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Daje

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Pur con l’evidenza di tutti i limiti manifestati nel corso di questa prima parte di stagione è un bel Novara quello che ritorna con quattro piotte nel sacco dall’Olimpico a Roma.

Un Novara che si disunisce solo per una ventina di minuti quando il rombo di centrocampo della Lazio dimostra tutta la sua personalità e le sue qualità sia tecniche che fisiche ( impressionante la differenza fisica con gli avversari vista dal vivo ) prendendo il sopravvento; poi,  con una maturità evidenziata solo a Piacenza fino ad ora , gli azzurri correttamente non spingono, per evitare una imbarcata che avrebbe avuto spiacevoli ripercussioni, cercando di mantenere, ove possibile, il controllo della palla e sviluppando qualche manovra piacevole che si infrange, obtorto collo, con il muro fisico che la mediana della Lazio ha messo in campo.

Una bella giornata di sport, di sole e di aria pungente, con una presenza azzurra significativa fatta di cuori veri e non di turisti come avvenne a San Siro contro il Milan.

Paghiamo la mancanza di un leader che comandi la difesa con cognizione di causa e di un uomo a centrocampo che sappia fare, con un dinamismo diverso da RPDS, da calamita nelle impostazioni e da frangiflutti in fase di contenimento: l’ingresso di Buzzegoli è stato incoraggiante per personalità e qualità nello smistamento della palla, ancora da rivedere in fase di contenimento.

Evidenti le assenze degli unici due uomini di categoria superiore nella nostra rosa con il rammarico che con la loro presenza forse un pizzico di preoccupazione alla difesa della Lazio giel’avremmo data.

Si riparte tra poco ed è giunto il momento di essere tutti uniti: i limiti della squadra li conosciamo, le lamentele da divano servono a poco ( soprattutto se arrivano da gente che lo stadio ormai lo vede sempre in cartolina ) … le stagioni si raddrizzano tutti insieme, con volontà, passione, pazienza .. e un po’ di culo.

Qui, a Novarasiamonoi, si continua ( con critiche obiettive ma con passione ) a non mollare un cazzo… ci auguriamo di continuare a non essere soli.

Ciumi

Analista tecnico delle partite e sfanculatore ufficiale del blog. Convive con una sana passione per le Converse All Star sgualcite e scolorite e per la scarsa considerazione sul genere umano. Severo ma giusto.

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Se non ora, quando?

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Il mantra comune dopo questo pari con la Giana sembra essere giustamente ‘ma se i tre punti non li facciamo con questi, quando li facciamo?’. E devo dire che a caldo la sensazione del ‘se non ora quando’ è quella che mi sono portato a casa anche io. Riflettendoci a mente fredda, però, da questa prestazione ho ritenuto per una volta di tirar fuori anche alcuni aspetti positivi.

Il primo aspetto: abbiamo a mio parere trovato un assetto simil definitivo su cui andare a definire le nostre certezze. Complice il fatto che di fronte avevamo una squadra molto modesta, ho visto finalmente quella solidità difensiva che era quasi sempre mancata finora. Anche Migliardi che leggo oggi molto criticato, forse perché stavolta non si è sganciato come un kamikaze ogni due per tre lasciando buchi clamorosi, ha fatto secondo me la migliore prestazione da inizio campionato, svolgndo un lavoro prezioso anche in chiusura. Credo di aver contato solo tre situazioni pericolose per gli avversari in tutta la partita: la prima è stata quella bella azione sulla destra in cui abbiamo perso un attimo le distanze, ma lì è stato anche Fumagalli a fare un gran lavoro e comunque abbiamo chiuso puntualmente tanto che l’attaccante della Giana non ha potuto far altro che sparare su Axel. La seconda è una situazione sempre nel primo tempo che purtroppo non è nella sintesi, ma in cui credo abbiamo sbagliato il fuorigioco, con due uomini di cui uno partito alle spalle di Migliardi per un due contro due che per fortuna hanno vanificato. La terza è quella del gol, su cui possiamo certamente stare a disquisire su quanto la marcatura di Scaringi sia stata leggera, ma parliamoci chiaro, Perna fa una roba che solo a pensarla è da malati di mente. Ed è soprattutto Desjardins che ha una lettura a dir poco discutibile, perché se anche questo non avesse trovato sta specie di mezzo tiro dello scorpione, Axel sarebbe stato comunque colpevolmente a metà strada.

