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Pensieri e parole

Il Necchi di Novara

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Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. (cit. il Perozzi parlando del Necchi – Amici miei  1975)”

“Non si può immaginare quanto sia prezioso un amico così, dico come il Necchi, specialmente nei momenti difficili, quando ci capita di arenarci un po’…” prosegue poi con queste frasi una delle più celebri scene di un film che fece scuola e storia, ed ammetto è stata la prima cosa a cui ho pensato ieri sera al momento della notizia della vittoria del ricorso fatto dal Novara contro i nuovi criteri di ripescaggio votati dalla Lega recentemente. Non ci sono dubbi che c’è del genio in chi, contro qualsiasi logica e razionalità, e nella più totale imprevedibilità, ha pensato di andare nuovamente contro il sistema contestando, evidentemente a ragione, tutto quello che rendeva impossibile un nostro possibile ripescaggio nella cadetteria. In realtà sapevamo benissimo che il Novara già da oltre un mese avesse genericamente “chiesto il ripescaggio”, ma la cosa, vuoi per la fumosità e parzialità delle notizie in possesso e vuoi per quella che, nei termini in cui ci è stata raccontata, sembrava essere più una buffonata che un vero e proprio attacco fondato da argomentazioni giuridiche sensate, si è preferito farla morire nel silenzio. La sentenza di ieri, è bene sottolineare, non ripesca automaticamente il Novara in serie B ma gli consente di porsi nel migliore dei modi in attesa della nuova graduatoria della FIGC (che dovrebbe essere resa nota venerdì) e che dirà la verità assoluta chiarendo definitivamente chi potrà essere ripescato. E’ evidente che il punto di forza del Novara consiste nel fatto che, con l’accoglimento del ricorso, viene considerata nulla l’ultima norma varata per cui, stante il regolamento vecchio che ritorna evidentemente in vigore, il Novara sarebbe primo in graduatoria con un margine di 0.25 punti di vantaggio sul Catania (che, se succederà quello che speriamo, dovrebbe provvedere a pagarci le vacanze gratis per almeno un decennio in qualche resort di livello). Ma la storia recente ci racconta anche che, nonostante una vittoria in Tribunale, trovarono poi il modo di riscrivere nuovamente i criteri premiando il Vicenza, di conseguenza l’invito a non esultare è d’obbligo proprio perché ci è già stato dimostrato che il sistema è imprevedibile e soprattutto capace di uscirne sempre vincitore.

Detto questo, dal mio punto di vista la questione si riassume con due spunti di riflessione. Il primo. Va dato atto a MDS finalmente di aver operato non tanto a tutela del  Novara Calcio, cosa che deve sempre essere scontata e d’obbligo in considerazione del ruolo che ricopre e comunque non è mai venuta a meno, ma di averlo fatto finalmente in maniera sensata, efficace, senza sbandierare pubblicamente la propria rabbia e, soprattutto, senza aver tentato di ridicolizzare in pubblica piazza un sistema che sappiamo benissimo essere marcio e protettivo del suo status. MDS ha operato sotto traccia, lasciando gli onori della cronaca ad altri (cito per esempio le giuste considerazioni urlate dai Presidenti di Entella e Pro Vercelli ma che, lo sappiamo tutti, non  piacciono a chi detiene il potere), mantenendo un basso profilo, ma contemporaneamente pronto a far valere le ragioni del diritto e, aggiungo maliziosamente io, a sfruttare una situazione di evidente imbarazzo e fermento creatosi in un momento storico in cui l’opinione pubblica italiana mai come oggi ha puntato il dito contro le carenze di controlli seri che hanno portato ai casi Cesena e Bari. Insomma, è stato assolutamente un genio nell’essersi trovato pronto, al momento giusto, con argomentazioni giuste e, anche questo gli va dato atto, con una situazione patrimoniale e finanziaria della Società che lo ha reso inattaccabile anche dal punto di vista etico. Il “retrocede chi paga gli stipendi regolarmente e cura i bilanci, fa strada chi accumula milioni di debiti e perdite” è un principio tossico e marcio che questa nuova Italia del 2018 sembra non accettare più, in qualsiasi campo ma soprattutto nel  calcio. Non lo so come andrà a finire questa storia, e detta sinceramente, non mi stupirei se si inventassero nuovamente il modo per “fregare” il Novara (seppur oggettivamente appare molto più arduo dell’ultima volta anche per loro), ma dal mio punto di vista MDS rimarrà comunque il vincitore di questa vicenda. Più di questo non gli si può chiedere, più di questo non si può pretendere, e per questo va senza ombra di dubbio finalmente lodato.

