Editoriale
Il vaso di Pandora
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4 anni faon
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ilVannu
Ve la ricordate la storia del vaso di Pandora? Se avete fatto studi classici o, più probabilmente, se avete visto da piccoli i cartoni animati di Pollon ve la ricorderete di sicuro. Pandora era una gran gnocca che ricevette da Zeus, parecchio incazzato perché gli avevano fottuto il dono del fuoco, in regalo un vaso, con la raccomandazione di non aprirlo per nessun motivo al mondo. Ovviamente lei, invece di farsi i cazzi suoi, lo aprì subito e fu un gran casino, visto che quel vaso conteneva la vendetta di Zeus. Tutte le più grandi sfighe possibili uscirono rendendo il mondo un vero casino. Rimase dentro però solamente la speranza, che non fece in tempo ad uscire prima che Pandora si rese conto di aver fatto una cazzata e lo richiuse. Quel vaso scoperchiato rese l’umanità atroce; piena di sofferenze e di malvagità, il tutto orchestrato da Dio Zeus stesso che se la rideva nel vedere tutto ciò. (infatti la discutibile usanza del bestemmiare contro Dio non nasce per colpire il buon Gesù ma proprio Zeus, ma questo è un altro discorso che ora non ci interessa). Il tutto durò fino a quando Pandora scoperchiò nuovamente il vaso facendo uscire anche la speranza, che migliorò il mondo e lo rese più vivibile.
Vabbè, che a me piaccia vagare con la fantasia anche senza l’uso di stupefacenti lo sapete da tempo, però ditemi se non ho ragione nel vedere MDS come la Pandora di turno, che scoperchiando il vaso (vincendo il primo ricorso) ha creato un casino della madonna sotto gli occhi compiacenti di Dio Zeus Gravina, quello che ai miei occhi rappresenta il vero regista di questa vicenda. Ho commesso un errore all’inizio di questa storia. Ho pensato davvero che Gravina fosse il solo personaggio serio ed eticamente inattaccabile in mezzo ad una serie di sciagure viventi capaci solamente di proteggere il proprio status e la propria poltrona. Credevo veramente nella sua onestà, nella limpidezza della sua battaglia a favore della legge e dei più deboli. L’ho applaudito quando è stato il solo che, coerentemente con le varie sentenze e con la logica, ha rinviato campionati e sospeso partite. Fino a quando ho capito che pure lui stesse recitando il suo copione, stesse giocandosi le sue carte per raggiungere la presidenza FIGC e, invece di combattere fianco fianco col Novara e con le altre 5 Società, in realtà le stesse usando per bene per arrivare al suo scopo. Ottenuta in settimana la promessa di voto di alcune componenti che il 22 Ottobre voteranno il nuovo Presidente FIGC, e avendo capito di avercela fatta (salvo clamorosi sviluppi futuri) che fa? Getta nel cesso tutta la sua coerenza dimostrata in questi mesi ed “obbliga” le cinque squadre a giocare i rispettivi campionati, nonostante nuove sentenze imminenti. Ma come, prima blocchi le squadre in nome della giustizia e dell’attesa di una pronuncia ed ora, che una nuova pronuncia sta per arrivare, le fai giocare? Non è che ottenuta la garanzia di elezione, il Sig. Gravina ha ora spostato i suoi obiettivi sulla normalizzazione della situazione a differenza di prima che il caos era senza ombra di dubbio la situazione ideale? Legittimo da parte sua, per carità, nei fatti Gravina è un politico e come tale conduce come meglio crede la sua campagna elettorale.
In tutta questa storia, il ruolo della speranza da chi è interpretato? Ma ovviamente da quelli tipo l’avvocato Di Cintio o il nuovo famoso Vagliasindi di Catania. Non ho dubbi che in cuor loro sappiano perfettamente che la sola cosa che le 5 squadre (l’Entella forse no, l’ha sculata davvero) possano ambire sia il riconoscimento di un indennizzo. Credo anche che lo sapessero dall’inizio e, in fondo in fondo, lo abbiamo sempre saputo pure noi. Ma è divertente, fanno quasi tenerezza, vederli sistematicamente e puntualmente mantenere viva in quella parte di umanità che pende dalle loro labbra (o meglio dalle loro tastiere) una speranza di vittoria finale. Proprio quella speranza che oggi, scendendo in campo a torto o a ragione, si riduce drasticamente nonostante Gravina sostenga il contrario.
