Rimaniamo in contatto

Editoriale

Dalla Russia a Novarello

Published

on

A pochi giorni dall’inizio del raduno estivo, e a calciomercato ufficialmente iniziato, il piccolo numero di cessioni ufficializzate e la scarsezza di trattative in corso dimostrano ancora una volta, ma questa in maniera inequivocabile, la pochezza tecnica di quella rosa che evidentemente nessuno vuole portarsi a casa. Se per quei giocatori ancora sotto contratto ci può essere lo scoglio ingaggio e l’inevitabile trattativa col Novara, dovrebbe far riflettere il fatto che, Maracchi a parte finito comunque in serie C, ad oggi nemmeno gli svincolati sono riusciti a portarsi a casa un contratto. E con questo credo che si possa scrivere definitivamente la parola fine a qualsiasi considerazione su quell’accozzaglia di personaggetti con la presunzione di essere calciatori professionisti. Non sono mai stato un calciatore ma immagino che, nel pieno della carriera e senza vincoli contrattuali in corso, non trovare una squadra da parametro zero rappresenti forse la più grande umiliazione professionale che potrebbe accadermi, soprattutto se dopo una retrocessione non preventivata. Se è vero che i tifosi si portano dietro una serie di contraddizioni clamorose, vinci sei un fenomeno perdi sei una merda, è altrettanto vero che pure i calciatori in fatto di ipocrisia non scherzano: firmano con la squadra abbracciando il progetto tecnico, la nave affonda e subito si trasformano in Schettino pronti ad abbandonarla ma a patto di non perderci un euro. Con la sproporzionata differenza che a pagare poi è sempre il tifoso (e in parte la Società) e quasi mai il calciatore che è sempre tutelato da un contratto. Tutti fenomeni a chiedere la cessione un minuto dopo il termine di Novara Entella ma alla fine guarda a caso i soli due sotto contratto che se ne sono andati fuori dai coglioni (guadagnandoci entrambi) sono i soli due con un minimo di potere contrattuale e appeal. Per tutti gli altri o i telefonini non squillano oppure, tipo Sansone e Montipò giusto per fare due nomi a caso ed iniziare bene la stagione, che da sotto l’ombrellone fanno sfoggio di tutte le loro innate doti di gattamortismo degne delle più grandi zoccole della storia: te la faccio annusare, ti faccio capire che te la dò, ma te la dò solo alle mie condizioni. Si dice che a parti invertite chiunque di noi si comporterebbe esattamente come loro, e potrebbe anche essere vero, rimane però il fatto che noi siamo tifosi e loro no. Le prospettive sono differenti, i piani differenti ergo chi in questo momento è fuori posto sono loro e non noi perché la storia d’amore è finita e la casa nella quale abitavano è nostra, quindi bisogna che capiscano che è ora di preparare la valigia e uscire di casa. O meglio di andare fuori dai coglioni.

Devo essere sincero, mi aspettavo un colpo ad effetto di Ludi in questa settimana. Se è vero che il mercato della C è iniziato solo a livello di date ma non è ancora decollato, e se è vero che ad oggi la priorità è svuotare casa per far posto ai nuovi, è altresì vero che il tesoretto a disposizione inizia ad essere cospicuo. Tra contratti terminati, cessioni chiuse, bonus Da Cruz e paracadute retrocessione le casse sono tutt’altro che vuote. Oltre a non essere mai stato calciatore non sono nemmeno mai stato Direttore Sportivo, ma se lo fossi stato non avrei assolutamente avuto dubbi nel presentarmi ad inizio stagione sempre e comunque con un colpo strappa mutande. Uno di quei colpi che scaldano l’ambiente e ti fanno sognare in grande. Che poi è quello per cui viviamo noi tifosi in attesa di capire se i sogni si possono trasformare in realtà o se, e di solito finisce così, ci fanno immediatamente tornare coi piedi per terra dopo le prime partite. Ludi ha una grande fortuna che Teti non ha avuto negli ultimi anni, ovvero quella di poter operare in una situazione psicologica di vantaggio dovuta all’appeal Novara Calcio in rapporto alla categoria di appartenenza. Mentre fino allo scorso anno l’opzione Novara per un calciatore non rappresentava certamente la priorità, non si può certamente dire ora dove, a parità di interesse e di offerta, è probabile che non esiti nel scegliere noi rispetto ad un’altra squadra. E questo fattore va sfruttato.  Il regolamento della serie C è molto particolare e restrittivo dal punto di vista delle rose, e impone un massimo di 14 tesserati “over” (ovvero nati prima del 1 Gennaio 1996), 1 giocatore “bandiera” (che abbia militato almeno 4 anni anche non consecutivi – ad oggi sarebbe Schiavi ma potenzialmente lo sarebbe Pablo), 1 giocatore cresciuto nelle giovanili (che abbia militato in almeno 4 formazioni agonistiche giovanili – ad oggi credo Collodel ma potenzialmente Montipò) e un infinito numero di giovani nati post 1 Gennaio 1998. E’ evidente quindi che la conta va fatta quadrare sui quei 15 tesserati (over + bandiera) che saranno quelli sui quali presumibilmente potremo fare seriamente affidamento in questo campionato. Si torna quindi all’importanza di far capire al Sansone di turno che se non rientra nel progetto, perché scartato da noi o per sua scelta, non faccia barricate e agevoli la cessione.