Il secondo spunto di riflessione. Da fondatore e responsabile di questo blog, ma soprattutto in prima persona come Claudio Vannucci, ho sempre fatto miei i principi di onestà intellettuale, integrità morale, schiena dritta e diritto di critica purché ragionata e argomentata. E con me gli amici che qui sopra scrivono per pura passione i loro pensieri. Ci tengo a ribadire che il mio pensiero e la linea di Novara Siamo Noi sul 18 Maggio 2018 e, più in generale, sulla stagione 2017/2018 non cambia, e che continueremo a perseguire i vecchi protagonisti di quello scempio, così come ci atterremo solo ai fatti,  sia su un probabile ripescaggio che sulla prossima campagna acquisti e stagione senza trionfalismi tipici di una tifoseria becera e piegata al potere che da ieri è tornata in piazza ad esibire la propria novaresità e passione mandata a fare in culo solo poche settimane prima . Mi distanzio (e ci distanziamo) da tutti quelli che stanno risalendo sul carro proprio perché ritengo che la dignità e la coerenza siano valori non acquistabili al mercato e soprattutto non barattabili a seconda della categoria di appartenenza. E’ evidente che ci ride a tutti quanti il buco del culo per il fatto che si possa tornare a giocare contro l’Hellas invece che contro la Giana Erminio, e che si possa tornare a Verona e non a Meda o a Gozzano, ma questa vicenda non cancella tutto il pessimo lavoro fatto dalla  Società, il suo atteggiamento sbagliato e gli errori fatti che ci hanno portato alla retrocessione. Aggiungo che gli eroi ancora in rosa si possono scordare un’amnistia in virtù del principio “fino a quando sono qui vanno incoraggiati, siamo ancora in B quest’anno spingiamoli a fare meglio” ma auspichiamo, anzi chiediamo, un’immediata cessione proprio perché siamo certi che erano, sono e, probabilmente, saranno sempre personaggini senza coglioni che ci hanno fatto retrocedere.

Attendiamo ora gli eventi, nella speranza che una volta, anche solo per vedere l’effetto che fa, non ci siano avversi. Forza Novara sempre, comunque e ovunque. E soprattutto in qualsiasi categoria.

Claudio Vannucci

Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Forza Mister

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Un fortissimo abbraccio a Roberto Cevoli con auguri di pronta guarigione. Nella storia del Novara Roberto non entrerà per i risultati ma sulla sua onestà e dedizione non si può eccepire nulla. Pacato e mai sopra le righe si è trovato a dover gestire una situazione difficile suo malgrado e come spesso accade nel calcio si sono riversate su di lui tutte le colpe. Probabilmente ha commesso qualche errore ma non era certo il colpevole assoluto. Persona piacevole con cui interloquire e discutere senza dover alzare mai i toni.

Un grandissimo in bocca al lupo dai tifosi azzurri per poter tornare ad una vita serena in cui tu possa sederti su una panchina probabilmente da avversario ma con tutto il nostro rispetto.
Siviersson

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La Partita

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Pavanati e De Salvo sono falliti. Non riesco ancora a prenderla come una buona notizia, anzi rabbia e indignazione sono ancora predominanti per una vicenda truffaldina che ci ha privato della storia del nostro Novara Calcio 1908.

Ora per lo meno la strada è tracciata: Pavanati e De Salvo sono falliti, dovranno probabilmente rispondere di bancarotta fraudolenta e sinceramente spero che la giustizia una volta tanto, vada fino in fondo facendogli pagare fino all’ultimo centesimo.