Non ho fatto studi classici ma ho visto tutta la serie di Pollon più volte. Per me Pandora non è un vaso scoperchiato ma la marca di braccialetti costosi che ogni tanto regalo a mia moglie. Inoltre sono della filosofia del Sergente Nicola Lorusso interpretato da Abatantuono nel film “Mediterraneo”. Colui che disse “chi vive sperando muore cagando”. Negli editoriali delle ultime settimane ciò che penso l’ho detto più volte. Abbiamo fatto bene a giocare, e il fatto che, a quanto mi risulta, il Novara abbia già da qualche giorno abbandonato l’idea di un’azione comune con le altre (peraltro i fatti dimostrano come sia stato impossibile fare fronte comune) ma di essersi concentrato esclusivamente sul campionato e sulla richiesta di indennizzo mi fa enormemente piacere. Certe guerre vanno combattute, e i vili sono quelle che non le combattono o che scappano. Noi l’abbiamo combattuta e, ad oggi, l’abbiamo persa. Ma il vivere in guerra alla John Rambo in tempo ormai di pace non è mai saggio. Per me la guerra è stata persa dal momento in cui hanno consentito l’inizio del campionato di serie B, ma averci provato e, soprattutto, essere riusciti molto faticosamente ad insinuare il dubbio che certi personaggi siano pessimi è in un certo senso una vittoria.
Capisco però chi sostiene che, se abbiamo atteso fino ad oggi, avremmo potuto aspettare a giocare ancora un po’. Un po’ meno capisco quelli più guerrafondai col portafoglio degli altri. Quelli che pensano che sarebbe stato opportuno continuare fino all’infinito con la presunzione di “ucciderli” tutti, e chissenefrega se poi saremmo morti solamente noi. Se noi abbiamo vinto nel far capire ai media e ad una buona fetta di popolazione che i Malagò, i Fabbricini e i Balata se ne debbano andare, loro hanno vinto nel riuscire a dimostrare che non siamo mai stati capaci nemmeno di fare un fronte comune serio nei tribunali (ognuno ha fatto quello che voleva quintuplicando i ricorsi e contribuendo alla paralisi) e che, per un tifoso indignato pronto alla battaglia, un altro era pronto a giocare subito. Ma le guerre sono così, spesso nessuno vince e i morti non si contano nemmeno.
Questa storia non è finita. Vedremo che si inventeranno da domani. Ma oggi, piaccia o no, giusto o no, scendiamo in campo. E’ giunto il giorno di consegnare la nostra maglia a questa nuova truppa che peggio di quella precedente non potrà fare. Loro non hanno certo colpa di questa assurda estate che ricorderemo per tutta la vita, loro devono solo renderla nuovamente grande e riconsegnarcela a Maggio sudata, insanguinata e soprattutto vincente. Oggi serve solo dire Forza Novara sempre ovunque e comunque. Il resto, a questi ragazzi, non serve a nulla.
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Editoriale
Una storia di contingenza e progettualità
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2 settimane faon
13 Marzo 2023By
ilVannu
La contingenza è quella situazione o circostanza per cui sei chiamato a far fronte ad uno o più specifici problemi che hanno totalmente alterato quella condizione di normalità, o di standard, cui si era predisposti ad affrontare. In tal senso, l’era Marchionni 2.0 è stata, e lo è ancora, oggettivamente caratterizzata dal dover far fronte a situazioni paradossali. Faccio un esempio: in almeno due partite ci si è trovati nella situazione di aver seria difficoltà a schierare 11 giocatori di categoria, per non parlare poi del tema sostituzioni in corso d’opera per le quali, se credenti, la sola cosa da fare era il farsi un segno della croce. In quel momento era crollato pure l’ambiente, da taluni visto come concausa dei problemi del Novara FC, che ha certamente reso più difficile il compito dell’allenatore. Ecco, mi permetto però di far notare come in un certo senso quel moto di orgoglio visto nelle due ultime vittorie consecutive sia casualmente proprio coinciso con due precisi interventi: “contestazione” della curva e del pubblico (la parola contestazione è volutamente tra virgolette perché molti che parlano di contestazione forse non sanno altrove a che livello della stessa si può arrivare, ma vabbè) e conferenza stampa del Pres, da me criticata e che ancora oggi considero concettualmente fuori luogo, durante la quale ha sostanzialmente “contestato” pure lui tutta la sua squadra. Con questo voglio dire, anzi, mi rivolgo apertamente a chi tutte le volte che la tifoseria alza