Editoriale
Ma a chi abbiamo prestato la nostra maglia?
Published
2 anni faon
By
ilVannu
Prendiamola larga: è proprio un periodo di merda. Non vogliamo buttarla sull’esagerazione o sulla stucchevole paternale strappa like, ma davvero ci piacerebbe che il management e i giocatori di una squadra di calcio professionistica capissero l’importanza sociale attuale del loro ruolo. In un momento in cui davvero molti di noi, se non anche fisicamente, soffrono moralmente ed economicamente questa seconda ondata di pandemia e conseguente lockdown, rappresentare una città in una delle Regioni più colpite da questa sciagura crediamo dovrebbe essere motivo di orgoglio e propulsore di una forza d’animo incredibile. Davvero a tanti di noi, al di là di tutto, è rimasta di fatto solamente la speranza di trascorrere due ore serene lasciandosi alle spalle tutti i problemi. Due ore in cui identificarsi in una squadra che indossa la maglia che gli abbiamo prestato affinché la onorassero e rendessero ancora più gloriosa. Sappiamo bene che questo non basta per vincere, e ci mancherebbe. Il Covid vale per noi come per gli avversari. Vale per i nostri giocatori che, essendo umani, non ne sono ovviamente immuni, e vale anche per la proprietà, che nella prima ondata di marzo ha pagato un prezzo elevato al Covid, e che dovrebbe però averla responsabilizzata ancora di più dal punto di vista della presa di coscienza dell’importanza sociale. E in tutto questo, oltre al risultato, crediamo faccia davvero male vedere una squadra che non lancia il minimo segnale di incazzatura dopo queste sconfitte. Vediamo solo un branco di giovani (o finti giovani) che appaiono totalmente estranei ai basilari principi di attaccamento alla maglia e alla causa, e che abbandonano il terreno di gioco in passerella come se niente fosse. Il tutto in un contesto di totale assenza di prese di posizione di qualche cazzo di Dirigente attuale, anche solo di circostanza, volte a lanciare un messaggio di vicinanza ai propri tifosi e alla propria gente. Niente, solo un continuo piangere e picchiare i piedi per il protocollo sanitario e per questi infiniti tamponi costosi. Sempre e solo a parlare delle loro beghe e dei loro casini senza accorgersi che c’è una popolazione che ha riposto in loro quel poco di socialità e speranza che gli rimane. Forse è il caso di pubblicare qualche storia su Instagramm in meno, mettere un po’ da parte quella voglia di mostrarsi sul web basata solo sull’apparenza e sulla totale assenza di sostanza. Perché la dura e cruda realtà attuale è quella che continuano a sbagliare tutto ciò che è possibile sbagliare. E siccome sappiamo perfettamente, nonostante un finto aplomb sui social sbandierato attraverso i media ufficiali in settimana, che la proprietà legge molto (anzi, gli vengono portati all’attenzione gli articoli considerati ostili) è bene che capiscano che nessuno qui “è pilotato dal Sindaco” come pensano. Anzi, se vogliamo dirla tutta, Novara Siamo Noi è forse la sola che senza giri di parole al primo cittadino gli ha dato del pirla per la vicenda cordata. Quindi che si mentalizzino e convincano sul fatto che per noi esiste solo il bene del Novara calcio.
Veniamo alla partita di ieri? ok. Quella di ieri è stata la classica partita in cui alla fine, in genere, chi si trova sotto potrebbe tirare in porta per 2 ore ma non la raddrizza più. Ma ovviamente non se la squadra in vantaggio è questo Novara. Una squadra che, all’interno dei 90 minuti, per almeno 60 ha subito il gioco avversario, e per i 30 restanti è soltanto ripartita senza abbozzare un’idea di organizzazione e di manovra. Una squadra che su 90 minuti non ha mai trovato le distanze tra i 3 dietro e i 5 di centrocampo, non riuscendo a sincronizzarsi su chi doveva uscire dei 3 sull’uomo in mezzo alle linee, che una volta si chiamava Guglielmucci, una volta Galuppini, ma che ci infilava sempre e creava superiorità. Una squadra che in mezzo al campo nel primo tempo aveva anche fatto bene, tolto forse un Buzzegoli che necessita certamente di riposare e tanto (ma fatto con criterio) e che, oltre ad aver segnato un gol tirando d’istinto dopo che stava per perdere il 566° pallone della sua partita, rimane ancora l’anima della squadra che nonostante il momento negativo riesce a tenere a galla la baracca. E davanti beh…a parte Cisco cui l’unico modo per fargli fare la punta è imbottirlo di calamite e creare un campo magnetico che lo respinga in mezzo ogni volta che si decentra (cioè SEMPRE), i gol che si è divorato Zigoni li abbiamo visti tutti. Lanini invece crediamo abbia finito la sua partita quando al primo contrasto dopo qualche minuto dall’ingresso ha retratto la gambetta come una rana che tocca l’acqua calda.
