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Pensieri e parole

Ma … ne vale la pena?

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Allora adesso non so proprio cosa fare, non riesco a prendere una decisione. 

Sessantanni e un toch per non essere in grado di decidere della mia vita … vabbè, per modo di dire, cioè nel senso che sono indeciso su quale impegno cosciente e ragionato, assumibile a fronte di una novella situazione, dovrò, razionalmente ossequiare.

Altre volte è capitato di non disporre del coraggio necessario per assumere la responsabilità di ciò che avrei dovuto fare, poi una serie di mediazioni stampate con la matrice del “dare per avere” o del “concedere per ottenere” ha fatto si che un compromesso alla fine si trovasse. 

È sempre andata così, non c’è mai stato nessun disagio nell’accettare una soluzione che democraticamente  accontentasse le parti, anche se una di queste ha da sempre sfoggiato un aplomb invidiabile al tavolo delle trattative. Chi è Confindustria e chi Sindacato ha poca importanza; di solito chi avanza delle richieste è consapevole che difficilmente verranno accettate al cento per cento, quindi si chiede cento per ottenere, nella migliore delle ipotesi …  cinquanta? Cinquntacinque sarebbe un successo, da prima pagina sui giornali e ai TG.

 I tormenti, del resto, sono sempre stati i miei coinquilini, le ansie mie compagne inseparabili, per non parlare dei sensi di colpa che hanno spesso pesato sull’ incoscio, sino al punto di identificarmi in quell’ uomo che non è in grado di prendere decisioni e a conferma di ciò basterebbe osservarlo al ristorante con il menù in mano. In poche parole, l’esatto contrario dell’uomo tiranno, despota, oppressore, autoritario e autocrate.

Vabbè, dopo questo preambolo illustrativo di quanto io possa essere capace di prendere autonomamente una decisione, ritengo doveroso portare a conoscenza il lettore di questo blog, ( che Dio ce lo conservi) di quale questione possa mai trattarsi.

Bene. All’inizio era l’antivigilia di Natale, giorno tradizionalmente dedicato alla partenza per la montagna: due settimane da trascorrere in tranquillità tra polente e selvaggine, cene, cenette e cenoni e nivùt che sciano, mentre io, al bar, certifico il tutto sorseggiando un calice di “Prünènt”. Che null’altro è se non il Nebbiolo di queste valli ossolane … dopo pranzo eh, alla mattina, invece, per essere fedele alle montanare tradizioni, solo grappa: non posso mica sfigurare al cospetto alcolimetrico di questi montagnini, che se non bevi come loro ti prendono per il culo con quel loro slang in cui la penultima vocale di qualsiasi parola, la pronunciano con un suono grave, per finire poi a porre l’accento sull’ultima, salendo di tonalità almeno un paio di ottave come neanche la Maria Callas sapeva magistralmente fare.

Dunque, dopo aver trascorso la due giorni gastronatalizia a Novara e aver ricevuto persino l’applauso delle statuine del presepe nel momento in cui mi sono alzato da tavola con le braccia alzate in segno di resa, il “Silvio Piola” mi accoglieva nel calore dei -3° con nebbia, per la gara contro i torrependenti.

E fu così che all’alba del 361° giorno del calendario gregoriano, giunse il tempo di migrare e lasciar li novaresi stazi pè’ raggiunger gli alpestri e ameni luoghi, come all’incirca recitava il D’Annunzio.

E già, ma il Vate mica era tifoso del Novara, e mentre a lui piaceva far di volo e scarabocchiare il cielo con volantini utili alla causa sua, a me rimane la certezza che se vorrò vedere la prima di ritorno contro quelli la cui città è divisa dal ponte sul fiume Era, dopo aver trascorso due giorni in the mountain, mi toccherà inevitabilmente scendere al piano.

