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Caro 2019

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In un Paese normale, con un campionato normale, probabilmente non si sarebbe giocato il 26 Dicembre ma si sarebbe concluso il girone di andata direttamente domenica 30, prima della sosta invernale. Avrebbe avuto una sua logica, anche perché avrebbe consentito formalmente di iniziare il girone di ritorno con squadre riviste dal mercato. Lo stesso che,  sempre per il principio del Paese normale con un campionato normale, sarebbe dovuto terminare prima della ripresa del campionato del 20 Gennaio, ma così ovviamente non sarà. In un Paese normale, con un campionato normale, avremmo assistito anche ad un torneo in cui, probabilmente, l’ingresso ai playoff sarebbe stato un privilegio per non più di 3-4 formazioni a girone invece delle circa 30 totali, ma invece questa follia (a tratti affascinante) di aprire le porte degli spareggi alle squadre classificatesi addirittura al decimo posto, rappresenta l’ultimo e solo appiglio che oggi è ancora rimasto ai pochi fedeli per non bollare questa stagione come fallimentare. Al giro di boa (con una partita in meno che probabilmente non recupereremo mai), il campionato del Novara Calcio è riassumibile con 11 pareggi su 18 partite giocate,  3 sconfitte (di cui 2  in casa contro Albissola e Pro Patria) e solo 4 vittorie (di cui una solamente importante contro la campione d’inverno). E una qualificazione agli ottavi di Coppa Italia che,  pur prestigiosa che sia, non cambia ai miei occhi la questione di fondo: mediocrità e fallimento.

Non mi do pace ad analizzare questo campionato. I fatti dicono che abbiamo sbagliato solo il secondo tempo di Carrara, per il resto, contro le prime 7 squadre in classifica abbiamo vinto, o meritavamo di vincere o, alla peggio, non meritavamo certo di perdere. Questo vuol dire che se siamo decimi è perché abbiamo sbagliato praticamente tutte (o quasi) quelle infinite partite contro formazioni decisamente più deboli, e lo abbiamo fatto nei peggiori dei modi, nonostante un attacco fondamentalmente prolifico (8 goal Cacia e 6 Eusepi) e con prestazioni al limite dell’imbarazzante. E se all’oggettiva inversione di tendenza dal punto di vista del gioco che si è riscontrata da Chiavari in poi, non è coinciso un significativo aumento di punti nonostante il ritorno costante al goal della nostra punta principale, vuol dire solamente una cosa, che peraltro abbiamo già detto e capito da tempo ma che oggi, alla fine del girone di andata, non può che suonare come una sentenza: siamo anonimamente penosi. Perché una squadra a metà classifica della serie C di oggi è anonimamente penosa, e ogni aggettivo diverso e migliore di quelli da me usati sono una palla che ci raccontiamo e un insulto alla nostra intelligenza di tifosi.

Se è pur vero che non c’è mai fine al peggio,  mi verrebbe però da dire che il nostro peggio sia passato. I primi due interventi sul mercato certamente non peggiorano una rosa difficilmente peggiorabile se non vendendo in blocco Cacia ed Eusepi (cosa che ad oggi non mi sento però di escludere). Tutto quello che dico lo baso su sensazioni personali e su quanto sto vedendo, e credo fortemente che questa Società abbia davvero realizzato di aver toccato il fondo, e non mi riferisco solamente ai risultati sportivi ma soprattutto a quelli ambientali con una piazza mai come oggi così distante. Da questa situazione se ne può uscire solamente o con un cambio di proprietà oppure con una concreta operazione di ricostruzione della propria immagine. Se nel mese di Dicembre si è  voluto in fretta e furia ufficializzare i ritorni di Pablo e di Buba mi viene da dire che si stia cercando di percorrere la strada del lifting facciale. Non sono uno di quelli che pensa che Pablo rientri e cambi la squadra, e nemmeno che Buba risolva il nostro centrocampo, ma il loro ritorno lo leggo come un’ammissione di responsabilità da parte di una Società che sicuramente li aveva trattati già in estate, ma che, vuoi per volontà, vuoi per  sovrastima della rosa attuale o vuoi per qualsiasi altra scusa presa a casaccio,  non è stata in grado di perfezionare i ritorni. Iniziare da loro, tanto amati e richiesti dalla piazza, non può che rappresentare il naturale inizio di un percorso di chi vuole riavvicinarsi col proprio pubblico. O almeno in un mondo normale e logico, con persone dotate di un minimo di cervello e lucidità, questo solitamente succede. Se a Novarello l’abbiano pensata così è però difficile da capire. Lo vedremo.

