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Storia e memoria

1975/76 LA STAGIONE ESTIVA

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Nella storia del Novara Calcio la stagione 1975/76 è rimasta impressa negli occhi e nei cuori di chi l’ha vissuta sugli spalti.

Per decenni è stato il ricordo dell’ultima volta che il Novara sognò la serie A, per decenni raccontata e tramandata alle nuove generazioni di tifosi fino al ripetersi di quel sogno, questa volta realizzato, nel 2011.

Quella stagione è stata riscoperta qualche anno fa  grazie a delle immagini impresse su una vecchia videocassetta del Giudo Guidotti che la custodiva come un Sacro Graal. Quella cassetta, già pubblicata in parte sui social, contiene la sintesi di 18 partite su 19 giocate in casa, oltre alla partita di esordio nel nuovo stadio contro la Juventus.

Proveremo a ripercorrere per 19 settimane il campionato 1975/76, con il solito obbiettivo: aprire i file della nostra memoria e con le immagini, i titoli dei giornali e la musica che ascoltavamo in quegli anni, tramandare la storia azzurra.

LA STAGIONE ESTIVA

Il Novara è al sesto campionato consecutivo in serie B. Finita l’era Parola e la parentesi, comunque positiva di Seghedoni, tocca a Lamberto Giorgis (43 anni) guidare una squadra che verrà profondamente rinnovata.

Lasciano i colori azzurri vere e proprie icone come Pinotti, Carrera, Gavinelli e Ghio. Non senza rimpianti abbandonano il Novara anche Bachlechner, Carlet, Zanuto, Del Neri, Navarrini e Turella.

Il Presidente Tarantola intuisce che è giunto il momento di ringiovanire la squadra. Lo stadio nuovo, in fase di costruzione, è il preludio ad una nuova fase che nella testa del geometra doveva concludersi nel giro di qualche anno, in serie A, partendo da una squadra nuova e giovane.

Sicuramente Tarantola dimostra di avere ancora una volta le idee chiare: a due giornate dal termine del campionato 1974/75, con la salvezza matematica raggiunta, annuncia il nuovo allenatore: sarà lo sconosciuto Lamberto Giorgis a sostituire Seghedoni. Con lui arrivano due giocatori dal Vigevano, la squadra allenata negli ultimi 3 anni dal mister, la punta Ennio Fiaschi (29 anni) ed Ernesto Scorletti, centrocampista di 25 anni.

“Un Novara nuovo, più giovane, costruito dalle fondamenta. Ovviamente, si pensa, potrà essere una stagione di sofferenza, con l’ambizione minima di restare a galla. Ma è meglio seminare ed a attendere pazientemente il raccolto, piuttosto che continuare ad illudersi davanti a dei fiori appassiti”

Il calciomercato viene condotto direttamente dal Presidente, aiutato da Beppe Molina, Nuvolone e Tato Lena. Nei primi giorni di luglio, dopo aver risolto le comproprietà e le prime cessioni, arrivano Leonardo Menichini, terzino di 22 anni, Marzio Lugnan (21 anni), Rocca (24 anni), Salvioni (22 anni) ed il giovanissimo portiere Garella (20 anni) dallo Junior Casale. Il 10 luglio la squadra è fatta e l’11 luglio il mercato si chiude! Per altri acquisti se ne riparlerà nel mercato di riparazione di novembre.

Il 31 luglio comincia l’avventura del Novara edizione 1975/76 ed i tifosi sono smarriti perché dopo diversi anni sono alle prese con tante facce nuove:

“Dopo essersi interrogati a vicenda con la famosa frase “ma chi l’è cul li” (riferita ai giocatori) i tifosi novaresi hanno già battezzato il nuovo Novara: la squadra “tuttanovità e speranza”

Nini Udovicich che è alla soglia dei 36 anni è tra i primi ad arrivare al raduno e con la sua consueta ironia, emette le prime sentenze:

“Bisogna arrivare presto per accaparrarsi una maglia altrimenti si resta senza”

E una volta che ha incontrato tutti i vecchi e nuovi compagni di squadra esclama: “sono io che ho cambiato squadra? Non conosco più nessuno”

Dopo pochi giorni di preparazione cominciano i primi guai: Rolfo lascia il ritiro per sottoporsi ad un intervento chirurgico che lo limiterà per tutta la stagione. Ghio non vuole saperne di scendere in serie C con il Casale e vuole fortemente restare a Novara, rifiutando la cessione. Alla fine dovrà rassegnarsi ed accettare la destinazione.

