Pensieri e parole
Il Massimo De Salvo che ho visto
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4 anni faon
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ilVannu
Questa è la quarta volta che in vita mia ho avuto la fortuna di sedermi ad un tavolo con Massimo De Salvo. Ho trovato un MDS parecchio diverso dal solito, non solo fisicamente. La mancanza della sua solita cravatta e la barba incolta da più di un giorno ne rappresentano già una piccola testimonianza. Essendoci già passato, sapevo perfettamente a cosa andavo incontro, e in tal senso mi ha fatto molto piacere notare che non tutto ciò che conoscevo di lui si fosse magicamente cancellato con un colpo di spugna. Quando ti riceve il Presidente è normale prepararsi un minimo di discorso o quantomeno fare mente locale su cosa gli vuoi dire, ben sapendo che però è tutto perfettamente inutile. Riuscire ad imporsi in un colloquio con lui è praticamente impossibile. Terminati i convenevoli di turno vieni infatti travolto da uno tsunami di pensieri, considerazioni, punti di vista e ricostruzioni storiche che, se riesci a sopravvivere, è solamente grazie alle nozioni di autodifesa personale che hai appreso vedendo i film di Bruce Lee. Chi non si è mai trovato davanti a MDS seduto dietro ad una scrivania non può capire tutto questo. Un conto è urlargli dietro allo stadio da 50 metri di distanza, e un altro è sfidarlo verbalmente a quattrocchi.
Massimo De Salvo oggi è un mix di delusione, rabbia e vera incazzatura. Con tutti, nessuno escluso. A partire da lui stesso, fino ai suoi collaboratori per arrivare ai suoi tifosi, ai quali non ha ancora perdonato gli insulti e le contestazioni della sera del 18 maggio 2018. E’ difficile agli occhi di un tifoso riuscire a trovare un accordo con lui su quella serata. Si sono scontrate le frustrazioni e rabbie dei tifosi, e il suo mondo che gli è crollato addosso nell’aver preso coscienza di non esser più quell’intoccabile totem eretto dai Novaresi. E poco importa se, in realtà, sappiamo tutti che gran parte della gente lo considera ancora così. La verità e che fondamentalmente gli piace, un po’ per carattere e un po’ per presunzione, dare risalto solo a tutto ciò che conferma la sua tesi del momento, che oggi è più o meno sintetizzabile in: “ok ho sbagliato, è colpa mia, ma nel momento in cui avrei apprezzato un po’ di vicinanza e di supporto mi avete massacrato, e non mi meritavo tutto ciò che mi avete detto”. (non sono vere parole sue ma una mia libera interpretazione del suo pensiero nd Vannu).
Si è poi toccato l’argomento estate, che lui definisce “complicata”. Purtroppo anche qui è parecchio difficile mediare tra il pensiero comune dei tifosi e il suo. Ognuno può pensarla come vuole, noi possiamo solo accettare il suo punto di vista che è quello evidente di aver scelto, in accordo con gli avvocati, di non scontrarsi mai con alcun livello di istituzione, a differenza di ciò che hanno fatto gli altri che hanno creato una vera guerra mediatica. MDS è fermamente convinto che l’azione legale è stata legittima ma che, contestualmente, non abbia minato alcun tipo di rapporto. E il non aver mai espresso un parere è da inquadrarsi proprio in questo contesto, visto che lui stesso ammette che il solo commento possibile sarebbe stato quello che abbiamo fatto un po’ tutti.