Il secondo aspetto: ci sono dei giocatori che iniziano ad avere un livello ripetuto di rendimento importante. In primis Boccia che ha fatto una partita insensata per continuità. Infatti, mio modesto parere, ma anche di tanti che stavano vicino a me, era lui quello da togliere con l’ingresso di Caradonna perché erano 10 minuti che non ne aveva più da quanto ha speso nelle due fasi. Anche se il gol è arrivato dall’altra parte e se pure ce n’erano altri che non stavano più in piedi, credo sia uno dei motivi per cui a detta di tutti ci siamo abbassati troppo. Perché se è vero che non è detto che mettendo tanti giocatori offensivi si aumentano per forza le probabilità di segnare, allo stesso modo non è detto che mettendo un terzino a fare l’esterno e stando in fase difensiva sostanzialmente a 5-4-1 (perché in quel caso pure Boccia scalava dietro a fare il centrale) diminuiscano le probabilità di prendere gol.

Il terzo aspetto: si è sbloccato Scappini. Che sì, ne ha dovuti sbagliare tre per farne uno, ma direi che per caratteristiche è ormai chiaramente quello tra le due prime punte che meglio si sposa con il sistema di gioco di Buba, perché coniuga doti di difesa palla e di sponda non male (vero anche che la Giana non ha in difesa propriamente Akanji e Ruben Dias) a un discreto dinamismo nei tagli sui palloni in mezzo che purtroppo Rossetti non ha. Detto questo, proprio perché si preannunciava un finale di sofferenza, oltre al cambio Caradonna per Boccia e non per D’Orazio, al posto di Buba avrei anticipato di una decina di minuti la staffetta in attacco. Ma ovviamente non c’è la controprova che sarebbe cambiato qualcosa, anche perché Rossetti evidentemente doveva ricordare all’arbitro qualcuno che gli ha trombato la moglie visto che è andato alla media di un fallo fischiato ogni quattro che subiva. E Dio sa quanto ci sarebbe servito avere qualche punizione in più in attacco per respirare, oltre a dimostrarci per una volta che non gli stiamo sui coglioni (quarto palo a portiere battuto in cinque partite).

Dove ho ancora delle perplessità è onestamente il centrocampo. Ranieri, che io continuo a ritenere l’unico che sa giocare a calcio in mezzo, per usarlo come abbiamo fatto ieri, ossia a portare la prima pressione sul più arretrato dei centrocampisti centrali non dandogli poi modo di usufruire dello spazio che gli serve per essere efficace quando ripartiamo, ritengo sia meglio a questo punto sacrificarlo e puntare tutto su un centrocampo più fisico. Per tutto il primo tempo lo abbiamo sostanzialmente saltato in fase di impostazione, con Bertoncini che andava quasi sempre a cercare il lancio direttamente sugli esterni, mentre solo nel secondo tempo con le squadre un po’ allungate è riuscito ad incidere di più. E comunque il lavoro che ha dovuto fare sulla pressione ha ancora una volta portato a scoprire troppo campo dove si è spesso infilato il loro 24 che se non si fosse chiamato Franzoni ma Radrezza ora staremmo probabilmente a leccarci molte più ferite. Ma il centrocampo per fortuna è il reparto in cui abbiamo più scelta e più alternative, quindi spero che Buba saprà trovare i giusti accorgimenti.

Insomma, il messaggio che vorrei passare è che forse oggi vediamo tutto nero perché alla vittoria ci avevamo fatto un po’ tutti la bocca, ma forse, e dico forse, in queste prime 5 giornate i semi per far crescere qualcosa li abbiamo piantati. E alla domanda ‘se non ora quando’, e adesso toccatevi tutti i coglioni, io dico che la risposta è ‘venerdì a Verona’.

Jacopo

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Il cubo di Rubik

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Onestamente mi ero illuso che col Padova, su un campo difficile, da sfavoritissimi, di fronte a una squadra che poteva avere la pancia un minimo piena dopo due vittorie di fila, ci fossero le condizioni per sorprenderli e portare a casa almeno un punto. E invece è successo esattamente il contrario, e soprattutto, si è avuta la dimostrazione che provare a proporre calcio per Buba non è un vezzo ma un’assoluta necessità che deriva dal fatto che non siamo in grado di amministrare pressoché nulla. Ieri, a differenza delle scorse partite in cui abbiamo cercato di portare la pressione all’estremo coi terzini per aumentare il peso offensivo, si è scelto di bloccare i terzini ma di optare per un (a mio parere) discutibile doppio regista e per un 4-2-3-1 con Bagatti (sempre a mio parere) assolutamente sprecato e non adatto al ruolo di raccordo nei 3 dietro a Rossetti, perché è palesemente un interno di centrocampo in tutto e per tutto. Immagino che lo scopo di questo assetto fosse quello di rischiare meno difensivamente nelle ripartenze a differenza delle ultime due partite e di aumentare il fosforo in mezzo provando ad addormentare la partita senza rinunciare a controllarla, colpendo nel momento giusto.