Ed è a questo punto che il tarlo del dubbio inizia a scavare nella mia coscienza come neanche le trivelle in val Susa, mettendomi davanti a domande la cui risposta pare essere scontata: ne vale la pena? È cosa buona e giusta sfacchinare avanti e indré per assistere all’ ennesima partita di merda il cui risultato, nella migliore delle ipotesi, sarà il tredicesimo pareggio, andasse bene? È piacevole scendere dai bricchi per cagarsi addosso ogni qualvolta una palla ad altezza corna attraversi l’ area? È giustificabile tutto questo davanti a chi non possiede la mia stessa fede? La risposta è secca e perentoria: per quello che sino ad ora sono stato costretto a vedere, per lo spettacolo a volte indecoroso a cui sono stato mesto e tristo spettatore, non credo valga la pena aggiungere ulteriori incazzature e delusioni a un palmarès già ricco di suo.

Altre volte son partito dai monti per approdare al Piola o addirittura in altre città dove gli azzurri si esibivano, ritornando in altura subito dopo il triplice fischio finale, ma ora no, non me la sento affatto di fare avanti e indré che bèl divertimento … e se la strofa successiva afferma che “ la vita è tutta qua” mi sento di obiettare che la vita è anche altro, magari starsene tranquilli accanto al caminetto e gurdare la partita su Eleven come fosse una normale trasferta … ecco, farò proprio così, divano, camino, l’immancabile calice di rosso e la copertina süi ginöcc che fa tanto végg rimbambì. Giocassero almeno Pablo e Buzz, cazzo se varrebbe il coast to coast giornaliero, magari facendo sosta a Domodossola per caricare Bastrini, che personalmente mi è sempre piaciuto e un aiutino alla difesa lo darebbe di sicuro. In fondo credo che mai come in questo momento abbiamo bisogno di persone che profumano di altri tempi.

No no, rimango qui e non parliamone più, che poi mi vengono i sensi di colpa al contrario e comincio a vacillare, mi conosco bene, io … a volte sono così indeciso che temo di volere il contrario di ciò che voglio.

Del resto le certezze sono i pilastri della vita e vengono costruite per non essere poste mai in discussione, assolutamente mai, cascasse il mondo … beh … quasi mai … diciamo che ogni tanto si potrebbe …  chiudere un occhio … qualche volta … ma si dai, purché non diventi abitudine … Oh, scusate ma mi assale un dubbio atroce: non ricordo se ho chiuso la porta della casa di Novara … … … sarà meglio che domenica mattina faccia un saltino per verificare … e già che siamo lì … che volete che vi dica: l’ occasione fa l’uomo ladro … o … derubato? Beh, nel dubbio meglio andare a verificare se la porta è chiusa … e poi … ci si vede al Piola!!

Nonnopipo  

        

  

   

Novara perchè è la mia città, il Novara calcio perchè è la squadra della mia città, il dialetto perchè se il futuro è una porta il passato è la chiave per aprirla. Forsa Nuara tüta la vita.

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Forza Mister

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Un fortissimo abbraccio a Roberto Cevoli con auguri di pronta guarigione. Nella storia del Novara Roberto non entrerà per i risultati ma sulla sua onestà e dedizione non si può eccepire nulla. Pacato e mai sopra le righe si è trovato a dover gestire una situazione difficile suo malgrado e come spesso accade nel calcio si sono riversate su di lui tutte le colpe. Probabilmente ha commesso qualche errore ma non era certo il colpevole assoluto. Persona piacevole con cui interloquire e discutere senza dover alzare mai i toni.

Un grandissimo in bocca al lupo dai tifosi azzurri per poter tornare ad una vita serena in cui tu possa sederti su una panchina probabilmente da avversario ma con tutto il nostro rispetto.
Siviersson

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La Partita

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Pavanati e De Salvo sono falliti. Non riesco ancora a prenderla come una buona notizia, anzi rabbia e indignazione sono ancora predominanti per una vicenda truffaldina che ci ha privato della storia del nostro Novara Calcio 1908.

Ora per lo meno la strada è tracciata: Pavanati e De Salvo sono falliti, dovranno probabilmente rispondere di bancarotta fraudolenta e sinceramente spero che la giustizia una volta tanto, vada fino in fondo facendogli pagare fino all’ultimo centesimo.

