Editoriale
Regalateci almeno l’illusione.
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4 anni faon
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ilVannu
E’ un mondo che va alla rovescia. Vedi in campo quel branco di ragazzotti vestiti con la maglia della Juventus che, caso unico in tutta la categoria, giocano a calcio nel vero senso della parola con palla a terra, schemi, triangolazioni e verticalizzazioni ma che faticano a levarsi dalla zona retrocessione. Poi vedi in campo quel branco di giocatori di azzurro vestiti, per lo più di fascia alta di serie C (con alcuni di categoria superiore), senza una parvenza di gioco, che praticano esclusivamente la filosofia del lancio lungo a campanile da 50 metri in favore di un tridente composto da Pablo, Eusepi e Cacia (almeno 3-4 squadre di B hanno un parco attaccanti inferiore) che però vede si e no una o due palle in tutta la partita, ma che è settima e finge di credere di potersela giocare ai playoff. Questa è la realtà della nostra situazione, a prescindere dal pareggio di ieri utile solamente per mantenere la striscia positiva e per non aver drasticamente peggiorato, in chiave playoff, il distacco da quelle oggettivamente raggiungibili. Per il resto, l’impressione di aver fatto un passo indietro è ahimè chiara. Prima di concentrarci sul doppio turno casalingo contro Piacenza e Carrarese, vero crocevia della nostra stagione, occorre fare seriamente una riflessione su quanto possa succedere negli ultimi tre giorni di mercato. Se le cessioni di Sciaudone e Chiosa liberano, dal punto di vista degli over, gli ingressi di Pablo e Buba, l’imminente uscita di Cattaneo e quella già concretizzata di Peralta lasciano invece oggettivamente due preoccupanti vuoti nella rosa. Se è vero che i due quasi mai sono stati protagonisti, è altresì vero che ad oggi si fatica a livello numerico a trovarne 11 veri da schierare e, soprattutto, altri 3-4 complessivi e credibili da inserire a partita in corso o da far ruotare. E’ impensabile poter affrontare l’intero girone di ritorno in questa situazione, ed è chiaro a chiunque come qualcosa sul mercato debba essere fatto entro il 31 gennaio.
Non credo che Ludi non sia conscio del fatto che questa rosa sia spuntata, e nemmeno penso che, al di là di quanto possa sostenere in pubblico, non abbia forti preoccupazioni nel dover affrontare questo campionato nella condizione di dover far giocare sempre una coppia di terzini che, forse, è la più imbarazzante dai tempi in cui la serie C era ancora divisa in C1 e C2, di avere un Mallamo cui, vista l’età, speriamo per lui non abbia ancora abbandonato gli studi a favore di una improbabile carriera da calciatore di alto livello, di avere come primo cambio di Buba il Ronaldo meno nobile che ha i piedi montati al contrario, di avere al centro della difesa uno Sbraga cui preferiamo non infierire, e di avere poi i vari Nardi e Bove che giustamente rendono fino a quando le cose vanno discretamente, ma quando il gioco si fa duro patiscono l’inesperienza. Il tutto orchestrato dall’allenatore dell’anima che “non perde mai una partita, come fai ad esonerarlo” ma purtroppo vince con la stessa frequenza con cui un italiano medio vince il superenalotto.
E’ vero che è facile parlare quando i soldi li mette un altro, è vero che è facile sputare sentenze non sapendo le reali cifre, ma sinceramente le ultime uscite iniziano a livellare il monte ingaggi drasticamente. Se si riuscisse pure nel miracolo di cedere Sansone (cosa che potrebbe succedere) le scuse per non rinforzare la rosa inizierebbero ad essere pochine. Insomma, è il momento in cui la proprietà è chiamata ad essere presente e a dimostrare di crederci e la Società di essere forte come non mai. Ma in fin dei conti, se dopo dieci anni di onorata carriera al tuo fianco, ieri sbagli ancora il nome sulla maglietta della tua bandiera e giocatore più rappresentativo, di cosa stiamo parlando?
Eppure sono fermamente convinto che questo campionato sia ancora possibile vincerlo, chiaramente solo ai playoff. Ci dimentichiamo troppo spesso di quanto, ai playoff, non conti la condizione di fine gennaio ma conti solamente come ci si arriva a maggio. Ma è evidente di come i playoff stessi siano un di cui di una stagione, e non una nuova stagione. Se ci arriveremo giocando partite come quella di ieri allora mettiamoci il cuore in pace che il senso di giocarli sarà solamente quello di tirarla un po’ per le lunghe e regalare a noi tifosi un paio di partite in più prima delle vacanze. Altrimenti vedremo come andrà a finire. Proprio per questo ribadisco l’importanza delle prossime due partite, che giocheremo contro due formazioni classiche che incontreremo negli spareggi di fine campionato, e capire in contesti di quel livello cosa possiamo ottenere.
