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Cercasi MDS disperatamente

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E pensare che quelli di Eleven Sport ci avevano pure visto bene nell’inventarsi un guasto alla centrale di Milano per evitare di mostrare la diretta di Novara Pro Patria, risparmiando così a tutti quelli che ieri non erano al Piola una delle pagine più tristi di calcio offerto dal Novara probabilmente da addirittura prima dell’era MDS. Cosa che quell’imprecisato numero di tifosi allo stadio (2000? 3000?) invece temo ricorderà a lungo. Non invidio l’amico Ciumi nel suo compito di raccontare la partita dal punto di vista tecnico, perché credo che ci sia ben poco da poter analizzare seriamente nei 95 minuti visti ieri sera in cui il concetto di gioco del calcio non si è minimamente sfiorato, ma non è nemmeno semplice poter ragionare seriamente e serenamente sul contesto globale in cui questo Novara oggi si è trovato a vivere e a farci vivere.

Una delle accuse che mi sono state fatte è quella di essere sempre stato parecchio duro, seppur più che duro preferirei definirmi un pochino meno accomodante della media dei Novaresi, nei confronti di questa proprietà. Non lo so se questo corrisponda al vero, rimane il fatto che tutte le volte che la mia onestà intellettuale mi ha portato ad elogiare apertamente Massimo De Salvo, è capitato che lo stesso poco dopo mi abbia regalato altrettanti motivi per criticarlo pesantemente. Archiviata la retrocessione, ascoltato il suo messaggio alla nazione via Youtube, catapultati in questa assurda vicenda giudiziaria in cui mi sono trovato sinceramente sulle sue stesse lunghezze d’onda nel concordare sulla strategia di basso profilo, elogiato ed appoggiato apertamente nella battaglia dei tribunali, incassata l’amara sconfitta, accettata (e ci mancherebbe) questa serie C, mi arriva a commettere il suo solito imperdonabile errore: volatilizzarsi nel nulla. Se tutto questo discorso non centra nulla sulla sconfitta di ieri, aiuta invece a spiegare questo pericoloso e squallido contesto in cui, dicevo prima, il Novara si è trovato. Appurato che l’entusiasmo si genera con le vittorie, e quindi inevitabilmente oggi siamo ai minimi storici, se ad Ottobre 2018 non ha ancora capito che la nostra piazza necessita di continui solleciti e di rassicurazioni sulla costante presenza di una guida forte e carismatica, allora verrebbe davvero voglia di non dire più nulla ed abbandonarlo al suo destino. Se ad Ottobre 2018 non ha ancora capito l’indispensabilità di un suo discorso di chiusura di questa vicenda, qualcosa di simile al “mi dispiace, ci abbiamo provato, abbiamo lottato fino a quando abbiamo potuto ma continueremo le nostre battaglie. Ora vi chiedo di starci vicini e di riconquistarci insieme sul campo la nostra serie B” (che poi è quello che ne più ne meno han fatto tutti gli altri Presidenti), vuol dire che ci troviamo davanti ad una persona con evidenti limiti. Punto.

Ieri, ad un certo punto, ci siamo guardati nelle palle negli occhi e abbiamo convenuto sulla necessità di massimizzare il divertimento tra di noi allo stadio, e questo per trovare un motivo serio per continuare a farci del male assistendo ad uno spettacolo indegno e mortificante come quello che stavamo assistendo. Se una pizza prima della partita, due cazzate dette allo stadio per ridere e un caffè all’intervallo diventano il motivo principale della presenza dei tifosi allo stadio e non il contorno alla partita stessa, che evidentemente perde di significato diventando solamente un noioso “di cui” di quanto detto prima, allora Massimo De Salvo ha perso. Come imprenditore, come uomo di sport e come uomo proprio. E se i risultati sportivi gli vanno contro e smettono di diventare traino, allora Massimo De Salvo ha il dovere di intervenire cercando almeno di caricare l’ambiente. Perché prima della mancanza di una vera squadra in campo, ieri è mancato proprio l’ambiente. Lo stadio, al netto degli Ultras e dell’amico Jacopo in rettilineo che ha vomitato contro i bustocchi tutta la sua rabbia e frustrazione del momento per 95 minuti, sembrava il cimitero la mattina del primo di Novembre. Questa è l’evidenza dei fatti. E non vedo un gesto da parte della proprietà, ovviamente ieri assente, nel provare a salvare il salvabile cercando almeno di invertire il trend, magari facendo quadrato col proprio pubblico.

