Dopo nove giornate il bilancio della squadra azzurra è decisamente positivo. E’ soprattutto il gioco a soddisfare e sorprendere il pubblico novarese, tanta grinta, tanta corsa e sempre molte occasioni da gol.
Il difetto del Novara è proprio non riuscire a concretizzare le occasioni e di essere Fiaschi-dipendente: tutti i gol realizzati dal Novara fino ad ora, portano la sua firma.
30 novembre 1975 giornata 10: Il Catanzaro è stato costruito per vincere il campionato, con la punta Palanca, un mister emergente come Di Marzio ed un futuro grande mister in campo: Ranieri.
La partita è il match clou della giornata di serie B e viene inviato un arbitro importante come Gino Menicucci di Firenze che dovrebbe garantire equità e controllo della partita. Non sarà così.
Ancora una volta il campo del Comunale è pesantissimo e la pioggia batte incessante su migliaia di ombrelli. I novaresi festeggiano le 500 presenze azzurre del Nini
Di Marzio, nonostante il potenziale offensivo a sua disposizione, sceglie di fare una partita ultra difensiva ma nell’era dei 2 punti per la vittoria, un pareggio esterno era considerato una “quasi vittoria” sempre e comunque.
“Per i tifosi calabresi lo 0-0 è stata una festa, una conferma del valore del Catanzaro, protagonista ineccepibile di una maschia gara difensiva, senza acuti ma senza troppe sbavature.”
L’assalto novarese alla porta calabrese si ferma al 79’ per volontà di Menicucci:
Rocca batte una punizione quasi da fondo campo e mentre il pallone spiove in area, in rapida successione Maldera abbraccia Piccinetti, Vichi in contrasto con Fiaschi lo stende, la sfera schizza verso Piccinetti che tira e rete e Vichi, ancora a terra, devia forse involontariamente, con la mano. Menicucci dice che va tutto bene.
“Per i tifosi del Novara la festa è stata un po’ meno lieta. Dopo aver visto gli azzurri prodigarsi invano per costruire un gioco, difronte ad un avversario che si limitava a distruggerlo e pur tuttavia creare ugualmente le occasioni per una vittoria che non è venuta, recriminare per una macroscopica serie di falli in area, avvenuti in rapida successione a dieci minuti dalla fine, sui quali l’arbitro Menicucci, ha chiuso gli occhi negando alla squadra di casa l’unica possibilità di sbloccare il risultato.”
Mister Giorgis si consola con il gioco e la forma fisica dei suoi ragazzi, anche se qualche critica sull’utilizzo di Rocca (corre spesso vuoto), sulla lucidità di Piccinetti e sul crollo alla distanza di Marchetti, non gli viene risparmiata.
7 dicembre 1975 giornata undici: l’avversaria di turno è la Reggiana che ha un solo punto in meno del Novara e schiera tra le sue file l’ex Carrera e l’ex della Voluntas Domenico Volpati, futuro campione d’Italia con il Verona.
Piccinetti è sotto osservazione, tutti si aspettano il suo primo gol ma Tarantola sposta l’attenzione:
“segni chi vuole ma si decidano a far tremare la porta avversaria. Non si può continuare a dominare gli avversari senza riuscire a tramutare in gol la netta supremazia. Anche se per la verità domani uno zero a zero non sarebbe da buttare via”
Invece il Novara non cambia registro: domina sul piano del gioco ma non vince, porta a casa il punto sperato dal Presidente ma anche il rammarico di non aver conquistato il bottino pieno.
“Un grande Novara, senza dubbio, che ha saputo raddrizzare, con la grinta che gli ha trasmesso il suo allenatore Giorgis, una partita che dopo solo 12 minuti lo vedeva già sotto di un gol”
Il gol del pareggio arriva al 61’ finalmente da un giocatore diverso dal solito Fiaschi: Marchetti.
“Non ancora contenti, hanno insistito nella loro azione travolgente, annullando del tutto una Reggiana che ormai non aveva proprio più nulla da dire.”
Non solo Marchetti, che oltre al gol ha impegnato Piccoli in due miracolosi salvataggi e ha colpito una traversa, ma tutti i giocatori novarese hanno contribuito a questo pareggio: dai terzini Veschetti e Menchini, alle prese con due ali, Passalacqua e Francesconi, in continuo movimento, al solito Udovicich che ha implacabilmente marcato Frutti, dimostrando ancora una volta una vitalità da giovanotto, al duo Fiaschi Piccinetti, impegnati in un continuo corpo a corpo coi ruvidi difensori emiliani.
Gli azzurri tornano a casa con un punto e con la miglior difesa del torneo. In vetta Il Genoa raggiunge il Catanzaro, seguono un gruppetto di 5 squadre, tra le quali Novara e Varese prossime avversarie in un sfida che si preannuncia caldissima.
Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.
Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.
Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.
Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo vide poche volte in campo.
Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.
Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.
Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.
Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.
Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.
Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.
Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.
Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.
Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.
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