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Storia e memoria

20 ottobre 1912 – LA PRIMA VOLTA

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Diciamo la verità ed al tempo stesso una banalità: questo campionato non ci sta regalando sfide da ricordare.

Non solo non ci ricorderemo le partite fin qui disputate ma non posso neanche accendere i ricordi della nostra storia: Albissola, Arzachena, Gozzano… cosa racconto? Entella? Già fatto l’anno scorso, no grazie.

E allora torniamo indietro che più indietro non si può, più lontano possibile da questo periodo.

Per la prima volta, nell’ottobre del 1912, il Novara Calcio compare nelle cronache de La Stampa: un trafiletto di poche righe con una prosa d’altri tempi e con parole ormai perdute.

Il Novara disputa il suo primo campionato ufficiale e per accedere al girone finale, deve giocare una partita preliminare a Torino contro la squadra locale del FBC Vigor Torino.

 “La Federazione Italiana del giuoco del calcio aveva deciso che le squadre aspiranti alla promozione di categoria per concorrere al massimo Campionato Italiano, dovessero eliminarsi fra loro in una serie di metches; le squadre vincitrici avrebbero poi acquisito il diritto di allinearsi a fianco delle sorelle maggiori nei singoli giorni regionali degli imminenti Campionati.”

Il cronista non è per niente tenero con gli azzurri, seppur largamente vittoriosi per 4-0 contro la Vigor. La sua analisi tecnica è degna del peggior Ciumi dopo una delle peggiori sconfitte della nostra squadra.

“La partita fra il F.C. Novara ed il F.C. Vigor fu molto disordinata e si svolse fra un gridare continuo ed una riprovevole indisciplina che costrinse l’arbitro ad interrompere spesso il giuoco, non lesinando nelle punizioni.

La squadra novarese, forse perché mancante del Pensotti, non ci parve all’altezza della fama che le fu fatta di recente. Annovera dei buoni elementi, specie tra gli avanti: dimostra di conoscere le astuzie e di essere rotta alle fatiche del giuoco, ma non è poi la rivelazione che molti vollero decantare, con quell’eccessiva compiacenza che pare essere divenuta di moda per le squadre di provincia.

Quel che certo, è che ieri giuocò piuttosto male, ma avendo trovato nell’avversaria Vigor una squadra che giuocava ancor peggio potè ottenere una vittoria per 4 goals a zero, ed aggiungere così un nuovo alloro a quelli ottenuti in questo inizio di stagione.”

Nonostante il rendiconto del cronista de La Stampa, unica fonte di informazione in un mondo senza televisione e senza pubblico al seguito della squadra, bastò la notizia della vittoria e della qualificazione per i gironi finale per entusiasmare l’intera città che accolse i suoi beniamini di ritorno dalla trasferta come trionfatori.

E così mentre cominciavano a soffiare impetuosi i primi venti di guerra che portarono poco dopo al primo conflitto mondiale, nei bar novaresi non si parlava d’altro del “Minga” e di quei ragazzi d’azzurro vestiti che dovevano affrontare nei giorni seguenti “squadroni” come la Pro Vercelli, il Torino, il Casale e la Juventus.

L’esordio avvenne nella storica giornata del 3 novembre 1912: inaugurazione ufficiale del campo di Via Lombroso e prima partita ufficiale in un campionato nazionale del Novara Calcio. L’avversario il Torino allenato da Vittorio Pozzo, destinato a diventare bi campione del mondo qualche anno più tardi.

Questa volta il cronista de La Stampa, è generoso verso la squadra azzurra e narra di personaggi novaresi di un secolo fa che nei cognomi ci appartengono ancora.

“Oggi, alle ore 15, davanti ad un pubblico numeroso, coll’intervento delle autorità, cittadine, il “Novara F. B. C.” inaugurò il proprio campo di giuoco. Alla cerimonia inaugurale fece da madrina la gentile signora Camilla Beldi-Griffini, moglie al presidente, del Novara F. B. C., ing. Guido Beldì, e da padrino il marchese Luigi Tornielli di Borgolavezzaro. Dopo brevi parole dell’ing. Beldì a cui fecero seguito l’Ing. Moro quale rappresentante della Federazione, e l’avv. Castoldi quale presidente del Torino F. B. C. venne dalla madrina rotta la tradizionale bottiglia di spumante italiano. Alla signora Beldì, dalle squadre dei giuocatori vennero offerti due bellissimi mazzi di fiori. Subito dopo l’arbitro Ferrari”, della Pro Vercelli, dà il segnale dell’inizio della partita. Nel primo tempo il giuoco si svolge vivace sotto ambedue le porte.

All’attacco del Torino, il Novara efficacemente rispondendo riesce sempre ad opporre, una ammirevole difesa, tanto che trascorrono 45 minuti senza che alcuna delle squadre riesca a segnare alcun goal a proprio favore. Nei secondo tempo il giuoco aumenta sempre più di vivacità; al 30’ minuto, per opera di Bologna, il Novara riesce a segnare il primo goal. La Torino si rianima maggiormente, incalza nel giuoco, ed approfittando di una improvvisa sortita del portiere avversario a sua volta segna essa pure un goal, a cui ne aggiunge poco dopo un secondo. La partita si chiude così con 2 ad 1. Per ambedue le squadre di giuoco fu spigliato e corretto: quello del Novara persino forse più brillante. E’ certo però che di fronte alla superiorità del Torino, il Novara seppe tener testa molto bene.

 Componevano la squadra del Torino i signori Morandi, Morelli, Capra, Demarchi, Ruffa, Rubly, Bachmann, Mosso III, Mosso I, Debernardi e Zuffi.

La Novara era composta del giuocatori sig. Terzi. Baldi. Stoppa. Omodei’. Bianchi. Cantoni, Quaglia, Restano, Tomaselli, Meneghetti e Bologna.”

Da notare come i tabellini dei libri che ripercorrono la storia del Novara Calcio ( “un Amore lungo 90 anni” e ed il “Romanzo del Novara Calcio”) riportano Meneghetti come primo realizzatore della storia del Novara Calcio mentre la cronaca quotidiana dell’epoca indica Bologna come realizzatore.

E fu così che 106 anni fa, sul campo di Via Lombroso, la storia cominciò.

 

 

Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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