L’Italia è in crisi, il governo Moro si dimette e come al solito, si profilano elezioni anticipate. Le forze dell’ordine mettano a segno un colpo mortale nella lotta contro le brigate rosse: l’arresto di Renato Curcio.
Nel frattempo negli stadi se le danno di santa ragione: In quegli anni gli scontri avvenivano direttamente sugli spalti e quasi sempre con la partecipazione attiva della polizia
Ma Novara si prepara ad un saluto molto speciale, il vecchio Comunale di Via Alcarotti chiude dopo 43 anni di vita gloriosa.
Per una curiosa coincidenza nel 2019 anche lo stadio di Viale Kennedy ha compiuto 43 anni. Confronti meglio non farne, sono comunque 86 anni di amore e passione.
Il Corriere di Novara “saluta” così il vecchio stadio:
“Hanno calpestato l’erba del Comunale tutti i più grandi giocatori italiani e stranieri di questi ultimi 40 anni, in un carosello di partite che fa girar la testa, a ricordarle tutte.
Con il Comunale vanno in pensione meritata le vaste tribune, dal cui tetto negli ultimi anni filtravano gocce di pioggia; la gradinata cosiddetta “popolare” ribollente di passione e incitamenti; le due curve, costruzioni del tardo dopoguerra, malferme sulle loro gambe di legno ma capace di contenere le fazioni dei tifosi più caldi.
Il Comunale chiude e lascia dietro di se una storia, una poesia di altri tempi, il ricordo di grandi giocatori, di appassionati dirigenti che ora non ci sono più.
I super-tifosi del pomeriggio non potranno più intrecciare le loro interminabili dispute sotto gli ombrosi alberi davanti alla segreteria. Erano chiamati “quelli della pianta” ed erano ritenuti tra i più competenti e informati sulla vita della squadra e della società azzurra.”
11 gennaio 1976 giornata quindici: la Sambenedettese si presenta a Novara con una squadra super catenacciara, erige una specie di maginot mobile a centrocampo e ripiega spesso in difesa.
“Temiamo che anche in futuro molte altre squadre verranno a giocare a Novara in questo simpatico modo, considerando la posizione in classifica degli azzurri che sono molto considerati, forse più dagli avversari che dai tifosi cittadini
Tre pali, 14 calci d’angolo, un rigore negato, una pressione durata almeno 80 minuti: zero a zero il risultato fin troppo bugiardo di un incontro che i padroni di casa avrebbero meritato di vincere”
Anche l’allenatore della Sambenedettese ammette la superiorità azzurra e giustifica così il catenaccio marchigiano:
“se siamo stati letteralmente schiacciati nella nostra area è tutto merito del Novara, che non ci ha permesso una sola sortita”
Nonostante la mancata vittoria, la quindicesima giornata non è stata negativa perché le rivali dirette hanno tutte pareggiato ed il Foggia ha addirittura perso. Il Novara rimane al secondo posto in classifica, in piena corsa per la promozione.
Finisce così la gloriosa storia dello Stadio Comunale di Via Alcarotti. Nei mesi successivi, lo stadio rimase abbandonato a se stesso, intatto, con le porte con le sue reti, le assi di legno delle curve che pian piano marcivano, l’erba che veniva tagliata da chissà chi e soprattutto chissà perché. E per chi sapeva come entrare, il Comunale rimase aperto, un vero parco divertimento per giovani cuori azzurri, fino al quotidiano intervento del Prof Borgini che spuntava dalla sua palestra a ristabilire momentaneamente l’ordine.
18 gennaio 1976, giornata sedici: mancano quattro giornate al termine del girone di andata, per la trasferta di Terni il tecnico azzurro sarà costretto a cambiare formazione: oltre allo squalificato Menichini anche Salvioni darà forfait per una distorsione alla caviglia prodotta nell’allenamento del giovedì sul prato del nuovo stadio.
Allena la Ternana “Mondino” Fabbri ex CT della Nazionale che impone il divieto di ingresso in campo delle squadre prima dell’arbitro, costringendo la squadra azzurra ad un riscaldamento improvvisato sull’asfalto.
“quella del riscaldamento pre gara non è una novità. Gli olandesi ne sono stati antesignani e ora l’adottano parecchie squadre. Giorgis giustamente lo considera di grande importanza per una partenza subito su ritmi elevati di gioco e per evitare noiosi fastidi muscolari ai giocatori.”
Vecchia e nuova scuola si affrontano sulle panchine e Fabbri si affida a tutti i trucchi del mestiere.
Infatti il Novara comincia molto male la partita e la Ternana prende il sopravvento fino al gol del vantaggio
Al 33’ grazie ad una inconcepibile punizione a due in area concessa per un non meglio identificato fallo di ostruzione su Traini, segna la Ternana. Crivelli tocca a Zanolla che fa secco Garella.
Anche il gol del pareggio azzurro è contestato perché giunge su rigore sacrosanto ma fischiato dopo due minuti dalla fine del primo tempo. Nel 1976 non si segnalava il recupero e anzi era inusuale il recupero alla fine del primo tempo.
Marchetti in dribbling dalla trequarti salta due avversari, recupera Biagini ma lo falcia proprio sul dischetto. Rigore inevitabile. Calcia Vivian centrale e forte ed è il pareggio.
Nel secondo tempo il forte vento condiziona il gioco e le squadre, nonostante abbiano entrambe buone occasioni per segnare chiudono in pareggio il match.
Il Novara rimane in seconda posizione insieme ad altre tre squadre e si prepara ad una settimana di passione: giovedì 22 gennaio inaugurazione del nuovo stadio di Viale Kennedy contro la Juve campione d’Italia e domenica 25 gennaio la grande sfida contro il Genoa nella prima partita ufficiale.
Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.
Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.
Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.
Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo vide poche volte in campo.
Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.
Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.
Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.
Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.
Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.
Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.
Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.
Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.
Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.
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