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Storia e memoria

NOVARA-VENEZIA 1-0 1 maggio 1960

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La Dolce Vita di Federico Fellini e le Olimpiade di Roma. Dovrebbero bastare questi due eventi per ricordare cosa fu il 1960.

Invece in quei primi giorni di maggio 1960 non succedeva proprio niente, in Italia e nel mondo. E allora abbandoniamoci a qualche notizia di cronaca: sentenze illuminati, metodi innovativi di sopravvivenza e indagini statistiche. Che tempi!

Qualche settimana più tardi invece qualcosa accadde ed il più grande terremoto del XX secolo sconvolse il Cile.

Per fortuna c’era il Novara che il primo maggio 1960 disputava la trentaduesima giornata del campionato 1959/60 di serie B.

Il Novara, come oggi, a sette giornate dal termine del campionato, era in piena zona retrocessione ed era costretto a ricercare la vittoria contro il Venezia nel match domenicale.

In casa quel Novara aveva già perso 5 volte e doveva assolutamente invertire la rotta. E cosi fu, era il Novara di Scaccabarozzi, del giovanissimo Udovicich e di ben 10 novaresi in rosa.

Gli azzurri novaresi sono riusciti finalmente  rompere l’incantesimo che impediva loro di vincere in casa. La squadra di Baira ha battuto il Venezia ma gli spettatori hanno dovuto vivere minuti di ansia, mentre i giocatori in campo cercavano di consolidare il vantaggio conseguito da Mentani al 39’ del primo tempo.

La partita fu una vera battaglia e la cronaca del gol rende l’idea di cosa successe:

…la corta respinta di Tesoldi creò una furibonda mischia a un metro dalla porta e Mentani riuscì in quella sarabanda di spinte e di pedate a vuoto a trovare lo spiraglio per infilare la palla in fondo al sacco

Una clamorosa traversa di Cella, un’espulsione a fine partita del Veneziano Tesconi ed un rigore clamoroso negato agli azzurri, completano la cronaca della partita.

Quella partita rappresentò un vero punto di svolta perché il Novara vinse le successive 3 partite casalinghe (facendo un solo punto in trasferta) costruendo un’altra salvezza tra le mura amiche.

Clamorosa la vittoria azzurra due settimane dopo quella ottenuta con il Venezia, contro il Torino, autentico dominatore del campionato.

Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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