L’iter fallimentare prevede che tutti i beni materiali della società (Coppe, Trofei, Maglie Storiche e tutti i cimeli del Novara Calcio 1908) dovranno essere messi all’asta per risarcire i creditori.

E questo è il primo punto: bisogna evitare che un privato o un collezionista se ne impossessi. Le associazioni ed i club vicini al Novara Calcio, penso al Coordinamento e ai Fedelissimi ma anche al Panathlon Club Novara attuale con Presidente Carlo Accornero oppure lo stesso Comune di Novara devono recuperare tutto questo patrimonio e restituirlo alla città. Passeranno parecchi mesi prima dell’asta fallimentare ma sarebbe utile cominciare a pensarci ed organizzarci.

Il secondo punto è la restituzione del titolo sportivo alla società che in questo momento rappresenta il calcio a Novara. Può sembrare un banale capriccio sentimentale ma in realtà è l’unico modo per restituire la Storia del Novara Calcio ai suoi tifosi. Insisto e ripeto l’esempio più banale: festeggiare il record di gol realizzati da Gonzalez è un’ipocrisia che tale rimarrà finché il titolo sportivo del Novara Calcio 1908 non verrà assegnato al FC Novara.

L’art. 52, 2° comma, delle N.O.I.F. è chiaro  “il titolo sportivo di una società cui venga revocata l’affiliazione, può essere attribuito ad altra società con delibera del presidente della F.I.G.C.” ma perché questo avvenga qualcuno con le carte in regola deve richiederlo e l’unico ad averle è il FC Novara.

Non ho mai sentito Ferranti esporsi su questo argomento forse perché attendeva la sentenza di fallimento definitiva. Adesso è arrivato il momento di far sapere le sue intenzioni. Questa sarà la sua partita più importante, l’unica veramente da vincere e così finalmente capiremo se sta diventando un “nuares” o viceversa se al di la di tante parole il FC Novara è soltanto un bel passatempo.

Vinci per noi Massimo Ferranti!

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Stranamore

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La parola “amore” può essere riferita talmente a tante cose e situazioni, che è impossibile definirne in modo compiuto un significato generale, ed è possibile spiegarla solo osservandone i vari aspetti che la caratterizzano nelle situazioni specifiche a cui la si può associare.

E queste situazioni non sempre sono determinate dai classici rapporti umani nei quali si stabiliscono relazioni che convenzionalmente definiamo amorose. A volte sono passioni di diverso genere, verso cose, attivitá spesso di lavoro, insomma ogni cosa che fa riferimento a tutto lo scibile possibile e immaginabile.

Eppure in molti casi si determina un rapporto amoroso che risulta più intenso e duraturo di quello che si può stabilire in una relazione di coppia.

Esiste, per esempio, un amore che spesso nasce nel periodo in cui si accendono quei rapporti che dureranno tutta la vita, ovvero l’infanzia, dove sará pressocché impossibile successivamente abbandonarlo e che ti seguirá fedelmente per tutta la vita: l’amore per il calcio.

Questo sentimento nasce, appunto, solitamente da piccoli, quando è più facile dare fuoco alle fantasie create dalla purezza d’ animo che accompagna, mano nella mano, i sogni che più avanti si trasformeranno in speranze: scatta la scintilla e si viene assaliti da una irresistibile voglia di emulare le gesta e le imprese dei giocatori della tua squadra del cuore e di provare a diventare come loro; ed è così, proprio con queste motivazioni e queste aspettative che si inizia a giocare a calcio, magari in una squadretta di periferia, non prima di aver calcato ogni tipo di terreno improvvisato.

Ma inevitabilmente quando si cresce, questa sensazione diventa ancor più forte, fino ad assumere i tratti della dipendenza, come una droga, davanti alla quale assume i tratti di un’impresa titanica dovervi rinunciare.

Ma se risulta sacrosanto fuggire dalle droghe che creano dipendenza e provocano danni inimmaginabili, dalla dipendenza dal calcio, sarebbe buona cosa non fuggire, anzi, favorire l’introduzione di un ragazzo a questa disciplina di carattere sportivo significherebbe offrire a lui una importante opportunitá di crescita.

