Cuori azzurri
Cuori azzurri da applaudire: Alberto Merlo
Published
5 anni faon
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Nonnopipo
Questa storia non è troppo diversa da tante altre che raccontano quanto il calcio, a volte, riesca ad essere spietato e cattivo.
Abbandonando per un attimo le luci della ribalta, che illuminano la scena dove si consumano i successi e le glorie, ci si imbatte in racconti che, proprio per come sono andate poi le cose, soggiorneranno per lunghi anni molto più vicini all’anima di quanto sia lecito sperare, riuscendo, con la giusta discrezione, a marcare quelle emozioni capaci di velare i sentimenti con tristezza e nostalgia. Tristezza, perché quando si spezzano le ali ad un sogno non c’è nulla che possa restituirti la storia come avresti voluto fosse.
Quella di Alberto Merlo, giovane promessa delle giovanili del Novara, è proprio una di queste storie, che non celebrano successi, ma raccontano con quanta angoscia e eccessiva disinvoltura, il calcio usi spesso il rovescio della medaglia per mettere in scena episodi dal finale in cui mai avresti voluto essere spettatore.
E noi della redazione di “Novara siamo noi” quegli applausi che sicuramente avresti ricevuto, te li facciamo ora.
In omaggio al protagonista azzurro di questa storia, ho scritto questi versi in dialetto, per il semplice motivo che questa era la lingua che fin da bambini abbiamo sempre adottato, anche quando si giocava …
… sül campètt drera la gésa tütt pelà ‘mè ‘l fant da picch
a purtát via di pé la bala l’era bon gnanca al “barlìch”
una spana dzura i áltar, dentar i veni al to balón,
e da bali agh n’era mia…da tüti ti s’eri al püsè bon!!
Sempar prim rivà ‘l campètt sempar l’ültim andá via
la to nona che ’t ciamava : “Alberto!, lè tardi,anduma via!!!”
e smeava da sentì una puesia, quand la bala cun i pé ti caressavi,
l’era cume ascultá una meludia a guardà cume al fulbar ti calciavi.
Ma ‘l temp ch’ al passa l’e un manigold ch’ al roba i ani e cul campètt,
quand l’alenadùr dal Nuara, sciur Calloni, tütt séri at ciama al sò cuspètt.
Ti stavi pü ‘n tla pell dla cuntentèssa, al to nom int la lista di cunvucà!!
e qual unúr, urgoli e che belessa, pudè giügà ‘n tla squadra dla to cità.
Esurdì in serie B a disnöv ani l’è un po’ cume disvegias dopu una cioca,
e dèss ch’ hin drera a dà i furmassion süi brasc at vegna spèssa la pèll d’oca
L’è ‘l vintidü da magg dal növcentsetantasètt*,quand l’arbitro al cumencia la partida,
e ‘l destin che l’è scaruss e impertinent, da vigliacch cum lè at lancia la só sfida.
Un giügadur dal Lecce sü la schena al nümar vott,süi gambi at fa un’entrada d’assasin,
ti meti i man in facia, la buca int una smorfia,dulur,paüra,rabbia,ti piangi mè un fiulìn,
la stadio l’è una tumba, a cala gió ‘l silensi intant che la to vus la squarscia l’aria,
la furtüna che fin lì at cumpagnava l’è ciapà un’altra strá a ti cuntraria.
La riva la barèla e pö la Croce Rossa, it cargan e pö da cursa as va al Magiur,
e l’è un viagg che ‘l finisa la só cursa,propi indua finisa la carriera da calciadur.
e la ment la cura indré a cul campètt drera la gésa indua al balòn cun i pé ti caressavi,
e a cul destin che s’ha vistì mè una carogna cunt un final che propi mia ti meritavi.
Grazie Alberto per questa opportunità che hai offerto a me e al nostro blog di ricordarti, restituendoti almeno una piccolissima parte di quella giustizia che un episodio bastardo ti ha tolto.
Nonnopipo
*1977
Novara perchè è la mia città, il Novara calcio perchè è la squadra della mia città, il dialetto perchè se il futuro è una porta il passato è la chiave per aprirla. Forsa Nuara tüta la vita.