Nello scorso editoriale sottolineavo l’importanza dell’iniziare a proiettarci definitivamente su questa stagione provando ad eliminare le scorie della scorsa. Non lo dicevo in virtù dell’auspicio di una buonista amnistia o di un perdono collettivo che, dal mio punto di vista, probabilmente non ci sarà mai, ma solamente per evitare di far pesare sulle spalle e sulla testa di chi non ha colpe una retrocessione dolorosa. E da questo punto di vista mi ripeto sulla necessità di effettuare un colpo importante che riporti un po’ in carreggiata l’opinione pubblica. L’acquisto di Sbraga sta passando purtroppo in sordina più per una legittima visione negativa sul Novara Calcio (e sulla nuova categoria) che per la figura in sé di un calciatore comunque affidabile per la serie C e che rientra probabilmente proprio tra quelli che, a parità di interesse e offerta, quest’anno non ha avuto dubbi nello sposare la nostra causa. Quello che voglio dire è che dovremmo tutti fare lo sforzo di ribadire quanto sia stato pirla MDS a retrocedere affidandosi ad un disastroso Teti, a quanto siano stati impresentabili e scarsi tutti quei giocatori strapagati immeritatamente; dovremmo magari anche ribadire, come ai tempi fu fatto per esempio con Perticone, al Sansone o Di Mariano di turno che se ne devono andare fuori dalle palle ma non prendercela o accusare preconcettualmente Sbraga, che non ho dubbi arrivi qui da noi carico più che mai per portarsi a casa la promozione in B. Poi il campo sarà quello che ci dirà la sua reale forza che, se si dimostrerà pari allo zero, lo farà diventare oggetto di critiche, ma per questo abbiamo tempo.

L’eliminazione della Russia ieri ha posto fine ad uno dei più grandi catalizzatori di attenzione: le riprese in primo piano di un quantitativo enorme di figa locale durante le loro partite. Ora possiamo tutti tornare a concentrarci sul Novara, e finalmente con l’inizio del raduno tornare a respirare l’aria buona del campo e delle magliette sudate quotidianamente fortunatamente da loro e non da noi. Tutto sommato la verità è una sola: possiamo avercela su col Novara, possiamo criticarlo e possiamo parlarne male, ma senza non possiamo starci. Bentrovato Novara Calcio 1908.

