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Pensieri e parole

Il peso della penna

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Come era facile ipotizzare, relativamente allo spiacevole incidente successo a Bruno Tedino durante Novara Palermo il Giudice sportivo si è pronunciato con una non pronuncia. In sostanza ha “detto” che non si è potuto nemmeno archiviare il caso visto che lo stesso, inteso come possibile episodio causato dal pubblico e quindi passibile di un provvedimento nei confronti della Società, per gli organi preposti al giudizio non sussiste. E’ evidente che il nostro ex allenatore sia stato vittima di un “qualcosa”, che sia stato determinato da un evento traumatico piuttosto che da un malore non è dato saperlo, ma appare evidente a chiunque si approcci alla vicenda con una visione lucida e serena che questo potesse essere il solo epilogo possibile visto che, sul campo (e immagino dalle telecamere), non è stato trovato assolutamente nulla che potesse ricondurre il tutto ad un lancio di qualche oggetto dagli spalti.

Come più volte ho scritto, lavoro a Milano; sono circondato quotidianamente da colleghi e amici che del Novara sanno il giusto, ovvero nulla, e che captano cosa succede nel nostro mondo esclusivamente da quello che gli racconto io o da quel poco che i media nazionali scrivono. Lunedì mattina in ufficio sono stato accolto da persone stupite e indignate per un gesto considerato criminale e scemo fatto da una tifoseria insospettabile. Ovviamente considerato avvenuto al 100% proprio perché così è stato raccontato dai media che, eccezion fatta per la quasi totalità di quelli locali (ma ci mancherebbe che così non fosse) hanno avuto un approccio palesemente inquisitorio e di condanna verso un episodio sul quale non è mai esistita una prova o una testimonianza al di fuori del dolore fisico che purtroppo Tedino ha evidentemente provato. La cosa vergognosa è stato leggere i titoloni di alcune primarie testate nazionali sul web e ascoltare i commenti live di Sky totalmente a senso unico, seguiti a ruota da alcuni media palermitani che però si sono messi nella condizione di nemmeno essere presi in considerazione visto la ridicola e fantascientifica ricostruzione del fatto degna di una fiction girata a Cinecittà.

Come dicevo, la cartina tornasole dell’immagine della Società e della città si ha nel verificare come si viene percepiti all’esterno, da chi non si sofferma nei dettagli e non verifica in profondità le notizie (quindi parliamo del 95% della popolazione almeno) e la reazione dei miei colleghi certifica l’evidente danno di immagine subito dal Novara ma anche dai suoi tifosi. Sono l’ultimo che può permettersi di dare lezioni di giornalismo, ma credo di non poter essere smentito da nessuno se faccio presente le differenze tra lo scrivere per esempio “Giallo a Novara, malore a Tedino, si indaga sull’accaduto” oppure “L’allenatore del Palermo Bruno Tedino colpito da un oggetto lanciato dagli spalti”. La penna che si impugna o i tasti che si digitano possono essere armi micidiali in grado di spostare l’opinione pubblica, e proprio per questo da chi lo fa per mestiere ci si aspetterebbe almeno un livello di onestà intellettuale che si è fatto francamente fatica a ritrovare in certi titoloni e in certe ricostruzioni.

Ed ovviamente, in tutto questo, la Società Novara Calcio è riuscita come spesso accade a farmi girare i coglioni proprio per l’immobilismo adottato. L’intervento di MDS, che ho lodato e lodo ancora, è stato preciso e puntuale ma di fatto è rimasto confinato nel microcosmo novarese. Pur immaginando che a quelle parole  a Radio Azzurra siano seguite telefonate ai diretti interessati, e comprendendo pure l’attesa di un’eventuale pronuncia della Procura che poi non è avvenuta, trovo errato non aver pubblicato ieri pomeriggio almeno una nota di sdegno nei confronti di chiunque si sia permesso di andare oltre alla mera cronaca e al racconto dei fatti realmente accaduti ma abbia contribuito ad alimentare il sospetto. Non si può sempre stare zitti per paura che qualcuno si offenda e non si può sempre e comunque stemperare i toni in virtù di un buom clima che, casualmente, è sempre ostile nei nostri confronti. Da lettore di giornali pagante, da tifoso militante e da uomo di stadio mi son sentito offeso da questo trattamento inquisitorio e sufficiente che ci è stato riservato, che per quanto mi riguarda avrebbe meritato una replica ufficiale del Novara Calcio che, mentre sto scrivendo questo articolo, purtroppo non è ancora avvenuta. Nel rispetto di Bruno Tedino che non si è sicuramente divertito ma anche e soprattutto nel rispetto e a tutela di noi tifosi.