Due considerazioni: la prima è per Zigoni. Non facciamolo diventare il capro espiatorio. Anche se avessimo vinto 3-2, e Zigoni avesse fatto quei 2 gol, l’analisi non sarebbe dovuta cambiare di una virgola. Abbiamo fatto cagare, come non era mai successo probabilmente neanche due anni fa, quando nello squallore generale di una squadra senz’anima non ci era mai capitato di subire così tanto un’avversaria. Zigoni e i 2 gol divorati sono solo il sintomo di una malattia che in questo momento è in fase acuta. Certamente lo Zigoni di ieri è una drammatica aggravante che non va giustificata. Da un giocatore della sua esperienza è lecito attendersi un contributo in termini di goal decisamente superiore benché, curriculum alla mano e atteggiamento in campo, deve essere chiaro a tutti non sarà mai un goleador. Potrebbe però essere una risorsa che crea spazi e permette l’inserimento da dietro, ma è una storia che, peccato per lui, non ha ancora scritto.
La seconda è il cambio Buba Mbaye. Al di là dell’evidente inefficacia di questa sostituzione, abbiamo trovato questo avvicendamento molto preoccupante. Siccome Marcolini, post Lecco, ha chiaramente ammesso di aver sostituito contemporaneamente Zigoni e Lanini per lanciare loro un messaggio, non vorremmo che quello di ieri fosse il secondo messaggio che ha voluto lanciare, questa volta foraggiato anche dalla proprietà. I perché sono chiari e li abbiamo più volte spiegati nei nostri editoriali per cui non ci ritorniamo. Bianchi due volte consecutive in panchina e Buba che viene sostituito per far spazio ad un elemento di sola rottura che non scendeva in campo da febbraio 2019 (con quella sostituzione si è totalmente perso quel poco di gioco a centrocampo che provavamo a fare) possono avere due sole spiegazioni: o l’allenatore non ha ancora la minima idea di chi sta allenando, oppure ha il compito preciso di porre fine alla loro storia. Perché, evidentemente, nella testa di chi comanda sono visti come elementi di “disturbo” in un gruppo che non devono e possono più dominare. Preghiamo Dio di sbagliarci, ovviamente, ma la convinzione attuale in tal senso è molto forte.
Nel calcio non si inventa nulla. Ci vuole un progetto, ci vuole un ds che va sul mercato con delle idee e non come l’omino del coccobello a piazzare la qualsiasi, che assembla la squadra con logiche e tempi giusti e non con 5-6 figurine agli ultimi scampoli di mercato. Ci vuole una Società che in quel progetto ci crede, che crede nel suo mister e che se non ci crede più lo caccia e lo sostituisce un secondo dopo. Ci vuole tutto quello che non è questo staff dirigenziale di dilettanti.
E allora cercate di tirarci fuori da sta merda. Tutti, giocatori, società, staff. Non venite adesso a raccontarci le cazzate che ci vuole tempo, l’allenatore deve lavorare nell’animo dei giocatori e altre cazzate simili. Noi ve l’avevamo detto, da subito, che stavate giocando col fuoco, e se il tempo non c’è più adesso la colpa è vostra, solo vostra.
Redazione Novara Siamo Noi.