Claudio Vannucci

Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

Continua a leggere
Clicca per commentare

Lascia un commento

Editoriale

Che ci serva da lezione

Published

on

By

Una giusta dose di credibile costruttività non può prescindere da una legittima critica, soprattutto quando è fondata. E questo è il motivo per cui sarò molto critico, forse pure troppo, col Novara relativamente alla vicenda Benalouane, anche perché eventuali colpe del Piacenza sinceramente mi importano poco, ma diversa è la situazione in cui qualche colpa ce la possiamo avere noi. E in tal senso, quel comunicato di ieri improntato un po’ sul prendere le distanze dalla reazione del giocatore e contemporaneamente buttarla tutto sul servizio d’ordine e sui cattivi tifosi locali, ma soprattutto il contro comunicato piacentino nel quale in sostanza si dice il contrario, fortificano in me l’idea che la verità stia nel mezzo, e quindi abbiano colpe tutti. Perché ha colpe il Novara? Ce le ha, perché una Società professionistica di calcio dovrebbe imporre delle regole ai suoi giocatori (tendenzialmente dovrebbe esistere un DG preposto propio a fare queste cose), alcune delle quali riguardano l’atteggiamento da avere nel pre, durante e post partita. In alcune vecchie gestioni del fu Novara Calcio 1908, vi garantisco che in determinate partite non poteva succedere che un giocatore arrivasse allo stadio in auto, o potesse lasciarlo con propri mezzi, esattamente per il teorico rischio che potesse succedere quello successo a Benalouane, a prescindere da chi ha iniziato e dalla ragione o torto. Mi dispiace dare l’idea di essere critico, ma sbagliano i tifosi che la mettono sul fatto “ma il giocatore non è possibile che non possa essere libero di andare un secondo in auto”. No, sbagliato, non funziona cosi il mondo del calcio. Se vai a Ligorna o a Romentino puoi fare quello che vuoi, ma in taluni stadi il giocatore non deve uscire dall’area a lui riservata, e se la trasferta fosse particolarmente “calda” non esiste che arrivi o se ne vada coi suoi mezzi. Punto. Ai tempi di Faccioli o Morganti, pur gestioni criticabili sotto certi punti di vista, queste cose non sarebbero mai capitate per il motivo che vi ho detto. Inutile poi buttarla sulle inefficienze del servizio d’ordine e delle forze dell’ordine, che sicuramente dovranno spiegare qualcosa, quando un tuo tesserato prende ed esce in mezzo al pubblico locale. E’ assurdo quello che dico? Perdonatemi, ma con i ragionamenti basati sul mondo perfetto ed ideale che vorremmo tutti vivere non si va da nessuna parte. Se non ci fosse la malavita non esisterebbe la polizia e le carceri, se non ci fossero le guerre non esisterebbero gli eserciti, se non ci fossero i malati non esisterebbero gli ospedali. Ma non è questo il mondo nel quale viviamo, perché invece lo facciamo in uno assolutamente imperfetto nel quale la maggior parte dei tifosi di calcio ha imparato a convivere con certe regole tra cui quelle che in trasferta non vai in mezzo ai tifosi locali vestito dei tuoi colori. Se lo fai può anche essere che finisci male. Punto. E questo deve valere anche per i giocatori. Quindi, a un primo livello, chi deve imparare l’ennesima lezione come sempre è la nostra Società che evidentemente non ha ancora capito come si sta al mondo nel professionismo.

Quello che voglio dire è che il Novara FC, pur non avendo nulla da spartire col Novara Calcio 1908, si deve mettere in testa di dover convivere con la sua eredità, e soprattutto con un immaginario collettivo dei tifosi italiani che, talvolta portati in inganno da un’informazione penosa, ci identificano comunque tutti “nel Novara”. E una volta passa il messaggio che il Presidente si fa beccare in Calabria con la mazzetta di soldi, e un’altra passa che l’altro Presidente va in galera e il vice ai domiciliari, un’altra ancora passa quella del Presidente attuale che da del coglione a tutti (che poi visto i risultati ha avuto pure ragione, ma vabbè), una ancora passa che un altro Presidente va anche lui in galera per riciclo,  e un’altra passa che un nostro giocatore manda in ospedale un “povero tifoso” piacentino. Queste cose fanno male solo al Novara FC attuale e chissenefrega che non centra nulla col vecchio Novara, perché lo sappiamo perfettamente che passano mediaticamente in forma distorta, e il solo modo per acquisire serietà e credibilità è proprio non mettersi in queste situazioni. Prima di parlare dei giocatori o del fatto specifico, serve che facciano una riflessione loro perché un caso del genere non deve succedere a monte, e il Novara FC non può permettersi figure di merda mediatiche. E meno male che alla fine, almeno nel mondo social dei tifosi, è passato più il tifoso del Piacenza come “povero pirla che fa il gradasso e le prende pure da un giocatore”.