Concludo con una riflessione sulla Juventus under 23. Penso di essere il solo in Italia a trovare questo progetto affascinante. Credo che il problema delle squadre B non sia tanto l’esistenza, ma credo che si siano sbagliate alcune modalità. Per prima cosa penso che abbiano troppe limitazioni alla rosa. Solo 3 “over” rispetto ai 14 di una normale antagonista è troppo penalizzante. Vuol dire riempire la rosa di Nardi e Bove del caso che è evidente non potranno mai vincere un campionato, a meno che quei giovani siano già reali campioni ma che, in questo caso, difficilmente verrebbero dirottati in serie C. Poi, a mio parere, la Juventus stessa ha commesso degli errori. Per prima cosa, se davvero credeva nel progetto, avrebbe dovuto e potuto inserire tra i 3 “over” qualche giocatore vero preso dalla prima squadra. Mi sto riferendo per esempio a Marchisio ceduto in estate, seppur il giocatore ha avuto ancora mercato ed ovviamente ha preferito monetizzare altrove, che sarebbe stato un ottimo spot per le squadre B e un punto di riferimento per i giovani. Poi ha commesso l’imperdonabile errore di non pubblicizzare molto questa avventura, confidando che i suoi tifosi la seguissero e supportassero per proprietà commutativa ma in realtà così non è stato, a differenza del progetto Juventus women ampiamente pompato a Torino e sostenuto. Far giocare questi giovani (due o tre a mio avviso parecchio forti) in un costante clima deserto casalingo, e in un aurea di costante e comune scetticismo uccide qualsiasi stimolo. Purtroppo le squadre B non sono state capite. Stanno naufragando dietro l’accusa di sfalsare il campionato, accusa che la gente ripete in loop senza sapere nemmeno il perché, visto che dal momento in cui questa squadra ad oggi è fuori dai playout e potrebbe, in via teorica, ambire alla promozione, non mi è chiaro concretamente quale campionato possa aver sfalsato. E poi, perdonatemi, mi pare che a sfalsarlo siano stati bravi già in Federcalcio prima eventualmente di quei ragazzi di bianconero vestiti. Purtroppo quella delle squadre B sarà ricordata solo come un fallimento o un’occasione persa. Dubito che la Juventus proseguirà questa avventura, dubito che altre big, visto il precedente, si getteranno pure loro in un viaggio senza ritorno.
Tre giorni di mercato, due uscite e tre ingressi per dare un senso ad una stagione tra le più strane di sempre. Vorrei almeno illudermi, vorrei che in Società ci credessero. Mi deluderanno ancora?
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Editoriale
Una storia di contingenza e progettualità
Published
1 settimana faon
13 Marzo 2023By
ilVannu
La contingenza è quella situazione o circostanza per cui sei chiamato a far fronte ad uno o più specifici problemi che hanno totalmente alterato quella condizione di normalità, o di standard, cui si era predisposti ad affrontare. In tal senso, l’era Marchionni 2.0 è stata, e lo è ancora, oggettivamente caratterizzata dal dover far fronte a situazioni paradossali. Faccio un esempio: in almeno due partite ci si è trovati nella situazione di aver seria difficoltà a schierare 11 giocatori di categoria, per non parlare poi del tema sostituzioni in corso d’opera per le quali, se credenti, la sola cosa da fare era il farsi un segno della croce. In quel momento era crollato pure l’ambiente, da taluni visto come concausa dei problemi del Novara FC, che ha certamente reso più difficile il compito dell’allenatore. Ecco, mi permetto però di far notare come in un certo senso quel moto di orgoglio visto nelle due ultime vittorie consecutive sia casualmente proprio coinciso con due precisi interventi: “contestazione” della curva e del pubblico (la parola contestazione è volutamente tra virgolette perché molti che parlano di contestazione forse non sanno altrove a che livello della stessa si può arrivare, ma vabbè) e conferenza stampa del Pres, da me criticata e che ancora oggi considero concettualmente fuori luogo, durante la quale ha sostanzialmente “contestato” pure lui tutta la sua squadra. Con questo voglio dire, anzi, mi rivolgo apertamente a chi tutte le volte che la tifoseria alza i toni tende a far partire una stucchevole difesa di ufficio basata su un concetto tutto particolare di tifo in base al quale debba