L’iter fallimentare prevede che tutti i beni materiali della società (Coppe, Trofei, Maglie Storiche e tutti i cimeli del Novara Calcio 1908) dovranno essere messi all’asta per risarcire i creditori.

E questo è il primo punto: bisogna evitare che un privato o un collezionista se ne impossessi. Le associazioni ed i club vicini al Novara Calcio, penso al Coordinamento e ai Fedelissimi ma anche al Panathlon Club Novara attuale con Presidente Carlo Accornero oppure lo stesso Comune di Novara devono recuperare tutto questo patrimonio e restituirlo alla città. Passeranno parecchi mesi prima dell’asta fallimentare ma sarebbe utile cominciare a pensarci ed organizzarci.

Il secondo punto è la restituzione del titolo sportivo alla società che in questo momento rappresenta il calcio a Novara. Può sembrare un banale capriccio sentimentale ma in realtà è l’unico modo per restituire la Storia del Novara Calcio ai suoi tifosi. Insisto e ripeto l’esempio più banale: festeggiare il record di gol realizzati da Gonzalez è un’ipocrisia che tale rimarrà finché il titolo sportivo del Novara Calcio 1908 non verrà assegnato al FC Novara.

L’art. 52, 2° comma, delle N.O.I.F. è chiaro  “il titolo sportivo di una società cui venga revocata l’affiliazione, può essere attribuito ad altra società con delibera del presidente della F.I.G.C.” ma perché questo avvenga qualcuno con le carte in regola deve richiederlo e l’unico ad averle è il FC Novara.

Non ho mai sentito Ferranti esporsi su questo argomento forse perché attendeva la sentenza di fallimento definitiva. Adesso è arrivato il momento di far sapere le sue intenzioni. Questa sarà la sua partita più importante, l’unica veramente da vincere e così finalmente capiremo se sta diventando un “nuares” o viceversa se al di la di tante parole il FC Novara è soltanto un bel passatempo.

Vinci per noi Massimo Ferranti!

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Stranamore

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La parola “amore” può essere riferita talmente a tante cose e situazioni, che è impossibile definirne in modo compiuto un significato generale, ed è possibile spiegarla solo osservandone i vari aspetti che la caratterizzano nelle situazioni specifiche a cui la si può associare.

E queste situazioni non sempre sono determinate dai classici rapporti umani nei quali si stabiliscono relazioni che convenzionalmente definiamo amorose. A volte sono passioni di diverso genere, verso cose, attivitá spesso di lavoro, insomma ogni cosa che fa riferimento a tutto lo scibile possibile e immaginabile.

Eppure in molti casi si determina un rapporto amoroso che risulta più intenso e duraturo di quello che si può stabilire in una relazione di coppia.

Esiste, per esempio, un amore che spesso nasce nel periodo in cui si accendono quei rapporti che dureranno tutta la vita, ovvero l’infanzia, dove sará pressocché impossibile successivamente abbandonarlo e che ti seguirá fedelmente per tutta la vita: l’amore per il calcio.

Questo sentimento nasce, appunto, solitamente da piccoli, quando è più facile dare fuoco alle fantasie create dalla purezza d’ animo che accompagna, mano nella mano, i sogni che più avanti si trasformeranno in speranze: scatta la scintilla e si viene assaliti da una irresistibile voglia di emulare le gesta e le imprese dei giocatori della tua squadra del cuore e di provare a diventare come loro; ed è così, proprio con queste motivazioni e queste aspettative che si inizia a giocare a calcio, magari in una squadretta di periferia, non prima di aver calcato ogni tipo di terreno improvvisato.

Ma inevitabilmente quando si cresce, questa sensazione diventa ancor più forte, fino ad assumere i tratti della dipendenza, come una droga, davanti alla quale assume i tratti di un’impresa titanica dovervi rinunciare.