Non c’è molto altro da dire. Se fino ad oggi si sono trovate le scuse più naif ed esilaranti per giustificare lo stipendio di William Viali, non vedo perché possa essere messo in discussione proprio oggi che, almeno, ha capito che Cacia è una risorsa e non un capriccio e che, a differenza dei primi mesi di questo campionato, da fucilare non sia più tanto o solo lui (comunque non una cima) ma i colpevoli dei sistematici singoli errori di giocatori che ci sono costati punti ma che, a causa di una rosa ridotta ai minimi termini, sono costretti a giocare nonostante il loro posto sarebbe quello di assistenti fotografi di Bozzani e Patrucco. Non confondete queste mie parole come una presa di posizione pro Viali, le cui colpe quanto meno del non essere mai stato in grado di trasmettere grinta e cattiveria agonistica sono lampanti, ma solamente come una logica e naturale intrepretazione del  Ludi pensiero che, lo  ribadiamo, su di lui ricadono tutte le responsabilità per la scelta di questo allenatore. Credo che ci siano due meravigliosi modi, dopotutto, per passare per pirla in una conferenza di presentazione: il primo è quello di dire “spacchiamo tutto” , e  il secondo è quello di sostenere “dobbiamo calarci nella giusta mentalità di questa categoria, se non si può vincere almeno non si deve perdere”. In  una personalissima concezione di Paese normale, con un campionato normale giocato da persone normali, Viali avrebbe dovuto dire “spacchiamo tutto” e Morimoto invece “dobbiamo calarci nella giusta mentalità di questa categoria, se non si può vincere almeno non si deve perdere”. Da noi purtroppo succede sempre il contrario. E i risultati si vedono.

Non è ora di augurarci buon anno, perché abbiamo ancora una partita che, evidentemente, sarà una copia fatta e finita delle precedenti 18, ma idealmente col giro di boa il nostro fine anno è come fosse un pochino anche oggi. Ho davvero voglia di credere che il 2019 sia migliore, non necessariamente caratterizzato da vittorie ma sicuramente più degno della nostra storia e coerente con investimenti economici ancora mediamente superiori alle nostre rivali di categoria. Ho voglia di  vedere la gente divertirsi allo stadio, ho voglia di vedere giocatori che vestano la nostra maglia con orgoglio e piacere. Caro 2019, puoi davvero solo fare meglio.

Claudio Vannucci

foto in testata presa da  novaracalcio.com

 

Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Una storia di contingenza e progettualità

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La contingenza è quella situazione o circostanza per cui sei chiamato a far fronte ad uno o più specifici problemi che hanno totalmente alterato quella condizione di normalità, o di standard,  cui si era predisposti ad affrontare. In tal senso, l’era Marchionni 2.0 è stata, e lo è ancora, oggettivamente caratterizzata dal dover far fronte a situazioni paradossali. Faccio un esempio: in almeno due partite ci si è trovati nella situazione di aver seria difficoltà a schierare 11 giocatori di categoria, per non parlare poi del tema sostituzioni in corso d’opera per le quali, se credenti, la sola cosa da fare era il farsi un segno della croce. In quel momento era crollato pure l’ambiente, da taluni visto come concausa dei problemi del Novara FC, che ha certamente reso più difficile il compito dell’allenatore. Ecco, mi permetto però di far notare come in un certo senso quel moto di orgoglio visto nelle due ultime vittorie consecutive sia casualmente proprio coinciso con due precisi interventi: “contestazione” della curva e del pubblico (la parola contestazione è volutamente tra virgolette perché molti che parlano di contestazione forse non sanno altrove a che livello della stessa si può arrivare, ma vabbè) e conferenza stampa del Pres, da me criticata e che ancora oggi considero concettualmente fuori luogo, durante la quale ha sostanzialmente “contestato” pure lui tutta la sua squadra. Con questo voglio dire, anzi, mi rivolgo apertamente a chi tutte le volte che la tifoseria alza i toni tende a far partire una stucchevole difesa di ufficio basata su un concetto tutto particolare di tifo in base al quale debba sempre andare tutto bene, che talvolta è proprio toccando nell’orgoglio un gruppo apparentemente demotivato e stanco che si possono trovare quegli stimoli di rivalsa. E questo è proprio uno dei motivi per cui, più si alza l’asticella tecnica, e più il contesto, nel bene e nel male, fa la differenza. Non è un caso che, certe piazze con poco tifo, quando vincolo lo fanno solo perché trovano l’annata in cui sono davvero più forti di tutti, ma altrimenti, pur in un contesto di stagione assolutamente positiva, arrivano al bello e perdono anche perché le motivazioni alla lunga scemano e la pressione può fare la differenza. Quando è sempre tutto un paradiso, quando sia che si vinca o si perda “ma chissenefrega, sono bravi ragazzi e gli vogliamo bene”, alla lunga scatta qualcosa per cui anche tra i giocatori “ma chissenefrega è andata cosi, pazienza”. E per chi non crede a quanto dico, sappiate che lo faccio sulla base di innumerevoli testimonianze ricevute da tanti giocatori cui negli anni ho avuto il piacere di chiacchierare. I calciatori sono così, ognuno poi si alimenta le proprie amicizie, ma fondamentalmente sono ragazzi e come tali vanno gestiti col bastone e con la carota. Solo che è quando li gestisci col bastone che capisci realmente chi ha la stoffa e vuole reagire ma anche chi, tra la piazza, probabilmente non ce l’ha e gli va bene sempre tutto. San Giuliano e la Juve di ieri sono state due squadre scarse, o meglio grame grame, ma quante altre volte abbiamo perso contro altrettante squadre penose? Quindi merito ai nostri giocatori ma anche chi tra la tifoseria ha saputo evidentemente toccare le corde giuste.

