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Ora o mai più

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L’analisi tecnica di Ciumi di Arzachena Novara riassume perfettamente il vorrei ma non posso che è l’emblema dell’attuale Novara Calcio. Della partita di  ieri, infatti, non c’è traccia di tutto ciò che avrebbe potuto rappresentare un buon motivo di inversione di tendenza se non proprio nel risultato che, lo ribadisco, costituiva l’imprescindibile obiettivo di questa trasferta in Costa Smeralda fuori stagione e per giunta in collina. Che quando vai in Sardegna, soprattutto in quella parte di Sardegna, ma stai in collina, allora un po’ sfigato lo sei per definizione. Rompere il ghiaccio, inversione di tendenza, svolta, chiamatele come volete, rimane il fatto che eravamo tutti alla ricerca di questi benedetti tre punti che, oltre a salvare temporaneamente le chiappe di Mister Viali, ci lasciassero speranze per un nuovo futuro. Ben consci che, in assenza di nuova conferma domenica contro il Gozzano, anche i tre punti conquistati ieri varrebbero pressoché zero.

Tutto possiamo dire di questa stagione ma non che si abbia mai avuto fortuna. Basta vedere gli highlights delle nostre avversarie per notare parecchie vittorie ottenute anche grazie ad errori sotto porta degli avversari a differenza di quando giocano contro di noi che fanno goal al primo e unico tiro. Lavorare coi numeri mi ha insegnato che gli stessi si possono usare in maniera diametralmente opposta a seconda di ciò che si vuole dimostrare, e questi numeri dicono che 9 goal su 13 fatti sono stati segnati da attaccanti puri e 4 da centrocampisti comunque avanzati. Aggiungendo che, rigore sul  palo calciato da Eusepi a parte, abbiamo poche reali occasioni da goal sbagliate cui appellarci e che ci siano costati punti reali (a prescindere da quanti goal poi hanno segnato, vi ricordate il numero di goal clamorosamente sbagliati da Corazza o Galabinov qualche stagione fa?), e che le migliori prestazioni a livello di gioco sono state fatte solo contro quelle poche squadre tecnicamente meno modeste della media del campionato, si può dire che questa squadra attualmente può vincere le partite come Arzachena, Cuneo, Albissola, Pro Patria solo se l’attacco capitalizza la sola palla goal che gli capita e/o se la difesa regge e non subisce goal. Perché parlo quindi di credito di fortuna? Semplicemente perché l’analisi mostra le evidenti carenze di impianto di gioco e la mancanza di esponenti in campo che riescano a tradurre in qualcosa di concreto e sufficientemente piacevole da vedere. Possiamo sostenere che Cacia ed Eusepi non possano giocare insieme, o che Stoppa debba giocare o che Sansone andasse recuperato, ma il vero problema è che l’attacco segna nonostante veda una sola palla a partita, se va bene. A meno che incontri qualcuno che abbia voglia di giocare a calcio. Quindi considerando che fino a Gennaio la squadra sarà questa, e che fino a quando non verrà presa in considerazione l’ipotesi sostituzione di Viali sarà improbabile vedere un gioco molto diverso, mi auguro che nelle tante partite che dovremo ancora affrontare contro altrettante impresentabili avversarie ci sia quel pizzico di fortuna in più che ad  oggi, pur senza meritarla, sicuramente non si è degnata di baciarci. O, se volete, che chi sta in alto inizi finalmente a perdere punti perché prenda un palo in più e ne subisca uno in meno.

Intendiamoci, ieri abbiamo vinto più per casualità che grazie alla fortuna, ma da qualche parte bisognava pur iniziare. Bisognava invertire la tendenza e in questo senso ci siamo riusciti. Ma questa vittoria paradossalmente rende ancora più importante e delicata l’imminente partita contro i vicini di casa del Gozzano, rivelazione di questo campionato ma espressione di un calcio e di valori tecnici dei suoi componenti che immagino non si discostino tanto da quelli visti negli ultimi due nostri avversari. Tradotto in parole semplici ci aspetta l’ennesima partita di merda, dove abbiamo tutto da perdere e dove, invece, gli avversari col loro non gioco in realtà giocheranno alla morte. Domenica, piaccia o no, sarà una partita storica. Loro che giustamente la ricorderanno come l’evento più importante della loro esistenza e noi che la ricorderemo come punto moralmente più basso della nostra. Tornando al discorso fortuna, è evidente quanto Viali sia proprio l’antitesi della fortuna. Perché è riuscito nell’impresa di non migliorare minimamente la sua posizione agli occhi della piazza e  (ci risulta, ma potremmo sbagliare) agli occhi della  Società nonostante una vittoria. Un prossimo risultato diverso dai tre punti probabilmente gli costerà la panchina. Ci troviamo al crocevia di questa stagione perché due vittorie (Gozzano e Pontedera nel successivo recupero) ci proietterebbero definitivamente in zona playoff, che se è vero rappresenterebbe solo il minimo sindacale, almeno renderebbe più giustizia ad un organico come il nostro che non può trovarsi in zona playout in un campionato come questo. Se Viali (e il Novara) fallisce ora probabilmente la stagione sarà definitivamente compromessa.