Provate a chiedere ai responsabili dei gruppi organizzati la fatica che devono spendere di questi tempi per vendere una sciarpa o solamente un adesivo del proprio gruppo. Provate a chiedere la fatica che fanno per riempire un bus o solamente un pullmino. Provate a chiedere a chi dispone di accrediti la fatica che per REGALARE ingressi allo stadio. Sono tutti segnali del fatto si sia perso, in termini di entusiasmo, tutto ciò di guadagnato in questi ultimi dodici anni. E se l’argomentazione più forte ed inattaccabile dei difensori della proprietà (e pure la sua) è sempre stata “MDS è il meglio che possiamo avere ora a Novara, quello che ci ha dato lui nessuno ce lo ha mai dato, guardatevi intorno tutto questo è merito suo”, bisogna serenamente riflettere sul fatto che, se il nostro futuro deve essere quello di una tranquilla permanenza costante in questa categoria, magari con sporadici picchi di entusiasmo e speranze che puntualmente vanno a ramengo a stagione iniziata, beh dobbiamo convenire sul fatto che tutto questo sia già da sempre la storia del Novara Calcio. Non serve la famiglia De Salvo per garantirci tutto questo ma prima di lui parecchi altri han fatto ne più ne meno lo stesso. La serie A ormai è un ricordo su qualche poster appeso nel box e su qualche video in rete, ma non c’è più nulla di tutto quel periodo. Quindi mi dispiace dover tornare periodicamente a richiedere la stessa cosa di sempre, ma è evidente che oggi serve che MDS si presenti col suo faccione incazzoso e ci spieghi cosa vuole dalla vita. I suoi silenzi, le sue lontananze e le sue mancanze infinite hanno sempre e solo fatto danni. E se dodici o più anni di proprietà non gli sono serviti per capirlo, ma di che cosa stiamo parlando quindi?

Paradossalmente il problema squadra oggi è l’ultimo dei nostri problemi. Non so se Viali sia l’allenatore giusto, a naso direi che non ci sta capendo una mazza e che sportivamente parlando abbia vita breve qui da noi, ma si vedrà. La squadra magari non potrà mai arrivare a vincere il campionato tuttavia è certamente migliore di quello che ad oggi è riuscita a dimostrare in campo. Prima o poi un minimo di quadra la troverà e le cose andranno un pochino meglio, visto che peggio appare francamente difficile. Quello che invece appare molto più semplice è trovarsi in 500 in uno stadio deserto di 17500 posti.

E’ questo l’obiettivo?

Claudio Vannucci

Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Una storia di contingenza e progettualità

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La contingenza è quella situazione o circostanza per cui sei chiamato a far fronte ad uno o più specifici problemi che hanno totalmente alterato quella condizione di normalità, o di standard,  cui si era predisposti ad affrontare. In tal senso, l’era Marchionni 2.0 è stata, e lo è ancora, oggettivamente caratterizzata dal dover far fronte a situazioni paradossali. Faccio un esempio: in almeno due partite ci si è trovati nella situazione di aver seria difficoltà a schierare 11 giocatori di categoria, per non parlare poi del tema sostituzioni in corso d’opera per le quali, se credenti, la sola cosa da fare era il farsi un segno della croce. In quel momento era crollato pure l’ambiente, da taluni visto come concausa dei problemi del Novara FC, che ha certamente reso più difficile il compito dell’allenatore. Ecco, mi permetto però di far notare come in un certo senso quel moto di orgoglio visto nelle due ultime vittorie consecutive sia casualmente proprio coinciso con due precisi interventi: “contestazione” della curva e del pubblico (la parola contestazione è volutamente tra virgolette perché molti che parlano di contestazione forse non sanno altrove a che livello della stessa si può arrivare, ma vabbè) e conferenza stampa del Pres, da me criticata e che ancora oggi considero concettualmente fuori luogo, durante la quale ha sostanzialmente “contestato” pure lui tutta la sua squadra. Con questo voglio dire, anzi, mi rivolgo apertamente a chi tutte le volte che la tifoseria alza i toni tende a far partire una stucchevole difesa di ufficio basata su un concetto tutto particolare di tifo in base al quale debba sempre andare tutto bene, che talvolta è proprio toccando nell’orgoglio un gruppo apparentemente demotivato e stanco che si possono trovare quegli stimoli di rivalsa. E questo è proprio uno dei motivi per cui, più si alza l’asticella tecnica, e più il contesto, nel bene e nel male, fa la differenza. Non è un caso che, certe piazze con poco tifo, quando vincolo lo fanno solo perché trovano l’annata in cui sono davvero più forti di tutti, ma altrimenti, pur in un contesto di stagione assolutamente positiva, arrivano al bello e perdono anche perché le motivazioni alla lunga scemano e la pressione può fare la differenza. Quando è sempre tutto un paradiso, quando sia che si vinca o si perda “ma chissenefrega, sono bravi ragazzi e gli vogliamo bene”, alla lunga scatta qualcosa per cui anche tra i giocatori “ma chissenefrega è andata cosi, pazienza”. E per chi non crede a quanto dico, sappiate che lo faccio sulla base di innumerevoli testimonianze ricevute da tanti giocatori cui negli anni ho avuto il piacere di chiacchierare. I calciatori sono così, ognuno poi si alimenta le proprie amicizie, ma fondamentalmente sono ragazzi e come tali vanno gestiti col bastone e con la carota. Solo che è quando li gestisci col bastone che capisci realmente chi ha la stoffa e vuole reagire ma anche chi, tra la piazza, probabilmente non ce l’ha e gli va bene sempre tutto. San Giuliano e la Juve di ieri sono state due squadre scarse, o meglio grame grame, ma quante altre volte abbiamo perso contro altrettante squadre penose? Quindi merito ai nostri giocatori ma anche chi tra la tifoseria ha saputo evidentemente toccare le corde giuste.

