Pensieri e parole
Il “contro” della controinformazione
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4 anni faon
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Nonnopipo
Questa volta difendo MDS.
Stabiliamo un punto da cui partire: Che De Salvo ci sia o non ci sia, si faccia o non si faccia vedere, che vada o non vada in conferenza stampa o su you tube a dire quello che vuole, non me ne frega un cazzo.
Ha collaboratori pagati profumatamente che svolgono il ruolo pubblico in sua vece.
Per quanto riguarda altresi gli ultimi due risultati risultati, dico serenamente che un paio di partite storte possono capitare, come successe a Toscano in quel di Torres e a Real Vicenza.
Sette o otto partite dovremo aspettare, poi via libera alle critiche.
Critiche che oggi (ed è comprensibile, ma poco giustificabile), vengono mosse a una squadra che comunque in positivo può vantare una vittoria in trasferta e un pareggio alla prima di campionato dopo una lunga inattività per le vicende che tutti conosciamo.
E il brillantissimo viaggio in Coppa Italia, iniziato in modo regolare dopo una mirata preparazione, durante il cui percorso abbiamo eliminato squadre di un certo livello, ce lo siamo dimenticato? E allora si ripongano le armi e si risparmino le munizioni, se mai dovessero servire più avanti.
Comunque non si può negare che il nostro tetrapolifunzionale proprietario, amministratore delegato, nonchè presidente, sia un manager a cui non piaccia la monotonia.
Da dietro la scrivania ha portato una grande ventata di novità inventando la formula dé “il campionato a sorpresa”, che consiste, innanzitutto, nel non conoscere fino a tre quattro ore prima dell’inizio della nuova stagione, a quale campionato si partecipa.
Quindi il tifoso del Novara non saprà mai in anticipo cosa succederà durante lo svolgimento della stagione stessa, e Lui, umorale e stravagante com’è (basti ricordare il taglio dei capelli in stile Koreano), sarebbe capace di cambiare in “Sant’ Eusebio” il nome della clinica novarese, anche se poi, in fondo, nemmeno dall’alto del rifugio Margherita sulla punta Gnifetti, si potrebbe intravedere la vastità del cazzo che ce ne frega.
Le sorprese, di solito, iniziavano la sera del raduno in una delle piazze del centro di Novara, quando potevi scoprire con stupore che lo speaker ingaggiato per condurre la kermesse, assegnasse alla nostra benemerita tifoseria ultras ( che Dio la conservi ) la curva sud del Piola; del resto i punti cardinali sono pur sempre una convenzione.
Definirlo l’uomo dei miracoli non sarebbe azzardato: è stato capace di portare la squadra dalla C alla A, ma anche di ingaggiare due capolavori di DS come Pederzoli e Cattani; avesse contrattualizzato Sbirulino sarebbe stato meglio.
E del valzer Tesser, zum pappá, Mondonico zum pappá, Tesser, ne vogliamo parlare?
E della polka a quadriglia Aglietti-Calori-Aglietti-Gattuso? Dai, quale sorpresa piú sorpresa di questa??
Come la moltiplicazione degli anni di contratto a Parravicini o la guarigione tipo “Lazzaro, alzati e cammina!!!” del Malaca, ma qui è subentrato lo spirito dell’ uomo delle cliniche, conscio di avere delle potenzialità non indifferenti nelle strutture sanitarie di sua proprietà. Conscio ma cunscià mal, non essendo, nessuna delle sue cliniche, riuscita nell’impresa sanitaria di mettere a posto la convergenza dei piedi di Lazzari e nemmeno i baffetti alla Clark Gable, che con quel poco sudore prodotto sembravano quelli della nutria dimorante presso il laghetto di Novarello, alla quale recentemente è stato assegnato il nome di “Teti”.