Non cambierò opinione su di lui neanche in caso di buona vittoria e nemmeno sugli errori commessi dalla Società, ma non è che posso scrivere due editoriali a settimana di insulti a MDS,  Ludi e Viali. La verità è che ieri ho esultato in ufficio al goal di Bianchi, perché vincere è sempre bello e tifare contro sperando nelle rivoluzioni non mi riesce. Non ho nulla contro il Gozzano o contro i suoi tifosi, ma queste realtà mi piacciono fino a quando giocano in altre categorie. Lo stesso direi per il Bellinzago, per il Cerano, per il Borgomanero o per il Trecate. Di passare alla storia per perdere il primo derby contro i rossoblu non ne ho voglia, con tutto il rispetto per loro e per il loro lago che adoro. Quindi domenica, visto che abbiamo tutto da perdere, impegniamoci tutti per vincere. Spalti compresi. Di questi tempi sarebbe già tanta roba.

Claudio Vannucci

 

 

Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Forza ragazzi!

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Sono passati 4 mesi dalla disfatta senza appello dei playoff di Verona, che mise fine al Novara di Marchionni ma, forse, anche a quello idealmente più ambizioso di Ferranti, ed ecco che il calendario ci ripropone questa singolare sfida. Noi completamente rinnovati, sia nell’organico che nelle prospettive, loro più o meno gli stessi. E passare da una imbarcata epica ad un buon pareggio, che sarebbe potuto tranquillamente diventare sconfitta come vittoria, non autorizza ancora a sostenere che il peggio possa essere alle spalle ma sicuramente lascia l’imminente futuro con qualche luce in più e qualche ombra in meno. Intendiamoci: siamo pieni di problemi. Ci confrontavamo tra noi e si concordava sul fatto che forse non è tanto una questione di moduli (anche se lo schieramento a due punte avanti, piaccia o no, è il solo che ad oggi ha restituito la percezione di potercela giocare), ma questo ruotare continuo di uomini, senza essere riusciti ancora a creare uno zoccolo duro da cui partire, lascia un po’ perplessi e non può essere sempre giustificato dal turnover. Non si possono sempre cambiare i centrali perché perdi in certezza dei movimenti, e non si può continuare a ruotare il centrocampo (forse ad oggi il vero punto debole) perché i meccanismi li perdi continuamente. Rimane la sensazione che Buba ogni volta ricerchi qualcosa, ma questo capitale umano che ha a disposizione, buono o scarso che sia, ha bisogno di qualche certezza in più che ad oggi non può avere proprio perché sempre precario. Però è altresì vero, e le analisi del Depa lo dimostrano, che Buba stesso sta dando un gioco a questa squadra, che piano piano inizia a creare pure occasioni. Ecco perché alla fine intravedo più luci che ombre. Forse domani vale davvero la pena impegnarsi il giusto in una Coppa Italia che mai come quest’anno sembra davvero una perdita di tempo. Ma forse non siamo nemmeno nella condizione di poterci permettere di snobbare questo impegno.

Per il resto, parafrasando il mitico Garrone, anche questo Altamimi se lo semo levati dalle palle. Mi rimane un piccolo dubbio, ovvero quello di sapere la sua versione. E lo dico solo per onestà intellettuale visto che Ferranti, anche se molti non lo sanno, in questi mesi alcune volte ha cambiato improvvisamente le carte in tavolo nella trattativa. E questo non sempre è cosa intelligente quando si cerca mediazione. Ma l’impressione più forte rimane quella di aver interloquito per mesi con un branco di perda balle da competizione. Quello però che va ricordato a tutti, è che questa chiusura non nasce da un fantomatico amore di Ferranti nel Novara e nei suoi tifosi, ma solo evidentemente da una presa di coscienza dello stesso che quelli non avrebbero mai pagato il dovuto. Chissà che ora torni in auge qualche altra richiesta di trattativa arrivata in queste ultime settimane e magari si possa pure avere avuto una botta di culo, quanto meno dal punto di vista relativo rispetto ai Racing. In ogni modo ricordo che Novara è piccola. E soprattutto parla. Forse più del dovuto. E sinceramente non riesco ad esultare per lo stop di Altamimi quando mi viene raccontato di un Ferranti che continua a dire che è l’ultimo anno, e che pure inviterebbe (uso doverosamente il condizionale perché riporto cose che mi sono state raccontate da altri e non ho ascoltato direttamente) alcuni dipendenti a cercarsi un lavoro. Cioè va bene, abbiamo schivato il rischio Altamimi, ma c’è così tanto da festeggiare oggi? Onestamente non lo so.