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Ho sempre avuto una visione molto ‘elitaria’ del ruolo del tifoso, nel senso che ci ho sempre tenuto a sbandierare con orgoglio la mia non subalternità al modello tipico del bimbo cresciuto, viziatello e un po’ ignorante, che ha la fortuna di saper tirare due calci al pallone. Che per carità, non sono tutti così ci mancherebbe, ma se facciamo una statistica secondo me andiamo vicini alle percentuali con cui la Lega dei tempi d’oro vinceva in Veneto. E ho sempre detestato quel sussiego dei calciatori che fa da contraltare all’autoumiliazione che caratterizza buona parte dei questuanti materiale personale fino alle mutande dei propri idoli vestiti di azzurro. Per dire, mi è capitato due volte in 25 anni di chiedere una maglia a un giocatore, entrambe le volte con talmente poca convinzione che nel frattempo era già andata a qualcuno di più insistente, e l’unica maglia ‘donata’ rimane la mitica Paolo De Nicola e Figli del Pistellone che rispolvero ad ogni play off. Questo mio atteggiamento è, lo ammetto, in parte un modo per dissimulare un minimo di umana invidia per chi con i giocatori ha confidenza, mentre io appunto un po’ per indole e un po’ per mancanza di occasioni mi sono sempre trovato a non mischiarmici granché. Solo negli ultimi anni, vuoi per la mia attività sul blog, vuoi per qualche conoscenza diretta, mi è capitato di interagire di più con i giocatori. Ma questo in genere non ha fatto che accrescere la mia convinzione di essere antropologicamente diverso da questi esseri con empatia spesso pari a Natolia dei Bulgari
Proprio per tutti questi motivi non avrei dovuto essere toccato più di tanto da un eventuale addio di Pablo. Sì, per carità, ci sono questi 11 anni, queste 300 e passa presenze e questi 100 e qualcosa gol, ma parliamo sempre appunto di uno a cui ‘abbiamo prestato la maglia’. E invece, ammetto che oggi alla fine della conferenza sulla pagina Facebook, una lacrimuccia era scesa. La cifra umana di Pablo l’ho compresa quando l’ho sentito la prima volta per organizzare la puntata d’esordio del Canton del Ranàt, quando a un mio timoroso Whattsapp ha risposto con un ‘Ciao Jack’ pur senza probabilmente aver neanche idea di che faccia avessi, o se ce l’aveva, comunque senza che ci fossimo mai parlati. Da quel momento non posso dire aver cancellato il suo numero, ma di averlo usato con parsimonia, e lui ha sempre risposto con garbo e cortesia. Rispetto dei ruoli e il giusto affettuoso distacco, anche nelle occasioni mondane in cui ci siamo incrociati.
Quello che ho apprezzato di più di Pablo nei suoi 11 anni a Novara è stata la linearità e la genuinità nei comportamenti, dentro e fuori dal campo. Nessuna volontà di ingraziarsi nessuno con frasi ad effetto e manifestazioni di amore smisurate, e capacità di comprendere quando professionalmente era il momento di staccare emotivamente con la piazza, compresa l’esperienza ad Alessandria. Noi tifosi spesso fatichiamo a comprendere, presi dalla passione per la maglia, che per i giocatori questo è un lavoro a tempo determinato, che se va bene può durare tra i 15 e i 20 anni, e in cui bisogna raccogliere il più possibile perché dal momento in cui si appendono gli scarpini al chiodo inizia una ‘fase 2’ che è tutta un punto di domanda. Ecco, anche in questo, Pablo è stato esemplare nel tenersi sempre agganciato alla piazza, dando sempre e solo il suo meglio nei momenti in cui sapeva di poterlo dare ma anche quando sapeva di poter ricevere in egual misura, conciliando il fatto di essere un professionista col legame che indubbiamente ha e ha sempre avuto con la città.
Per questo credo che in questo senso la scelta di Pablo anche a livello di tempi e modi sia stata ancora una volta perfetta. Ha dato tutto e ha ricevuto tutto, come nelle migliori storie di passione, e ha scelto di fare come quelle rock star che preferiscono ritirarsi dal palco prima che l’usura del tempo lo imponga, senza lasciare nei fan quell’immagine decadente e un po’ triste delle grandi band che ogni anno annunciano l’ultimo tour e puntualmente dopo qualche mese si ripresentano con un anno e qualche chilo in più. Evitando così finali lacrimosi e patetici tipo quello di Totti alla Roma che era palesemente un ex giocatore ma che la piazza chiedeva a gran voce ancora in campo per mera gratitudine e che aveva portato il giocatore stesso per orgoglio e condizionato da tutto quell’amore a non rendersi conto che era arrivato il momento fatidico. Per questo, l’addio di Pablo è per me un’ulteriore dimostrazione d’amore nei nostri confronti nel non costringere la piazza a dover scegliere tra lui e il Novara. E proprio la volontà di non voler vedere ritirata la sua maglia numero 19 è la dimostrazione di quel rispetto dei ruoli e di quel giusto distacco che ha sempre dimostrato. Perché senza queste due componenti un amore così grande ma che si sa essere a termine, annebbia la vista e si rischia di trascinarlo anche quando è il momento di dire basta. Anche per questo, grazie di tutto Pablone nostro. E, come ha avuto modo di scrivere qualcuno sul muro, non serve che ci ridai la maglia, perché resterà per sempre tua.
Jacopo

15 partite, solo 15 partite unirono Pierluigi Frosio al Novara Calcio. Nove vittorie, cinque pareggi e una sola sconfitta nella sua prima partita sulla panchina azzurra.