sempre andare tutto bene, che talvolta è proprio toccando nell’orgoglio un gruppo apparentemente demotivato e stanco che si possono trovare quegli stimoli di rivalsa. E questo è proprio uno dei motivi per cui, più si alza l’asticella tecnica, e più il contesto, nel bene e nel male, fa la differenza. Non è un caso che, certe piazze con poco tifo, quando vincolo lo fanno solo perché trovano l’annata in cui sono davvero più forti di tutti, ma altrimenti, pur in un contesto di stagione assolutamente positiva, arrivano al bello e perdono anche perché le motivazioni alla lunga scemano e la pressione può fare la differenza. Quando è sempre tutto un paradiso, quando sia che si vinca o si perda “ma chissenefrega, sono bravi ragazzi e gli vogliamo bene”, alla lunga scatta qualcosa per cui anche tra i giocatori “ma chissenefrega è andata cosi, pazienza”. E per chi non crede a quanto dico, sappiate che lo faccio sulla base di innumerevoli testimonianze ricevute da tanti giocatori cui negli anni ho avuto il piacere di chiacchierare. I calciatori sono così, ognuno poi si alimenta le proprie amicizie, ma fondamentalmente sono ragazzi e come tali vanno gestiti col bastone e con la carota. Solo che è quando li gestisci col bastone che capisci realmente chi ha la stoffa e vuole reagire ma anche chi, tra la piazza, probabilmente non ce l’ha e gli va bene sempre tutto. San Giuliano e la Juve di ieri sono state due squadre scarse, o meglio grame grame, ma quante altre volte abbiamo perso contro altrettante squadre penose? Quindi merito ai nostri giocatori ma anche chi tra la tifoseria ha saputo evidentemente toccare le corde giuste.
E poi c’è la progettualità futura, che a meta marzo dovrebbe già essere tema di primaria importanza. In un recentissimo incontro tra Ferranti e la tifoseria organizzata, a mia precisa domanda circa il futuro ha risposto così: “3 scenari. 1 rimango io ma con budget molto limitato stile Alessandria questa stagione, 2 entrano due Soci (ovviamente non novaresi), 3 vendo”. Tralasciamo l’opzione 3 che mi pare irreale o comunque una storia ancora tutta da scrivere, e tralasciando anche lo scenario 2 per il quale è evidente che arriverebbero ingenti investimenti, ad oggi lo scenario 1 è il più credibile ed attuale sul quale ragionare. A caldo ammetto di essermi fatto un po’ prendere dallo sconforto, ma poi ragionandoci su ho capito che Ferranti va sempre letto con ausilio della pagina 777 del televideo e poi messo su Google Translate, perché dice una cosa ma nella sua testa magari pensa altro. Infatti un conto sarebbe stato quello di partire da zero con budget come quello dell’Alessandria, e un altro quello di partire con una base di rosa intervenendo sulle caselle mancanti. Al netto della delusione attuale e dell’ambizione di ognuno di noi, ad oggi abbiamo una serie di giocatori che ragionevolmente faranno parte o potranno far parte del futuro, e tra questi inserisco per esempio figure come Pelagotti, Illanes, Margiotta e Varone i cui contratti saranno tutti da siglare ma che, immagino, possano concretizzarsi in maniera naturale visto quella sorta di “riconoscenza” verso il Novara che avranno perché in un certo senso li abbiamo rilanciati. Ai quali aggiungiamo i vari Ranieri, Urso (buona guarigione), Tentoni, Ciancio (talvolta discutibile ma di fatto tra i più utilizzati), un Galuppini sul quale andrà comunque fatta una riflessione seria (il diritto di riscatto è nostro) e un Khailoti che, se non ce lo ruberanno, è sicuramente di alto profilo per la categoria. Oltre a Vuthay che almeno in un parco di 5-6 attaccanti ci può pure stare. Lavorando su questo gruppo, in un contesto magari meno folle e con un direttore sportivo coi controcoglioni (o aiutato da analoga figura consulenziale), non è vero che si è destinati a far male senza ingenti immissioni di liquidità. Certo, una grossa riflessione andrà comunque fatta su Marchionni, che al netto del problema contingente, qualche grossa lacuna la sta dimostrando.
Insomma, crisi finita? assolutamente no, ma non possiamo nemmeno essere ipocriti e non rilevare come in soli 7 giorni la nostra situazione sia diametralmente cambiata. Viviamo la giornata tifando Novara con in mano un bastone e in tasca una carota. Che tanto male evidentemente non fa.
