterà nulla nelle scelte decisionali strategiche. Ma non conteranno nemmeno nulla Pavanati e Bonanno, se non in una fase iniziale di scelta di figure a loro vicine. Questo, se così sarà, lo considero un grosso plus, in primis perché si esce dall’ambiguità di una gestione in partnership che, statisticamente, è portatrice di dissidi, e secondo perché finalmente si concentra il comando operativo a poche persone per lo più del mestiere. La storia vincente di De Salvo è stata talvolta macchiata da sue ingerenze risultate deleterie come il famoso rifiuto dei prestiti di Quadrado, Muriel e Destro ai tempi della serie A, perché a lui non piacevano e allo yes man del direttore sportivo di turno nemmeno passò nell’anticamera del cervello di provare a convincerlo. Tutto girerà intorno a Civitarese e a Umberto Inverso che valideranno ogni singolo contratto proposto dal futuro DS, in modo di evitare eventuali stranezze (leggi compensi ai procuratori) che abbiamo letto in passato. Tre sole persone comanderanno (di cui una solo dalle retrovie), e il Patron si siederà in tribuna a tifare. Deve funzionare così. Lo scorso anno, di questi tempi, sapevamo solo che MDS fosse in un imprecisato punto vicino al castello Dracula, che suo padre passava le giornate a smadonnargli contro e a smadonnare a noi, che Nespoli sembrava il capo e che il nostro Ds aveva preso il patentino la settimana prima o quasi.
Calcio sostenibile. Ci sono diversi modi per parlare di taglio dei costi e di ridimensionamento. Si può stare sul generico vedendo poi che succede, si possono fare solo prestiti, tanto metà dello stipendio lo pagano gli altri e a fine anno non confermo nessuno, si può vendere qualcuno per fare cassa e poi si decide il da farsi. E poi c’è una progettualità, un preciso modus operandi, una strategia rigorosa che guida ogni scelta. Mi è piaciuto molto questo concetto che Civitarese ha espresso in maniera dettagliata: “Tu giocatore vali 70? Ok, vuol dire che per comprarti già tu mi chiedi 100. Sai che facciamo? Ti offro invece 50. Ma se vinciamo io di soldi arrivo a dartene 150. Fai questa scommessa con me? Si chiama meritocrazia, dove io non ti pago in anticipo il tuo presunto valore creato coi goal che hai fatto con altri, io ti riconosco però in maniera superiore il raggiungimento dell’obiettivo finale.” E allargando il concetto: “abbiamo 7 milioni di debiti pregressi. Un monte ingaggi che ha superato abbondantemente i 3 milioni e siamo arrivati undicesimi. Secondo voi quanto può essere sostenibile nel tempo? Secondo voi posso tenere in rosa 6 difensori e pagarli tutti 70 o 100? Posso avere una rosa di 25 giocatori e pagarli complessivamente in C 4 mln? Certo, nulla mi vieta di spendere 4 mln ancora, ma i debiti saliranno a 11 mln. Se vinceremo tireremo avanti, ma se arriveremo ancora undicesimi? Sappiate che non arriverà sempre il Pavanati di turno a pagare i debiti lasciati da altri. Arriverà il momento che salteremo. Che è quello che sta succedendo ovunque”. E’ chiaro che la filosofia si avvicina molto al concetto di mondo ideale, che poi queste belle parole si devono trasformare in fatti e che poi nel girone ti ritroverai l’Alessandria e il Padova di turno che spendono il triplo e vinceranno loro. Ma magari no. Ma noi nel medio termine ragionevolmente saremo sempre più forti e loro, magari, a turno ripartiranno dall’eccellenza al suono di “meglio l’eccellenza di questa dirigenza” dei loro tifosi. Civitarese, e lo dico chiaramente, non ci ha detto che non spenderanno. Ma lo faranno con una certa filosofia di fondo volta a creare una società sostenibile dal punto di vista finanziario nel tempo. Ambiziosa ma sostenibile. Sinceramente, se al comando so di avere qualcuno che ha un’idea chiara, personalmente sono più sereno. La sintesi del concetto non è tanto diversa da ciò che Cianci e Nespoli ci avevano detto, (il monte ingaggi deve scendere e bisogna porre attenzione al futuro), ma oggi sappiamo di avere un metodo chiaro e rigoroso, con ogni singolo conto validato da chi di conti ne capisce e che ha una certa credibilità ed esperienza. Scusate se è poco.