Mai una gioia insomma.

Claudio Vannucci

 

(la foto in testa all’articolo è stata presa sul web fonte Tuttosport)

Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Il tempo è scaduto

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Adesso ci siamo davvero. Il Tribunale di Novara ha fissato per il 29 novembre l’inizio della vendita all’asta di “CIMELI, PREMI, PUBBLICAZIONI ED AFFINI, tra cui coppe, trofei, raccolte, vestiti mascotte e riconoscimenti vari come da perizia”. L’asta sarà aperta fino al 13 dicembre, poco prima del 115° anniversario della nascita del Novara Calcio 1908.

Sono ormai più di due anni che cerco di stimolare, tramite questo spazio di libertà, istituzioni e associazioni pubbliche e private, facendo nomi e cognomi di chi potrebbe fare qualcosa e sono, forse illudendomi, ancora convinto che qualcuno di questi, nel silenzio, stia organizzando qualcosa per aggiudicarsi  l’asta.

13.620 euro (10.000 + IVA + Oneri). Questa è la base d’asta e trattandosi di “aggiudicazione definitiva senza possibilità di rilancio” chi indicherà la cifra più alta vincerà l’asta. Il destino e la Magistratura hanno tolto dalla competizione il Presidente della Pro Novara ma ciò non toglie che collezionisti e speculatori potrebbero essere interessati ad aggiudicarsi il lotto.

Contrariamente al Tribunale di Verona per il Chievo, quello di Novara non ha messo all’asta il “titolo sportivo” e a questo punto, molto probabilmente non lo metterà più all’asta. Questo significa che la matricola storica rimane nella disponibilità della FIGC che potrebbe decidere di chiuderla definitivamente. Se così fosse si concluderebbe senza alcun dubbio la storia del Novara Calcio 1908 e le società che rappresenteranno il calcio cittadino, FC Novara in primis, continueranno la tradizione sportiva del Novara Calcio 1908 così come successo per la maggior parte delle società calcistiche fallite.

Romanticamente ho sempre sperato di recuperare la matricola 33790 per riannodare il filo della nostra storia ma me ne farò una ragione. Ora però riportiamo a casa ciò che nella Storia abbiamo conquistato.

 

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Fino a quando batte il cuore c’è ancora speranza!

