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Storia e memoria

PRO VERCELLI-NOVARA 2-2 18 settembre 1977

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La mia prima trasferta, il mio primo derby. Deve essere per forza questo il derby da raccontare, quello del 18 settembre 1977.

L’estate è già terminata ma Umberto Tozzi continua a tormentare le nostre orecchie in  tutti i jukebox con “Ti Amo”, Francesco Moser è fresco campione del mondo su strada, sul grande schermo Rocky, il primo, quello vero, urla Adriana a squarciagola, in Francia viene per l’ultima volta usata la ghigliottina e il Re Elvis non c’è più. E’ morto un mese esatto prima del match, all’età di soli 42 anni.

   

 

     

 

 

 

 

 

 

 

Ma a quel ragazzino di 11 anni, pronto per cominciare la prima media, tutto questo non interessa e suo padre deve cedere alle insopportabili, continue richieste  che solo un adolescente ha la perseveranza di portare avanti all’infinito. E così con la Lancia Fulvia color grigio ed interni rossi, partono alla volta di Vercelli.

Il Novara è appena retrocesso in serie C e le due rivali non si incontrano da 30 anni. Il Campionato è appena cominciato, il Novara è il grande favorito e in società hanno programmato una rapida risalita in serie B.

L’esordio casalingo ha visto la prima vittoria azzurra e la prima sconfitta delle bianche casacche in trasferta. La seconda partita di campionato propone subito il derby.

  

“ci sono più di seimila spettatori sugli spalti (molti dei quali i tifosi del Novara) ed il grosso incasso (le tribune costavano 8mila lire) non manca.” La Stampa

“Tanta folla sugli spalti, giornata ideale per il calcio, oltre un migliaio i tifosi novaresi convenuti al Robbiano” Corriere di Novara

La partita è molto combattuta: tifosi e giocatori azzurri si rendono per la prima volta conto di cosa è il calcio nella terza categoria nazionale.

Il Novara parte molto forte, Piccinetti manca due opportunità da gol e al sesto minuto è già in vantaggio. Su calcio d’angolo battuto da Toschi, Piccinetti fa da torre per Veschetti che in solitudine schiaccia in porta di testa. Al 15’ la Pro pareggia con un bel gol in tuffo di testa di Maruzzo.

Il botta e risposta nel primo quarto d’ora accende ancora di più la partita. Ne subisce le conseguenze Vriz che deve uscire per una lussazione alla spalla. La Pro Vercelli è allenata da Mazzia che predica un “pressing asfissiante a centrocampo” mentre il Novara deve adeguarsi pur disponendo di un più elevato tasso tecnico.

Nel secondo tempo è la Pro Vercelli ad andare subito in vantaggio con una punizione di Vanin. Questa volta tocca al Novara a reagire immediatamente e a rispondere dopo due minuti ancora con Veschetti che realizza una doppietta che rimarrà unica nella sua lunga carriera in azzurro.

“Topolino Toschi fa tutto da solo e scodella un bel pallone per Veschetti che ancora in solitudine insacca di testa”

“L’animosità con cui si sono date battaglia in campo, riporta con la memoria indietro nel tempo. Non c’è stato un vincitore ma nessuno è uscito dal campo con la bocca amara perché il 2-2 finale può e deve soddisfare in egual misura le due squadre”

Il ruolo di squadra favorita, obbligata a vincere il campionato, peserà su quella squadra che pur rimanendo ai vertici della classifica per tutto il campionato e segnando moltissimi gol, non riuscirà a vincere il campionato, che vedrà l’Udinese di Ulivieri, trionfare.

 

 

 

Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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