Ma l’apoteosi dé “il campionato a sorpresa” si celebra nel 2014-2015 quando apportò una sostanziale modifica al format che sortì l’effetto di far entrare in depressione l’autista dell’ autobus nero, il quale alla prima di campionato, in funzione della richiesta di ripescaggio, non sapeva ancora in quale stadio avrebbe dovuto portare Gonzalez, Buzzegoli e gli altri. Dopo cinque ore di viaggio iniziato alle 5 del mattino e 670 chilometri di bestemmie del povero conducente, alcune tra l’altro di nuovo conio molto interessanti, all’ altezza dello svincolo per il Brennero, giunse al povero Mattia Venturini una drammatica telefonata che intimava: “Monza, cazzooo!!! Monzaaa, tornate indietro!!!”. Il conducente fu costretto a reimpostare il tom tom in direzione della città brianzola. Questa la ragione della squallida prestazione della squadra che perse sonoramente, al di la delle indubbie provocazioni del loro portiere Viotti, e del solito arbitro di merda bastardo e disonesto. La stessa cosa è successa anche quest’anno, ma stavolta a MDS nulla si può imputare, vero? eravamo tutti con lui, no?
Ma il Mimmo allora ruscì nell’impresa e la B fu riconquistata, e come premio il nostro Presidente, che girava con un sismografo sotto il braccio per misurare all’istante l’intensità dei terremoti che le sue decisioni provocavano, gli confezionò un bel pacco licenziamento completo di tutto, e via, verso nuove avventure!!
Che vennero affidate a quel signore di cognome Baroni e di nome Marco, il quale centrò dei dignitosissimi play off, ma che ricevette in premio lo stesso pacchetto regalo del Mimmo, in quanto Teti, definito da Dario Argento più orribile di sè stesso medesimo, già aveva pensato di infilarsi nei fitti e pericolosi sentieri della Boscaglia.
E anche a questo principe di educazione venne confermato lo stesso trattamento riservato agli altri due, però senza il pacco premio, essendosi il Gelese consegnato ai “brescianesi” qualche mese prima, raggiungendo l’accordo proprio sul sacro suolo di Novarello, insomma, un po’ come ritrovarsi l’amante di tua moglie in casa.
E si arriva così all’ Eugenio, signore dai modi gentili e di buone maniere a cui viene affidato un Maniero da far dimagrire una quindicina di kg, poi, garantisce Teti che lo ha salvato dall’insaccamento assieme ai nitrati, il ragazzo farà caterve di gol. Si sbagliava l’ uomo dalle sopracciglia di gabardine, si sbagliava perchè i numeri del centroattacco testimoniavano una brusca diminuzione dei gol ma non del peso.
E allora via l’Eugenio che non riuscì a far andare d’accordo Magnero e la bilancia, e dentro Di Carlo, altro pelatone che durante il giro turistico ampiamente descritto su questo blog nell’articolo “La Novara che Di Carlo voleva visitare”, affermava incautamente che se allo Spezia avesse avuto Maniero e Sansone sarebbe riuscito nell’intento di salire in serie A.
Vabbè, dai, lassuma pèrd, che l’è méi.
Con MDS, dunque, niente di scontato, come le lettere che scrive e poi non sa spedire, perchè preferisce leggerle davanti alla telecamera al riparo da occhi indiscreti e pistole fumanti e con il volto in chiaroscuro.
Comunque tutto si puó dire, nel bene e nel male di MDS, meno che i suoi campionati siano stati muffi e piatti di sorprese, appunto. Lo sarà anche questo? Io credo di si.
Certo peró che Zamparini è inarrivabile.
Nonnopipo
Novara perchè è la mia città, il Novara calcio perchè è la squadra della mia città, il dialetto perchè se il futuro è una porta il passato è la chiave per aprirla. Forsa Nuara tüta la vita.

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Un fortissimo abbraccio a Roberto Cevoli con auguri di pronta guarigione. Nella storia del Novara Roberto non entrerà per i risultati ma sulla sua onestà e dedizione non si può eccepire nulla. Pacato e mai sopra le righe si è trovato a dover gestire una situazione difficile suo malgrado e come spesso accade nel calcio si sono riversate su di lui tutte le colpe. Probabilmente ha commesso qualche errore ma non era certo il colpevole assoluto. Persona piacevole con cui interloquire e discutere senza dover alzare mai i toni.
Un grandissimo in bocca al lupo dai tifosi azzurri per poter tornare ad una vita serena in cui tu possa sederti su una panchina probabilmente da avversario ma con tutto il nostro rispetto.