Ma se risulta sacrosanto fuggire dalle droghe che creano dipendenza e provocano danni inimmaginabili, dalla dipendenza dal calcio, sarebbe buona cosa non fuggire, anzi, favorire l’introduzione di un ragazzo a questa disciplina di carattere sportivo significherebbe offrire a lui una importante opportunitá di crescita.

Più importante peró sarebbe che i genitori non pretendessero di avere dopo pochi mesi, un piccolo futuro campione in casa, somigliando a quei tifosi che si convincono di avere nella rosa della propria squadra campioni da cui pretendere sempre prestazioni di alto livello.

Da questa esperienza si possono imparare tante cose come l’importanza del gioco di squadra e la imprescindibilità del reciproco sostegno nonché aiuto, e che da questa universale disciplina, a patto che si rispettino i criteri fondamentali di rispetto e lealtà nei confronti dell’avversario, si possono provare tutte quelle gioie che tutti conosciamo avendole almeno una volta provate, come vincere un torneo o una coppa, magari segnare un gol decisivo e subito trovarsi a celebrare, attraverso un abbraccio collettivo, uno di quei momenti che per sempre resteranno impressi.

Quanto sopra rappresenta il top delle emozioni, ma esistono altresi anche quelle piccole soddisfazioni quotidiane come i miglioramenti e progressi tangibili che in allenamento si possono percepire come conquiste di cui essere orgogliosi che segnalano inequivocabilmente la qualità del lavoro svolto con passione.

Bisogna però mantenere un certo equilibrio e non temere di esibire un buon livello di onestà intellettuale nel parlare di queste cose, quindi si deve sottolineare che, come dice il proverbio, non sono tutte rose e fiori, e chiarire subito che dal calcio le emozioni che si possono provare non sono solo quelle positive, anzi sono statisticamente più frequenti quelle negative, basti pensare alla recente e bruciante eliminazione dai mondiali della nostra Nazionale come esempio macroscopico.

Comunque, nonostante questi alti e bassi, il calcio entra nella vita e nell’essere di chi lo pratica, così profondamente al punto che risulta essere poi molto difficile, se non addirittura quasi impossibile, sostituire con altra materia sportiva, o dimenticare, forse anche da accantonare temporaneamente.

Non credo di sbagliare nell’affermare che per molti il calcio viene considerato più che uno sport, più che uno sfogo psicofisico, addirittura come una seconda vita.

Mi è capitato di dover difendere la mia personalissima posizione dall’attacco di chi giudica sciocco e infantile innamorarsi di uno sport il cui scopo sia quello di correre appresso una palla, e come sia possibile spendere così tanti soldi e tempo per seguire allo stadio la propria squadra, addirittura accompagnandola in trasferta.

È propabile che sia superfluo tentare una risposta, quasi certo che qualunque sia la controteoria esposta, sarà pressocché impossibile fare breccia nel qualunquismo dal quale nascono queste affermazioni.

Mai potrà capire e fare propria la gioia che si prova quando la tua squadra vince, o più ancora quando ciò avviene grazie a un gol spettacolare o anche attraverso il classico gollonzo, chi ti formula queste accuse lui si, probabilmente, è uno di quelli che è nato e vive in perenne fuorigioco!!

Per non parlare poi dell’adrenalina e della tensione tributate all’attesa di una partita importante della tua squadra, anche se tutte le partite sono importanti!

Penso che gli amanti del calcio dentro di sè, posseggano e custodiscano qualcosa di perverso o di sadico e magari di autolesionistico, in quanto il meno che ti possa capitare è una sorta di malessere fisico e comportamentale, senza voler citare quella stranissima e spiacevole sensazione intestinale di budella contorte prima di ogni appuntamento con i tuoi sacri colori.

In definitiva il calcio è si solo correre dietro a una palla, e per questo è un amore ben strano; ma in fianco a quella palla molto spesso corre anche la vita.

E se a quella palla tu riuscissi mai a dare il calcio giusto, quello che fa la differenza rispetto a quanti calci ne prendi in culo sovente dalla vita, vedrai quella palla infilarsi nella porta per accompagnarti a braccetto con lei alla vittoria.

Il Novara rappresenta tutto questo e tanto altro.

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