Non doveva essere facile vivere nel dicembre 1971 se gli abiti, i colori, le facce, i capelli e la musica italiana erano quella rappresentate dalla hit di quei giorni:
Per fortuna il grande schermo proponeva pellicole di altissimo livello:
In Italia Giovanni Leone sale al Quirinale con i voti di DC, PSDI, PRI, PLI e pure quelli del MSI.
A Novara c’era la nebbia, quella vera:
E le notizie di cronaca, rilette 47 anni dopo possono ora strappare un sorriso:
Il Novara disputa il campionato di serie B 1971/72 e a dicembre il Presidente Tarantola, vuole la serie A!
A Novara tutti finiscono KO, 5 partite e 5 vittorie tra le mure amiche e anche il Brescia cade sotto i colpi di Carrera e Picat Re.
Il cronista de La Stampa, in grande forma, distribuisce un paio di sentenze niente male:
“Gavinelli ubriacava tutti con i suoi dribbling, poi si fermava quasi per compiacersi con se stesso per quanto aveva fatto e intanto qualcuno gli soffiava il pallone”
“Udovicich ha spento ogni velleità di De Paoli (e De Paoli già in partenza di velleità non ne aveva molte)”
C’era il sangue nelle vene in quella squadra e quando le cose non funzionavano, si reagiva e si ripartiva:
“un primo tempo scialbo ma giocato a nervi tesi: ad un certo punto Unere e Carrera si sono addirittura insultati a vicenda, sotto gli occhi di Parola”
Il Novara nella ripresa si trasforma e conquista la vittoria:
“al 19’ tira Carrera, il portiere respinge, riprende Jacomuzzi e colpisce il palo, tira ancora Picar Re, il pallone picchia sul montante, poi sulla traversa ed infine entra in rete. Al 42’ il raddoppio: Grossetti scambia con Gavinelli, che inizia una serie di dribblings, poi converge verso il centro lungo la linea di fondo campo senza che nessuno riesca a fermarlo, passa a Carrera che batte imparabilmente Galli, con un tiro forte e angolato.”
Alla fine avrebbe avuto ragione Parola, il Novara non era pronto ed il sogno della serie A rimase tale anche nel 1972
Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.
Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.
Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.
Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo vide poche volte in campo.
Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.
Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.
Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.
Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.
Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.
Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.
Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.
Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.
Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.
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