A prescindere da questo, l’obiettivo reale dell’incontro era capire davvero quanto Massimo De Salvo fosse ancora innamorato ed interessato al Novara Calcio, e comprendere i motivi di questo distacco col nostro mondo. Ho francamente difficoltà a stabilire dove fissare quella linea di demarcazione tra il suo non capire e il non voler volutamente capire l’importanza di una sua presenza, se non fisica almeno mediatica, a fianco dei tifosi. Non ce la fa proprio, e ammetto che risulta quasi credibile nel suo ostinarsi a barricarsi dietro la giustificazione del suo carattere schivo. Gliel’abbiamo detto in non so quante lingue differenti ricevendo solamente dei “probabilmente avete ragione ma…”. Differente la questione presenza nei confronti del Novara Calcio. Da questo punto di vista le rassicurazioni ricevute sul suo costante impegno non possono essere messe in discussione.
Il fatto è che se fino a qualche anno fa l’investimento Novara Calcio non era in discussione, ora non possiamo più sostenere lo stesso. Non ci ha fatto mistero (ma in realtà non è una novità assoluta) che qualora bussassero alla porta possibili acquirenti considerati seri e credibili, a differenza di prima non esiterebbe a cedere l’asset Novara Calcio. Detto questo, va fatta una distinzione con quelle proprietà che, non più interessate, fanno fallire le squadre e la sua. Massimo De Salvo su questo punto è stato chiarissimo: cede solo alle sue condizioni e a chi ritiene possa garantire un futuro. Credo che nemmeno lui stia seriamente ipotizzando ad un imminente futuro senza il Novara Calcio anche perché, concretamente, chi glielo può portare via probabilmente non esiste.
Venendo al presente, chiarito che tra sponsor e botteghino attualmente non rientra nemmeno di due mensilità su dodici, ritiene di aver allestito una rosa competitiva per la categoria. Quanto competitiva lo capiremo più avanti, senza ombra di dubbio ora sta faticando. Sicuramente a gennaio vi saranno interventi fatti per migliorarla, ma dove e con chi inutile chiederlo ora.
In sostanza, il mio quarto incontro è durato come una partita di calcio. Sono uscito con l’impressione di un Massimo De Salvo pronto ad abbandonare? Sinceramente no. Ma sicuramente sono uscito meno emozionato di un tempo, e forse un pochino deluso. La sfida che come Coordinamento abbiamo lanciato è quella di tornare tutti insieme ad essere un po’ più vicini ed innamorati del Novara Calcio. Colpa mia, colpa sua, colpa di terzi non importa. Bisogna mettere un punto e ripartire. Forse noi tifosi non l’abbiamo ancora messo ma nemmeno lui. Con ieri abbiamo convenuto che ora di farlo. Per noi, per lui e per il nostro Novara.
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Un fortissimo abbraccio a Roberto Cevoli con auguri di pronta guarigione. Nella storia del Novara Roberto non entrerà per i risultati ma sulla sua onestà e dedizione non si può eccepire nulla. Pacato e mai sopra le righe si è trovato a dover gestire una situazione difficile suo malgrado e come spesso accade nel calcio si sono riversate su di lui tutte le colpe. Probabilmente ha commesso qualche errore ma non era certo il colpevole assoluto. Persona piacevole con cui interloquire e discutere senza dover alzare mai i toni.
Un grandissimo in bocca al lupo dai tifosi azzurri per poter tornare ad una vita serena in cui tu possa sederti su una panchina probabilmente da avversario ma con tutto il nostro rispetto.
Siviersson

Pavanati e De Salvo sono falliti. Non riesco ancora a prenderla come una buona notizia, anzi rabbia e indignazione sono ancora predominanti per una vicenda truffaldina che ci ha privato della storia del nostro Novara Calcio 1908.
Ora per lo meno la strada è tracciata: Pavanati e De Salvo sono falliti, dovranno probabilmente rispondere di bancarotta fraudolenta e sinceramente spero che la giustizia una volta tanto, vada fino in fondo facendogli pagare fino all’ultimo centesimo.
L’iter fallimentare prevede che tutti i beni materiali della società (Coppe, Trofei, Maglie Storiche e tutti i cimeli del Novara Calcio 1908) dovranno essere messi all’asta per risarcire i creditori.