i toni tende a far partire una stucchevole difesa di ufficio basata su un concetto tutto particolare di tifo in base al quale debba sempre andare tutto bene, che talvolta è proprio toccando nell’orgoglio un gruppo apparentemente demotivato e stanco che si possono trovare quegli stimoli di rivalsa. E questo è proprio uno dei motivi per cui, più si alza l’asticella tecnica, e più il contesto, nel bene e nel male, fa la differenza. Non è un caso che, certe piazze con poco tifo, quando vincolo lo fanno solo perché trovano l’annata in cui sono davvero più forti di tutti, ma altrimenti, pur in un contesto di stagione assolutamente positiva, arrivano al bello e perdono anche perché le motivazioni alla lunga scemano e la pressione può fare la differenza. Quando è sempre tutto un paradiso, quando sia che si vinca o si perda “ma chissenefrega, sono bravi ragazzi e gli vogliamo bene”, alla lunga scatta qualcosa per cui anche tra i giocatori “ma chissenefrega è andata cosi, pazienza”. E per chi non crede a quanto dico, sappiate che lo faccio sulla base di innumerevoli testimonianze ricevute da tanti giocatori cui negli anni ho avuto il piacere di chiacchierare. I calciatori sono così, ognuno poi si alimenta le proprie amicizie, ma fondamentalmente sono ragazzi e come tali vanno gestiti col bastone e con la carota. Solo che è quando li gestisci col bastone che capisci realmente chi ha la stoffa e vuole reagire ma anche chi, tra la piazza, probabilmente non ce l’ha e gli va bene sempre tutto. San Giuliano e la Juve di ieri sono state due squadre scarse, o meglio grame grame, ma quante altre volte abbiamo perso contro altrettante squadre penose? Quindi merito ai nostri giocatori ma anche chi tra la tifoseria ha saputo evidentemente toccare le corde giuste.
E poi c’è la progettualità futura, che a meta marzo dovrebbe già essere tema di primaria importanza. In un recentissimo incontro tra Ferranti e la tifoseria organizzata, a mia precisa domanda circa il futuro ha risposto così: “3 scenari. 1 rimango io ma con budget molto limitato stile Alessandria questa stagione, 2 entrano due Soci (ovviamente non novaresi), 3 vendo”. Tralasciamo l’opzione 3 che mi pare irreale o comunque una storia ancora tutta da scrivere, e tralasciando anche lo scenario 2 per il quale è evidente che arriverebbero ingenti investimenti, ad oggi lo scenario 1 è il più credibile ed attuale sul quale ragionare. A caldo ammetto di essermi fatto un po’ prendere dallo sconforto, ma poi ragionandoci su ho capito che Ferranti va sempre letto con ausilio della pagina 777 del televideo e poi messo su Google Translate, perché dice una cosa ma nella sua testa magari pensa altro. Infatti un conto sarebbe stato quello di partire da zero con budget come quello dell’Alessandria, e un altro quello di partire con una base di rosa intervenendo sulle caselle mancanti. Al netto della delusione attuale e dell’ambizione di ognuno di noi, ad oggi abbiamo una serie di giocatori che ragionevolmente faranno parte o potranno far parte del futuro, e tra questi inserisco per esempio figure come Pelagotti, Illanes, Margiotta e Varone i cui contratti saranno tutti da siglare ma che, immagino, possano concretizzarsi in maniera naturale visto quella sorta di “riconoscenza” verso il Novara che avranno perché in un certo senso li abbiamo rilanciati. Ai quali aggiungiamo i vari Ranieri, Urso (buona guarigione), Tentoni, Ciancio (talvolta discutibile ma di fatto tra i più utilizzati), un Galuppini sul quale andrà comunque fatta una riflessione seria (il diritto di riscatto è nostro) e un Khailoti che, se non ce lo ruberanno, è sicuramente di alto profilo per la categoria. Oltre a Vuthay che almeno in un parco di 5-6 attaccanti ci può pure stare. Lavorando su questo gruppo, in un contesto magari meno folle e con un direttore sportivo coi controcoglioni (o aiutato da analoga figura consulenziale), non è vero che si è destinati a far male senza ingenti immissioni di liquidità. Certo, una grossa riflessione andrà comunque fatta su Marchionni, che al netto del problema contingente, qualche grossa lacuna la sta dimostrando.
Insomma, crisi finita? assolutamente no, ma non possiamo nemmeno essere ipocriti e non rilevare come in soli 7 giorni la nostra situazione sia diametralmente cambiata. Viviamo la giornata tifando Novara con in mano un bastone e in tasca una carota. Che tanto male evidentemente non fa.