Ambizione e credibilità. Il dato di fatto inequivocabile è uno solo: lo scorso anno c’era richiesta di chiarezza, quest’anno nessun giocatore fino ad oggi colloquiato ha manifestato la richiesta di andarsene. Hanno tutti chiesto fermamente la riconferma e addirittura altri col contratto scaduto stanno chiedendo di essere ascoltati per rimanere. Si passa dal clima di depressione e di fuggi fuggi all’entusiasmo con speranza di far parte del progetto. Questa situazione l’abbiamo già vissuta ed è sempre finita bene.
E’ ovvio che non posso sapere oggi come andrà a finire. Ci tenevo però a dire che questo entusiasmo personale (e degli amici del coordinamento) non è esclusivamente figlio del fatto che non ci sia più Rullo e noi che volevamo solo questo oggi festeggiamo, perché se lo pensate siete fuori strada. Tante volte, vuoi per il ruolo all’interno del coordinamento, per amicizie personali o per la curiosità innata in me, sono venuto a conoscenza di dinamiche e fatti che un tifoso normale non dovrebbe nemmeno sapere, e quindi è evidente che certe prese di posizioni passate anche controcorrenti siano state influenzate da una visione più completa. Magari opinabile, ma questo è stato. Con Civitarese ci sono stato pure a cena, e un’impressione più approfondita me la sono fatta. Il clima di entusiasmo e di volontà di fare bene è assolutamente identico al De Salvo 2.0, ovvero quello che scrisse sul muro di stare tranquilli perché i soldi c’erano, e che prese Sensibile e Tesser e iniziò a vincere. Se l’attuale proprietà farà solo un quarto di quanto hanno fatto altri sarà già probabilmente tanto, ma mi pare errata la critica a prescindere dettata dal nulla di qualche convinzione “a pelle”. “Fino a prova contraria” dicevo sabato. E fino a prova contraria sarà.
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Editoriale
Una storia di contingenza e progettualità
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2 settimane faon
13 Marzo 2023By
ilVannu
La contingenza è quella situazione o circostanza per cui sei chiamato a far fronte ad uno o più specifici problemi che hanno totalmente alterato quella condizione di normalità, o di standard, cui si era predisposti ad affrontare. In tal senso, l’era Marchionni 2.0 è stata, e lo è ancora, oggettivamente caratterizzata dal dover far fronte a situazioni paradossali. Faccio un esempio: in almeno due partite ci si è trovati nella situazione di aver seria difficoltà a schierare 11 giocatori di categoria, per non parlare poi del tema sostituzioni in corso d’opera per le quali, se credenti, la sola cosa da fare era il farsi un segno della croce. In quel momento era crollato pure l’ambiente, da taluni visto come concausa dei problemi del Novara FC, che ha certamente reso più difficile il compito dell’allenatore. Ecco, mi permetto però di far notare come in un certo senso quel moto di orgoglio visto nelle due ultime vittorie consecutive sia casualmente proprio coinciso con due precisi interventi: “contestazione” della curva e del pubblico (la parola contestazione è volutamente tra virgolette perché molti che parlano di contestazione forse non sanno altrove a che livello della stessa si può arrivare, ma vabbè) e conferenza stampa del Pres, da me criticata e che ancora oggi considero concettualmente fuori luogo, durante la quale ha sostanzialmente “contestato” pure lui tutta la sua squadra. Con questo voglio dire, anzi, mi rivolgo apertamente a chi tutte le volte che la tifoseria alza i toni tende a far partire una stucchevole difesa di ufficio basata su un concetto tutto particolare di tifo in base al quale debba sempre andare tutto bene, che talvolta è proprio toccando nell’orgoglio un gruppo apparentemente demotivato e stanco che si possono trovare quegli stimoli di rivalsa. E questo è proprio uno dei motivi per cui, più si alza l’asticella tecnica, e più il contesto, nel bene e nel male, fa la differenza. Non è un caso che, certe piazze con poco tifo, quando vincolo lo fanno solo perché trovano l’annata in cui sono davvero più forti di tutti, ma altrimenti, pur in un contesto di stagione assolutamente positiva, arrivano al bello e perdono anche perché le motivazioni alla lunga scemano e la pressione può fare la differenza. Quando è sempre tutto un paradiso, quando sia che si vinca o si perda “ma chissenefrega, sono bravi ragazzi e gli vogliamo bene”, alla lunga scatta qualcosa per cui anche tra i giocatori “ma chissenefrega è andata cosi, pazienza”. E per chi non crede a quanto dico, sappiate che lo faccio sulla base di innumerevoli testimonianze ricevute da tanti giocatori cui negli anni ho avuto il piacere di chiacchierare. I calciatori sono così, ognuno poi si alimenta le proprie amicizie, ma fondamentalmente sono ragazzi e come tali vanno gestiti col bastone e con la carota. Solo che è quando li gestisci col bastone che capisci realmente chi ha la stoffa e vuole reagire ma anche chi, tra la piazza, probabilmente non ce l’ha e gli va bene sempre tutto. San Giuliano e la Juve di ieri sono state due squadre scarse, o meglio grame grame, ma quante altre volte abbiamo perso contro altrettante squadre penose? Quindi merito ai nostri giocatori ma anche chi tra la tifoseria ha saputo evidentemente toccare le corde giuste.