E questo è il primo punto: bisogna evitare che un privato o un collezionista se ne impossessi. Le associazioni ed i club vicini al Novara Calcio, penso al Coordinamento e ai Fedelissimi ma anche al Panathlon Club Novara attuale con Presidente Carlo Accornero oppure lo stesso Comune di Novara devono recuperare tutto questo patrimonio e restituirlo alla città. Passeranno parecchi mesi prima dell’asta fallimentare ma sarebbe utile cominciare a pensarci ed organizzarci.
Il secondo punto è la restituzione del titolo sportivo alla società che in questo momento rappresenta il calcio a Novara. Può sembrare un banale capriccio sentimentale ma in realtà è l’unico modo per restituire la Storia del Novara Calcio ai suoi tifosi. Insisto e ripeto l’esempio più banale: festeggiare il record di gol realizzati da Gonzalez è un’ipocrisia che tale rimarrà finché il titolo sportivo del Novara Calcio 1908 non verrà assegnato al FC Novara.
L’art. 52, 2° comma, delle N.O.I.F. è chiaro “il titolo sportivo di una società cui venga revocata l’affiliazione, può essere attribuito ad altra società con delibera del presidente della F.I.G.C.” ma perché questo avvenga qualcuno con le carte in regola deve richiederlo e l’unico ad averle è il FC Novara.
Non ho mai sentito Ferranti esporsi su questo argomento forse perché attendeva la sentenza di fallimento definitiva. Adesso è arrivato il momento di far sapere le sue intenzioni. Questa sarà la sua partita più importante, l’unica veramente da vincere e così finalmente capiremo se sta diventando un “nuares” o viceversa se al di la di tante parole il FC Novara è soltanto un bel passatempo.
Vinci per noi Massimo Ferranti!

La parola “amore” può essere riferita talmente a tante cose e situazioni, che è impossibile definirne in modo compiuto un significato generale, ed è possibile spiegarla solo osservandone i vari aspetti che la caratterizzano nelle situazioni specifiche a cui la si può associare.
E queste situazioni non sempre sono determinate dai classici rapporti umani nei quali si stabiliscono relazioni che convenzionalmente definiamo amorose. A volte sono passioni di diverso genere, verso cose, attivitá spesso di lavoro, insomma ogni cosa che fa riferimento a tutto lo scibile possibile e immaginabile.
Eppure in molti casi si determina un rapporto amoroso che risulta più intenso e duraturo di quello che si può stabilire in una relazione di coppia.
Esiste, per esempio, un amore che spesso nasce nel periodo in cui si accendono quei rapporti che dureranno tutta la vita, ovvero l’infanzia, dove sará pressocché impossibile successivamente abbandonarlo e che ti seguirá fedelmente per tutta la vita: l’amore per il calcio.
Questo sentimento nasce, appunto, solitamente da piccoli, quando è più facile dare fuoco alle fantasie create dalla purezza d’ animo che accompagna, mano nella mano, i sogni che più avanti si trasformeranno in speranze: scatta la scintilla e si viene assaliti da una irresistibile voglia di emulare le gesta e le imprese dei giocatori della tua squadra del cuore e di provare a diventare come loro; ed è così, proprio con queste motivazioni e queste aspettative che si inizia a giocare a calcio, magari in una squadretta di periferia, non prima di aver calcato ogni tipo di terreno improvvisato.
Ma inevitabilmente quando si cresce, questa sensazione diventa ancor più forte, fino ad assumere i tratti della dipendenza, come una droga, davanti alla quale assume i tratti di un’impresa titanica dovervi rinunciare.
Ma se risulta sacrosanto fuggire dalle droghe che creano dipendenza e provocano danni inimmaginabili, dalla dipendenza dal calcio, sarebbe buona cosa non fuggire, anzi, favorire l’introduzione di un ragazzo a questa disciplina di carattere sportivo significherebbe offrire a lui una importante opportunitá di crescita.