Siviersson

Pavanati e De Salvo sono falliti. Non riesco ancora a prenderla come una buona notizia, anzi rabbia e indignazione sono ancora predominanti per una vicenda truffaldina che ci ha privato della storia del nostro Novara Calcio 1908.
Ora per lo meno la strada è tracciata: Pavanati e De Salvo sono falliti, dovranno probabilmente rispondere di bancarotta fraudolenta e sinceramente spero che la giustizia una volta tanto, vada fino in fondo facendogli pagare fino all’ultimo centesimo.
L’iter fallimentare prevede che tutti i beni materiali della società (Coppe, Trofei, Maglie Storiche e tutti i cimeli del Novara Calcio 1908) dovranno essere messi all’asta per risarcire i creditori.
E questo è il primo punto: bisogna evitare che un privato o un collezionista se ne impossessi. Le associazioni ed i club vicini al Novara Calcio, penso al Coordinamento e ai Fedelissimi ma anche al Panathlon Club Novara attuale con Presidente Carlo Accornero oppure lo stesso Comune di Novara devono recuperare tutto questo patrimonio e restituirlo alla città. Passeranno parecchi mesi prima dell’asta fallimentare ma sarebbe utile cominciare a pensarci ed organizzarci.
Il secondo punto è la restituzione del titolo sportivo alla società che in questo momento rappresenta il calcio a Novara. Può sembrare un banale capriccio sentimentale ma in realtà è l’unico modo per restituire la Storia del Novara Calcio ai suoi tifosi. Insisto e ripeto l’esempio più banale: festeggiare il record di gol realizzati da Gonzalez è un’ipocrisia che tale rimarrà finché il titolo sportivo del Novara Calcio 1908 non verrà assegnato al FC Novara.
L’art. 52, 2° comma, delle N.O.I.F. è chiaro “il titolo sportivo di una società cui venga revocata l’affiliazione, può essere attribuito ad altra società con delibera del presidente della F.I.G.C.” ma perché questo avvenga qualcuno con le carte in regola deve richiederlo e l’unico ad averle è il FC Novara.
Non ho mai sentito Ferranti esporsi su questo argomento forse perché attendeva la sentenza di fallimento definitiva. Adesso è arrivato il momento di far sapere le sue intenzioni. Questa sarà la sua partita più importante, l’unica veramente da vincere e così finalmente capiremo se sta diventando un “nuares” o viceversa se al di la di tante parole il FC Novara è soltanto un bel passatempo.
Vinci per noi Massimo Ferranti!

La parola “amore” può essere riferita talmente a tante cose e situazioni, che è impossibile definirne in modo compiuto un significato generale, ed è possibile spiegarla solo osservandone i vari aspetti che la caratterizzano nelle situazioni specifiche a cui la si può associare.
E queste situazioni non sempre sono determinate dai classici rapporti umani nei quali si stabiliscono relazioni che convenzionalmente definiamo amorose. A volte sono passioni di diverso genere, verso cose, attivitá spesso di lavoro, insomma ogni cosa che fa riferimento a tutto lo scibile possibile e immaginabile.
Eppure in molti casi si determina un rapporto amoroso che risulta più intenso e duraturo di quello che si può stabilire in una relazione di coppia.
Esiste, per esempio, un amore che spesso nasce nel periodo in cui si accendono quei rapporti che dureranno tutta la vita, ovvero l’infanzia, dove sará pressocché impossibile successivamente abbandonarlo e che ti seguirá fedelmente per tutta la vita: l’amore per il calcio.
Questo sentimento nasce, appunto, solitamente da piccoli, quando è più facile dare fuoco alle fantasie create dalla purezza d’ animo che accompagna, mano nella mano, i sogni che più avanti si trasformeranno in speranze: scatta la scintilla e si viene assaliti da una irresistibile voglia di emulare le gesta e le imprese dei giocatori della tua squadra del cuore e di provare a diventare come loro; ed è così, proprio con queste motivazioni e queste aspettative che si inizia a giocare a calcio, magari in una squadretta di periferia, non prima di aver calcato ogni tipo di terreno improvvisato.
Ma inevitabilmente quando si cresce, questa sensazione diventa ancor più forte, fino ad assumere i tratti della dipendenza, come una droga, davanti alla quale assume i tratti di un’impresa titanica dovervi rinunciare.