E poi c’è la progettualità futura, che a meta marzo dovrebbe già essere tema di primaria importanza. In un recentissimo incontro tra Ferranti e la tifoseria organizzata, a mia precisa domanda circa il futuro ha risposto così: “3 scenari. 1 rimango io ma con budget molto limitato stile Alessandria questa stagione, 2 entrano due Soci (ovviamente non novaresi), 3 vendo”. Tralasciamo l’opzione 3 che mi pare irreale o comunque una storia ancora tutta da scrivere, e tralasciando anche lo scenario 2 per il quale è evidente che arriverebbero ingenti investimenti, ad oggi lo scenario 1 è il più credibile ed attuale sul quale ragionare. A caldo ammetto di essermi fatto un po’ prendere dallo sconforto, ma poi ragionandoci su ho capito che Ferranti va sempre letto con ausilio della pagina 777 del televideo e poi messo su Google Translate, perché dice una cosa ma nella sua testa magari pensa altro. Infatti un conto sarebbe stato quello di partire da zero con budget come quello dell’Alessandria, e un altro quello di partire con una base di rosa intervenendo sulle caselle mancanti. Al netto della delusione attuale e dell’ambizione di ognuno di noi, ad oggi abbiamo una serie di giocatori che ragionevolmente faranno parte o potranno far parte del futuro, e tra questi inserisco per esempio figure come Pelagotti, Illanes, Margiotta e Varone i cui contratti saranno tutti da siglare ma che, immagino, possano concretizzarsi in maniera naturale visto quella sorta di “riconoscenza” verso il Novara che avranno perché in un certo senso li abbiamo rilanciati. Ai quali aggiungiamo i vari Ranieri, Urso (buona guarigione), Tentoni, Ciancio (talvolta discutibile ma di fatto tra i più utilizzati), un Galuppini sul quale andrà comunque fatta una riflessione seria (il diritto di riscatto è nostro) e un Khailoti che, se non ce lo ruberanno, è sicuramente di alto profilo per la categoria. Oltre a Vuthay che almeno in un parco di 5-6 attaccanti ci può pure stare. Lavorando su questo gruppo, in un contesto magari meno folle e con un direttore sportivo coi controcoglioni (o aiutato da analoga figura consulenziale), non è vero che si è destinati a far male senza ingenti immissioni di liquidità. Certo, una grossa riflessione andrà comunque fatta su Marchionni, che al netto del problema contingente, qualche grossa lacuna la sta dimostrando.
Insomma, crisi finita? assolutamente no, ma non possiamo nemmeno essere ipocriti e non rilevare come in soli 7 giorni la nostra situazione sia diametralmente cambiata. Viviamo la giornata tifando Novara con in mano un bastone e in tasca una carota. Che tanto male evidentemente non fa.
