“Amate la vostra società, la vostra maglia, siate generosi in campo … “
Parole che giungono a noi da un passato lontano, ma che sono quanto mai attuali in questo momento storico particolarmente difficile.
Questa frase non dovrebbe essere sfuggita alla sensibilità dei nostri tesserati in mutandoni e scarpette sempre più colorate, essendo posta all’ingresso degli spogliatoi del “Piola”.
Probabile che alcuni di loro si siano soffermati a riflettere sul significato profondo di queste nobili parole, altri potrebbero averla scambiata per uno spot pubblicitario di qualche filantropico sponsor, altri ancora, dopo averla letta nella sua interezza, si saranno chiesti chi mai potesse essere questo “Silvio Piola”, ma uno di loro, sono sicuro che avrà esclamato in modo arrogantemente ignorante : “non me ne frega un cazzo”.
E no!! Mettetevi subito sull’attenti quando si parla di questo calciatore simbolo a cui non sareste stati degni, allora come ora, nemmeno di lavare le scarpe sporcate dal nobile fango dell’Alcarotti; abbassate il capo quando passate davanti a quella targa il cui significato dovrebbe far parte del vostro bagaglio professionale e umano, e pensate che la maglia da Voi indossata è stata tessuta con ciò che il tempo ha conservato e tramandato di quella maglia appartenuta a un gran Signore del cacio, che il proprio nome ha donato a quello Stadio nel quale Voi esibite le vostre miserie pallonare.
Non pretendo che Vi innamoriate degli stessi colori con i quali noi abbiamo tinteggiato la nostra anima, non pretendo che anche Voi indossiate, con lo stesso nostro orgoglio, quella che consideriamo la nostra seconda pelle, al cuor non si comanda!!, però mi sento di chiederVi di “ascoltare” con il cuore quelle parole che Piola pronunciò con amore infinito e passione indomabile, tanti anni fa. Vi servirà nella vita, e non mi importa se questa riflessione vi renderà migliori contribuendo a onorare un’altra maglia … vorrà dire che a Novara e dal Novara Calcio 1908 avrete ricevuto qualcosa che durerà per sempre.
Vedo già alcuni di Voi sorridere in modo beffardo, altri alzare le spalle, altri ancora abbassare gli occhi passandoci davanti, mentre il solito signore (rigorosamente minuscolo) ribadirà che non glie ne frega un cazzo … non importa, tanto molti di Voi, tra una manata di mesi, abbandoneranno l’ Hotel Novarello senza avere, dal loro avvento in terra azzurra in poi, lasciato il benché minimo impatto emotivo.
Ne arriveranno altri, diversi dalle vostre figure, e per noi tifosi ci saranno nuovi volti e, speriamo, veri uomini da conoscere, perché per un tifoso ci sono molte più terre inesplorate in un campo di calcio che in ogni altro angolo del mondo.
E ricordatevi che, nel momento del successo, il piacere, unitamente alla gioia, non si irradia dai giocatori in campo verso l’esterno, fino ad arrivare ormai smorzato e fiacco, a quelli come noi che stanno sulle gradinate, esposti a ogni genere di intemperie; il nostro divertimento e la nostra felicità non sono una versione annacquata rispetto alla gioia che provate Voi, anche se i gol e le condizioni per raggiungere la vittoria siete Voi stessi a crearle, sin qui, però, estremamente rare.
La felicità che proviamo in queste occasioni non nasce dalla celebrazione delle fortune altrui, ma bensì dal raggiungimento delle nostre aspettative, rispetto le quali vantiamo un credito spropositato, avendo sempre corrisposto, per esaudirle, amore, soldi, fatica e disagi, e quando veniamo disastrosamente sconfitti, come è capitato più volte in questa stagione, sappiate che il dolore che ci inabissa, in realtà null’altro è se non una responsabile autocommiserazione; ne prendiamo atto e ne siamo consapevoli come se fosse un nostro insuccesso di cui ritenerci responsabili.
E chiunque desiderasse capire come si usa e si consuma il calcio, indipendentemente dalla parte in cui si sta, deve rendersi conto, prima di ogni altra cosa, di tutto questo.
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Nonnopipo
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