E poi c’è la progettualità futura, che a meta marzo dovrebbe già essere tema di primaria importanza. In un recentissimo incontro tra Ferranti e la tifoseria organizzata, a mia precisa domanda circa il futuro ha risposto così: “3 scenari. 1 rimango io ma con budget molto limitato stile Alessandria questa stagione, 2 entrano due Soci (ovviamente non novaresi), 3 vendo”. Tralasciamo l’opzione 3 che mi pare irreale o comunque una storia ancora tutta da scrivere, e tralasciando anche  lo scenario 2 per il quale è evidente che arriverebbero ingenti investimenti, ad oggi lo scenario 1 è il più credibile ed attuale sul quale ragionare. A caldo ammetto di essermi fatto un po’ prendere dallo sconforto, ma poi ragionandoci su ho capito che Ferranti va sempre letto con ausilio della pagina 777 del televideo e poi messo su Google Translate, perché dice una cosa ma nella sua testa magari pensa altro. Infatti un conto sarebbe stato quello di partire da zero con budget come quello dell’Alessandria, e un altro quello di partire con una base di rosa intervenendo sulle caselle mancanti. Al netto della delusione attuale e dell’ambizione di ognuno di noi, ad oggi abbiamo una serie di giocatori che ragionevolmente faranno parte o potranno far parte del futuro, e tra questi inserisco per esempio figure come Pelagotti, Illanes, Margiotta e Varone i cui contratti saranno tutti da siglare ma che, immagino, possano concretizzarsi in maniera naturale visto quella sorta di “riconoscenza” verso il Novara che avranno perché in un certo senso li abbiamo rilanciati. Ai quali aggiungiamo i vari Ranieri, Urso (buona guarigione), Tentoni, Ciancio (talvolta discutibile ma di fatto tra i più utilizzati), un Galuppini sul quale andrà comunque fatta una riflessione seria (il diritto di riscatto è nostro) e un Khailoti che, se non ce lo ruberanno, è sicuramente di alto profilo per la categoria. Oltre a Vuthay che almeno in un parco di 5-6 attaccanti ci può pure stare. Lavorando su questo gruppo, in un contesto magari meno folle e con un direttore sportivo coi controcoglioni (o aiutato da analoga figura consulenziale), non è vero che si è destinati a far male senza ingenti immissioni di liquidità. Certo, una grossa riflessione andrà comunque fatta su Marchionni, che al netto del problema contingente, qualche grossa lacuna la sta dimostrando.

Insomma, crisi finita? assolutamente no, ma non possiamo nemmeno essere ipocriti e non rilevare come in soli 7 giorni la nostra situazione sia diametralmente cambiata. Viviamo la giornata tifando Novara con in mano un bastone e in tasca una carota. Che tanto male evidentemente non fa.