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Escono da scuola, vocianti e allegri. Corrono dando sfogo a quella vitalità imbrigliata e poi sopita nelle regole da rispettare.
Gridano, saltano, si sfogano, appunto.
Una multietnia confusa ma interessante che mischia senza problemi i diversi colori della pelle su quelle faccine ancora libere da condizionamenti imposti dall’egoismo dei grandi.
Si liberano dagli indumenti imposti, mentre gli zaini, pesanti come quelli portati a schiena di mulo dagli alpini, giacciono offrendo una sensazione di abbandono anche se temporaneo.
Da sotto quei grembiuli spuntano maglie di calcio, alcune originali altre tarocche, altre ancora improvvisate, altre impossibili da sintonizzare sulle frequenze del calcio.
Basta un pallone, a patto che rotoli colpito da qualche calcione ben assestato, a patto che si rispettino le regole improvvisate anch’esse, a patto …
Strisciate le maglie, tutte, che senza il nero verticale sarebbero rosse, bianche e blu, si blu, perché l’azzurro che abita in questa città è ben diverso. Il nero che hanno in comune le identifica come ospiti, almeno per me.
Ma loro giocano ugualmente, indifferenti alle differenze, dribblano anche le panchine e le convenzioni intrise di razzismo, mentre allo scivolo ci passano sotto, poi un tiro finisce contro un cestino dei rifiuti il cui compito straordinario è quello di fare il palo a sua insaputa, l’altro non esiste, o meglio, esiste nel diritto di ogni bambino di immaginarlo piantato dove meglio crede.
Ed è incredibile come una porta senza traversa e senza un palo, riesca nell’impresa di fare accettare, a chi lo ha subíto, un gol non gol senza discussioni e soprattutto senza il quarto uomo e la VAR.
Magie dell’innocenza, miracoli prodotti dalla sola voglia di dare un calcio non tanto ad un pallone, che potrebbe colpire un cestino saltuariamente svuotato dall’immondizia, ma spingere quella sfera al di la della realtá di tutti i giorni, portandola a superare la linea della porta oltre la quale esistono i sogni che solo i bambini sanno fare ad occhi aperti.
Gioca!! Gabriele, gioca finché puoi sognare un calcio libero da condizionamenti, un calcio costruito solo per te su un terreno che sia pieno di ostacoli gioiosi come solo quelle giostrine impiantate su questo prato sanno esserlo, e fino a quando la tua maglietta azzurra, con quello scudo, bianca la croce in campo rosso, che posizionato sul cuore, registrerà sempre la tua fede come sa fare un holter cardiaco.
Il nostro scudetto sarà rispettato e considerato valoroso e nobile al pari di quello posto su quelle maglie strisciate e foreste che noi, come ti ho insegnato, non disprezziamo, in quanto vengono anch’esse sudate dalla gioia di chi le indossa.
Mezz’ ora dura lo svago, mezz’ora rubata ai compiti ma restituita alla fantasia e alla libertà, però ora ti devo chiamare, anche se so che farai finta di non sentire, lo facevo anch’io quando la nonna Rina urlava dal fondo del campetto dell’oratorio di Veveri chiamandomi … non sentivo, proprio come stai facendo tu, non sono mica nonno per caso eh, li conosco tutti questi trucchetti, sono stati il mio salvagente, il mio diritto a richiedere che mi venisse accordato l’orario lungo per giocare a calcio fino a quando l’oscuritá imponeva la ritirata.
Quarantacinque minuti ormai, il tempo che misura la metà di una partita, la sera cala lentamente su quei calci offerti a una sfera che rotola, di qua e di la senza avere apparentemente una destinazione precisa e forse avendo i minuti contati.
Andiamo, le maglie sono sparite ognuna verso destini giá scritti ma ancora da interpretare, ognuna sulle ali della speranza piú che sulle giovani spalle di ragazzini appartenenti alle piú varie etnie.
Sali, Gabry, sali in macchina e occhio alla cartella, (io la chiamo ancora così) come è andata oggi a scuola? Cosa hai mangiato a pranzo? Le solite domande, quelle che ti pongo tutti i giorni … no, oggi no, oggi non ti chiedo nulla, oggi indossi quella maglia che è un lasciapassare per i sentimenti piú belli, proprio in questa settimana che porterá a quella che è celebrata non come una semplice partita, ma “LA PARTITA!!!”
E tu mi chiedi di ascoltare quel CD che spesso ti nego all’ascolto tutto preso come sono a guidare nel traffico o a pensare ai cavoli miei che talvolta sono di una grandezza esagerata, questi cavoli!!
Oggi no, oggi ti voglio più bene del solito, ti amo più del solito, oggi non so perché ma è cosi.
E allora te lo metto il tuo CD, te le metto le tue due canzoni preferite, io le ho già sentite tante volte al punto che quando si arrivava a casa le suonavo entrambe con la chitarra mentre tu ascoltavi incuriosito quanto la mia interpretazione fosse curiosamente distante dall’originale.
Vabbè dai!! ascoltale pure e alza il volume, anzi sparalo a mille, anche se magari qualcuno ci manderà affanc…ops, scusa, non si dicono parolacce in presenza di bambini … ci manderà a quel paese!!
Parte la batteria cadenzata al ritmo di marcetta, la nostra marcetta, Gabry, quella che mi chiedi di ascoltare tutti i giorni all’uscita da scuola e io ti accontento quando non sono inverso.
Canti sottovoce accompagnando quell’incedere musicale, che si confonde con i battiti disordinati del mio cuore, aiutandoti con le dita della mano sinistra, intanto che il ritmo della musica compie il suo percorso naturale verso quei sentimenti più spontanei e liberi che ci hanno consentito di amare quell’azzurro colore.
Un minuto e trentotto secondi dura questa melodia, ma tu prima che finiscano le note mi chiedi con garbo misto a preoccupazione : “Nonno, perché stai piangendo??”
Nonnopipo

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Schiavi di una fede

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Siamo schiavi di una fede.

E la cosa buffa (ma neanche tanto!!) è che non ci dispiace affatto.

Che strano peró, dover riconoscere che il grafico del nostro umore risulta legato all’andamento di una squadra!!!

Ed è a questo punto che la matassa si sbroglia fornendo una veritá indiscutibile: non si tratta solo di una squadra.

Sarebbe intollerabilmente riduttivo e semplicistico se cosí fosse, e tutto venisse attribuito esclusivamente a un discorso legato al tifo.

Perchè il tifo e, conseguentemente il suo interprete principale che è il tifoso, è composto da quegli ingredienti naturali che si chiamano passione e amore.

E la passione e l’amore sono immortali, infiniti, insensibili al dubbio e all’incertezza.

Li trovi negli occhi di chi esulta e nelle lacrime di una delusione, nel pallone che gonfia la rete o nel palo che soffoca in gola l’urlo liberatore.

Perchè, come disse lo scrittore argentino Jorge Luis Borges, “ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per strada, lì ricomincia la storia del calcio”

 

Forsa Nuara tüta la vita

 

Nonnopipo

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