Viviamo alla giornata, quindi. E’ la sola cosa da fare. Con la certezza che la squadra continui a lavorare, la proprietà continui ad onorare gli impegni e i tifosi continuino a fare quello che fanno in maniera esemplare: sostenere incondizionatamente. Inutile farsi troppe pippe mentali quando Ferranti stesso ha probabilmente oggi una visione del futuro che cambia ogni 12 ore. Come si fa, oggi, a pensare ad un mercato di riparazione di gennaio o ad un coinvolgimento emotivo superiore della proprietà? Ad oggi il nostro asset più grande è la consapevolezza che DS, Allenatore e tantissimi dei nostri giovani (ma non solo loro) non possono permettersi il lusso di fallire a Novara. Sarebbero i primi a doversi cercare, probabilmente, un altro lavoro, o a vedersi ridimensionate le prospettive future. Quindi forza ragazzi.

Claudio Vannucci

 

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Il mondo anormale

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Alla quinta di campionato, con due soli punti da recuperare per una salvezza diretta senza playout, in un mondo normale non ci sarebbe nemmeno da discutere sul futuro avendo ancora avanti una vita da giocare. Ma noi non viviamo in un mondo normale. Il nostro mondo è fatto di una piazza che ieri, al triplice fischio, non aveva nemmeno la forza di incazzarsi. Era un popolo di zombie che pascolava dalle tribune al parcheggio a testa bassa e in silenzio. La conosco bene la nostra gente, e conosco anche me stesso; noi che in poco più di un decennio abbiamo vissuto tre retrocessioni e un fallimento combattendo insieme, imprecando e incazzandoci, stiamo piano piano scivolando verso una sorta non dico di indifferenza, ma di apatia e rassegnazione per un futuro percepito solo come nefasto. In un mondo normale, dopo tre mesi di continui incontri e tira e molla, non ci troveremmo nella situazione in cui Ferranti, che nel frattempo pare si permetta il lusso di respingere altre offerte arrivate (alcune oggettivamente irricevibili altre degne invece di essere analizzate), confidi qui e là “ma si questi pagano, adesso dovrebbero pagare, se pagano sono seri, prossima settimana pagano, boh, mah beh, non so”, mentre Altamimi gira il mondo a fare i fatti suoi con le arti marziali forte del cut off già spostato di una settimana dal famoso 30 settembre sbandierato dall’attuale proprietà. In un mondo normale, in una situazione come quella attuale, il Presidente uscente non avrebbe mal di pancia per un inizio disastroso e per qualche riserva sullo staff tecnico dopo che è stato lui l’artefice di una costruzione di rosa a costo ed esperienza zero, con l’aggravante di aver presentato in pubblica piazza a 3 giorni dall’inizio del campionato l’emiro a tutto lo staff, senza nemmeno la delicatezza di farlo tra quattro mura. Questa è la nostra realtà, e meno male che c’è in corso un processo di ringiovanimento della curva che si è popolata di ragazzini che ricordano me quando avevo 16 -20 anni, che a momenti manco sapevo il nome del presidente ma chissenefrega ci si divertiva insieme. Perché altrimenti assisteremmo alle partite in un mortorio.

A me dispiace dover criticare Ferranti, ma alla fine chi è obiettivo non può che concordare sul fatto che abbia sbagliato tutto. E mi dispiace tutte le volte dover discutere coi difensori di ufficio de “senza di lui non avremmo calcio”, oppure “mettici te i soldi” perché la passione e la fede sono concetti egoistici, visto che noi tifosi siamo un po’ come bambini viziati che un giorno lodiamo i genitori se ci comprano il giocattolo e le caramelle, l’altro piangiamo e li odiamo se invece non otteniamo nulla. Funziona così. E tutte le lodi per averci salvati perdono evidentemente di valore se poi, dopo poco tempo e con l’aggravante dell’ammissione dell’intento puramente speculativo sulla nostra pelle, ci si ritrova nella stessa situazione di prima. Ferranti ha ancora tempo e modo per non essere ricordato come il peggior De Salvo, ma ad oggi sfido chiunque a dire che non stia scivolando verso questo pericoloso epilogo. Spero che ciò che ci sta capitando comunque abbia fatto capire anche agli irriducibili innamorati di chi a turno possiede le chiavi della macchina quanto sia opportuno, posto sempre e comunque una buona dose di onestà intellettuale, mantenere sempre una visione costruttivamente critica dell’operato delle proprietà di calcio. C’è tanta gente che ancora è convinta che De Salvo abbia mollato perché stanco delle critiche, bene, ora hanno sperimentato la proprietà che si è stancata dopo sostanzialmente solo elogi e affetto ricevuto, nonostante gli abbiano detto in faccia che sono stati oggetto di mero interesse speculativo. Quindi come la mettiamo? Sempre tutto bello, sempre tutto giusto, mettiamo noi i soldi? ok. Io non sono così, ma bravi voi che invece lo siete.