Poi passiamo a Benalouane, per il quale perdonatemi ancora, essendo figura con esperienza mondiale come la sua, verrebbe da dare per scontato che sappia come ci si dovrebbe comportare al mondo ma evidentemente no. E proprio perché è figura altamente esperta, non mi venite a raccontare che gli possa essersi chiusa la vena perché gli han dato del “Tunisino di m..”. Dai non è credibile, chissà quante volte glielo hanno detto nella vita. Più credibile il fatto che sia stato provocato più del dovuto o che, in estremo, si sia sentito minacciato e abbia reagito (male) per difendersi. Detto questo, purtroppo continuo a non capire e a rimanere allibito dai commenti di molta gente che conosco e che ho considerato sempre equilibrata, nel dire “ha fatto bene”. Più nello specifico, non comprendo la contraddizione dello scusarlo solo perché è entrato il meccanismo mentale tale per cui “è del Novara, loro sono avversari, e io sto col Novara”. Parliamo di fatti: abbiamo criticato Benalouane perché si è preso un rosso scemo che è probabilmente costato una mancata vittoria, e la gente lo ha massacrato. Abbiamo criticato Benalouane per la delirante reazione all’intervista di Faranna e Barbero nel post Verona, e la gente lo ha massacrato. Abbiamo criticato Benalouane per la reazione ad un confronto dei tifosi nel quale avrebbe avuto atteggiamento di sfida invitandoli fuori dalla stadio, e la gente lo ha massacrato. Abbiamo (io soprattutto) criticato Benalouane per la pessima scenata in tribuna con la dirigenza che non ha fatto nulla, e la gente (poca) lo ha massacrato ma soprattutto lo hanno massacrato tutti gli addetti ai lavori presenti al fatto. In tutti questi episodi l’accusa che abbiamo fatto al giocatore è, in forme diverse, di aver provocato. Ora su questo fatto chissà perché debba passare per idolo “perché è stato provocato” quando, mi pare evidente, ci troviamo davanti ad una persona che ha grosse carenze di equilibrio e di tenuta mentale. Chi ha tutto da perderci, e vediamo di essere chiari e pratici, è il giocatore che si è messo in una situazione molto delicata che potrebbe aver enormi ripercussioni su di lui. Perché se quello del Piacenza dovesse denunciarlo, posto che non sia uscito dall’Ospedale con una prognosi tale per cui giustificherebbe una denuncia automatica, il ragazzo verrebbe certamente condannato. Con tutto ciò che ne potrebbe conseguire a lui e al Novara.

Cosa avrei fatto io se mi fossi trovato in quella situazione? Domanda scema, primo perché è probabile non mi ci sarei trovato, ma soprattutto perché io sono tifoso e non giocatore professionista. Avrei reagito male, probabilmente a differenza di Benalouane all’ospedale con dieci punti ci sarei finito io, mi sarei beccato il daspo e, amici intimi a parte, la maggior parte dei colleghi tifosi mi avrebbe dato del coglione perché dopo 40 anni di stadio non ho evidentemente ancora capito come si sta al mondo. Che è lo stresso motivo per cui, anche se avesse ragione e fosse giustificabile la reazione, do io del coglione a Benalouane.

Rimango della mia idea di base, ovvero che questo giocatore, nel complesso, abbia creato più danni rispetto ai benefici, e adesso sono tutti cazzi del Novara che se lo ritroverà anche il prossimo anno. Non è sicuramente colpevole al 100%, ma non è in questa vicenda pulito. Come non lo è il Novara. E se si vuole crescere bisogna partire da questo.

