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Caro Massimo

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Forse è il momento di ricompattare l’ambiente, troverà il tempo per occuparsene? “Non ho mai smesso di occuparmi del Novara calcio, purtroppo nel mondo virtuale dei social network, quando uno non si vede fisicamente, sembra che sia disinteressato. Da una parte mi fa anche piacere che la presenza fisica venga apprezzata, sembra che faccia la differenza. Non è così, me ne sono sempre occupato, ma mi rendo conto che in un mondo arcaico come il calcio, c’è ancora più bisogno anche di presenza fisica, tornerò quindi ad essere presente ancora di più; anzi parliamo pure al presente, perchè me ne sto già occupando”.

La rivederemo presto anche allo Stadio? “Contro il Foggia non ci sono riuscito per motivi lavorativi, ma dalla prossima partita in casa tornerò al Piola, ma le partite non le vince Massimo De Salvo che non ha nessun potere psicologico. Conta la voglia di vincere dei giocatori, con lo spirito e la disponibilità alla sofferenza di tutti. Quello che posso dire è che il pesce puzza sempre dalla testa, per cui quando le cose non vanno è giusto che chi è responsabile se ne occupi in prima persona. Ma per uscire da questa situazione e vincere le partite, c’è bisogno dell’aiuto di tutti, io sicuramente ci metterò la faccia”.

Tratto dall’intervista di Marco Foti per Buongiorno Novara

Oggi è giorno di elezioni. Sono del 1976, precisamente di Aprile. Quando sono nato l’Italia si trovava nel pieno di una campagna elettorale che portò due mesi dopo il 93,7% degli elettori a votare. Erano anni dove, ovviamente, la partita si giocava tra DC e PCI. Si rivotò poi nel 1979 e poi nel 1983, dove la partita fu ancora tra la DC e il PCI con quest’ultimo che arrivò davvero vicino alla maggioranza relativa. Perché ricordo le elezioni del 1983? Più volte in famiglia abbiamo ricordato ridendo questo aneddoto che vi racconto brevemente. Mio padre mi portò in braccio a votare con lui, precisamente alla scuola elementare Buscaglia. Mi chiese “per chi votiamo?” e io non ebbi dubbi nel rispondere “questo oppure questo”. “E perché questi?” chiese mio padre. “Perché sono i due simboli più belli!”, risposi io. Erano quelli del Movimento Sociale Italiano e della Democrazia Proletaria. Mio padre rise ed ovviamente fece di testa sua, votando per uno dei due che la massa era solita votare. Questa premessa per spiegare un po’ come è sempre stata la mia vita. Un occhio strizzato e il cuore aperto verso gli estremi che spesso fanno a cazzotti con la ragione o con l’autorità di chi mi riporta ad una ragionata e pacata via di mezzo. Nelle due ultime domande di Marco Foti a MDS e nella meme tratta da Fantozzi ho voluto rappresentare le due mie anime attuali. La prima, ragionata, politicamente corretta fino al buco del culo, in cui dalle risposte filo governative riportate nell’intervista mi verrebbe da esultare per il fatto di leggere un MDS che promette finalmente una sua presenza e dall’altra, quella più estremista, che mi porterebbe a tirare un mattone sulle vetrate del Policlinico di Monza urlando “vigliacchi, ce l’avete tutti con me, ma che cosa vi ho fatto io, vent’anni della mia vita, ora vi faccio vedere io vi faccio” contro una famiglia che oggi identifico nel vero “problema” di questo Novara.