Claudio Vannucci

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Eravamo quattro amici al bar

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Tendenzialmente tutti i Presidenti mi sono sempre stati sulle scatole, ma è un problema mio. I soli due cui ho realmente voluto bene sono stati Armani e Ferranti. Perché a Ferranti, nonostante tutto ciò successo quest’anno voglio davvero bene. Concordo con l’amico Mauro e i suoi messaggi che mi ha inviato a caldo, oggi il Pres non mi ha fatto incazzare e non mi ha nemmeno deluso più di tanto. Mi ha fatto quasi pena, nell’accezione più affettuosa possibile di questo termine. Ho visto un uomo distrutto, triste, che però ha perfettamente dato dimostrazione del perché le cose non vanno e su dove deve migliorare. E’ stata messa in scena quasi una drammatica opera teatrale, peraltro con aggravante di diretta, in cui tutti hanno potuto assistere ad una sorta di chiacchierata al bar tra amici, nella quale il Presidente, tra le altre cose, si prende le critiche,  questa volta dai giornalisti in sala, di ascoltare troppa gente, ma che in questa occasione sono stati gli stessi giornalisti a commettere lo stesso errore nel continuare a dirgli nuovamente e platealmente cosa fare: “riprendi Di Bari”. Questo è il primo aspetto che non va: a casa nostra c’è una visione distorta del concetto di provincialismo e di democrazia in base alla quale ognuno ha il diritto di dire la propria opinione e lui di sentirsi obbligato ad ascoltarla, perché “sono nuovo, devo imparare, ascolto tutti”. Lui deve smettere di chiedere consigli e ascoltare la chiunque, e la chiunque deve smetterla di continuare a dirgli cosa cazzo deve fare. Questo che dico non è fascismo ma è corretta gestione di una squadra di calcio. Al di là di oggi, nasce proprio da questo equivoco di base la maggior parte dei problemi, probabilmente (e non di poco conto) peggiorato poi dal fatto che evidentemente abbia dato retta più a chi era meglio si occupasse di altro.

Aggiungo, e carico ancora di più: oltre a volergli bene, gli riconosco la buona fede generale e quella di oggi nella sua volontà di raccontare a tutti a cuore aperto cosa è successo. Ma è stata una enorme cazzata, quanto meno in questi termini. Perché lo sfogo con 4 amici al bar, deve rimanere confinato ai 4 amici e al bar. Non può avvenire in una conferenza pubblica con diretta Facebook. A Galuppini, per esempio, del coglione glielo posso dare io che sono tifoso. Glielo può dare anche lui che è il datore di lavoro, ma il tutto deve accadere dentro uno spogliatoio, non appunto in “mondo visione”. Ora che Galuppini sa che è considerato un coglione pure da chi lo paga, e soprattutto sa che tutti noi sappiamo essere considerato da Ferranti un coglione,  qualcuno mi spiega come potrà tornarci utile alla causa da qui a fine aprile? Sperando che emerga in tutta la sua dirompente forza e ci faccia vincere le partite? Auguri  a noi.

Non so che altro dire. Dire che piove è riduttivo visto che domenica si farà fatica a schierare 11 giocatori di categoria. Continuare a chiedere di stare uniti mi pare una presa per il culo, perché più che venire a tifare che cazzo dovremmo fare di più? Andiamo a sparare a quelli del San Giuliano cosi non si presentano domenica? Diciamo che è tutto bello e che è meraviglioso e che pazienza anche se retrocederemo perché tanto ci sono cose peggiori nel mondo tipo le guerre, i terremoti o chi non ha altra via che affidarsi ad uno scafista? Diciamolo pure se fa piacere. Tanto qui dentro siamo solo 4 amici al bar e vale tutto. Ma, di questo passo, finiremo ad essere solo 4 amici allo stadio.. Ma complessivamente.

Claudio Vannucci

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“..e speriamo che tenga”