Claudio Vannucci

Tendenzialmente tutti i Presidenti mi sono sempre stati sulle scatole, ma è un problema mio. I soli due cui ho realmente voluto bene sono stati Armani e Ferranti. Perché a Ferranti, nonostante tutto ciò successo quest’anno voglio davvero bene. Concordo con l’amico Mauro e i suoi messaggi che mi ha inviato a caldo, oggi il Pres non mi ha fatto incazzare e non mi ha nemmeno deluso più di tanto. Mi ha fatto quasi pena, nell’accezione più affettuosa possibile di questo termine. Ho visto un uomo distrutto, triste, che però ha perfettamente dato dimostrazione del perché le cose non vanno e su dove deve migliorare. E’ stata messa in scena quasi una drammatica opera teatrale, peraltro con aggravante di diretta, in cui tutti hanno potuto assistere ad una sorta di chiacchierata al bar tra amici, nella quale il Presidente, tra le altre cose, si prende le critiche, questa volta dai giornalisti in sala, di ascoltare troppa gente, ma che in questa occasione sono stati gli stessi giornalisti a commettere lo stesso errore nel continuare a dirgli nuovamente e platealmente cosa fare: “riprendi Di Bari”. Questo è il primo aspetto che non va: a casa nostra c’è una visione distorta del concetto di provincialismo e di democrazia in base alla quale ognuno ha il diritto di dire la propria opinione e lui di sentirsi obbligato ad ascoltarla, perché “sono nuovo, devo imparare, ascolto tutti”. Lui deve smettere di chiedere consigli e ascoltare la chiunque, e la chiunque deve smetterla di continuare a dirgli cosa cazzo deve fare. Questo che dico non è fascismo ma è corretta gestione di una squadra di calcio. Al di là di oggi, nasce proprio da questo equivoco di base la maggior parte dei problemi, probabilmente (e non di poco conto) peggiorato poi dal fatto che evidentemente abbia dato retta più a chi era meglio si occupasse di altro.
Aggiungo, e carico ancora di più: oltre a volergli bene, gli riconosco la buona fede generale e quella di oggi nella sua volontà di raccontare a tutti a cuore aperto cosa è successo. Ma è stata una enorme cazzata, quanto meno in questi termini. Perché lo sfogo con 4 amici al bar, deve rimanere confinato ai 4 amici e al bar. Non può avvenire in una conferenza pubblica con diretta Facebook. A Galuppini, per esempio, del coglione glielo posso dare io che sono tifoso. Glielo può dare anche lui che è il datore di lavoro, ma il tutto deve accadere dentro uno spogliatoio, non appunto in “mondo visione”. Ora che Galuppini sa che è considerato un coglione pure da chi lo paga, e soprattutto sa che tutti noi sappiamo essere considerato da Ferranti un coglione, qualcuno mi spiega come potrà tornarci utile alla causa da qui a fine aprile? Sperando che emerga in tutta la sua dirompente forza e ci faccia vincere le partite? Auguri a noi.
Non so che altro dire. Dire che piove è riduttivo visto che domenica si farà fatica a schierare 11 giocatori di categoria. Continuare a chiedere di stare uniti mi pare una presa per il culo, perché più che venire a tifare che cazzo dovremmo fare di più? Andiamo a sparare a quelli del San Giuliano cosi non si presentano domenica? Diciamo che è tutto bello e che è meraviglioso e che pazienza anche se retrocederemo perché tanto ci sono cose peggiori nel mondo tipo le guerre, i terremoti o chi non ha altra via che affidarsi ad uno scafista? Diciamolo pure se fa piacere. Tanto qui dentro siamo solo 4 amici al bar e vale tutto. Ma, di questo passo, finiremo ad essere solo 4 amici allo stadio.. Ma complessivamente.