La partita l’abbiamo vista tutti. L’involuzione di gioco e soprattutto la totale mancanza di qualsiasi ingrediente fondamentale per essere una normalissima squadra di calcio iscritta al secondo campionato più importante della nostra nazione ci hanno definitivamente portati in zona play out, con l’aggravante che parecchie squadre nella nostra stessa situazione devono recuperare 1-2 partite. Non esiste ad oggi, eccezion fatta per l’incrollabile fede, un qualcosa che autorizzi seriamente a pensare che porteremo a casa questa salvezza. E proprio perché tutto sta andando male penso che delle risposte democristiane filo governative di Massimo De Salvo non ce ne facciamo proprio nulla. Vedi, caro Massimo, il fatto che non sei tu che giochi è vero (seppur penso che io e te davanti alla difesa randelleremmo di più di quelli che che vediamo in partita) ma se è vero che tu non devi fare il populista ma il Presidente allora sarebbe il caso che il Presidente tornassi a farlo veramente. E non con direttive via whatsapp o via mail o con interviste sul web ma con segnali concreti. Ti faccio un esempio. In tre giorni abbiamo perso due partite in maniera decisamente imbarazzante al termine delle quali non c’è stata traccia di nessun dirigente che abbia provato a dire anche una banalità. Avete lasciato il povero Di Carlo e nell’ordine Casarini e Mantovani (che peraltro sono stati rispettivamente tra i peggiori in campo nelle due partite in cui sono stati portati davanti ai microfoni) a dire le solite frasi di circostanza e pigliarsi dei pirla proprio da quel mondo virtuale di social network cui fai riferimento che però, caro Massimo, sappi non è fatto solo di boot o di computer ma è popolato da persone che per questa maglia ci soffrono. Secondo te è normale che nessun Dirigente ci abbia messo la faccia e abbia detto una sola parola? Caro Massimo, visto che hai promesso di essere più presente, allora inizia per esempio a spiegarci definitivamente se il tuo Direttore Sportivo gode della tua fiducia oppure no. Raccontaci se davvero nell’ultimo giorno di mercato gli hai stoppato l’acquisto di due nomi importanti già presi perché non hai voluto (o tuo padre non ha voluto) fare un ulteriore sforzo (?) economico oppure è una bugia scientemente messa in giro per giustificare un mercato di riparazione insufficiente? Questo chiarimento non risolverebbe la situazione attuale nella quale ci siamo messi (tua cit. nella merda), è vero, ma almeno aiuterebbe a fare chiarezza e a capire almeno se davvero ci possiamo fidare del Direttore Sportivo oppure ha i giorni contati pure lui. Aiutami a capire se insomma se Teti è vittima o carnefice. Sappi che la credibilità di un management nel calcio è importante tanto quanto i giocatori forti e oggi quello che appare carente è proprio in primis la credibilità di una Società che si dimostra sempre più debole. E una Società debole non è mai espressione di una squadra vincente e credibile.

Caro Massimo, guarda che non sei tenuto a dirmi cosa vuoi fare per uscire da questa situazione, ma sei tenuto a fare qualcosa. Pretendo di vederti a Novarello questa settimana, pretendo che entri negli spogliatoi, pretendo che gli sbatti in faccia tutti i bonifici fatti regolarmente e responsabilizzi ogni singolo giocatore. Pretendo di vederti non solo allo stadio, cosa che sbagliando considero sempre scontata, ma di vederti pure in panchina come facevano i Romeo Anconetani e i Costantino Rozzi del caso. Pretendo che per una volta l’impegno di lavoro principale sia il Novara e che i whatsapp e le mail le ricevano quelli in Romania o in Russia e non sempre quelli di Novarello. Ma soprattutto pretendo di non avere da te sempre quella sensazione, che peraltro mi hai nuovamente confermato nell’ultima intervista rilasciata a Marco Foti, di esserci perché mi fai un favore. Tu non mi fai alcun tipo di favore, sappilo, a meno che non inizi a mantenermi. Chiariamo definitivamente questa cosa. Il favore che ti faccio è la mia presenza e il tempo che spendo per il Novara che, credimi, a livello mentale è sicuramente molto più di quello che spendi tu, e io non ti devo nulla se non il rispetto e la cordialità a chi, giuridicamente e legalmente, è proprietario della mia più grande passione. Condizione, quella di essere proprietari di una squadra di calcio, che mette te nell’obbligo morale di fare “favori” a me tifoso, non il contrario. E’ il mondo del calcio che ruota intorno a questa condizione magari un po’ iniqua, lo sapevi tu e lo sa chiunque investe nel calcio. Caro Massimo, esci da questo mood incazzoso che ti sei imposto, togliti queste tue convinzioni che sia la città e la gente a doverti dare qualcosa perché così non è. Se non ti va più bene questo mondo allora escine, ma fino a quando ci sei dentro facci il piacere di farlo come Cristo comanda, e vedrai che magicamente i giocatori pippe rimarranno tali ma almeno torneranno a fare il minimo sindacale per il quale sono chiamati e tenuti a fare.