Dal punto di vista del campo, ammetto che mi piacerebbe vedere un Buba un po’ più presente e vivace. Lo vedo sempre lì in piedi, solo, braccia conserte, che soffre come un dannato ma non riesco a capire quanto incida concretamente durante la gara, trasmettendo quella grinta che servirebbe come il pane. Mi piacerebbe vedere anche uno Scappini che, se da un lato fa bene ad alzare la voce sottolineando che ieri nel finale i palloni dovevano finire in tribuna, dall’altro dovrebbe preoccuparsi di segnare un po’ di più visto che le occasioni le ha avute ma ne deve sbagliare 4 per farne 1, e da quello con forse più esperienza della rosa è legittimo perdonargliene meno di un Donadio (ne cito uno a caso). Mi piacerebbe anche che una volta qualche pallone non finisse sul palo. Perché se l’alibi della sfortuna non può reggere, 4 pali a portiere battuto in 5 partite sono pesanti. E a una certa anche la dea bendata ha rotto i coglioni. Ha ragione Jacopo sul fatto che piano piano stiamo crescendo, ma va anche detto quanto oggettivamente abbiamo avuto un inizio di campionato favorevole. Ora l’asticella delle avversarie si sta alzando e i nostri passi avanti andranno verificati contro formazioni di ben altro spessore. Dal punto di vista tecnico sono convinto che possiamo solo migliorare. Ma questo step deve necessariamente andare di pari passo con una stabilità e certezza societaria. Altrimenti non sarà dura. Sarà durissima.

Claudio Vannucci

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Accettiamo la sfiga o crediamo nella sfiga?

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“se perderemo le prime 5 saremo tutti dei coglioni”. Simone Di Battista ha ripetuto questo concetto diverse volte nel corso dell’estate, quasi a voler metter le mani avanti nel prevedere una sorta di scotto che questo gruppo avrebbe potuto pagare all’inizio. E infatti siamo proprio in questa situazione dove tutto va male, anche più di ciò che ci meritiamo. Possiamo raccontarcela come vogliamo, ma i due dati di fatto attuali sono principalmente l’appellarci ai recenti precedenti di chi lo scorso anno è partito male per poi finire bene, ovviamente senza alcun tipo di certezza che possa succedere anche a noi, e la fiducia in Buzzegoli che, sempre per essere intellettualmente onesti, non fosse stato lui l’avremmo già massacrato tutti. E parto da lui proprio per dire che questo Novara è molto strano. E’ stato concepito sulla menzogna del giocare intorno alla parola “ridimensionamento”, quando nei fatti si è costruita una squadra sulla base dei minimi sindacali di salario. L’anno di Viali è stato un anno di “ridimensionamento”, questo è un anno dove si è provveduto a spendere il meno possibile. Col grosso paradosso, ma che ad oggi rappresenta un’assoluta aggravante, che chi sta mancando all’appello non sono per lo più quel branco di giovani alla prima esperienza nel professionismo o quasi, ma proprio quelle scelte o conferme di giocatori più esperti che avrebbero dovuto emergere per far esaltare la forza dei nuovi ingressi. Si è puntato tutto su Ranieri quando ad oggi il suo apporto è stato per lo più nullo, si sono comprati due attaccanti di categoria ma che, sempre ad oggi, insieme non ne fanno uno. Si è deciso di confermare parecchio del pacchetto difensivo che in tre partite ne ha combinate di ogni, portiere compreso che, pur giovane che sia, rappresentava una certezza, che però è colpevole ieri di un goal che non è proprio previsto dagli standard del professionismo che si possa prendere. Una papera capita ai migliori, ma il goal preso ieri è oggettivamente preoccupante e imbarazzante. Ma questo gruppo, bisogna essere chiari, può solo funzionare con Buzzegoli guida e Di Battista DS, che hanno costruito insieme una squadra con caratteristiche precise. Possiamo anche perderne altre 7 di fila, ma sostituendo eventualmente l’allenatore con un altro otterremmo probabilmente solo di peggiorare la situazione. Come fai a mettere anche nelle mani di un allenatore più esperto, questa compagine fatta di gente che nessuno conosce? Ecco perché Buba ne deve uscire in primis da questa situazione, magari ragionando seriamente sull’opportunità di reiterare un 4-3-3 estremo che è evidente non sta portando, ad oggi , da nessuna parte. A me pare che l’atteggiamento di un Trento o di una Pro Patria sia l’ottimale per salvarsi senza problemi, mentre mi pare che il nostro sia quello che dovremmo avere se fossimo una squadra predisposta ad ammazzare il campionato. Cosa che evidentemente non siamo.