E poi c’è la progettualità futura, che a meta marzo dovrebbe già essere tema di primaria importanza. In un recentissimo incontro tra Ferranti e la tifoseria organizzata, a mia precisa domanda circa il futuro ha risposto così: “3 scenari. 1 rimango io ma con budget molto limitato stile Alessandria questa stagione, 2 entrano due Soci (ovviamente non novaresi), 3 vendo”. Tralasciamo l’opzione 3 che mi pare irreale o comunque una storia ancora tutta da scrivere, e tralasciando anche  lo scenario 2 per il quale è evidente che arriverebbero ingenti investimenti, ad oggi lo scenario 1 è il più credibile ed attuale sul quale ragionare. A caldo ammetto di essermi fatto un po’ prendere dallo sconforto, ma poi ragionandoci su ho capito che Ferranti va sempre letto con ausilio della pagina 777 del televideo e poi messo su Google Translate, perché dice una cosa ma nella sua testa magari pensa altro. Infatti un conto sarebbe stato quello di partire da zero con budget come quello dell’Alessandria, e un altro quello di partire con una base di rosa intervenendo sulle caselle mancanti. Al netto della delusione attuale e dell’ambizione di ognuno di noi, ad oggi abbiamo una serie di giocatori che ragionevolmente faranno parte o potranno far parte del futuro, e tra questi inserisco per esempio figure come Pelagotti, Illanes, Margiotta e Varone i cui contratti saranno tutti da siglare ma che, immagino, possano concretizzarsi in maniera naturale visto quella sorta di “riconoscenza” verso il Novara che avranno perché in un certo senso li abbiamo rilanciati. Ai quali aggiungiamo i vari Ranieri, Urso (buona guarigione), Tentoni, Ciancio (talvolta discutibile ma di fatto tra i più utilizzati), un Galuppini sul quale andrà comunque fatta una riflessione seria (il diritto di riscatto è nostro) e un Khailoti che, se non ce lo ruberanno, è sicuramente di alto profilo per la categoria. Oltre a Vuthay che almeno in un parco di 5-6 attaccanti ci può pure stare. Lavorando su questo gruppo, in un contesto magari meno folle e con un direttore sportivo coi controcoglioni (o aiutato da analoga figura consulenziale), non è vero che si è destinati a far male senza ingenti immissioni di liquidità. Certo, una grossa riflessione andrà comunque fatta su Marchionni, che al netto del problema contingente, qualche grossa lacuna la sta dimostrando.

Insomma, crisi finita? assolutamente no, ma non possiamo nemmeno essere ipocriti e non rilevare come in soli 7 giorni la nostra situazione sia diametralmente cambiata. Viviamo la giornata tifando Novara con in mano un bastone e in tasca una carota. Che tanto male evidentemente non fa.