Caro Massimo, non portarmi ad essere estremista, non pretendere che guardi la luna quando in realtà il tuo dito che la indica la nasconde perché è più grosso di un pilone dell’autostrada. Fammi tornare ad essere orgoglioso di te, delle tue battaglie perse, della tua strafottenza e superiorità ma nei confronti del sistema e non della tua gente che, come me, ha solo la colpa di amare questa maglia. Caro Massimo, torna ad essere Massimo, e vedrai usciremo dalla merda.

Claudio Vannucci

Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Che ci serva da lezione

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Una giusta dose di credibile costruttività non può prescindere da una legittima critica, soprattutto quando è fondata. E questo è il motivo per cui sarò molto critico, forse pure troppo, col Novara relativamente alla vicenda Benalouane, anche perché eventuali colpe del Piacenza sinceramente mi importano poco, ma diversa è la situazione in cui qualche colpa ce la possiamo avere noi. E in tal senso, quel comunicato di ieri improntato un po’ sul prendere le distanze dalla reazione del giocatore e contemporaneamente buttarla tutto sul servizio d’ordine e sui cattivi tifosi locali, ma soprattutto il contro comunicato piacentino nel quale in sostanza si dice il contrario, fortificano in me l’idea che la verità stia nel mezzo, e quindi abbiano colpe tutti. Perché ha colpe il Novara? Ce le ha, perché una Società professionistica di calcio dovrebbe imporre delle regole ai suoi giocatori (tendenzialmente dovrebbe esistere un DG preposto propio a fare queste cose), alcune delle quali riguardano l’atteggiamento da avere nel pre, durante e post partita. In alcune vecchie gestioni del fu Novara Calcio 1908, vi garantisco che in determinate partite non poteva succedere che un giocatore arrivasse allo stadio in auto, o potesse lasciarlo con propri mezzi, esattamente per il teorico rischio che potesse succedere quello successo a Benalouane, a prescindere da chi ha iniziato e dalla ragione o torto. Mi dispiace dare l’idea di essere critico, ma sbagliano i tifosi che la mettono sul fatto “ma il giocatore non è possibile che non possa essere libero di andare un secondo in auto”. No, sbagliato, non funziona cosi il mondo del calcio. Se vai a Ligorna o a Romentino puoi fare quello che vuoi, ma in taluni stadi il giocatore non deve uscire dall’area a lui riservata, e se la trasferta fosse particolarmente “calda” non esiste che arrivi o se ne vada coi suoi mezzi. Punto. Ai tempi di Faccioli o Morganti, pur gestioni criticabili sotto certi punti di vista, queste cose non sarebbero mai capitate per il motivo che vi ho detto. Inutile poi buttarla sulle inefficienze del servizio d’ordine e delle forze dell’ordine, che sicuramente dovranno spiegare qualcosa, quando un tuo tesserato prende ed esce in mezzo al pubblico locale. E’ assurdo quello che dico? Perdonatemi, ma con i ragionamenti basati sul mondo perfetto ed ideale che vorremmo tutti vivere non si va da nessuna parte. Se non ci fosse la malavita non esisterebbe la polizia e le carceri, se non ci fossero le guerre non esisterebbero gli eserciti, se non ci fossero i malati non esisterebbero gli ospedali. Ma non è questo il mondo nel quale viviamo, perché invece lo facciamo in uno assolutamente imperfetto nel quale la maggior parte dei tifosi di calcio ha imparato a convivere con certe regole tra cui quelle che in trasferta non vai in mezzo ai tifosi locali vestito dei tuoi colori. Se lo fai può anche essere che finisci male. Punto. E questo deve valere anche per i giocatori. Quindi, a un primo livello, chi deve imparare l’ennesima lezione come sempre è la nostra Società che evidentemente non ha ancora capito come si sta al mondo nel professionismo.