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

Scelti per te

Una giusta dose di credibile costruttività non può prescindere da una legittima critica, soprattutto quando è fondata. E questo è il motivo per cui sarò molto critico, forse pure troppo, col Novara relativamente alla vicenda Benalouane, anche perché eventuali colpe del Piacenza sinceramente mi importano poco, ma diversa è la situazione in cui qualche colpa ce la possiamo avere noi. E in tal senso, quel comunicato di ieri improntato un po’ sul prendere le distanze dalla reazione del giocatore e contemporaneamente buttarla tutto sul servizio d’ordine e sui cattivi tifosi locali, ma soprattutto il contro comunicato piacentino nel quale in sostanza si dice il contrario, fortificano in me l’idea che la verità stia nel mezzo, e quindi abbiano colpe tutti. Perché ha colpe il Novara? Ce le ha, perché una Società professionistica di calcio dovrebbe imporre delle regole ai suoi giocatori (tendenzialmente dovrebbe esistere un DG preposto propio a fare queste cose), alcune delle quali riguardano l’atteggiamento da avere nel pre, durante e post partita. In alcune vecchie gestioni del fu Novara Calcio 1908, vi garantisco che in determinate partite non poteva succedere che un giocatore arrivasse allo stadio in auto, o potesse lasciarlo con propri mezzi, esattamente per il teorico rischio che potesse succedere quello successo a Benalouane, a prescindere da chi ha iniziato e dalla ragione o torto. Mi dispiace dare l’idea di essere critico, ma sbagliano i tifosi che la mettono sul fatto “ma il giocatore non è possibile che non possa essere libero di andare un secondo in auto”. No, sbagliato, non funziona cosi il mondo del calcio. Se vai a Ligorna o a Romentino puoi fare quello che vuoi, ma in taluni stadi il giocatore non deve uscire dall’area a lui riservata, e se la trasferta fosse particolarmente “calda” non esiste che arrivi o se ne vada coi suoi mezzi. Punto. Ai tempi di Faccioli o Morganti, pur gestioni criticabili sotto certi punti di vista, queste cose non sarebbero mai capitate per il motivo che vi ho detto. Inutile poi buttarla sulle inefficienze del servizio d’ordine e delle forze dell’ordine, che sicuramente dovranno spiegare qualcosa, quando un tuo tesserato prende ed esce in mezzo al pubblico locale. E’ assurdo quello che dico? Perdonatemi, ma con i ragionamenti basati sul mondo perfetto ed ideale che vorremmo tutti vivere non si va da nessuna parte. Se non ci fosse la malavita non esisterebbe la polizia e le carceri, se non ci fossero le guerre non esisterebbero gli eserciti, se non ci fossero i malati non esisterebbero gli ospedali. Ma non è questo il mondo nel quale viviamo, perché invece lo facciamo in uno assolutamente imperfetto nel quale la maggior parte dei tifosi di calcio ha imparato a convivere con certe regole tra cui quelle che in trasferta non vai in mezzo ai tifosi locali vestito dei tuoi colori. Se lo fai può anche essere che finisci male. Punto. E questo deve valere anche per i giocatori. Quindi, a un primo livello, chi deve imparare l’ennesima lezione come sempre è la nostra Società che evidentemente non ha ancora capito come si sta al mondo nel professionismo.
Quello che voglio dire è che il Novara FC, pur non avendo nulla da spartire col Novara Calcio 1908, si deve mettere in testa di dover convivere con la sua eredità, e soprattutto con un immaginario collettivo dei tifosi italiani che, talvolta portati in inganno da un’informazione penosa, ci identificano comunque tutti “nel Novara”. E una volta passa il messaggio che il Presidente si fa beccare in Calabria con la mazzetta di soldi, e un’altra passa che l’altro Presidente va in galera e il vice ai domiciliari, un’altra ancora passa quella del Presidente attuale che da del coglione a tutti (che poi visto i risultati ha avuto pure ragione, ma vabbè), una ancora passa che un altro Presidente va anche lui in galera per riciclo, e un’altra passa che un nostro giocatore manda in ospedale un “povero tifoso” piacentino. Queste cose fanno male solo al Novara FC attuale e chissenefrega che non centra nulla col vecchio Novara, perché lo sappiamo perfettamente che passano mediaticamente in forma distorta, e il solo modo per acquisire serietà e credibilità è proprio non mettersi in queste situazioni. Prima di parlare dei giocatori o del fatto specifico, serve che facciano una riflessione loro perché un caso del genere non deve succedere a monte, e il Novara FC non può permettersi figure di merda mediatiche. E meno male che alla fine, almeno nel mondo social dei tifosi, è passato più il tifoso del Piacenza come “povero pirla che fa il gradasso e le prende pure da un giocatore”.