Claudio Vannucci

Continua a leggere

Editoriale

Una storia di contingenza e progettualità

Published

on

By

La contingenza è quella situazione o circostanza per cui sei chiamato a far fronte ad uno o più specifici problemi che hanno totalmente alterato quella condizione di normalità, o di standard,  cui si era predisposti ad affrontare. In tal senso, l’era Marchionni 2.0 è stata, e lo è ancora, oggettivamente caratterizzata dal dover far fronte a situazioni paradossali. Faccio un esempio: in almeno due partite ci si è trovati nella situazione di aver seria difficoltà a schierare 11 giocatori di categoria, per non parlare poi del tema sostituzioni in corso d’opera per le quali, se credenti, la sola cosa da fare era il farsi un segno della croce. In quel momento era crollato pure l’ambiente, da taluni visto come concausa dei problemi del Novara FC, che ha certamente reso più difficile il compito dell’allenatore. Ecco, mi permetto però di far notare come in un certo senso quel moto di orgoglio visto nelle due ultime vittorie consecutive sia casualmente proprio coinciso con due precisi interventi: “contestazione” della curva e del pubblico (la parola contestazione è volutamente tra virgolette perché molti che parlano di contestazione forse non sanno altrove a che livello della stessa si può arrivare, ma vabbè) e conferenza stampa del Pres, da me criticata e che ancora oggi considero concettualmente fuori luogo, durante la quale ha sostanzialmente “contestato” pure lui tutta la sua squadra. Con questo voglio dire, anzi, mi rivolgo apertamente a chi tutte le volte che la tifoseria alza i toni tende a far partire una stucchevole difesa di ufficio basata su un concetto tutto particolare di tifo in base al quale debba sempre andare tutto bene, che talvolta è proprio toccando nell’orgoglio un gruppo apparentemente demotivato e stanco che si possono trovare quegli stimoli di rivalsa. E questo è proprio uno dei motivi per cui, più si alza l’asticella tecnica, e più il contesto, nel bene e nel male, fa la differenza. Non è un caso che, certe piazze con poco tifo, quando vincolo lo fanno solo perché trovano l’annata in cui sono davvero più forti di tutti, ma altrimenti, pur in un contesto di stagione assolutamente positiva, arrivano al bello e perdono anche perché le motivazioni alla lunga scemano e la pressione può fare la differenza. Quando è sempre tutto un paradiso, quando sia che si vinca o si perda “ma chissenefrega, sono bravi ragazzi e gli vogliamo bene”, alla lunga scatta qualcosa per cui anche tra i giocatori “ma chissenefrega è andata cosi, pazienza”. E per chi non crede a quanto dico, sappiate che lo faccio sulla base di innumerevoli testimonianze ricevute da tanti giocatori cui negli anni ho avuto il piacere di chiacchierare. I calciatori sono così, ognuno poi si alimenta le proprie amicizie, ma fondamentalmente sono ragazzi e come tali vanno gestiti col bastone e con la carota. Solo che è quando li gestisci col bastone che capisci realmente chi ha la stoffa e vuole reagire ma anche chi, tra la piazza, probabilmente non ce l’ha e gli va bene sempre tutto. San Giuliano e la Juve di ieri sono state due squadre scarse, o meglio grame grame, ma quante altre volte abbiamo perso contro altrettante squadre penose? Quindi merito ai nostri giocatori ma anche chi tra la tifoseria ha saputo evidentemente toccare le corde giuste.

E poi c’è la progettualità futura, che a meta marzo dovrebbe già essere tema di primaria importanza. In un recentissimo incontro tra Ferranti e la tifoseria organizzata, a mia precisa domanda circa il futuro ha risposto così: “3 scenari. 1 rimango io ma con budget molto limitato stile Alessandria questa stagione, 2 entrano due Soci (ovviamente non novaresi), 3 vendo”. Tralasciamo l’opzione 3 che mi pare irreale o comunque una storia ancora tutta da scrivere, e tralasciando anche  lo scenario 2 per il quale è evidente che arriverebbero ingenti investimenti, ad oggi lo scenario 1 è il più credibile ed attuale sul quale ragionare. A caldo ammetto di essermi fatto un po’ prendere dallo sconforto, ma poi ragionandoci su ho capito che Ferranti va sempre letto con ausilio della pagina 777 del televideo e poi messo su Google Translate, perché dice una cosa ma nella sua testa magari pensa altro. Infatti un conto sarebbe stato quello di partire da zero con budget come quello dell’Alessandria, e un altro quello di partire con una base di rosa intervenendo sulle caselle mancanti. Al netto della delusione attuale e dell’ambizione di ognuno di noi, ad oggi abbiamo una serie di giocatori che ragionevolmente faranno parte o potranno far parte del futuro, e tra questi inserisco per esempio figure come Pelagotti, Illanes, Margiotta e Varone i cui contratti saranno tutti da siglare ma che, immagino, possano concretizzarsi in maniera naturale visto quella sorta di “riconoscenza” verso il Novara che avranno perché in un certo senso li abbiamo rilanciati. Ai quali aggiungiamo i vari Ranieri, Urso (buona guarigione), Tentoni, Ciancio (talvolta discutibile ma di fatto tra i più utilizzati), un Galuppini sul quale andrà comunque fatta una riflessione seria (il diritto di riscatto è nostro) e un Khailoti che, se non ce lo ruberanno, è sicuramente di alto profilo per la categoria. Oltre a Vuthay che almeno in un parco di 5-6 attaccanti ci può pure stare. Lavorando su questo gruppo, in un contesto magari meno folle e con un direttore sportivo coi controcoglioni (o aiutato da analoga figura consulenziale), non è vero che si è destinati a far male senza ingenti immissioni di liquidità. Certo, una grossa riflessione andrà comunque fatta su Marchionni, che al netto del problema contingente, qualche grossa lacuna la sta dimostrando.