Claudio Vannucci

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Eravamo quattro amici al bar

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Tendenzialmente tutti i Presidenti mi sono sempre stati sulle scatole, ma è un problema mio. I soli due cui ho realmente voluto bene sono stati Armani e Ferranti. Perché a Ferranti, nonostante tutto ciò successo quest’anno voglio davvero bene. Concordo con l’amico Mauro e i suoi messaggi che mi ha inviato a caldo, oggi il Pres non mi ha fatto incazzare e non mi ha nemmeno deluso più di tanto. Mi ha fatto quasi pena, nell’accezione più affettuosa possibile di questo termine. Ho visto un uomo distrutto, triste, che però ha perfettamente dato dimostrazione del perché le cose non vanno e su dove deve migliorare. E’ stata messa in scena quasi una drammatica opera teatrale, peraltro con aggravante di diretta, in cui tutti hanno potuto assistere ad una sorta di chiacchierata al bar tra amici, nella quale il Presidente, tra le altre cose, si prende le critiche,  questa volta dai giornalisti in sala, di ascoltare troppa gente, ma che in questa occasione sono stati gli stessi giornalisti a commettere lo stesso errore nel continuare a dirgli nuovamente e platealmente cosa fare: “riprendi Di Bari”. Questo è il primo aspetto che non va: a casa nostra c’è una visione distorta del concetto di provincialismo e di democrazia in base alla quale ognuno ha il diritto di dire la propria opinione e lui di sentirsi obbligato ad ascoltarla, perché “sono nuovo, devo imparare, ascolto tutti”. Lui deve smettere di chiedere consigli e ascoltare la chiunque, e la chiunque deve smetterla di continuare a dirgli cosa cazzo deve fare. Questo che dico non è fascismo ma è corretta gestione di una squadra di calcio. Al di là di oggi, nasce proprio da questo equivoco di base la maggior parte dei problemi, probabilmente (e non di poco conto) peggiorato poi dal fatto che evidentemente abbia dato retta più a chi era meglio si occupasse di altro.

Aggiungo, e carico ancora di più: oltre a volergli bene, gli riconosco la buona fede generale e quella di oggi nella sua volontà di raccontare a tutti a cuore aperto cosa è successo. Ma è stata una enorme cazzata, quanto meno in questi termini. Perché lo sfogo con 4 amici al bar, deve rimanere confinato ai 4 amici e al bar. Non può avvenire in una conferenza pubblica con diretta Facebook. A Galuppini, per esempio, del coglione glielo posso dare io che sono tifoso. Glielo può dare anche lui che è il datore di lavoro, ma il tutto deve accadere dentro uno spogliatoio, non appunto in “mondo visione”. Ora che Galuppini sa che è considerato un coglione pure da chi lo paga, e soprattutto sa che tutti noi sappiamo essere considerato da Ferranti un coglione,  qualcuno mi spiega come potrà tornarci utile alla causa da qui a fine aprile? Sperando che emerga in tutta la sua dirompente forza e ci faccia vincere le partite? Auguri  a noi.

Non so che altro dire. Dire che piove è riduttivo visto che domenica si farà fatica a schierare 11 giocatori di categoria. Continuare a chiedere di stare uniti mi pare una presa per il culo, perché più che venire a tifare che cazzo dovremmo fare di più? Andiamo a sparare a quelli del San Giuliano cosi non si presentano domenica? Diciamo che è tutto bello e che è meraviglioso e che pazienza anche se retrocederemo perché tanto ci sono cose peggiori nel mondo tipo le guerre, i terremoti o chi non ha altra via che affidarsi ad uno scafista? Diciamolo pure se fa piacere. Tanto qui dentro siamo solo 4 amici al bar e vale tutto. Ma, di questo passo, finiremo ad essere solo 4 amici allo stadio.. Ma complessivamente.

Claudio Vannucci

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“..e speriamo che tenga”