Quello che voglio dire è che il Novara FC, pur non avendo nulla da spartire col Novara Calcio 1908, si deve mettere in testa di dover convivere con la sua eredità, e soprattutto con un immaginario collettivo dei tifosi italiani che, talvolta portati in inganno da un’informazione penosa, ci identificano comunque tutti “nel Novara”. E una volta passa il messaggio che il Presidente si fa beccare in Calabria con la mazzetta di soldi, e un’altra passa che l’altro Presidente va in galera e il vice ai domiciliari, un’altra ancora passa quella del Presidente attuale che da del coglione a tutti (che poi visto i risultati ha avuto pure ragione, ma vabbè), una ancora passa che un altro Presidente va anche lui in galera per riciclo,  e un’altra passa che un nostro giocatore manda in ospedale un “povero tifoso” piacentino. Queste cose fanno male solo al Novara FC attuale e chissenefrega che non centra nulla col vecchio Novara, perché lo sappiamo perfettamente che passano mediaticamente in forma distorta, e il solo modo per acquisire serietà e credibilità è proprio non mettersi in queste situazioni. Prima di parlare dei giocatori o del fatto specifico, serve che facciano una riflessione loro perché un caso del genere non deve succedere a monte, e il Novara FC non può permettersi figure di merda mediatiche. E meno male che alla fine, almeno nel mondo social dei tifosi, è passato più il tifoso del Piacenza come “povero pirla che fa il gradasso e le prende pure da un giocatore”.

Poi passiamo a Benalouane, per il quale perdonatemi ancora, essendo figura con esperienza mondiale come la sua, verrebbe da dare per scontato che sappia come ci si dovrebbe comportare al mondo ma evidentemente no. E proprio perché è figura altamente esperta, non mi venite a raccontare che gli possa essersi chiusa la vena perché gli han dato del “Tunisino di m..”. Dai non è credibile, chissà quante volte glielo hanno detto nella vita. Più credibile il fatto che sia stato provocato più del dovuto o che, in estremo, si sia sentito minacciato e abbia reagito (male) per difendersi. Detto questo, purtroppo continuo a non capire e a rimanere allibito dai commenti di molta gente che conosco e che ho considerato sempre equilibrata, nel dire “ha fatto bene”. Più nello specifico, non comprendo la contraddizione dello scusarlo solo perché è entrato il meccanismo mentale tale per cui “è del Novara, loro sono avversari, e io sto col Novara”. Parliamo di fatti: abbiamo criticato Benalouane perché si è preso un rosso scemo che è probabilmente costato una mancata vittoria, e la gente lo ha massacrato. Abbiamo criticato Benalouane per la delirante reazione all’intervista di Faranna e Barbero nel post Verona, e la gente lo ha massacrato. Abbiamo criticato Benalouane per la reazione ad un confronto dei tifosi nel quale avrebbe avuto atteggiamento di sfida invitandoli fuori dalla stadio, e la gente lo ha massacrato. Abbiamo (io soprattutto) criticato Benalouane per la pessima scenata in tribuna con la dirigenza che non ha fatto nulla, e la gente (poca) lo ha massacrato ma soprattutto lo hanno massacrato tutti gli addetti ai lavori presenti al fatto. In tutti questi episodi l’accusa che abbiamo fatto al giocatore è, in forme diverse, di aver provocato. Ora su questo fatto chissà perché debba passare per idolo “perché è stato provocato” quando, mi pare evidente, ci troviamo davanti ad una persona che ha grosse carenze di equilibrio e di tenuta mentale. Chi ha tutto da perderci, e vediamo di essere chiari e pratici, è il giocatore che si è messo in una situazione molto delicata che potrebbe aver enormi ripercussioni su di lui. Perché se quello del Piacenza dovesse denunciarlo, posto che non sia uscito dall’Ospedale con una prognosi tale per cui giustificherebbe una denuncia automatica, il ragazzo verrebbe certamente condannato. Con tutto ciò che ne potrebbe conseguire a lui e al Novara.