In realtà l’unico risultato è stato quello di scollare totalmente i reparti, sguarnendo di copertura la difesa e prestando il fianco non al contropiede ma alle accelerazioni di volta in volta dei vari Varas, Favale, Liguori, e, purtroppo, di uno come Bortolussi che peraltro da almeno tre anni non ha più nella velocità esplosiva la sua arma migliore. Ma ha tecnica e soprattutto intelligenza, e ha capito che partendo venti metri dietro, nel momento in cui Savini e Ranieri non avevano palesemente impatto fisico per reggerlo in progressione, poteva farci malissimo: una volta è arrivata la chiusura in extremis di Khailoti, la seconda volta il gol.

Il nostro problema enorme ad oggi è proprio questo. Come quando uno prova a fare per la prima volta il cubo di Rubik, e mette a posto una faccia ma se non conosce il teorema poi scombina tutte le altre, la sensazione è che come la giri la giri questa squadra non riesca a trovare un suo equilibrio: se proponi ti inculano in contropiede sulle palle perse in fase di costruzione, se amministri ti inculano in accelerazione centralmente sull’inferiorità numerica (e ieri anche fisica) a centrocampo.

Ma la cosa più preoccupante è stato l’atteggiamento imbarazzante del secondo tempo, in cui non siamo riusciti a creare una sola palla gol nitida, mentre almeno nel primo tempo sull’1-0 avevamo dimostrato per l’ennesima volta in quella doppia occasione prima con la punizione di Urso e poi con il salvataggio sulla linea, di avere almeno l’alibi di stare sui coglioni pesantemente a Gesù Cristo in persona, che non è una consolazione ma almeno sai con chi prendertela. E invece nella ripresa è sembrato che non vedessimo l’ora che finisse il supplizio, con anche i subentrati che hanno veramente faticato, in particolare Calcagni a cui evidentemente hanno portato sfiga, visto che dalle critiche immaginarie in settimana siamo passati alle critiche vere che gli verranno fatte ora per non aver azzeccato un singolo cazzo di pallone nel primo quarto d’ora che è stato in campo.

Che fare dunque? Onestamente non lo so. Cambiare modulo è una strada, anche se parliamoci chiaro, con un organico così imbottito di esterni, mezze punte, sottopunte o sottoceppe, non giocare a 3 davanti equivale a vanificare almeno un quinto del patrimonio umano a disposizione. Passare a tre dietro escludo che Buba lo farà mai, più per credo calcistico che altro, anche se avrebbe Boccia che il braccetto a Torre del Greco mi dicono lo ha fatto, pur con modesti risultati, e Migliardi non sarebbe a mio parere un malvagio quinto con le caratteristiche di spinta che ha. Un centrocampo a 4 per me è inattuabile, non avendo giocatori adatti a reggerlo per dinamismo, struttura e forza fisica. Rimane la soluzione di giocare con un 4-3-1-2, magari avvicinando D’Orazio alla porta o provando il tandem Scappini – Rossetti con D’Orazio trequartista, o in alternativa Gerardini che comunque mi pare a parte D’Orazio quello con più intraprendenza nel provare la giocata tra tutte le sopracitate mezze punte, sottopunte o sottoceppe.

Il punto è che da adesso in poi la squadra possiamo girarla come vogliamo, ma serve anche un cambio di passo a livello mentale, perché questa brutta sensazione di partire già sotto 1-0 anche se fai tu la partita, perché tanto al primo soffio di vento crolli, inizia ad essere ingombrante. Deve trovare Buba il teorema per risolvere questo cubo di Rubik, e anche in fretta

Jacopo

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Sette fette di polenta

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Che questa squadra avesse un problema con la fase difensiva lo aveva già intuito dopo Alessandria chi di tattica capisce ben più di me (e non ci vuole molto) che a calcio non ho mai giocato neanche un minuto. Agevolo a questo proposito qui sotto il fotogramma segnalatomi poco dopo l’uscita della mia analisi scorsa, in cui è rappresentato il nostro schieramento nell’occasione concessa ai grigi dopo pochissimi minuti e poi sprecata da Pagliuca.