A metà agosto si parte con le prime amichevoli: un pareggio con il Verbania, una vittoria con l’Omegna e una sconfitta a Vercelli. Nessun dramma ma affiorano i primi dubbi sui metodi di Giorgis e sui tanti giovani in squadra, alcuni di loro assenti per il servizio militare.

Le successive vittorie contro il Trecate e la Biellese non fugano i dubbi dei tifosi e degli addetti ai lavori ed il Novara si presenta all’esordio ufficiale a Catania in Coppa Italia, il 31 agosto 1975, con tanti problemi da risolvere.

Fantastica la Coppa Italia dell’epoca che prevedeva a fine estate, gironi misti con squadre di serie A e B senza teste di serie, per cui la Juve campione d’Italia venne eliminata dall’Inter ed il Toro futuro campione d’Italia venne eliminato dal Verona.

Il Novara fu inserito nel girone 7 con tre squadre di serie A (Torino, Cagliari e Verona che raggiunse la finale) ed il Catania.

Proprio da Catania, anzi dal campo neutro di Palermo, cominciò l’avventura azzurra e fu subito polemica: gli azzurri vennero sconfitti   grazie ad un rigore per un fallo di Udovicich a quanto pare inesistente, fischiato al 90° minuto.  Il Nini nell’occasione viene espulso per aver protestato a modo suo e per aver detto all’arbitro “non abbiamo fatto mille chilometri per farci prendere in giro”.

La prestazione è comunque giudicata positivamente e i primi segni di un squadra vera, si cominciano a vedere.

Pochi giorni dopo, affrontiamo in casa, il Cagliari di Gigi Riva, assente nell’occasione. Un ottimo pareggio contro una squadra di categoria superiore ed un gioco che comincia a tranquillizza i tifosi azzurri.

Terza partita contro il Toro di Gigi Radice: 2-0 al Comunale per i granata ma gli azzurri tengono bene il campo e non sfigurano nel confronto contro i futuri Campioni d’Italia

“soprattutto colpisce una determinazione nuova, una voglia di lottare che si tradurrà certamente in risultati di rilievo.”

Nell’ultima partita del girone, il 21 settembre contro il Verona, registriamo un passo indietro perdendo in casa 1-2 e deludendo sul piano del gioco. Concludiamo quindi il girone con un solo punto su 4 partite giocate.

L’estate è finita e mentre oltre manica si godono gli Eagles ed i Bee Gees noi ci dobbiamo accontentare di Claudia Mori e del Guardiano del Faro.

Nell’estate del 1975 Novara viene sconvolta dal ritrovamento del corpo di Cristina Mazzotti nella discarica di Galliate. La ragazza rapita da una banda legata alla ‘ndrangheta nel comasco a fine giugno, viene tenuta prigioniera a Castelletto Ticino in un buco delle dimensioni di 2 metri e 65 centimetri per un metro e 55. Sepolta viva in una cella profonda meno di un metro e mezzo e aerata da un tubo di plastica del diametro di cinque centimetri.

Dopo il pagamento del riscatto di un miliardo di lire, non si seppe più nulla finchè alla fine di agosto, vennero ritrovati i resti del corpo della povera Cristina, nella discarica del Varallino di Galliate, come indicato da uno dei rapitori, arrestato mentre cercava di trasferire parte del bottino in Svizzera.

Il campionato è alle porte, il 28 settembre 1975 a Taranto comincerà l’avventura azzurra del campionato di serie B 1975/76.

Nel video, girato durante uno dei primissimi allenamenti presso lo Stadio Nuovo di viale Kennedy, possiamo goderci tutta la rosa del Novara Calcio 1975/76 con Mister Giorgis, Garella, Nasuelli, Veschetti, Menichini, Lugnan, Vivian, Udovicich, Rocca, Ferrari, Marchetti, Salvioni, Giannini, Galli, Piccinetti, Fiaschi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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