Per immaginare il clima che si percepiva nel maggio 1979, basta scorrere la cronologia dei fatti nei giorni precedenti e successivi alla partita del Novara:
5 maggio: a Napoli e Torino notte di fuoco con ordigni esplosivi e incendiari contro le sedi del comune, caserma dei carabinieri e comando di polizia stradale.
11 maggio: Il consigliere della DC, Giuseppe Merola viene aggredito dalle BR che lo incatena a una inferriata, gli mette un cartello al collo e diffonde le fotografie in città
12 maggio: guerriglia a Milano nel cuore della città scatenata dall’ultrasinistra per un comizio elettorale del MSI
13 maggio: Cremonese-Novara
13 maggio: attacco terroristico di guerriglia rossa all’autosilo del Corriere della Sera.
14 maggio: una bomba viene fatta esplodere davanti a Regina Coeli a Roma
18 maggio un chilo di tritolo devasta la sede del Comitato locale della sede della DC di Perugia
Eravamo in guerra e non lo sapevamo, io sicuramente no, con i miei 13 anni ascoltavo la musica più bella del mondo e mi godevo un Novara spettacolare certo del suo ritorno in serie B.
L’Italia si stava preparando all’ennesima elezione politica. Doveva essere quella del sorpasso del PCI ai danni di una DC logora da 30 anni di potere, invece come Andreotti insegnava, il potere logora chi non ce l’ha e gli italiani si turarono il naso per l’ennesima volta:
Da notare come l’affluenza del 89% alle urne veniva considerata un segnale di assenteismo che preoccupava i partiti e che i problemi di governabilità e la necessità di compromessi tra partiti e partitini molto diversi tra loro c’erano allora come ci sono oggi.
Ma comunismo e terrorismo erano problemi secondari se venivano confrontati alla stagione calcistica 1978/79 del Novara.
Siamo a otto giornate dal termine ed il Novara è in piena lotta promozione: il Como è primo ed inarrivabile con 39 punti. Per il secondo posto la lotta è serrata: Reggiana e Triestina 34 punti, Novara 32, Parma 31.
Gli azzurri sono in uno splendido momento di forma e maggio sarà il mese decisivo con gli scontri diretti con Reggiana e Parma.
Il 9 aprile 1979 tutti i tifosi erano pronti: si ritorna in serie B. Genzano era uno spettacolo, Basili non prendeva più i pali ma segnava a raffica, Guidetti imperversava sulla fascia e Scandroglio era il simbolo della solidità della squadra.
Il giorno dopo, esattamente il giorno dopo quell’articolo che incoronava Scandroglio, simbolo del Novara, il mondo crollò:
Il portiere del Lecco Troilo, accusa Scandroglio di averlo avvicinato nei minuti precedenti l’inizio della partita e di avergli offerto 3-4 milioni di lire per “addomesticare” il risultato. Il giocatore azzurro chiaramente nega ma la cosiddetta “giustizia sportiva” deve e farà il suo corso.
Nel giro di poche ore l’ambiente passa dall’euforia alla depressione totale ma i verdetti sono ancora lontani e c’è un campionato da giocare.
Capitan Veschetti suona la carica:
“forse siamo antipatici a qualcuno ma giocheremo fino all’ultimo con la voglia di sconfiggere tutto e tutti anche contro quei maledetti 25 pali che resteranno un primato imbattibile”
Il Novara si prepara quindi alla sempre insidiosa trasferta di Cremona
Ma il Novara è vivo ed è soprattutto una squadra tosta: Jacomuzzi e Basili segnano e Boldini para un rigore. La Cremonese è battuta a domicilio.
A questo punto del campionato, a 4 partite dal termine, il Novara è a apri punti del Parma che poi sarà promosso in serie B
Ma a tre giornate dal termine arriva la sentenza che stronca ogni illusione
“non sappiamo se Scandroglio abbia o meno “tentato la corruzione” avvicinando il suo ex commilitone Gianfranco Troilo. Certo è che il Troilo gli ha giocato un brutto scherzo. Veri o non veri gli approcci hanno avuto una conseguenza gravissima e la denuncia ha portato alla conseguenza più grave, perché Giuseppe Scandroglio, calciatore di professione deve di punto in bianco abbandonare l’attività e cercare un altro lavoro. A venticinque anni non è poi tanto facile ricominciare da capo”
Quello fu l’ultimo tentativo del Novara di Santino Tarantola di ritornare in serie B, gli anni successivi furono un vero calvario con la retrocessione in serie C2 due stagioni dopo.
Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.
Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.
Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.
Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo vide poche volte in campo.
Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.
Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.
Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.
Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.
Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.
Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.
Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.
Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.
Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.
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