Poi passiamo a Benalouane, per il quale perdonatemi ancora, essendo figura con esperienza mondiale come la sua, verrebbe da dare per scontato che sappia come ci si dovrebbe comportare al mondo ma evidentemente no. E proprio perché è figura altamente esperta, non mi venite a raccontare che gli possa essersi chiusa la vena perché gli han dato del “Tunisino di m..”. Dai non è credibile, chissà quante volte glielo hanno detto nella vita. Più credibile il fatto che sia stato provocato più del dovuto o che, in estremo, si sia sentito minacciato e abbia reagito (male) per difendersi. Detto questo, purtroppo continuo a non capire e a rimanere allibito dai commenti di molta gente che conosco e che ho considerato sempre equilibrata, nel dire “ha fatto bene”. Più nello specifico, non comprendo la contraddizione dello scusarlo solo perché è entrato il meccanismo mentale tale per cui “è del Novara, loro sono avversari, e io sto col Novara”. Parliamo di fatti: abbiamo criticato Benalouane perché si è preso un rosso scemo che è probabilmente costato una mancata vittoria, e la gente lo ha massacrato. Abbiamo criticato Benalouane per la delirante reazione all’intervista di Faranna e Barbero nel post Verona, e la gente lo ha massacrato. Abbiamo criticato Benalouane per la reazione ad un confronto dei tifosi nel quale avrebbe avuto atteggiamento di sfida invitandoli fuori dalla stadio, e la gente lo ha massacrato. Abbiamo (io soprattutto) criticato Benalouane per la pessima scenata in tribuna con la dirigenza che non ha fatto nulla, e la gente (poca) lo ha massacrato ma soprattutto lo hanno massacrato tutti gli addetti ai lavori presenti al fatto. In tutti questi episodi l’accusa che abbiamo fatto al giocatore è, in forme diverse, di aver provocato. Ora su questo fatto chissà perché debba passare per idolo “perché è stato provocato” quando, mi pare evidente, ci troviamo davanti ad una persona che ha grosse carenze di equilibrio e di tenuta mentale. Chi ha tutto da perderci, e vediamo di essere chiari e pratici, è il giocatore che si è messo in una situazione molto delicata che potrebbe aver enormi ripercussioni su di lui. Perché se quello del Piacenza dovesse denunciarlo, posto che non sia uscito dall’Ospedale con una prognosi tale per cui giustificherebbe una denuncia automatica, il ragazzo verrebbe certamente condannato. Con tutto ciò che ne potrebbe conseguire a lui e al Novara.
Cosa avrei fatto io se mi fossi trovato in quella situazione? Domanda scema, primo perché è probabile non mi ci sarei trovato, ma soprattutto perché io sono tifoso e non giocatore professionista. Avrei reagito male, probabilmente a differenza di Benalouane all’ospedale con dieci punti ci sarei finito io, mi sarei beccato il daspo e, amici intimi a parte, la maggior parte dei colleghi tifosi mi avrebbe dato del coglione perché dopo 40 anni di stadio non ho evidentemente ancora capito come si sta al mondo. Che è lo stresso motivo per cui, anche se avesse ragione e fosse giustificabile la reazione, do io del coglione a Benalouane.
Rimango della mia idea di base, ovvero che questo giocatore, nel complesso, abbia creato più danni rispetto ai benefici, e adesso sono tutti cazzi del Novara che se lo ritroverà anche il prossimo anno. Non è sicuramente colpevole al 100%, ma non è in questa vicenda pulito. Come non lo è il Novara. E se si vuole crescere bisogna partire da questo.
Claudio Vannucci
Editoriale
Una storia di contingenza e progettualità
Published
2 settimane faon
13 Marzo 2023By
ilVannu
La contingenza è quella situazione o circostanza per cui sei chiamato a far fronte ad uno o più specifici problemi che hanno totalmente alterato quella condizione di normalità, o di standard, cui si era predisposti ad affrontare. In tal senso, l’era Marchionni 2.0 è stata, e lo è ancora, oggettivamente caratterizzata dal dover far fronte a situazioni paradossali. Faccio un esempio: in almeno due partite ci si è trovati nella situazione di aver seria difficoltà a schierare 11 giocatori di categoria, per non parlare poi del tema sostituzioni in corso d’opera per le quali, se credenti, la sola cosa da fare era il farsi un segno della croce. In quel momento era crollato pure l’ambiente, da taluni visto come concausa dei problemi del Novara FC, che ha certamente reso più difficile il compito dell’allenatore. Ecco, mi permetto però di far notare come in un certo senso quel moto di orgoglio visto nelle due ultime vittorie consecutive sia casualmente proprio coinciso con due precisi interventi: “contestazione” della curva e del pubblico (la parola contestazione è volutamente tra virgolette perché molti che parlano di contestazione forse non sanno altrove a che livello della stessa si può arrivare, ma vabbè) e conferenza stampa del Pres, da me criticata e che ancora oggi considero concettualmente fuori luogo, durante la quale ha sostanzialmente “contestato” pure lui tutta la sua squadra. Con questo voglio dire, anzi, mi rivolgo apertamente a chi tutte le volte che la tifoseria alza i toni tende a far partire una stucchevole difesa di ufficio basata su un concetto tutto particolare di tifo in base al quale debba sempre andare tutto bene, che talvolta è proprio toccando nell’orgoglio un gruppo apparentemente demotivato e stanco che si possono trovare quegli stimoli di rivalsa. E questo è proprio uno dei motivi per cui, più si alza l’asticella tecnica, e più il contesto, nel bene e nel male, fa la differenza. Non è un caso che, certe piazze con poco tifo, quando vincolo lo fanno solo perché trovano l’annata in cui sono davvero più forti di tutti, ma altrimenti, pur in un contesto di stagione assolutamente positiva, arrivano al bello e perdono anche perché le motivazioni alla lunga scemano e la pressione può fare la differenza. Quando è sempre tutto un paradiso, quando sia che si vinca o si perda “ma chissenefrega, sono bravi ragazzi e gli vogliamo bene”, alla lunga scatta qualcosa per cui anche tra i giocatori “ma chissenefrega è andata cosi, pazienza”. E per chi non crede a quanto dico, sappiate che lo faccio sulla base di innumerevoli testimonianze ricevute da tanti giocatori cui negli anni ho avuto il piacere di chiacchierare. I calciatori sono così, ognuno poi si alimenta le proprie amicizie, ma fondamentalmente sono ragazzi e come tali vanno gestiti col bastone e con la carota. Solo che è quando li gestisci col bastone che capisci realmente chi ha la stoffa e vuole reagire ma anche chi, tra la piazza, probabilmente non ce l’ha e gli va bene sempre tutto. San Giuliano e la Juve di ieri sono state due squadre scarse, o meglio grame grame, ma quante altre volte abbiamo perso contro altrettante squadre penose? Quindi merito ai nostri giocatori ma anche chi tra la tifoseria ha saputo evidentemente toccare le corde giuste.
E poi c’è la progettualità futura, che a meta marzo dovrebbe già essere tema di primaria importanza. In un recentissimo incontro tra Ferranti e la tifoseria organizzata, a mia precisa domanda circa il futuro ha risposto così: “3 scenari. 1 rimango io ma con budget molto limitato stile Alessandria questa stagione, 2 entrano due Soci (ovviamente non novaresi), 3 vendo”. Tralasciamo l’opzione 3 che mi pare irreale o comunque una storia ancora tutta da scrivere, e tralasciando anche lo scenario 2 per il quale è evidente che arriverebbero ingenti investimenti, ad oggi lo scenario 1 è il più credibile ed attuale sul quale ragionare. A caldo ammetto di essermi fatto un po’ prendere dallo sconforto, ma poi ragionandoci su ho capito che Ferranti va sempre letto con ausilio della pagina 777 del televideo e poi messo su Google Translate, perché dice una cosa ma nella sua testa magari pensa altro. Infatti un conto sarebbe stato quello di partire da zero con budget come quello dell’Alessandria, e un altro quello di partire con una base di rosa intervenendo sulle caselle mancanti. Al netto della delusione attuale e dell’ambizione di ognuno di noi, ad oggi abbiamo una serie di giocatori che ragionevolmente faranno parte o potranno far parte del futuro, e tra questi inserisco per esempio figure come Pelagotti, Illanes, Margiotta e Varone i cui contratti saranno tutti da siglare ma che, immagino, possano concretizzarsi in maniera naturale visto quella sorta di “riconoscenza” verso il Novara che avranno perché in un certo senso li abbiamo rilanciati. Ai quali aggiungiamo i vari Ranieri, Urso (buona guarigione), Tentoni, Ciancio (talvolta discutibile ma di fatto tra i più utilizzati), un Galuppini sul quale andrà comunque fatta una riflessione seria (il diritto di riscatto è nostro) e un Khailoti che, se non ce lo ruberanno, è sicuramente di alto profilo per la categoria. Oltre a Vuthay che almeno in un parco di 5-6 attaccanti ci può pure stare. Lavorando su questo gruppo, in un contesto magari meno folle e con un direttore sportivo coi controcoglioni (o aiutato da analoga figura consulenziale), non è vero che si è destinati a far male senza ingenti immissioni di liquidità. Certo, una grossa riflessione andrà comunque fatta su Marchionni, che al netto del problema contingente, qualche grossa lacuna la sta dimostrando.
Insomma, crisi finita? assolutamente no, ma non possiamo nemmeno essere ipocriti e non rilevare come in soli 7 giorni la nostra situazione sia diametralmente cambiata. Viviamo la giornata tifando Novara con in mano un bastone e in tasca una carota. Che tanto male evidentemente non fa.
Claudio Vannucci

Tendenzialmente tutti i Presidenti mi sono sempre stati sulle scatole, ma è un problema mio. I soli due cui ho realmente voluto bene sono stati Armani e Ferranti. Perché a Ferranti, nonostante tutto ciò successo quest’anno voglio davvero bene. Concordo con l’amico Mauro e i suoi messaggi che mi ha inviato a caldo, oggi il Pres non mi ha fatto incazzare e non mi ha nemmeno deluso più di tanto. Mi ha fatto quasi pena, nell’accezione più affettuosa possibile di questo termine. Ho visto un uomo distrutto, triste, che però ha perfettamente dato dimostrazione del perché le cose non vanno e su dove deve migliorare. E’ stata messa in scena quasi una drammatica opera teatrale, peraltro con aggravante di diretta, in cui tutti hanno potuto assistere ad una sorta di chiacchierata al bar tra amici, nella quale il Presidente, tra le altre cose, si prende le critiche, questa volta dai giornalisti in sala, di ascoltare troppa gente, ma che in questa occasione sono stati gli stessi giornalisti a commettere lo stesso errore nel continuare a dirgli nuovamente e platealmente cosa fare: “riprendi Di Bari”. Questo è il primo aspetto che non va: a casa nostra c’è una visione distorta del concetto di provincialismo e di democrazia in base alla quale ognuno ha il diritto di dire la propria opinione e lui di sentirsi obbligato ad ascoltarla, perché “sono nuovo, devo imparare, ascolto tutti”. Lui deve smettere di chiedere consigli e ascoltare la chiunque, e la chiunque deve smetterla di continuare a dirgli cosa cazzo deve fare. Questo che dico non è fascismo ma è corretta gestione di una squadra di calcio. Al di là di oggi, nasce proprio da questo equivoco di base la maggior parte dei problemi, probabilmente (e non di poco conto) peggiorato poi dal fatto che evidentemente abbia dato retta più a chi era meglio si occupasse di altro.
Aggiungo, e carico ancora di più: oltre a volergli bene, gli riconosco la buona fede generale e quella di oggi nella sua volontà di raccontare a tutti a cuore aperto cosa è successo. Ma è stata una enorme cazzata, quanto meno in questi termini. Perché lo sfogo con 4 amici al bar, deve rimanere confinato ai 4 amici e al bar. Non può avvenire in una conferenza pubblica con diretta Facebook. A Galuppini, per esempio, del coglione glielo posso dare io che sono tifoso. Glielo può dare anche lui che è il datore di lavoro, ma il tutto deve accadere dentro uno spogliatoio, non appunto in “mondo visione”. Ora che Galuppini sa che è considerato un coglione pure da chi lo paga, e soprattutto sa che tutti noi sappiamo essere considerato da Ferranti un coglione, qualcuno mi spiega come potrà tornarci utile alla causa da qui a fine aprile? Sperando che emerga in tutta la sua dirompente forza e ci faccia vincere le partite? Auguri a noi.
Non so che altro dire. Dire che piove è riduttivo visto che domenica si farà fatica a schierare 11 giocatori di categoria. Continuare a chiedere di stare uniti mi pare una presa per il culo, perché più che venire a tifare che cazzo dovremmo fare di più? Andiamo a sparare a quelli del San Giuliano cosi non si presentano domenica? Diciamo che è tutto bello e che è meraviglioso e che pazienza anche se retrocederemo perché tanto ci sono cose peggiori nel mondo tipo le guerre, i terremoti o chi non ha altra via che affidarsi ad uno scafista? Diciamolo pure se fa piacere. Tanto qui dentro siamo solo 4 amici al bar e vale tutto. Ma, di questo passo, finiremo ad essere solo 4 amici allo stadio.. Ma complessivamente.
Claudio Vannucci
Cerca nel blog
NSN on Facebook

Telegram

Che ci serva da lezione

La VIDEO-MOVIOLA di Piacenza-Novara
Lo sprint finale

L’equilibrio sopra la follia

Lascia un commento