Claudio Vannucci

Tutto il mondo è Paese. Il video virale del Presidente della Ternana che, coperto da insulti dal suo stadio, quasi scavalca per andare a picchiarsi coi tifosi imbufaliti è l’esempio che ovunque quando fai bene vieni lodato ma, alla prima occasione in cui le cose girano male, la Piazza non ti perdona nulla. Non lo so se lo pensa, ma mi sono immaginato Ferranti ieri sera dire lo stesso di noi, perché se è vero che quest’anno si è sbagliato tutto, è altresì vero che non gliene abbiamo perdonata mezza. Quello che non so se Ferranti ha però chiaro è che la nostra situazione di insoddisfazione nasce da molto prima di questa ultima estate, precisamente nasce in maniera molto forte dalla stagione 2017/2018 quando, dopo un anno drammatico che ha preso poi una piega ancora più brutta scavallato il 2018, si è arrivati ad una retrocessione diretta dalla quale poi è sostanzialmente iniziata la fine di MDS. In quell’anno ci si raccontava spesso come quella squadra non sarebbe mai potuta retrocedere visto la forza e i grossi investimenti fatti e alla fine invece retrocesse. Si ripartì da una serie C che sulla carta ci avrebbe dovuto vedere protagonisti, e con una campagna acquisti che, pur inferiore rispetto alla prima retrocessione dalla cadetteria, prometteva un campionato ai vertici: fu invece uno dei più apatici, deludenti e insignificanti mai visti, soprattutto in relazione alle aspettative. Si ripartì nuovamente, con un evidente ridimensionamento che pesò su un campionato non di altissimo profilo, interrotto dalla pandemia che ci catapultò direttamente ad un playoff surreale e strano, che ci ha illusi di poterci presentare protagonisti nella stagione successiva ma che invece, a stadi vuoti, ci portò verso la tragedia Rullo e successivamente Pavanati. Abbiamo respirato con l’avvento di Ferranti, nel quale sì abbiamo gioito per la promozione ma che ci ha in un certo senso “obbligati” tutti al compromesso di accettare una nuova realtà che ci è stata (fortunatamente) imposta come unica alternativa alla sparizione. Promossi in C, cosa per molti scontata, si è tornati ad una grave sofferenza , che evidentemente ha riaperto ferite aperte appunto dal 2017 che un anno da vincenti ma nei dilettanti non potevano certo guarire. Quindi, caro Pres, è possibile che non ti si sia perdonato nulla quest’anno, ma la nostra ferita è profonda, e necessita di tante attenzioni e soprattutto pazienza.
Necessita anche di rispetto. Perché purtroppo il rapporto Società e tifosi è impari, e quest’ultimi tendenzialmente hanno sempre ragione per due motivi: pagano per esserci (alcuni lo hanno fatto anche a livello penale e personale, non solo monetario) e ci sono e ci saranno a prescindere da società e giocatori. Proprio per questo, mi aspetto che il Sig Benalouane non metterà mai più piede nel nostro Stadio perché non si può e nemmeno deve permettere in Tribuna di urlare a tifosi frasi tipo “ma che cazzo vuoi???? devi stare zittoooooo devi stare zittoooo non parlareeee” primo perché nel gioco tra dare e avere è chiaramente in difetto visto che a Novara ha ottenuto molto più di quanto ha dato, e secondo perché certi tifosi seguono il Novara probabilmente da prima che lui nascesse e per questo deve solo stare zitto. Un calciatore con un curriculum come il suo dovrebbe sapere come ci si comporta e capire che a nessuno interessa il fatto che possa aver calcato palcoscenici superiori (o meglio Tribune superiori visto che è riuscito pure nell’impresa di non entrare nella storia del Leicester nell’anno magico, visto che non ha collezionato presenze significative) perché oggi è a Novara, e viene trattato come tutti. Ma soprattutto, non può funzionare che nessun esponente della Società lo abbia fermato e allontanato, ma anzi sia stato zitto nell’assistere ad una scena imbarazzante. Dietro a questo fatto si capisce perché è un anno andato a puttane: siamo pieni di gente che non hanno la minima idea del concetto di umiltà. Passiamo da chi si sente superiore perché ha giocato in Europa a chi ti rinfaccia che nessuno è come lui negli ultimi 3,5 anni. Con questo materiale umano puoi fare bene solo se davvero è più forte, cosa che evidentemente non è, ma se è chiamato a soffrire fa brutte figure. E infatti.
Continuo a ritenere poco probabile un reale coinvolgimento nei playout, ma è evidente che non si riesce a capire cosa possa cambiare e scattare nella testa dei giocatori per invertire questa drammatica tendenza. Citando il filosofo Sartorio, “domenica a Seregno è una partita da mettersi un dito nel culo, e speriamo che tenga”, perché se si perdesse davvero tornerebbe lo spettro della stagione 2017/2018 dal quale è nato tutto. Stagione che è evidente presenta clamorose analogie con quella attuale. Lo stesso Marchionni, che magari è il meno colpevole, è riuscito nell’impresa di trasformare da apatica in drammatica una stagione che avrebbe solo potuto e dovuto gestire come intermezzo alla prossima. Ora siamo qui che ci stiamo semplicemente cagando addosso perché se si perde contro il San Giuliano finiamo ai playout, e ci dobbiamo ancora sorbire quella patetica scena del cerchio a centrocampo a fine partita e qualcuno in tribuna che zittisce i tifosi. “…speriamo che tenga” è il mantra da adesso a fine anno. Non benissimo.
Claudio Vannucci
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