Cosa avrei fatto io se mi fossi trovato in quella situazione? Domanda scema, primo perché è probabile non mi ci sarei trovato, ma soprattutto perché io sono tifoso e non giocatore professionista. Avrei reagito male, probabilmente a differenza di Benalouane all’ospedale con dieci punti ci sarei finito io, mi sarei beccato il daspo e, amici intimi a parte, la maggior parte dei colleghi tifosi mi avrebbe dato del coglione perché dopo 40 anni di stadio non ho evidentemente ancora capito come si sta al mondo. Che è lo stresso motivo per cui, anche se avesse ragione e fosse giustificabile la reazione, do io del coglione a Benalouane.

Rimango della mia idea di base, ovvero che questo giocatore, nel complesso, abbia creato più danni rispetto ai benefici, e adesso sono tutti cazzi del Novara che se lo ritroverà anche il prossimo anno. Non è sicuramente colpevole al 100%, ma non è in questa vicenda pulito. Come non lo è il Novara. E se si vuole crescere bisogna partire da questo.

Claudio Vannucci

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Una storia di contingenza e progettualità

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La contingenza è quella situazione o circostanza per cui sei chiamato a far fronte ad uno o più specifici problemi che hanno totalmente alterato quella condizione di normalità, o di standard,  cui si era predisposti ad affrontare. In tal senso, l’era Marchionni 2.0 è stata, e lo è ancora, oggettivamente caratterizzata dal dover far fronte a situazioni paradossali. Faccio un esempio: in almeno due partite ci si è trovati nella situazione di aver seria difficoltà a schierare 11 giocatori di categoria, per non parlare poi del tema sostituzioni in corso d’opera per le quali, se credenti, la sola cosa da fare era il farsi un segno della croce. In quel momento era crollato pure l’ambiente, da taluni visto come concausa dei problemi del Novara FC, che ha certamente reso più difficile il compito dell’allenatore. Ecco, mi permetto però di far notare come in un certo senso quel moto di orgoglio visto nelle due ultime vittorie consecutive sia casualmente proprio coinciso con due precisi interventi: “contestazione” della curva e del pubblico (la parola contestazione è volutamente tra virgolette perché molti che parlano di contestazione forse non sanno altrove a che livello della stessa si può arrivare, ma vabbè) e conferenza stampa del Pres, da me criticata e che ancora oggi considero concettualmente fuori luogo, durante la quale ha sostanzialmente “contestato” pure lui tutta la sua squadra. Con questo voglio dire, anzi, mi rivolgo apertamente a chi tutte le volte che la tifoseria alza i toni tende a far partire una stucchevole difesa di ufficio basata su un concetto tutto particolare di tifo in base al quale debba sempre andare tutto bene, che talvolta è proprio toccando nell’orgoglio un gruppo apparentemente demotivato e stanco che si possono trovare quegli stimoli di rivalsa. E questo è proprio uno dei motivi per cui, più si alza l’asticella tecnica, e più il contesto, nel bene e nel male, fa la differenza. Non è un caso che, certe piazze con poco tifo, quando vincolo lo fanno solo perché trovano l’annata in cui sono davvero più forti di tutti, ma altrimenti, pur in un contesto di stagione assolutamente positiva, arrivano al bello e perdono anche perché le motivazioni alla lunga scemano e la pressione può fare la differenza. Quando è sempre tutto un paradiso, quando sia che si vinca o si perda “ma chissenefrega, sono bravi ragazzi e gli vogliamo bene”, alla lunga scatta qualcosa per cui anche tra i giocatori “ma chissenefrega è andata cosi, pazienza”. E per chi non crede a quanto dico, sappiate che lo faccio sulla base di innumerevoli testimonianze ricevute da tanti giocatori cui negli anni ho avuto il piacere di chiacchierare. I calciatori sono così, ognuno poi si alimenta le proprie amicizie, ma fondamentalmente sono ragazzi e come tali vanno gestiti col bastone e con la carota. Solo che è quando li gestisci col bastone che capisci realmente chi ha la stoffa e vuole reagire ma anche chi, tra la piazza, probabilmente non ce l’ha e gli va bene sempre tutto. San Giuliano e la Juve di ieri sono state due squadre scarse, o meglio grame grame, ma quante altre volte abbiamo perso contro altrettante squadre penose? Quindi merito ai nostri giocatori ma anche chi tra la tifoseria ha saputo evidentemente toccare le corde giuste.