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Tutto il mondo è Paese. Il video virale del Presidente della Ternana che, coperto da insulti dal suo stadio, quasi scavalca per andare a picchiarsi coi tifosi imbufaliti è l’esempio che ovunque quando fai bene vieni lodato ma, alla prima occasione in cui le cose girano male, la Piazza non ti perdona nulla. Non lo so se lo pensa, ma mi sono immaginato Ferranti ieri sera dire lo stesso di noi, perché se è vero che quest’anno si è sbagliato tutto, è altresì vero che non gliene abbiamo perdonata mezza. Quello che non so se Ferranti ha però chiaro è che la nostra situazione di insoddisfazione nasce da molto prima di questa ultima estate, precisamente nasce in maniera molto forte dalla stagione 2017/2018 quando, dopo un anno drammatico che ha preso poi una piega ancora più brutta scavallato il 2018, si è arrivati ad una retrocessione diretta dalla quale poi è sostanzialmente iniziata la fine di MDS. In quell’anno ci si raccontava spesso come quella squadra non sarebbe mai potuta retrocedere visto la forza e i grossi investimenti fatti e alla fine invece retrocesse. Si ripartì da una serie C che sulla carta ci avrebbe dovuto vedere protagonisti, e con una campagna acquisti che, pur inferiore rispetto alla prima retrocessione dalla cadetteria, prometteva un campionato ai vertici: fu invece uno dei più apatici, deludenti e insignificanti mai visti, soprattutto in relazione alle aspettative. Si ripartì nuovamente, con un evidente ridimensionamento che pesò su un campionato non di altissimo profilo, interrotto dalla pandemia che ci catapultò direttamente ad un playoff surreale e strano, che ci ha illusi di poterci presentare protagonisti nella stagione successiva ma che invece, a stadi vuoti, ci portò verso la tragedia Rullo e successivamente Pavanati. Abbiamo respirato con l’avvento di Ferranti, nel quale sì abbiamo gioito per la promozione ma che ci ha in un certo senso “obbligati” tutti al compromesso di accettare una nuova realtà che ci è stata (fortunatamente) imposta come unica alternativa alla sparizione. Promossi in C, cosa per molti scontata, si è tornati ad una grave sofferenza , che evidentemente ha riaperto ferite aperte appunto dal 2017 che un anno da vincenti ma nei dilettanti non potevano certo guarire. Quindi, caro Pres, è possibile che non ti si sia perdonato nulla quest’anno, ma la nostra ferita è profonda, e necessita di tante attenzioni e soprattutto pazienza.

Necessita anche di rispetto. Perché purtroppo il rapporto Società e tifosi è impari, e quest’ultimi tendenzialmente hanno sempre ragione per due motivi: pagano per esserci (alcuni lo hanno fatto anche a livello penale e personale, non solo monetario) e ci sono e ci saranno a prescindere da società e giocatori. Proprio per questo, mi aspetto che il Sig Benalouane non metterà mai più piede nel nostro Stadio perché non si può e nemmeno deve permettere in Tribuna di urlare a tifosi frasi tipo “ma che cazzo vuoi???? devi stare zittoooooo devi stare zittoooo non parlareeee” primo perché nel gioco tra dare e avere è chiaramente in difetto visto che a Novara ha ottenuto molto più di quanto ha dato, e secondo perché certi tifosi seguono il Novara probabilmente da prima che lui nascesse e per questo deve solo stare zitto. Un calciatore con un curriculum come il suo dovrebbe sapere come ci si comporta e capire che a nessuno interessa il fatto che possa aver calcato palcoscenici superiori (o meglio Tribune superiori visto che è riuscito pure nell’impresa di non entrare nella storia del Leicester nell’anno magico, visto che non ha collezionato presenze significative) perché oggi è a Novara, e viene trattato come tutti. Ma soprattutto, non può funzionare che nessun esponente della Società lo abbia fermato e allontanato, ma anzi sia stato zitto nell’assistere ad una scena imbarazzante. Dietro a questo fatto si capisce perché è un anno andato a puttane: siamo pieni di gente che non hanno la minima idea del concetto di umiltà. Passiamo da chi si sente superiore perché ha giocato in Europa a chi ti rinfaccia che nessuno è come lui negli ultimi 3,5 anni. Con questo materiale umano puoi fare bene solo se davvero è più forte, cosa che evidentemente non è, ma se è chiamato a soffrire fa brutte figure. E infatti.

Continuo a ritenere poco probabile un reale coinvolgimento nei playout, ma è evidente che non si riesce a capire cosa possa cambiare e scattare nella testa dei giocatori per invertire questa drammatica tendenza. Citando il filosofo Sartorio, “domenica a Seregno è una partita da mettersi un dito nel culo, e speriamo che tenga”, perché se si perdesse davvero tornerebbe lo spettro della stagione 2017/2018 dal quale è nato tutto. Stagione che è evidente presenta clamorose analogie con quella attuale. Lo stesso Marchionni, che magari è il meno colpevole, è riuscito nell’impresa di trasformare da apatica in drammatica una stagione che avrebbe solo potuto e dovuto gestire come intermezzo alla prossima. Ora siamo qui che ci stiamo semplicemente cagando addosso perché se si perde contro il San Giuliano finiamo ai playout, e ci dobbiamo ancora sorbire quella patetica scena del cerchio a centrocampo a fine partita e qualcuno in tribuna che zittisce i tifosi.  “…speriamo che tenga” è il mantra da adesso a fine anno. Non benissimo.

Claudio Vannucci

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