Claudio Vannucci

Tendenzialmente tutti i Presidenti mi sono sempre stati sulle scatole, ma è un problema mio. I soli due cui ho realmente voluto bene sono stati Armani e Ferranti. Perché a Ferranti, nonostante tutto ciò successo quest’anno voglio davvero bene. Concordo con l’amico Mauro e i suoi messaggi che mi ha inviato a caldo, oggi il Pres non mi ha fatto incazzare e non mi ha nemmeno deluso più di tanto. Mi ha fatto quasi pena, nell’accezione più affettuosa possibile di questo termine. Ho visto un uomo distrutto, triste, che però ha perfettamente dato dimostrazione del perché le cose non vanno e su dove deve migliorare. E’ stata messa in scena quasi una drammatica opera teatrale, peraltro con aggravante di diretta, in cui tutti hanno potuto assistere ad una sorta di chiacchierata al bar tra amici, nella quale il Presidente, tra le altre cose, si prende le critiche, questa volta dai giornalisti in sala, di ascoltare troppa gente, ma che in questa occasione sono stati gli stessi giornalisti a commettere lo stesso errore nel continuare a dirgli nuovamente e platealmente cosa fare: “riprendi Di Bari”. Questo è il primo aspetto che non va: a casa nostra c’è una visione distorta del concetto di provincialismo e di democrazia in base alla quale ognuno ha il diritto di dire la propria opinione e lui di sentirsi obbligato ad ascoltarla, perché “sono nuovo, devo imparare, ascolto tutti”. Lui deve smettere di chiedere consigli e ascoltare la chiunque, e la chiunque deve smetterla di continuare a dirgli cosa cazzo deve fare. Questo che dico non è fascismo ma è corretta gestione di una squadra di calcio. Al di là di oggi, nasce proprio da questo equivoco di base la maggior parte dei problemi, probabilmente (e non di poco conto) peggiorato poi dal fatto che evidentemente abbia dato retta più a chi era meglio si occupasse di altro.
Aggiungo, e carico ancora di più: oltre a volergli bene, gli riconosco la buona fede generale e quella di oggi nella sua volontà di raccontare a tutti a cuore aperto cosa è successo. Ma è stata una enorme cazzata, quanto meno in questi termini. Perché lo sfogo con 4 amici al bar, deve rimanere confinato ai 4 amici e al bar. Non può avvenire in una conferenza pubblica con diretta Facebook. A Galuppini, per esempio, del coglione glielo posso dare io che sono tifoso. Glielo può dare anche lui che è il datore di lavoro, ma il tutto deve accadere dentro uno spogliatoio, non appunto in “mondo visione”. Ora che Galuppini sa che è considerato un coglione pure da chi lo paga, e soprattutto sa che tutti noi sappiamo essere considerato da Ferranti un coglione, qualcuno mi spiega come potrà tornarci utile alla causa da qui a fine aprile? Sperando che emerga in tutta la sua dirompente forza e ci faccia vincere le partite? Auguri a noi.
Non so che altro dire. Dire che piove è riduttivo visto che domenica si farà fatica a schierare 11 giocatori di categoria. Continuare a chiedere di stare uniti mi pare una presa per il culo, perché più che venire a tifare che cazzo dovremmo fare di più? Andiamo a sparare a quelli del San Giuliano cosi non si presentano domenica? Diciamo che è tutto bello e che è meraviglioso e che pazienza anche se retrocederemo perché tanto ci sono cose peggiori nel mondo tipo le guerre, i terremoti o chi non ha altra via che affidarsi ad uno scafista? Diciamolo pure se fa piacere. Tanto qui dentro siamo solo 4 amici al bar e vale tutto. Ma, di questo passo, finiremo ad essere solo 4 amici allo stadio.. Ma complessivamente.