Oggi però è probabilmente tutto davvero più brutto di quello che potrebbe essere la realtà. Perché non si può parlare di sfortuna se Scappini a porta vuota a un metro dalla linea di testa la tira fuori, diverso è il palo sullo 0-0 ad Alessandria o quello di ieri che avrebbe pareggiato il match prima dell’intervallo. Sappiamo perfettamente tutti che il calcio ruota intorno agli episodi, e questi citati sono due che hanno indirizzato i due match in un certo modo. L’errore che non si deve commettere oggi è quello di non attendere questi ragazzi e di eccedere in critiche. Il gruppo va accompagnato in questa fase di transizione, ma va appunto sottolineato quanto ciò che non sta funzionando è più strutturale di una “semplice” necessità di prendere le misure ad una categoria come la serie C. E se il pubblico per ora sembra davvero inattaccabile, ritorno ad esprimere il mio dissenso e la forte critica per la gestione del passaggio di proprietà, che è evidente non permette alle figure tecniche apicali di avere la certezza di avere tempo a disposizione. Qualcuno di voi ha sentito per esempio Altamimi, Massa, Nitti o chi per loro esprimersi totalmente in difesa del Mister? A me risulta invece che su domanda diretta abbiano dribblato la risposta, lasciando però intendere possibili piani B con figure a loro più vicine. Avete inoltre per caso sentito Ferranti dire di aver avuto garanzie sul proseguo tecnico? A me non pare. 1+1 lo so fare bene, ed è per questo che mi sento autorizzato a guardare il passato (era Rullo) e credere che in caso di cessione societaria qualcuno potrebbe cambiare almeno guida tecnica. E ai miei occhi questo certificherebbe la totale assurdità di aver accettato in silenzio la costruzione di una rosa a costo zero, con tutti i rischi che ne conseguono, per poi dare la colpa ad un allenatore che è il solo che può farla girare in qualche modo.

Oggi è più giusto, e forse più terapeutico, parlare dell’inizio penoso della Virtus Verona e della Pro Sesto dello scorso anno, con la preghiera però di non eccedere troppo in questa argomentazione che ha senso solamente nel caso si ripetesse a nostro beneficio. Ma mi piacerebbe che si limitasse anche questa noiosa litania sul fatto che noi novaresi siamo abituati a soffrire, che siamo figli di Fiorenzuola, dello spareggio perso a Modena col Pontedera e di tutte le annate e partite più sfigate della storia. Queste sono tutte stronzate. Il 90% di chi è davvero figlio di quelle stagioni o di quelle partite ha abbandonato da tempo il Piola. Oggi c’è uno zoccolo duro fatto da una curva che ad oggi è ancora molto vicina alla squadra, e di un resto di stadio che ieri non aveva nemmeno la forza di aprire bocca da quanto era spaventato, deluso e frustrato. Sapevamo sarebbe stata dura, è vero che siamo abituati a soffrire, ma vedere in tutto questo qualcosa di bello è un gioco perverso di ostentazione della sfiga, del vittimismo e di esaltazione dell’essere perdenti. Solo i veterani del Vietnam, e parlo di quelli che poi non si sono ammazzati per depressione o sono diventati delinquenti, mostrano le cicatrici con orgoglio. Gli altri hanno tutti voltato pagina e si sono costruiti una vita migliore. Proviamo a guardare con costruttività al futuro, e ad ambire a qualcosa di meglio per il nostro Novara. Abbiamo davanti 8 mesi di campionato ancora, e guardando la classifica possiamo solo migliorare. Siamo pure sempre il Novara, una piazza ancora vista come un plus da giocatori ed addetti al lavoro. Per favore non facciamo gli sfigati noi tifosi più di quanto alla sfiga già piaccia Novara di suo.

Claudio Vannucci

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