E poi c’è la progettualità futura, che a meta marzo dovrebbe già essere tema di primaria importanza. In un recentissimo incontro tra Ferranti e la tifoseria organizzata, a mia precisa domanda circa il futuro ha risposto così: “3 scenari. 1 rimango io ma con budget molto limitato stile Alessandria questa stagione, 2 entrano due Soci (ovviamente non novaresi), 3 vendo”. Tralasciamo l’opzione 3 che mi pare irreale o comunque una storia ancora tutta da scrivere, e tralasciando anche  lo scenario 2 per il quale è evidente che arriverebbero ingenti investimenti, ad oggi lo scenario 1 è il più credibile ed attuale sul quale ragionare. A caldo ammetto di essermi fatto un po’ prendere dallo sconforto, ma poi ragionandoci su ho capito che Ferranti va sempre letto con ausilio della pagina 777 del televideo e poi messo su Google Translate, perché dice una cosa ma nella sua testa magari pensa altro. Infatti un conto sarebbe stato quello di partire da zero con budget come quello dell’Alessandria, e un altro quello di partire con una base di rosa intervenendo sulle caselle mancanti. Al netto della delusione attuale e dell’ambizione di ognuno di noi, ad oggi abbiamo una serie di giocatori che ragionevolmente faranno parte o potranno far parte del futuro, e tra questi inserisco per esempio figure come Pelagotti, Illanes, Margiotta e Varone i cui contratti saranno tutti da siglare ma che, immagino, possano concretizzarsi in maniera naturale visto quella sorta di “riconoscenza” verso il Novara che avranno perché in un certo senso li abbiamo rilanciati. Ai quali aggiungiamo i vari Ranieri, Urso (buona guarigione), Tentoni, Ciancio (talvolta discutibile ma di fatto tra i più utilizzati), un Galuppini sul quale andrà comunque fatta una riflessione seria (il diritto di riscatto è nostro) e un Khailoti che, se non ce lo ruberanno, è sicuramente di alto profilo per la categoria. Oltre a Vuthay che almeno in un parco di 5-6 attaccanti ci può pure stare. Lavorando su questo gruppo, in un contesto magari meno folle e con un direttore sportivo coi controcoglioni (o aiutato da analoga figura consulenziale), non è vero che si è destinati a far male senza ingenti immissioni di liquidità. Certo, una grossa riflessione andrà comunque fatta su Marchionni, che al netto del problema contingente, qualche grossa lacuna la sta dimostrando.

Insomma, crisi finita? assolutamente no, ma non possiamo nemmeno essere ipocriti e non rilevare come in soli 7 giorni la nostra situazione sia diametralmente cambiata. Viviamo la giornata tifando Novara con in mano un bastone e in tasca una carota. Che tanto male evidentemente non fa.