Più importante peró sarebbe che i genitori non pretendessero di avere dopo pochi mesi, un piccolo futuro campione in casa, somigliando a quei tifosi che si convincono di avere nella rosa della propria squadra campioni da cui pretendere sempre prestazioni di alto livello.

Da questa esperienza si possono imparare tante cose come l’importanza del gioco di squadra e la imprescindibilità del reciproco sostegno nonché aiuto, e che da questa universale disciplina, a patto che si rispettino i criteri fondamentali di rispetto e lealtà nei confronti dell’avversario, si possono provare tutte quelle gioie che tutti conosciamo avendole almeno una volta provate, come vincere un torneo o una coppa, magari segnare un gol decisivo e subito trovarsi a celebrare, attraverso un abbraccio collettivo, uno di quei momenti che per sempre resteranno impressi.

Quanto sopra rappresenta il top delle emozioni, ma esistono altresi anche quelle piccole soddisfazioni quotidiane come i miglioramenti e progressi tangibili che in allenamento si possono percepire come conquiste di cui essere orgogliosi che segnalano inequivocabilmente la qualità del lavoro svolto con passione.

Bisogna però mantenere un certo equilibrio e non temere di esibire un buon livello di onestà intellettuale nel parlare di queste cose, quindi si deve sottolineare che, come dice il proverbio, non sono tutte rose e fiori, e chiarire subito che dal calcio le emozioni che si possono provare non sono solo quelle positive, anzi sono statisticamente più frequenti quelle negative, basti pensare alla recente e bruciante eliminazione dai mondiali della nostra Nazionale come esempio macroscopico.

Comunque, nonostante questi alti e bassi, il calcio entra nella vita e nell’essere di chi lo pratica, così profondamente al punto che risulta essere poi molto difficile, se non addirittura quasi impossibile, sostituire con altra materia sportiva, o dimenticare, forse anche da accantonare temporaneamente.

Non credo di sbagliare nell’affermare che per molti il calcio viene considerato più che uno sport, più che uno sfogo psicofisico, addirittura come una seconda vita.

Mi è capitato di dover difendere la mia personalissima posizione dall’attacco di chi giudica sciocco e infantile innamorarsi di uno sport il cui scopo sia quello di correre appresso una palla, e come sia possibile spendere così tanti soldi e tempo per seguire allo stadio la propria squadra, addirittura accompagnandola in trasferta.

È propabile che sia superfluo tentare una risposta, quasi certo che qualunque sia la controteoria esposta, sarà pressocché impossibile fare breccia nel qualunquismo dal quale nascono queste affermazioni.

Mai potrà capire e fare propria la gioia che si prova quando la tua squadra vince, o più ancora quando ciò avviene grazie a un gol spettacolare o anche attraverso il classico gollonzo, chi ti formula queste accuse lui si, probabilmente, è uno di quelli che è nato e vive in perenne fuorigioco!!

Per non parlare poi dell’adrenalina e della tensione tributate all’attesa di una partita importante della tua squadra, anche se tutte le partite sono importanti!

Penso che gli amanti del calcio dentro di sè, posseggano e custodiscano qualcosa di perverso o di sadico e magari di autolesionistico, in quanto il meno che ti possa capitare è una sorta di malessere fisico e comportamentale, senza voler citare quella stranissima e spiacevole sensazione intestinale di budella contorte prima di ogni appuntamento con i tuoi sacri colori.

In definitiva il calcio è si solo correre dietro a una palla, e per questo è un amore ben strano; ma in fianco a quella palla molto spesso corre anche la vita.

E se a quella palla tu riuscissi mai a dare il calcio giusto, quello che fa la differenza rispetto a quanti calci ne prendi in culo sovente dalla vita, vedrai quella palla infilarsi nella porta per accompagnarti a braccetto con lei alla vittoria.

Il Novara rappresenta tutto questo e tanto altro.

Forsa Nuara tüta la vita

Nonnopipo

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