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Storia e memoria

PRO VERCELLI-NOVARA 2-3 4 novembre 2001

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Il 4 novembre 2001, esattamente 17 anni fa, il Novara andava a Vercelli per giocare un derby in serie C2.

Una squadra spavalda, che affrontava gli avversari con sfrontatezza rispecchiando il carattere di Civeriati e di Borgo. Forse troppa spavalderia, molte partite finivano con espulsioni e infortuni da interventi scomposti e la classifica ne risentiva. Ma Sergio Borgo credeva fortemente in quel gruppo, primo germoglio della squadra che otto anni più tardi conquistò ciò che in quel momento, nemmeno potevamo immaginare

Novara calcio a parte tutti noi eravamo ancora sconvolti da quello che era successo l’undici settembre 2001 e due mesi dopo, la voglia di vendetta non poteva che essere l’unica conseguenza.

Nello sport invece il momento era magico: la Ferrari di Schumacher dominava il mondiale e il giovane Valentino Rossi cominciava a narrare la sua leggenda vincendo il primo mondiale nella 500.

Anche a Novara, calcio a parte, avevamo due squadre di grande livello: La Cimberio dava spettacolo nella serie A2 di basket e nel volley femminile di serie A1 la Agil Asystel cominciava ad entusiasmare i novaresi. Tra quelle ragazze, una in particolare, giovanissima, solare e piena di vita fece un tratto della sua breve vita con noi: Sara Anzanello.

La situazione di classifica del Novara era deprimente: una sola vittoria in nove giornate e la miseria di otto punti che relegavano la squadra azzurra in fondo alla classifica. Ma Sergio Borgo si ergeva a protezione del gruppo: “quando avremo recuperato tutti i giocatori potremo dire la nostra”

La Pro Vercelli invece, costruita per un campionato di vertice, era a ridosso delle prime in classifica.

Per capire lo spirito di quella squadra basta leggere il tabellino dei primi 17 minuti della partita: ammoniti Palombo, Soncin e Bini. E alla fine gli ammoniti azzurri furono 6 più Civeriati espulso. Ci fu più grinta ed agonismo in quel derby che negli ultimi 4 disputati.

Al 18’ il Novara passa in vantaggio: un difensore della Pro scivola goffamente sulla tre quarti e Raffaele Rubino prende palla e si invola solitario verso Di Sarno che viene facilmente infilato: 0-1 ed esultanza esibendo la maglietta con la scritta “sciolto e rilassato”

Al 31’ un fallo di mano in area di Soncin, tanto inutile quanto evidente, consentiva alla Pro di pareggiare l’incontro.

Ad inizio ripresa il Novara colpiva ancora con il pezzo forte del repertorio di Rubino: il colpo di testa. Fuga di Guida sulla destra, lungo traversone ed imperiosa girata volante di testa del bomber azzurro.

A questo punto la partita diventava una battaglia con i giocatori azzurri che non lasciavano un solo centimetro agli avversari. Il mister della Pro Braghin veniva espulso per proteste al 75’ e al 83’ lo seguiva Civeriati, indemoniato per la concessione del secondo rigore alla Pro Vercelli.

“Su un lancio di Ferretti, Mirabelli cadeva in area. Ad assegnare il rigore era il guardialinee che alzava la bandierina e correva fin quasi alla porta di Bini”

Le lunghe proteste, come sempre non fanno cambiare idea alla terna arbitrale e alla fine Mirabelli, trasforma il rigore del pareggio.

A dieci minuti scarsi dalla fine, il pareggio sembrava ormai scontato, invece il Novara trova ancora la forza e la lucidità di portarsi in area vercellese e conquistare un rigore solare.

Rubino dal dischetto trasforma una storica tripletta e fa impazzire di gioia la curva azzurra davanti a lui.

I vercellesi (1800 spettatori compresi i tifosi azzurri) si lamentano del gioco maschio dei calciatori azzurri e Civeriati risponde nella giusta maniera:

Chi non vuole prendere qualche colpo giocando a calcio, può sempre divertirsi con il tennis. Li non c’è il contatto diretto e di sicuro colpi non ne rimedia. Sono accuse ridicole. Tutti a casa olè.

Rubino, diventato il protagonista, comincia a capire e costruire il suo rapporto con la città:

il magazziniere è il nostro primo tifoso. Ci ha fatto capire cosa voleva dire un incontro con la Pro. A Vercelli poi ho visto i nostri tifosi commuoversi. Mi sono esaltato ancora di più

C’è un progetto dietro questa squadra che Borgo e Civeriati hanno costruito. Noi lo avvertiamo e siamo orgogliosi di farne parte e possibilmente di esserne protagonisti tutti insieme.

Ci vorranno ancora diverse partite, tutto il girone di andata, l’esonero di Civeriati e l’avvento di Di Chiara per realizzare la prima invenzione di Borgo e raggiungere dopo una entusiasmante rimonta i play off.

Il primo seme era stato piantato.

Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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