Più importante peró sarebbe che i genitori non pretendessero di avere dopo pochi mesi, un piccolo futuro campione in casa, somigliando a quei tifosi che si convincono di avere nella rosa della propria squadra campioni da cui pretendere sempre prestazioni di alto livello.
Da questa esperienza si possono imparare tante cose come l’importanza del gioco di squadra e la imprescindibilità del reciproco sostegno nonché aiuto, e che da questa universale disciplina, a patto che si rispettino i criteri fondamentali di rispetto e lealtà nei confronti dell’avversario, si possono provare tutte quelle gioie che tutti conosciamo avendole almeno una volta provate, come vincere un torneo o una coppa, magari segnare un gol decisivo e subito trovarsi a celebrare, attraverso un abbraccio collettivo, uno di quei momenti che per sempre resteranno impressi.
Quanto sopra rappresenta il top delle emozioni, ma esistono altresi anche quelle piccole soddisfazioni quotidiane come i miglioramenti e progressi tangibili che in allenamento si possono percepire come conquiste di cui essere orgogliosi che segnalano inequivocabilmente la qualità del lavoro svolto con passione.
Bisogna però mantenere un certo equilibrio e non temere di esibire un buon livello di onestà intellettuale nel parlare di queste cose, quindi si deve sottolineare che, come dice il proverbio, non sono tutte rose e fiori, e chiarire subito che dal calcio le emozioni che si possono provare non sono solo quelle positive, anzi sono statisticamente più frequenti quelle negative, basti pensare alla recente e bruciante eliminazione dai mondiali della nostra Nazionale come esempio macroscopico.
Comunque, nonostante questi alti e bassi, il calcio entra nella vita e nell’essere di chi lo pratica, così profondamente al punto che risulta essere poi molto difficile, se non addirittura quasi impossibile, sostituire con altra materia sportiva, o dimenticare, forse anche da accantonare temporaneamente.
Non credo di sbagliare nell’affermare che per molti il calcio viene considerato più che uno sport, più che uno sfogo psicofisico, addirittura come una seconda vita.
Mi è capitato di dover difendere la mia personalissima posizione dall’attacco di chi giudica sciocco e infantile innamorarsi di uno sport il cui scopo sia quello di correre appresso una palla, e come sia possibile spendere così tanti soldi e tempo per seguire allo stadio la propria squadra, addirittura accompagnandola in trasferta.
È propabile che sia superfluo tentare una risposta, quasi certo che qualunque sia la controteoria esposta, sarà pressocché impossibile fare breccia nel qualunquismo dal quale nascono queste affermazioni.
Mai potrà capire e fare propria la gioia che si prova quando la tua squadra vince, o più ancora quando ciò avviene grazie a un gol spettacolare o anche attraverso il classico gollonzo, chi ti formula queste accuse lui si, probabilmente, è uno di quelli che è nato e vive in perenne fuorigioco!!
Per non parlare poi dell’adrenalina e della tensione tributate all’attesa di una partita importante della tua squadra, anche se tutte le partite sono importanti!
Penso che gli amanti del calcio dentro di sè, posseggano e custodiscano qualcosa di perverso o di sadico e magari di autolesionistico, in quanto il meno che ti possa capitare è una sorta di malessere fisico e comportamentale, senza voler citare quella stranissima e spiacevole sensazione intestinale di budella contorte prima di ogni appuntamento con i tuoi sacri colori.
In definitiva il calcio è si solo correre dietro a una palla, e per questo è un amore ben strano; ma in fianco a quella palla molto spesso corre anche la vita.
E se a quella palla tu riuscissi mai a dare il calcio giusto, quello che fa la differenza rispetto a quanti calci ne prendi in culo sovente dalla vita, vedrai quella palla infilarsi nella porta per accompagnarti a braccetto con lei alla vittoria.
Il Novara rappresenta tutto questo e tanto altro.
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