Claudio Vannucci

Tendenzialmente tutti i Presidenti mi sono sempre stati sulle scatole, ma è un problema mio. I soli due cui ho realmente voluto bene sono stati Armani e Ferranti. Perché a Ferranti, nonostante tutto ciò successo quest’anno voglio davvero bene. Concordo con l’amico Mauro e i suoi messaggi che mi ha inviato a caldo, oggi il Pres non mi ha fatto incazzare e non mi ha nemmeno deluso più di tanto. Mi ha fatto quasi pena, nell’accezione più affettuosa possibile di questo termine. Ho visto un uomo distrutto, triste, che però ha perfettamente dato dimostrazione del perché le cose non vanno e su dove deve migliorare. E’ stata messa in scena quasi una drammatica opera teatrale, peraltro con aggravante di diretta, in cui tutti hanno potuto assistere ad una sorta di chiacchierata al bar tra amici, nella quale il Presidente, tra le altre cose, si prende le critiche, questa volta dai giornalisti in sala, di ascoltare troppa gente, ma che in questa occasione sono stati gli stessi giornalisti a commettere lo stesso errore nel continuare a dirgli nuovamente e platealmente cosa fare: “riprendi Di Bari”. Questo è il primo aspetto che non va: a casa nostra c’è una visione distorta del concetto di provincialismo e di democrazia in base alla quale ognuno ha il diritto di dire la propria opinione e lui di sentirsi obbligato ad ascoltarla, perché “sono nuovo, devo imparare, ascolto tutti”. Lui deve smettere di chiedere consigli e ascoltare la chiunque, e la chiunque deve smetterla di continuare a dirgli cosa cazzo deve fare. Questo che dico non è fascismo ma è corretta gestione di una squadra di calcio. Al di là di oggi, nasce proprio da questo equivoco di base la maggior parte dei problemi, probabilmente (e non di poco conto) peggiorato poi dal fatto che evidentemente abbia dato retta più a chi era meglio si occupasse di altro.
Aggiungo, e carico ancora di più: oltre a volergli bene, gli riconosco la buona fede generale e quella di oggi nella sua volontà di raccontare a tutti a cuore aperto cosa è successo. Ma è stata una enorme cazzata, quanto meno in questi termini. Perché lo sfogo con 4 amici al bar, deve rimanere confinato ai 4 amici e al bar. Non può avvenire in una conferenza pubblica con diretta Facebook. A Galuppini, per esempio, del coglione glielo posso dare io che sono tifoso. Glielo può dare anche lui che è il datore di lavoro, ma il tutto deve accadere dentro uno spogliatoio, non appunto in “mondo visione”. Ora che Galuppini sa che è considerato un coglione pure da chi lo paga, e soprattutto sa che tutti noi sappiamo essere considerato da Ferranti un coglione, qualcuno mi spiega come potrà tornarci utile alla causa da qui a fine aprile? Sperando che emerga in tutta la sua dirompente forza e ci faccia vincere le partite? Auguri a noi.
Non so che altro dire. Dire che piove è riduttivo visto che domenica si farà fatica a schierare 11 giocatori di categoria. Continuare a chiedere di stare uniti mi pare una presa per il culo, perché più che venire a tifare che cazzo dovremmo fare di più? Andiamo a sparare a quelli del San Giuliano cosi non si presentano domenica? Diciamo che è tutto bello e che è meraviglioso e che pazienza anche se retrocederemo perché tanto ci sono cose peggiori nel mondo tipo le guerre, i terremoti o chi non ha altra via che affidarsi ad uno scafista? Diciamolo pure se fa piacere. Tanto qui dentro siamo solo 4 amici al bar e vale tutto. Ma, di questo passo, finiremo ad essere solo 4 amici allo stadio.. Ma complessivamente.