Claudio Vannucci

Tutto il mondo è Paese. Il video virale del Presidente della Ternana che, coperto da insulti dal suo stadio, quasi scavalca per andare a picchiarsi coi tifosi imbufaliti è l’esempio che ovunque quando fai bene vieni lodato ma, alla prima occasione in cui le cose girano male, la Piazza non ti perdona nulla. Non lo so se lo pensa, ma mi sono immaginato Ferranti ieri sera dire lo stesso di noi, perché se è vero che quest’anno si è sbagliato tutto, è altresì vero che non gliene abbiamo perdonata mezza. Quello che non so se Ferranti ha però chiaro è che la nostra situazione di insoddisfazione nasce da molto prima di questa ultima estate, precisamente nasce in maniera molto forte dalla stagione 2017/2018 quando, dopo un anno drammatico che ha preso poi una piega ancora più brutta scavallato il 2018, si è arrivati ad una retrocessione diretta dalla quale poi è sostanzialmente iniziata la fine di MDS. In quell’anno ci si raccontava spesso come quella squadra non sarebbe mai potuta retrocedere visto la forza e i grossi investimenti fatti e alla fine invece retrocesse. Si ripartì da una serie C che sulla carta ci avrebbe dovuto vedere protagonisti, e con una campagna acquisti che, pur inferiore rispetto alla prima retrocessione dalla cadetteria, prometteva un campionato ai vertici: fu invece uno dei più apatici, deludenti e insignificanti mai visti, soprattutto in relazione alle aspettative. Si ripartì nuovamente, con un evidente ridimensionamento che pesò su un campionato non di altissimo profilo, interrotto dalla pandemia che ci catapultò direttamente ad un playoff surreale e strano, che ci ha illusi di poterci presentare protagonisti nella stagione successiva ma che invece, a stadi vuoti, ci portò verso la tragedia Rullo e successivamente Pavanati. Abbiamo respirato con l’avvento di Ferranti, nel quale sì abbiamo gioito per la promozione ma che ci ha in un certo senso “obbligati” tutti al compromesso di accettare una nuova realtà che ci è stata (fortunatamente) imposta come unica alternativa alla sparizione. Promossi in C, cosa per molti scontata, si è tornati ad una grave sofferenza , che evidentemente ha riaperto ferite aperte appunto dal 2017 che un anno da vincenti ma nei dilettanti non potevano certo guarire. Quindi, caro Pres, è possibile che non ti si sia perdonato nulla quest’anno, ma la nostra ferita è profonda, e necessita di tante attenzioni e soprattutto pazienza.
Necessita anche di rispetto. Perché purtroppo il rapporto Società e tifosi è impari, e quest’ultimi tendenzialmente hanno sempre ragione per due motivi: pagano per esserci (alcuni lo hanno fatto anche a livello penale e personale, non solo monetario) e ci sono e ci saranno a prescindere da società e giocatori. Proprio per questo, mi aspetto che il Sig Benalouane non metterà mai più piede nel nostro Stadio perché non si può e nemmeno deve permettere in Tribuna di urlare a tifosi frasi tipo “ma che cazzo vuoi???? devi stare zittoooooo devi stare zittoooo non parlareeee” primo perché nel gioco tra dare e avere è chiaramente in difetto visto che a Novara ha ottenuto molto più di quanto ha dato, e secondo perché certi tifosi seguono il Novara probabilmente da prima che lui nascesse e per questo deve solo stare zitto. Un calciatore con un curriculum come il suo dovrebbe sapere come ci si comporta e capire che a nessuno interessa il fatto che possa aver calcato palcoscenici superiori (o meglio Tribune superiori visto che è riuscito pure nell’impresa di non entrare nella storia del Leicester nell’anno magico, visto che non ha collezionato presenze significative) perché oggi è a Novara, e viene trattato come tutti. Ma soprattutto, non può funzionare che nessun esponente della Società lo abbia fermato e allontanato, ma anzi sia stato zitto nell’assistere ad una scena imbarazzante. Dietro a questo fatto si capisce perché è un anno andato a puttane: siamo pieni di gente che non hanno la minima idea del concetto di umiltà. Passiamo da chi si sente superiore perché ha giocato in Europa a chi ti rinfaccia che nessuno è come lui negli ultimi 3,5 anni. Con questo materiale umano puoi fare bene solo se davvero è più forte, cosa che evidentemente non è, ma se è chiamato a soffrire fa brutte figure. E infatti.
Continuo a ritenere poco probabile un reale coinvolgimento nei playout, ma è evidente che non si riesce a capire cosa possa cambiare e scattare nella testa dei giocatori per invertire questa drammatica tendenza. Citando il filosofo Sartorio, “domenica a Seregno è una partita da mettersi un dito nel culo, e speriamo che tenga”, perché se si perdesse davvero tornerebbe lo spettro della stagione 2017/2018 dal quale è nato tutto. Stagione che è evidente presenta clamorose analogie con quella attuale. Lo stesso Marchionni, che magari è il meno colpevole, è riuscito nell’impresa di trasformare da apatica in drammatica una stagione che avrebbe solo potuto e dovuto gestire come intermezzo alla prossima. Ora siamo qui che ci stiamo semplicemente cagando addosso perché se si perde contro il San Giuliano finiamo ai playout, e ci dobbiamo ancora sorbire quella patetica scena del cerchio a centrocampo a fine partita e qualcuno in tribuna che zittisce i tifosi. “…speriamo che tenga” è il mantra da adesso a fine anno. Non benissimo.
Claudio Vannucci
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