Sono state sufficienti quindici partite per far entrare Frosio nella storia del Novara e nel cuore di tanti tifosi.
Arrivò a Novara per sostituire Ferrario con un unico obbiettivo imposto dal Presidente Armani: vincere. In realtà Frosio aveva in testa una doppia strada per arrivare alla promozione: quella più probabile tramite i play off e quella meno probabile perché dipendente dai nostri avversari della promozione diretta. Sappiamo bene come andò a finire: promozione diretta con la vittoria del campionato giunta all’ultima giornata in quel di Busto.
Frosio portò a Novara un livello di professionalità sconosciuto dalle nostre parti: un allenatore moderno dentro e furi dal campo. Il suo rapporto con l’ambiente novarese fu speciale e ancora oggi a tanti anni di distanza il suo ricordo è rimasto vivo in tutti noi.
Ciao Mister, grazie per quel breve, straordinario tratto di strada fatto con noi.

Evidentemente è il nostro destino quello di non poter mai completamente abbandonarci alla gioia e ai festeggiamenti, perché succede puntualmente qualcosa che ci ricorda quanto la vita sia amara. Oggi sarebbe dovuto essere il giorno non solo dell’editoriale post vittoria, ma anche quello in cui inauguravamo la veste del nuovo sito. Ma oggi è un giorno triste, perché nella notte è mancato l’amico Bart, grandissimo cuore azzurro sempre presente anche in trasferta. Bart era la classica brava persona, al di fuori dei gruppi organizzati ma amico di tutti. Era quello che in qualsiasi posto d’Italia andavi, anche se ti trovavi in 30 nel settore ospiti, ti voltavi e lui era lì insieme al suo gruppetto di amici. Mai una parola fuori posto, mai un sorriso negato nonostante certi risultati e certi fatti che avrebbero autorizzato il broncio. Impossibile non essere dispiaciuti, saremo tutti un po’ più soli, soprattutto in trasferta, anche se siamo certi che il Novara Club Angeli del Paradiso lo accoglierà insieme a tutti gli altri nostri amici che ci vedono da lassù.
Un Novara nuovo meritava un sito nuovo, un po’ più moderno. C’è ancora qualcosina da sistemare, ma grazie a quel genio di Andy, che non vedete più sui Social perché come tutti gli Hacker professionisti e i più temuti criminali sul web ovviamente non può mostrarsi in prima persona, siamo riusciti in tempi brevi ad implementare una piattaforma che, finalmente, sarà più leggibile anche dagli smartphone, visto che oltre l’80% di chi legge Novara Siamo Noi lo fa dal propio telefonino o iPad. Le novità non finiscono qui. Conoscete Telegram? Lo avete? Ecco, il suggerimento è di scaricarlo, perché a brevissimo ci saranno grosse novità per unire sempre più i nostri lettori ma soprattutto i tifosi del Novara.
Quanto alla partita di ieri, se sosteniamo che la serie D sia assolutamente romantica allora questo deve valere per tutto ciò che questo comporta, compreso l’impossibilità di vedere certe partite o di seguirle se non grazie a Radio Azzurra. Settimana non certo epica per tutti i social e per l’intrattenimento sul web, perché dopo il blocco di lunedì di Facebook e Whatsapp, ieri abbiamo avuto anche le principali App di live score di partite che sono impazzite. Ed è così che più o meno alle 15:18, mentre al lavoro mi trovavo davanti ad un cliente, mi è partito un “ma Cristo” a causa della notifica del vantaggio dell’Imperia, rivelatasi poi falsa. Ma tutto bene ciò che finisce bene. Siviersson, presente in Liguria, riferisce che la svolta del match sia avvenuta nell’intervallo, quando mister Marchionni ha riunito la squadra (tipo come fa sempre alla fine) ed evidentemente ha toccato le corde giuste. Due considerazioni senza aver nemmeno ancora visto i goal: Pablo (sempre in versione assist man), Vuthaj, Benassi, Capano, oltre al solito Di Masi, Bonaccorsi e sempre più Paglino, rappresentano un capitale umano che poche altre squadre hanno. E chissà quanti altri giocatori ancora devono esplodere colpendoci favorevolmente.
Domenica scontro al vertice col Bra, ed è meraviglioso che non sia contro lo scontato Casale ( probabilmente la vera avversaria) perché sarebbe stata una partita percepita in maniera differente vista la storica rivalità. No, invece è giusto e meraviglioso giocare contro il Bra, che è l’emblema della nostra categoria, la tipica squadra da amichevole il mercoledì a Novarello o la domenica di Luglio ad inizio preparazione. L’ho detto all’inizio: se vogliamo fare i romantici, facciamolo per bene e fino alla fine. Che scontro al vertice col Bra sia, come sempre con Bart in qualche modo presente al Piola.
Claudio Vannucci
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