Ma se risulta sacrosanto fuggire dalle droghe che creano dipendenza e provocano danni inimmaginabili, dalla dipendenza dal calcio, sarebbe buona cosa non fuggire, anzi, favorire l’introduzione di un ragazzo a questa disciplina di carattere sportivo significherebbe offrire a lui una importante opportunitá di crescita.
Più importante peró sarebbe che i genitori non pretendessero di avere dopo pochi mesi, un piccolo futuro campione in casa, somigliando a quei tifosi che si convincono di avere nella rosa della propria squadra campioni da cui pretendere sempre prestazioni di alto livello.
Da questa esperienza si possono imparare tante cose come l’importanza del gioco di squadra e la imprescindibilità del reciproco sostegno nonché aiuto, e che da questa universale disciplina, a patto che si rispettino i criteri fondamentali di rispetto e lealtà nei confronti dell’avversario, si possono provare tutte quelle gioie che tutti conosciamo avendole almeno una volta provate, come vincere un torneo o una coppa, magari segnare un gol decisivo e subito trovarsi a celebrare, attraverso un abbraccio collettivo, uno di quei momenti che per sempre resteranno impressi.
Quanto sopra rappresenta il top delle emozioni, ma esistono altresi anche quelle piccole soddisfazioni quotidiane come i miglioramenti e progressi tangibili che in allenamento si possono percepire come conquiste di cui essere orgogliosi che segnalano inequivocabilmente la qualità del lavoro svolto con passione.
Bisogna però mantenere un certo equilibrio e non temere di esibire un buon livello di onestà intellettuale nel parlare di queste cose, quindi si deve sottolineare che, come dice il proverbio, non sono tutte rose e fiori, e chiarire subito che dal calcio le emozioni che si possono provare non sono solo quelle positive, anzi sono statisticamente più frequenti quelle negative, basti pensare alla recente e bruciante eliminazione dai mondiali della nostra Nazionale come esempio macroscopico.
Comunque, nonostante questi alti e bassi, il calcio entra nella vita e nell’essere di chi lo pratica, così profondamente al punto che risulta essere poi molto difficile, se non addirittura quasi impossibile, sostituire con altra materia sportiva, o dimenticare, forse anche da accantonare temporaneamente.
Non credo di sbagliare nell’affermare che per molti il calcio viene considerato più che uno sport, più che uno sfogo psicofisico, addirittura come una seconda vita.
Mi è capitato di dover difendere la mia personalissima posizione dall’attacco di chi giudica sciocco e infantile innamorarsi di uno sport il cui scopo sia quello di correre appresso una palla, e come sia possibile spendere così tanti soldi e tempo per seguire allo stadio la propria squadra, addirittura accompagnandola in trasferta.
È propabile che sia superfluo tentare una risposta, quasi certo che qualunque sia la controteoria esposta, sarà pressocché impossibile fare breccia nel qualunquismo dal quale nascono queste affermazioni.
Mai potrà capire e fare propria la gioia che si prova quando la tua squadra vince, o più ancora quando ciò avviene grazie a un gol spettacolare o anche attraverso il classico gollonzo, chi ti formula queste accuse lui si, probabilmente, è uno di quelli che è nato e vive in perenne fuorigioco!!
Per non parlare poi dell’adrenalina e della tensione tributate all’attesa di una partita importante della tua squadra, anche se tutte le partite sono importanti!
Penso che gli amanti del calcio dentro di sè, posseggano e custodiscano qualcosa di perverso o di sadico e magari di autolesionistico, in quanto il meno che ti possa capitare è una sorta di malessere fisico e comportamentale, senza voler citare quella stranissima e spiacevole sensazione intestinale di budella contorte prima di ogni appuntamento con i tuoi sacri colori.
In definitiva il calcio è si solo correre dietro a una palla, e per questo è un amore ben strano; ma in fianco a quella palla molto spesso corre anche la vita.
E se a quella palla tu riuscissi mai a dare il calcio giusto, quello che fa la differenza rispetto a quanti calci ne prendi in culo sovente dalla vita, vedrai quella palla infilarsi nella porta per accompagnarti a braccetto con lei alla vittoria.
Il Novara rappresenta tutto questo e tanto altro.
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