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Storia e memoria

1975/76 sesta puntata Varese e Brescia

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Novara e Varese sono a pari punti in classifica e a due punti dalla zona promozione.  La partita è molto attesa in città sia per la rivalità sia perché la vittoria contro i lombardi manca da 27 anni.

Gli azzurri possono contare sulla difesa migliore del torneo e sulla consapevolezza di aver disputato 10 partite su 11 sempre ad alto ritmo e con un buon gioco, indipendentemente dal risultato ottenuto.

Nell’ultimo allenamento il Novara perde Alberto Vivian, vittima di una distorsione al ginocchio destro per un contrasto con Galli. Le rose delle squadre negli anni 70 erano composte da 14-15 giocatori e non tutti i ruoli avevano il sostituto, Giorgis sarà costretto quindi ad inventare una nuova soluzione difensiva.

L’assenza di Vivian si rivelerà determinate per il risultato finale.

14 dicembre 1975 GIORNATA 12: Piove ancora a Novara, migliaia di ombrelli aperti sugli spalti e battaglia nel fango in campo.

Alla fine sarà una beffa dolorosissima, una delusione che i tifosi hanno sfogato, assediando l’arbitro Schena per circa un’ora negli spogliatoi del Comunale.

“i tifosi però non sono ancora contenti e prendono di mira un pullman di sostenitori varesini, mandando in frantumi alcuni vetri. L’intensificarsi della pioggia e le prime ombre della sera mandano però tutti a casa senza altre più gravi conseguenze”

Ma andiamo con ordine: al 25’ del primo tempo viene concesso al Novara un rigore per una gomitata di Guida. In mancanza di Vivian, rigorista designato, si presenta sul dischetto di rigore Fiaschi che si fa parare il debole tiro. Il Novara continua a spingere per tutto il primo tempo e ad inizio ripresa passa in vantaggio con il primo gol in azzurro di Rocca, una fucilata imprendibile da 35 metri che fa rimbalzare il pallone sotto la traversa e poi in rete.

“Gli azzurri sono incontenibili, Rocca è scatenato. Il Novara all’olandese insiste, aggredisce l’avversario, macina gioco. “

A due minuti dalla fine però il gelo scende sul Comunale. Punizione di Muraro, testa di Maggiora e palla che rotola in rete.

“Rimane così il rimpianto per il punto perduto (e soprattutto per il primo gol subito in casa) ma resta, deve restare nei tifosi la soddisfazione per aver visto finalmente un grande Novara. I giovani che hanno preso il posto di giocatori ormai alla fine della carriera, stanno andando oltre le più rosee previsioni della vigilia”

21 DICEMBRE 1975 GIORNATA 13: un’altra sfida importante attende il Novara: dovrà affrontare il Brescia dei giovanissimi Altobelli e Beccalossi.

I bresciani hanno gli stessi punti in classifica degli azzurri ed in casa hanno lasciato solo due punti per strada. Il Novara dovrà fare a meno di Vivian e del motorino di centrocampo Ferrari e anche se i loro sostituti, Veschetti e Giannini offrono ampie garanzie, Giorgis dovrà per forza di cose, ridisegnare i ruoli in campo. Ricordiamo che nel 1975 potevano andare in panchina solo tre giocatori compreso il portiere ed era consentita una sola sostituzione.

 

La partita si mette subito bene per gli azzurri: nei primi 25 minuti arriva una doppietta di Piccinetti, finalmente in gol, su altrettanti assist (anche se fortuiti) di Fiaschi. Il Brescia reagisce ed allo scadere del primo tempo, dimezza lo svantaggio su autogol di Veschetti che devia un tiro di Altobelli, quasi sicuramente destinato sul fondo.

Nella ripresa il Novara gestisce la partita e porta a casa due punti preziosissimi che proiettano la squadra a ridosso delle prime.

Il Catanzaro tenta la fuga ma un gruppone di 5 squadre lo segue a due e tre punti.

Quella con il Brescia è stata l’ultima partita del 1975 che finisce tra malavita, stragi, legge sull’aborto e sulle note degli ABBA che spopolavano con Mamma Mia.

La sosta sarà breve, il 4 gennaio è prevista la ripresa con il Brindisi al Comunale di Novara e la preoccupazione maggiore di Giorgis e Tarantola è contenere l’entusiasmo che ormai sta dilagando in città.

 

 

Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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