Claudio Vannucci

Tutto il mondo è Paese. Il video virale del Presidente della Ternana che, coperto da insulti dal suo stadio, quasi scavalca per andare a picchiarsi coi tifosi imbufaliti è l’esempio che ovunque quando fai bene vieni lodato ma, alla prima occasione in cui le cose girano male, la Piazza non ti perdona nulla. Non lo so se lo pensa, ma mi sono immaginato Ferranti ieri sera dire lo stesso di noi, perché se è vero che quest’anno si è sbagliato tutto, è altresì vero che non gliene abbiamo perdonata mezza. Quello che non so se Ferranti ha però chiaro è che la nostra situazione di insoddisfazione nasce da molto prima di questa ultima estate, precisamente nasce in maniera molto forte dalla stagione 2017/2018 quando, dopo un anno drammatico che ha preso poi una piega ancora più brutta scavallato il 2018, si è arrivati ad una retrocessione diretta dalla quale poi è sostanzialmente iniziata la fine di MDS. In quell’anno ci si raccontava spesso come quella squadra non sarebbe mai potuta retrocedere visto la forza e i grossi investimenti fatti e alla fine invece retrocesse. Si ripartì da una serie C che sulla carta ci avrebbe dovuto vedere protagonisti, e con una campagna acquisti che, pur inferiore rispetto alla prima retrocessione dalla cadetteria, prometteva un campionato ai vertici: fu invece uno dei più apatici, deludenti e insignificanti mai visti, soprattutto in relazione alle aspettative. Si ripartì nuovamente, con un evidente ridimensionamento che pesò su un campionato non di altissimo profilo, interrotto dalla pandemia che ci catapultò direttamente ad un playoff surreale e strano, che ci ha illusi di poterci presentare protagonisti nella stagione successiva ma che invece, a stadi vuoti, ci portò verso la tragedia Rullo e successivamente Pavanati. Abbiamo respirato con l’avvento di Ferranti, nel quale sì abbiamo gioito per la promozione ma che ci ha in un certo senso “obbligati” tutti al compromesso di accettare una nuova realtà che ci è stata (fortunatamente) imposta come unica alternativa alla sparizione. Promossi in C, cosa per molti scontata, si è tornati ad una grave sofferenza , che evidentemente ha riaperto ferite aperte appunto dal 2017 che un anno da vincenti ma nei dilettanti non potevano certo guarire. Quindi, caro Pres, è possibile che non ti si sia perdonato nulla quest’anno, ma la nostra ferita è profonda, e necessita di tante attenzioni e soprattutto pazienza.
Necessita anche di rispetto. Perché purtroppo il rapporto Società e tifosi è impari, e quest’ultimi tendenzialmente hanno sempre ragione per due motivi: pagano per esserci (alcuni lo hanno fatto anche a livello penale e personale, non solo monetario) e ci sono e ci saranno a prescindere da società e giocatori. Proprio per questo, mi aspetto che il Sig Benalouane non metterà mai più piede nel nostro Stadio perché non si può e nemmeno deve permettere in Tribuna di urlare a tifosi frasi tipo “ma che cazzo vuoi???? devi stare zittoooooo devi stare zittoooo non parlareeee” primo perché nel gioco tra dare e avere è chiaramente in difetto visto che a Novara ha ottenuto molto più di quanto ha dato, e secondo perché certi tifosi seguono il Novara probabilmente da prima che lui nascesse e per questo deve solo stare zitto. Un calciatore con un curriculum come il suo dovrebbe sapere come ci si comporta e capire che a nessuno interessa il fatto che possa aver calcato palcoscenici superiori (o meglio Tribune superiori visto che è riuscito pure nell’impresa di non entrare nella storia del Leicester nell’anno magico, visto che non ha collezionato presenze significative) perché oggi è a Novara, e viene trattato come tutti. Ma soprattutto, non può funzionare che nessun esponente della Società lo abbia fermato e allontanato, ma anzi sia stato zitto nell’assistere ad una scena imbarazzante. Dietro a questo fatto si capisce perché è un anno andato a puttane: siamo pieni di gente che non hanno la minima idea del concetto di umiltà. Passiamo da chi si sente superiore perché ha giocato in Europa a chi ti rinfaccia che nessuno è come lui negli ultimi 3,5 anni. Con questo materiale umano puoi fare bene solo se davvero è più forte, cosa che evidentemente non è, ma se è chiamato a soffrire fa brutte figure. E infatti.
Continuo a ritenere poco probabile un reale coinvolgimento nei playout, ma è evidente che non si riesce a capire cosa possa cambiare e scattare nella testa dei giocatori per invertire questa drammatica tendenza. Citando il filosofo Sartorio, “domenica a Seregno è una partita da mettersi un dito nel culo, e speriamo che tenga”, perché se si perdesse davvero tornerebbe lo spettro della stagione 2017/2018 dal quale è nato tutto. Stagione che è evidente presenta clamorose analogie con quella attuale. Lo stesso Marchionni, che magari è il meno colpevole, è riuscito nell’impresa di trasformare da apatica in drammatica una stagione che avrebbe solo potuto e dovuto gestire come intermezzo alla prossima. Ora siamo qui che ci stiamo semplicemente cagando addosso perché se si perde contro il San Giuliano finiamo ai playout, e ci dobbiamo ancora sorbire quella patetica scena del cerchio a centrocampo a fine partita e qualcuno in tribuna che zittisce i tifosi. “…speriamo che tenga” è il mantra da adesso a fine anno. Non benissimo.
Claudio Vannucci
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