Pensieri e parole
La maestra Dolores
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3 anni faon
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ilVannu
Sono di quella generazione che ancora poteva considerare scontato e normale avere la stessa e unica insegnante dalla prima alla quinta elementare, nel mio caso la Signora Dolores. Brava donna, con una caratteristica: nel dubbio su chi dover dare ragione tra A e B, avevano torto entrambi. Ecco, guardando la conferenza stampa di ieri (in realtà l’ho vista tre volte) mi è tornata in mente lei, e la sua innata capacità di far incazzare tutti. Quando penso ai Rullo, mi sale il crimine se penso a una serie numerosa di individui, emblema del peggio di quella parte di novaresità che più odio. Mi riferisco a quelli che, dal momento in cui la famiglia Rullo ha preso il comando della baracca, non hanno fatto altro che sparlargli alle spalle insinuando nella gente il dubbio che fossero solo una manica di incapaci e delinquenti che ci faranno fallire. E se scrivo questo non lo faccio campando per aria ipotesi teoriche e strane, ma mi riferisco addirittura, solo perché fatto più recente rispetto ad altri, a taluni che al funerale di un ex allenatore delle giovanili, invece di starsene zitti a pregare per lui hanno passato il tempo a buttare merda addosso questa proprietà. E questo è solo uno degli esempi. Amo Novara e i novaresi, ma questa caratteristica di merda che ci portiamo nel dna davvero non la tollero.
Penso tutti i giorni al mio Novara, e pur con tutto l’occhio critico che posso avere, non riesco attualmente a trovare davvero qualcosa di concreto cui potermela prendere con la nuova proprietà. Pronti via hanno fatto una campagna acquisti invernale in linea con le aspettative che mi ero fatto, restituendoci un Novara comunque non certo più debole di prima (poi se qualcuno pensava ad una campagna acquisti faraonica è un altro discorso, e soprattutto un suo problema) e che avrebbe potuto concludere il campionato più o meno ai livelli di quando è iniziato il lockdown. Una proprietà con a capo una persona che, pronti via, si è ritrovata intubata in una terapia intensiva per il Covid, e ci è pure rimasta lì per parecchio tempo. Vorrei vedere voi al suo posto.
Detto questo, e torno alla Signora Dolores, il problema è che non riesco nemmeno a trovare argomentazioni concrete che mi facciano sperare in qualcosa di buono per il futuro. E mi incazzo anche coi Rullo. Questa conferenza stampa ci ha mostrato un management attuale ingiustificatamente nervoso, con in prima linea un’Elisa Rullo che, con tutto il bene che le posso volere, si è dimostrata parecchio debole nel rispondere a sacrosante domande dei giornalisti, un Nespoli che, evidentemente obbligato solo da un contratto (a termine) ad essere lì presente, ha mostrato un interesse e una partecipazione al convivio pari a ciò che potrei mostrare io in una riunione dell’OMS sulla pandemia, e un Massimo Cianci che dovrebbe ogni tanto ricordarsi di essere Presidente e non porsi sempre con l’aria di quello che sembra ti dica “che cazzo vuoi, vieni fuori che ti spacco la faccia” . O meglio, se vuole farlo prima vinca qualcosa. Credo sia emersa tutta la loro inesperienza nel campo del calcio e, ripeto, un nervosismo e fastidio molto sospetti nel dover rispondere a domande che, ed è bene se ne facciano una ragione, saranno comunque molto presto chiamati a rispondere. Perché è evidente che non potranno ancora molto usare la scusa del lockdown per dribblare le domande sulla cittadella dello sport; è evidente che non potranno continuare a prendere per il culo la gente dicendo che “chi non ci sarà più è perché ha voluto andarsene e non è stato mandato via”, ed è evidente che non possono rimanere in una piazza come la nostra facendo affidamento sul fatto che nessuno parli (spesso a vanvera, ma talvolta a ragione) e che non racconti una sua personale verità, magari prendendoci davvero, sperando pure che la cittadinanza non gli creda. Ecco, alla voce “consigli non richiesti del Vannu” mi permetterei di suggerire loro di far parlare magari un po’ di più Tommaso Leone e Urbano Orlando, che mi sembrano i due coi quali è possibile un po’ di più ragionare e, soprattutto, che mostrino un po’ più di credibilità. Suvvia, keep calm ragazzi, se tutto va bene che motivo c’è di essere così tesi?