Insomma, crisi finita? assolutamente no, ma non possiamo nemmeno essere ipocriti e non rilevare come in soli 7 giorni la nostra situazione sia diametralmente cambiata. Viviamo la giornata tifando Novara con in mano un bastone e in tasca una carota. Che tanto male evidentemente non fa.

Claudio Vannucci

Continua a leggere

Editoriale

Eravamo quattro amici al bar

Published

on

By

Tendenzialmente tutti i Presidenti mi sono sempre stati sulle scatole, ma è un problema mio. I soli due cui ho realmente voluto bene sono stati Armani e Ferranti. Perché a Ferranti, nonostante tutto ciò successo quest’anno voglio davvero bene. Concordo con l’amico Mauro e i suoi messaggi che mi ha inviato a caldo, oggi il Pres non mi ha fatto incazzare e non mi ha nemmeno deluso più di tanto. Mi ha fatto quasi pena, nell’accezione più affettuosa possibile di questo termine. Ho visto un uomo distrutto, triste, che però ha perfettamente dato dimostrazione del perché le cose non vanno e su dove deve migliorare. E’ stata messa in scena quasi una drammatica opera teatrale, peraltro con aggravante di diretta, in cui tutti hanno potuto assistere ad una sorta di chiacchierata al bar tra amici, nella quale il Presidente, tra le altre cose, si prende le critiche,  questa volta dai giornalisti in sala, di ascoltare troppa gente, ma che in questa occasione sono stati gli stessi giornalisti a commettere lo stesso errore nel continuare a dirgli nuovamente e platealmente cosa fare: “riprendi Di Bari”. Questo è il primo aspetto che non va: a casa nostra c’è una visione distorta del concetto di provincialismo e di democrazia in base alla quale ognuno ha il diritto di dire la propria opinione e lui di sentirsi obbligato ad ascoltarla, perché “sono nuovo, devo imparare, ascolto tutti”. Lui deve smettere di chiedere consigli e ascoltare la chiunque, e la chiunque deve smetterla di continuare a dirgli cosa cazzo deve fare. Questo che dico non è fascismo ma è corretta gestione di una squadra di calcio. Al di là di oggi, nasce proprio da questo equivoco di base la maggior parte dei problemi, probabilmente (e non di poco conto) peggiorato poi dal fatto che evidentemente abbia dato retta più a chi era meglio si occupasse di altro.

Aggiungo, e carico ancora di più: oltre a volergli bene, gli riconosco la buona fede generale e quella di oggi nella sua volontà di raccontare a tutti a cuore aperto cosa è successo. Ma è stata una enorme cazzata, quanto meno in questi termini. Perché lo sfogo con 4 amici al bar, deve rimanere confinato ai 4 amici e al bar. Non può avvenire in una conferenza pubblica con diretta Facebook. A Galuppini, per esempio, del coglione glielo posso dare io che sono tifoso. Glielo può dare anche lui che è il datore di lavoro, ma il tutto deve accadere dentro uno spogliatoio, non appunto in “mondo visione”. Ora che Galuppini sa che è considerato un coglione pure da chi lo paga, e soprattutto sa che tutti noi sappiamo essere considerato da Ferranti un coglione,  qualcuno mi spiega come potrà tornarci utile alla causa da qui a fine aprile? Sperando che emerga in tutta la sua dirompente forza e ci faccia vincere le partite? Auguri  a noi.

Non so che altro dire. Dire che piove è riduttivo visto che domenica si farà fatica a schierare 11 giocatori di categoria. Continuare a chiedere di stare uniti mi pare una presa per il culo, perché più che venire a tifare che cazzo dovremmo fare di più? Andiamo a sparare a quelli del San Giuliano cosi non si presentano domenica? Diciamo che è tutto bello e che è meraviglioso e che pazienza anche se retrocederemo perché tanto ci sono cose peggiori nel mondo tipo le guerre, i terremoti o chi non ha altra via che affidarsi ad uno scafista? Diciamolo pure se fa piacere. Tanto qui dentro siamo solo 4 amici al bar e vale tutto. Ma, di questo passo, finiremo ad essere solo 4 amici allo stadio.. Ma complessivamente.

Claudio Vannucci

Continua a leggere

NSN on Facebook

Facebook Pagelike Widget

Telegram

Ultimi Articoli

Copyright © 2017 Zox News Theme. Theme by MVP Themes, powered by WordPress.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: