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Storia e memoria

SALERNITANA-NOVARA 1-2 10 settembre 2005

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Settembre 2005, il Novara di Cabrini va a Salerno ma la testa di tutti i tifosi è rivolta alla partita con il Genoa. Quella partita, che si dovrà disputare quindici giorni dopo, è percepita come un ritorno a casa; la sfida con i rossoblù ricorda la serie B, risveglia sensazioni ormai lontane degli appassionati più datati  e stimola nuovi giovani tifosi azzurri. Il timore che in quel momento era quasi una certezza, di dover giocare in campo neutro la partita per motivi di ordine pubblico, agita l’opinione pubblica sui social, nei bar e sui giornali.

Ma prima c’è da affrontare la proibitiva trasferta di Salerno mentre nel mondo ed in Italia, sembra una qualsiasi giornata odierna: paura del terrorismo, la solita strage di immigrati in mare, proposte di legge sulle coppie di fatto e sulla riforma elettorale. A distanza di 13 anni, tutti problemi rimasti irrisolti.

Madonna, nonostante i 47 anni è ancora in splendida forma e probabilmente, accompagna gli azzurri nel lungo viaggio verso la Campania.

Il Novara è in una situazione complicata, la nuova società dopo una interessante campagna acquisti, si sta sfaldando e si intravedono le difficoltà che puntualmente arriveranno. I tifosi a giugno avevano capito in anticipo che l’allontanamento di Borgo e la formula “società satellite” della Juventus non poteva funzionare, contestando la proprietà nell’indifferenza della città.

La Salernitana è insieme al Genoa la favorita del girone ed il fattore campo spesso fa la differenza in quel periodo.

Al 15’ la Salernitana, alla prima occasione, passa in vantaggio azzerando le speranze dei 50 tifosi azzurri giunti a Salerno.

Invece Cabrini, all’inizio del secondo tempo, inserisce coraggiosamente la terza punta, affiancando a Rubino ed Elia anche Martinetti.

Il “cobra” diventa una spina nel fianco della difesa salernitana e basta un quarto d’ora per raggiungere il pareggio:

“Rubino raccoglie un pallone al limite dell’area, lo difende da Ignoffo e batte Ambrosio. I 50 supporters novaresi che fino ad allora avevano pensato che a Salerno avrebbero preso solo il sole a dorso nudo sulle tribune della curva nord dello stadio dell’Arechi, esultano quasi sorpresi”

La Salernitana, probabilmente ancora a corto di preparazione è in ginocchio, ed il Novara al 90’ ne approfitta. Scotti ferma fallosamente Martinetti al limite dell’area e viene espulso, la punizione successiva viene affidata a Martinetti che buca clamorosamente la barriera che la Salernitana in confusione totale, dispone malissimo.

I giocatori azzurri si abbracciano sotto la curva dei loro tifosi e festeggiano una vittoria insperata

Da questo momento tutti si concentrano sulla sfida con il Genoa: sotto la spinta dell’opinione pubblica e grazie all’intervento del sindaco Giordano che in odore di elezione si spende personalmente per la causa, la partita viene disputata nel nostro stadio con una divisione dello stadio in due settori: curva sud e distinti ai genoani, curva nord e tribuna ai tifosi azzurri. Il risultato è uno spettacolo cromatico e di folla entusiasmante, la partita si svolge nella massima correttezza ed in un crescendo di emozioni, fino al gol del pareggio, in pieno recupero di Elia. Non sapevamo ancora che sarebbe stato solo un anticipo del nostro ritorno a casa ma forse quel giorno, ritrovammo l’orgoglio per poter tornare a sognare la categoria superiore.

 

  

Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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