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Tutto il mondo è Paese. Il video virale del Presidente della Ternana che, coperto da insulti dal suo stadio, quasi scavalca per andare a picchiarsi coi tifosi imbufaliti è l’esempio che ovunque quando fai bene vieni lodato ma, alla prima occasione in cui le cose girano male, la Piazza non ti perdona nulla. Non lo so se lo pensa, ma mi sono immaginato Ferranti ieri sera dire lo stesso di noi, perché se è vero che quest’anno si è sbagliato tutto, è altresì vero che non gliene abbiamo perdonata mezza. Quello che non so se Ferranti ha però chiaro è che la nostra situazione di insoddisfazione nasce da molto prima di questa ultima estate, precisamente nasce in maniera molto forte dalla stagione 2017/2018 quando, dopo un anno drammatico che ha preso poi una piega ancora più brutta scavallato il 2018, si è arrivati ad una retrocessione diretta dalla quale poi è sostanzialmente iniziata la fine di MDS. In quell’anno ci si raccontava spesso come quella squadra non sarebbe mai potuta retrocedere visto la forza e i grossi investimenti fatti e alla fine invece retrocesse. Si ripartì da una serie C che sulla carta ci avrebbe dovuto vedere protagonisti, e con una campagna acquisti che, pur inferiore rispetto alla prima retrocessione dalla cadetteria, prometteva un campionato ai vertici: fu invece uno dei più apatici, deludenti e insignificanti mai visti, soprattutto in relazione alle aspettative. Si ripartì nuovamente, con un evidente ridimensionamento che pesò su un campionato non di altissimo profilo, interrotto dalla pandemia che ci catapultò direttamente ad un playoff surreale e strano, che ci ha illusi di poterci presentare protagonisti nella stagione successiva ma che invece, a stadi vuoti, ci portò verso la tragedia Rullo e successivamente Pavanati. Abbiamo respirato con l’avvento di Ferranti, nel quale sì abbiamo gioito per la promozione ma che ci ha in un certo senso “obbligati” tutti al compromesso di accettare una nuova realtà che ci è stata (fortunatamente) imposta come unica alternativa alla sparizione. Promossi in C, cosa per molti scontata, si è tornati ad una grave sofferenza , che evidentemente ha riaperto ferite aperte appunto dal 2017 che un anno da vincenti ma nei dilettanti non potevano certo guarire. Quindi, caro Pres, è possibile che non ti si sia perdonato nulla quest’anno, ma la nostra ferita è profonda, e necessita di tante attenzioni e soprattutto pazienza.

Necessita anche di rispetto. Perché purtroppo il rapporto Società e tifosi è impari, e quest’ultimi tendenzialmente hanno sempre ragione per due motivi: pagano per esserci (alcuni lo hanno fatto anche a livello penale e personale, non solo monetario) e ci sono e ci saranno a prescindere da società e giocatori. Proprio per questo, mi aspetto che il Sig Benalouane non metterà mai più piede nel nostro Stadio perché non si può e nemmeno deve permettere in Tribuna di urlare a tifosi frasi tipo “ma che cazzo vuoi???? devi stare zittoooooo devi stare zittoooo non parlareeee” primo perché nel gioco tra dare e avere è chiaramente in difetto visto che a Novara ha ottenuto molto più di quanto ha dato, e secondo perché certi tifosi seguono il Novara probabilmente da prima che lui nascesse e per questo deve solo stare zitto. Un calciatore con un curriculum come il suo dovrebbe sapere come ci si comporta e capire che a nessuno interessa il fatto che possa aver calcato palcoscenici superiori (o meglio Tribune superiori visto che è riuscito pure nell’impresa di non entrare nella storia del Leicester nell’anno magico, visto che non ha collezionato presenze significative) perché oggi è a Novara, e viene trattato come tutti. Ma soprattutto, non può funzionare che nessun esponente della Società lo abbia fermato e allontanato, ma anzi sia stato zitto nell’assistere ad una scena imbarazzante. Dietro a questo fatto si capisce perché è un anno andato a puttane: siamo pieni di gente che non hanno la minima idea del concetto di umiltà. Passiamo da chi si sente superiore perché ha giocato in Europa a chi ti rinfaccia che nessuno è come lui negli ultimi 3,5 anni. Con questo materiale umano puoi fare bene solo se davvero è più forte, cosa che evidentemente non è, ma se è chiamato a soffrire fa brutte figure. E infatti.

Continuo a ritenere poco probabile un reale coinvolgimento nei playout, ma è evidente che non si riesce a capire cosa possa cambiare e scattare nella testa dei giocatori per invertire questa drammatica tendenza. Citando il filosofo Sartorio, “domenica a Seregno è una partita da mettersi un dito nel culo, e speriamo che tenga”, perché se si perdesse davvero tornerebbe lo spettro della stagione 2017/2018 dal quale è nato tutto. Stagione che è evidente presenta clamorose analogie con quella attuale. Lo stesso Marchionni, che magari è il meno colpevole, è riuscito nell’impresa di trasformare da apatica in drammatica una stagione che avrebbe solo potuto e dovuto gestire come intermezzo alla prossima. Ora siamo qui che ci stiamo semplicemente cagando addosso perché se si perde contro il San Giuliano finiamo ai playout, e ci dobbiamo ancora sorbire quella patetica scena del cerchio a centrocampo a fine partita e qualcuno in tribuna che zittisce i tifosi.  “…speriamo che tenga” è il mantra da adesso a fine anno. Non benissimo.

Claudio Vannucci

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