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Storia e memoria

NOVARA-ENTELLA 2-0 21 dicembre 1986

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Siamo in C2 nel dicembre 1986, la categoria è la quarta serie ma l’entusiasmo è tornato e la squadra di Nicolazzi ha tutto per tornare in C1.

Nel girone di andata siamo a ridosso delle prime e la partita con l’Entella è programmata dopo due big match: il derby con la Pro Vercelli, perso due a uno, battagliando anche contro l’arbitro che concede due rigori alle bianche casacche nei primi 12 minuti e lo scontro diretto con il Derthona capolista, disputato e pareggiato sotto una fitta nevicata.

E così il Novara prepara la partita contro i liguri mentre finisce l’esilio di Sacharov, primo segno del lento crollo del muro e si immaginano le macchine del futuro anche se si guidano le ALFA 33.

Il Derthona ha 18 punti, il Novara e l’Entella 17 e la Torres 15. “Il Novara punta al primato” sentenzia La Stampa e ci deve arrivare con una vittoria in uno scontro diretto e sperando in un passo falso del Derthona.

“Sfoderando la miglior prestazione stagionale, il Novara supera l’Entella 2-0 con un gol per tempo e riconquista il primato in classifica, che condivide con il Derthona”

La partita è dominata dagli azzurri davanti a 5.000 spettatori. I due gol vengono siglati da Cortesi e Mazzeo, che insieme a Scienza formano un tridente che non sfigurerebbe nell’attuale serie B

“dalla bandierina, Dolcetti batte lungo per Balacich che rimette al centro, Cortesi arrivando in corsa, corregge di testa la traiettoria ed è gol”

“il suggello ad una prestazione maiuscola della squadra lo mette Mazzeo (85’) scattando tempestivamente dalla sua metà campo, liberato da Dolcetti, per andare a saltare il portiere e depositare in gol”

Il clima attorno alla squadra è veramente ottimo, c’è grande fiducia ma anche la consapevolezza delle difficoltà che si andranno ad affrontare. Ancora oggi a distanza di tanti anni è difficili capire i motivi che non hanno consentito a quella squadra di trionfare.

Forse la previsione del Mago di Oleggio doveva allarmare maggiormente la società ed i tifosi. Il Mago pronostica contemporaneamente la promozione del Novara e lo scudetto della Roma, e la sua è sempre stata una sentenza…

Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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