Il fatto è che, analizzando le prime novità proposte, mi verrebbe proprio da dire che siamo passati dall’era di quelli che potevano ma non volevano più il giocattolo (e prima di buttarlo lo hanno abbandonato per un po’), a quelli che hanno voluto più di ogni altra cosa un giocattolo ma che non hanno la minima idea di come farlo funzionare. Ho ascoltato dal nuovo capo della comunicazione una serie di novità, condita da inglesismi e concetti totalmente fuori contesto dalla realtà in cui si trovano, cioè la città di Novara. Token, realtà virtuale, giochi virtuali e cose come Esports che, ad essere sinceri, non hanno nulla di innovativo (il Monza ha l’Esports da due anni, quelle di serie A dal 2017) ma sembrano solo un adeguamento ai tempi odierni con una cosa che, non solo non frega una mazza alla maggior parte della tifoseria over 40, ma nemmeno a quella under 30, soprattutto se di Novara. Precisamente, venendo a raccontarci che siamo entrati in una piattaforma digitale con Barcellona e Borussia Dortmundt, che cosa pensavano di ottenere? E nel raccontarci che avremo sinergie col golfo Persico invece? Ecco, io davvero mi sto mettendo di impegno nel credere in loro, che peraltro mi sembrano almeno più simpatici di chi avevamo prima, però penso pure che per loro sia arrivato il tempo di iniziare a fare qualche fatto. Giochiamoci adesso questi play off, ma dal giorno successivo alla partita che perderemo, deve essere chiaro a tutti loro che inizierà l’era dei Rullo e che non potranno più dire “eh ma il lockdown, eh ma dateci il tempo…”.
Vorrei fosse chiaro che, al sottoscritto, interessa poco se è Borghetti che ha tirato su il prezzo e ha fatto il furbo oppure è Leone che gli ha fatto capire di cambiare aria perché tanto non sarebbe più servito (vedete cara Proprietà, le voci a Novara girano, giuste o sbagliate non importa, sto nel mezzo e non sbaglio), ed idem su Jack Gattuso. A me interessa solo avere un Novara Calcio da tifare, serio, credibile, sostenibile e, solo poi, auspicabilmente divertente. Il resto sono cazzi vostri. Per cui, in attesa di vere novità, per ora salutiamoci qui solo con un dolce ricordo della mia maestra Dolores (che spero sia ancora a questo mondo, non ne ho idea); davvero ho capito solo ora che aveva proprio ragione: nel dubbio hanno torto entrambi, e tu incazzati in egual misura con tutti e due. Novaresi del cazzo e Proprietà.
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

Scelti per te

Un fortissimo abbraccio a Roberto Cevoli con auguri di pronta guarigione. Nella storia del Novara Roberto non entrerà per i risultati ma sulla sua onestà e dedizione non si può eccepire nulla. Pacato e mai sopra le righe si è trovato a dover gestire una situazione difficile suo malgrado e come spesso accade nel calcio si sono riversate su di lui tutte le colpe. Probabilmente ha commesso qualche errore ma non era certo il colpevole assoluto. Persona piacevole con cui interloquire e discutere senza dover alzare mai i toni.
Un grandissimo in bocca al lupo dai tifosi azzurri per poter tornare ad una vita serena in cui tu possa sederti su una panchina probabilmente da avversario ma con tutto il nostro rispetto.
Siviersson

Pavanati e De Salvo sono falliti. Non riesco ancora a prenderla come una buona notizia, anzi rabbia e indignazione sono ancora predominanti per una vicenda truffaldina che ci ha privato della storia del nostro Novara Calcio 1908.
Ora per lo meno la strada è tracciata: Pavanati e De Salvo sono falliti, dovranno probabilmente rispondere di bancarotta fraudolenta e sinceramente spero che la giustizia una volta tanto, vada fino in fondo facendogli pagare fino all’ultimo centesimo.
L’iter fallimentare prevede che tutti i beni materiali della società (Coppe, Trofei, Maglie Storiche e tutti i cimeli del Novara Calcio 1908) dovranno essere messi all’asta per risarcire i creditori.
E questo è il primo punto: bisogna evitare che un privato o un collezionista se ne impossessi. Le associazioni ed i club vicini al Novara Calcio, penso al Coordinamento e ai Fedelissimi ma anche al Panathlon Club Novara attuale con Presidente Carlo Accornero oppure lo stesso Comune di Novara devono recuperare tutto questo patrimonio e restituirlo alla città. Passeranno parecchi mesi prima dell’asta fallimentare ma sarebbe utile cominciare a pensarci ed organizzarci.
Il secondo punto è la restituzione del titolo sportivo alla società che in questo momento rappresenta il calcio a Novara. Può sembrare un banale capriccio sentimentale ma in realtà è l’unico modo per restituire la Storia del Novara Calcio ai suoi tifosi. Insisto e ripeto l’esempio più banale: festeggiare il record di gol realizzati da Gonzalez è un’ipocrisia che tale rimarrà finché il titolo sportivo del Novara Calcio 1908 non verrà assegnato al FC Novara.
L’art. 52, 2° comma, delle N.O.I.F. è chiaro “il titolo sportivo di una società cui venga revocata l’affiliazione, può essere attribuito ad altra società con delibera del presidente della F.I.G.C.” ma perché questo avvenga qualcuno con le carte in regola deve richiederlo e l’unico ad averle è il FC Novara.
Non ho mai sentito Ferranti esporsi su questo argomento forse perché attendeva la sentenza di fallimento definitiva. Adesso è arrivato il momento di far sapere le sue intenzioni. Questa sarà la sua partita più importante, l’unica veramente da vincere e così finalmente capiremo se sta diventando un “nuares” o viceversa se al di la di tante parole il FC Novara è soltanto un bel passatempo.
Vinci per noi Massimo Ferranti!

La parola “amore” può essere riferita talmente a tante cose e situazioni, che è impossibile definirne in modo compiuto un significato generale, ed è possibile spiegarla solo osservandone i vari aspetti che la caratterizzano nelle situazioni specifiche a cui la si può associare.
E queste situazioni non sempre sono determinate dai classici rapporti umani nei quali si stabiliscono relazioni che convenzionalmente definiamo amorose. A volte sono passioni di diverso genere, verso cose, attivitá spesso di lavoro, insomma ogni cosa che fa riferimento a tutto lo scibile possibile e immaginabile.
Eppure in molti casi si determina un rapporto amoroso che risulta più intenso e duraturo di quello che si può stabilire in una relazione di coppia.
Esiste, per esempio, un amore che spesso nasce nel periodo in cui si accendono quei rapporti che dureranno tutta la vita, ovvero l’infanzia, dove sará pressocché impossibile successivamente abbandonarlo e che ti seguirá fedelmente per tutta la vita: l’amore per il calcio.
Questo sentimento nasce, appunto, solitamente da piccoli, quando è più facile dare fuoco alle fantasie create dalla purezza d’ animo che accompagna, mano nella mano, i sogni che più avanti si trasformeranno in speranze: scatta la scintilla e si viene assaliti da una irresistibile voglia di emulare le gesta e le imprese dei giocatori della tua squadra del cuore e di provare a diventare come loro; ed è così, proprio con queste motivazioni e queste aspettative che si inizia a giocare a calcio, magari in una squadretta di periferia, non prima di aver calcato ogni tipo di terreno improvvisato.
Ma inevitabilmente quando si cresce, questa sensazione diventa ancor più forte, fino ad assumere i tratti della dipendenza, come una droga, davanti alla quale assume i tratti di un’impresa titanica dovervi rinunciare.
Ma se risulta sacrosanto fuggire dalle droghe che creano dipendenza e provocano danni inimmaginabili, dalla dipendenza dal calcio, sarebbe buona cosa non fuggire, anzi, favorire l’introduzione di un ragazzo a questa disciplina di carattere sportivo significherebbe offrire a lui una importante opportunitá di crescita.
Più importante peró sarebbe che i genitori non pretendessero di avere dopo pochi mesi, un piccolo futuro campione in casa, somigliando a quei tifosi che si convincono di avere nella rosa della propria squadra campioni da cui pretendere sempre prestazioni di alto livello.
Da questa esperienza si possono imparare tante cose come l’importanza del gioco di squadra e la imprescindibilità del reciproco sostegno nonché aiuto, e che da questa universale disciplina, a patto che si rispettino i criteri fondamentali di rispetto e lealtà nei confronti dell’avversario, si possono provare tutte quelle gioie che tutti conosciamo avendole almeno una volta provate, come vincere un torneo o una coppa, magari segnare un gol decisivo e subito trovarsi a celebrare, attraverso un abbraccio collettivo, uno di quei momenti che per sempre resteranno impressi.
Quanto sopra rappresenta il top delle emozioni, ma esistono altresi anche quelle piccole soddisfazioni quotidiane come i miglioramenti e progressi tangibili che in allenamento si possono percepire come conquiste di cui essere orgogliosi che segnalano inequivocabilmente la qualità del lavoro svolto con passione.
Bisogna però mantenere un certo equilibrio e non temere di esibire un buon livello di onestà intellettuale nel parlare di queste cose, quindi si deve sottolineare che, come dice il proverbio, non sono tutte rose e fiori, e chiarire subito che dal calcio le emozioni che si possono provare non sono solo quelle positive, anzi sono statisticamente più frequenti quelle negative, basti pensare alla recente e bruciante eliminazione dai mondiali della nostra Nazionale come esempio macroscopico.
Comunque, nonostante questi alti e bassi, il calcio entra nella vita e nell’essere di chi lo pratica, così profondamente al punto che risulta essere poi molto difficile, se non addirittura quasi impossibile, sostituire con altra materia sportiva, o dimenticare, forse anche da accantonare temporaneamente.
Non credo di sbagliare nell’affermare che per molti il calcio viene considerato più che uno sport, più che uno sfogo psicofisico, addirittura come una seconda vita.
Mi è capitato di dover difendere la mia personalissima posizione dall’attacco di chi giudica sciocco e infantile innamorarsi di uno sport il cui scopo sia quello di correre appresso una palla, e come sia possibile spendere così tanti soldi e tempo per seguire allo stadio la propria squadra, addirittura accompagnandola in trasferta.
È propabile che sia superfluo tentare una risposta, quasi certo che qualunque sia la controteoria esposta, sarà pressocché impossibile fare breccia nel qualunquismo dal quale nascono queste affermazioni.
Mai potrà capire e fare propria la gioia che si prova quando la tua squadra vince, o più ancora quando ciò avviene grazie a un gol spettacolare o anche attraverso il classico gollonzo, chi ti formula queste accuse lui si, probabilmente, è uno di quelli che è nato e vive in perenne fuorigioco!!
Per non parlare poi dell’adrenalina e della tensione tributate all’attesa di una partita importante della tua squadra, anche se tutte le partite sono importanti!
Penso che gli amanti del calcio dentro di sè, posseggano e custodiscano qualcosa di perverso o di sadico e magari di autolesionistico, in quanto il meno che ti possa capitare è una sorta di malessere fisico e comportamentale, senza voler citare quella stranissima e spiacevole sensazione intestinale di budella contorte prima di ogni appuntamento con i tuoi sacri colori.
In definitiva il calcio è si solo correre dietro a una palla, e per questo è un amore ben strano; ma in fianco a quella palla molto spesso corre anche la vita.
E se a quella palla tu riuscissi mai a dare il calcio giusto, quello che fa la differenza rispetto a quanti calci ne prendi in culo sovente dalla vita, vedrai quella palla infilarsi nella porta per accompagnarti a braccetto con lei alla vittoria.
Il Novara rappresenta tutto questo e tanto altro.
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