Claudio Vannucci

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Eravamo quattro amici al bar

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Tendenzialmente tutti i Presidenti mi sono sempre stati sulle scatole, ma è un problema mio. I soli due cui ho realmente voluto bene sono stati Armani e Ferranti. Perché a Ferranti, nonostante tutto ciò successo quest’anno voglio davvero bene. Concordo con l’amico Mauro e i suoi messaggi che mi ha inviato a caldo, oggi il Pres non mi ha fatto incazzare e non mi ha nemmeno deluso più di tanto. Mi ha fatto quasi pena, nell’accezione più affettuosa possibile di questo termine. Ho visto un uomo distrutto, triste, che però ha perfettamente dato dimostrazione del perché le cose non vanno e su dove deve migliorare. E’ stata messa in scena quasi una drammatica opera teatrale, peraltro con aggravante di diretta, in cui tutti hanno potuto assistere ad una sorta di chiacchierata al bar tra amici, nella quale il Presidente, tra le altre cose, si prende le critiche,  questa volta dai giornalisti in sala, di ascoltare troppa gente, ma che in questa occasione sono stati gli stessi giornalisti a commettere lo stesso errore nel continuare a dirgli nuovamente e platealmente cosa fare: “riprendi Di Bari”. Questo è il primo aspetto che non va: a casa nostra c’è una visione distorta del concetto di provincialismo e di democrazia in base alla quale ognuno ha il diritto di dire la propria opinione e lui di sentirsi obbligato ad ascoltarla, perché “sono nuovo, devo imparare, ascolto tutti”. Lui deve smettere di chiedere consigli e ascoltare la chiunque, e la chiunque deve smetterla di continuare a dirgli cosa cazzo deve fare. Questo che dico non è fascismo ma è corretta gestione di una squadra di calcio. Al di là di oggi, nasce proprio da questo equivoco di base la maggior parte dei problemi, probabilmente (e non di poco conto) peggiorato poi dal fatto che evidentemente abbia dato retta più a chi era meglio si occupasse di altro.

Aggiungo, e carico ancora di più: oltre a volergli bene, gli riconosco la buona fede generale e quella di oggi nella sua volontà di raccontare a tutti a cuore aperto cosa è successo. Ma è stata una enorme cazzata, quanto meno in questi termini. Perché lo sfogo con 4 amici al bar, deve rimanere confinato ai 4 amici e al bar. Non può avvenire in una conferenza pubblica con diretta Facebook. A Galuppini, per esempio, del coglione glielo posso dare io che sono tifoso. Glielo può dare anche lui che è il datore di lavoro, ma il tutto deve accadere dentro uno spogliatoio, non appunto in “mondo visione”. Ora che Galuppini sa che è considerato un coglione pure da chi lo paga, e soprattutto sa che tutti noi sappiamo essere considerato da Ferranti un coglione,  qualcuno mi spiega come potrà tornarci utile alla causa da qui a fine aprile? Sperando che emerga in tutta la sua dirompente forza e ci faccia vincere le partite? Auguri  a noi.

Non so che altro dire. Dire che piove è riduttivo visto che domenica si farà fatica a schierare 11 giocatori di categoria. Continuare a chiedere di stare uniti mi pare una presa per il culo, perché più che venire a tifare che cazzo dovremmo fare di più? Andiamo a sparare a quelli del San Giuliano cosi non si presentano domenica? Diciamo che è tutto bello e che è meraviglioso e che pazienza anche se retrocederemo perché tanto ci sono cose peggiori nel mondo tipo le guerre, i terremoti o chi non ha altra via che affidarsi ad uno scafista? Diciamolo pure se fa piacere. Tanto qui dentro siamo solo 4 amici al bar e vale tutto. Ma, di questo passo, finiremo ad essere solo 4 amici allo stadio.. Ma complessivamente.

Claudio Vannucci

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