E’ evidente l’enorme distanza dalla parte opposta a dove sta andando a contrasto Bertoncini tra Bonaccorsi (ultimo uomo), Migliardi (in alto a sinistra) e il rispettivo interno (Gerbino). Il tutto in una situazione in cui già Boccia è molto alto e quindi Migliardi avrebbe dovuto essere decisamente più basso e stretto per chiudere la diagonale vicino al centrale. Onestamente non ci avevo assolutamente fatto caso, vuoi per l’inquadratura TV, vuoi per la mia istintiva carogna verso il povero Di Munno autore del retropassaggio assassino, vuoi perchè di calcio appunto capisco il giusto, ma è una situazione che, amplificata a un numero di potenza a caso, chiunque dotato di vista ha potuto riscontrare riprodotta dal vivo contro una squadra come la Pro Patria, molto più scafata dell’Alessandria e soprattutto chiusa dietro a 5 con tanti uomini pronti a ripartire appena riconquistata la palla: il peggio del peggio che possa capitare giocando a 4-3-3 se la squadra non è in tiro perfettamente a livello difensivo.

E noi abbiamo dimostrato di non esserlo minimamente, con Migliardi quasi sempre proiettato in avanti alla ricerca di un po’ di peso offensivo che evidentemente non riusciamo a portare con gli esterni, e con addirittura a volte dall’altra parte pure Boccia a buttarsi dentro come se non ci fosse un domani, o come se non ci fosse una squadra di fronte che in qualsiasi momento potesse ripartire con 7 uomini. La cosa paradossale è che i gol non li abbiamo presi in due delle tante ripartenze, ma in situazioni di difesa praticamente schierata. Entrambe le volte con Bonaccorsi, in condizioni fisiche che onestamente a me e a chi stava vicino a me sono sembrate preoccupanti da 5 minuti dopo che la partita era iniziata (e non capisco come questo non fosse chiaro a chi lo ha mandato in campo), a rincorrere inutilmente l’uomo che mette in mezzo il pallone. Ma mentre almeno sul primo gol c’era l’attenuante di una bella sovrapposizione e della dormita di Bertoncini sull’attaccante in area, il secondo è totalmente incomprensibile, con Bonaccorsi che si fa scavalcare alle spalle da una rimessa laterale e poi invece di entrare in scivolata per chiudere lo spazio (cosa che evidentemente anche Migliardi si aspetta e per questo rimane nella zona in cui poteva arrivare una deviazione), lascia lo spazio per mettere la palla in mezzo verso l’uomo che sta arrivando a rimorchio.

La sensazione è che Buba non sappia cosa inventarsi per supplire a quella che è palesemente ormai una carenza di peso offensivo, con due punte che per motivi diversi (Scappini per struttura fisica, Rossetti perché è in condizioni non ancora ottimali, e chissà quando lo sarà) non possono reggere da sole il peso dell’attacco. Considerando anche che sugli esterni abbiamo una serie di bravissimi ragazzi con doti tecniche anche notevoli nell’uno contro uno ma che non sono propriamente dei colossi per riempire l’area e che stanno all’attacco del secondo palo come Sartorio sta alla danza. Escludendo da qualsiasi considerazione il povero Catania al rientro dall’infortunio che ora capisco perché Buba non l’abbia rischiato già ad Alessandria, visto che probabilmente ho più muscolatura io nelle gambe di lui. Un solo giocatore finora ha dimostrato di avere sfrontatezza, coraggio, tecnica e gamba per fare la differenza sugli esterni, e ovviamente si tratta di D’Orazio, che a questo punto si candida chiaramente a una maglia da titolare.

Detto questo, non voglio rompere oltremodo i coglioni, perché credo davvero che una volta sistemato almeno uno dei due esterni con un giocatore che possa darci quel che finora ci è mancato e limate le pecche difensive, questa sia una squadra che a livello di singoli abbia da invidiare poco o nulla a quasi tutte le concorrenti. Ma serve un bagno di consapevolezza (e mi pare che Buba stesso in conferenza ne abbia preso coscienza) sul fatto che controllare le partite ha senso se le partite si determinano. Mio nonno, quando uno era duro di comprendonio, diceva che gli ci volevano sette fette per capire che era polenta. Speriamo che il mezzo schiaffo di Alessandria e il ceffone di ieri siano serviti per svegliarci subito.

Jacopo

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