Editoriale
In guerra per la nostra maglia.
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6 anni faon
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ilVannu
E alla fine quel portone tanto ambito da Cilli di Sportitalia e da Danny Faranna di Forzanovara.net si è chiuso puntuale alle 23 del 31 gennaio 2018, lasciandosi alle spalle un mese di trattative per lo più naufragate in mare aperto e chiudendo (al netto di possibili minimi ritocchi sui mercati oggi ancora aperti) definitivamente le speranze di migliorare le rose. Un mercato di riparazione probabilmente tra i più indispensabili dell’era De Salvo, forse secondo solamente all’anno della serie A, che si è chiuso oggettivamente al di sotto delle speranze di una piazza che, rassicurata da alcune dichiarazioni evidentemente un po’ pompate, si aspettava interventi diversi. Puscas, Maracchi e Seck alla voce inserimenti, Da Cruz alla voce uscite al quale si sono poi aggiunti Schiavi, Adorjan e Luckanovic.
Il termine del mercato di riparazione impone ora una serie di riflessioni che spero di riuscire ad esporre nonostante una sorta di delusione e fastidio che mi sta accompagnando da parecchie ore. Partiamo dalla prima considerazione di carattere generale: questo mercato, forse più degli scorsi, è stato quello che ha complessivamente sulla carta meno spostato gli equilibri dei vari campionati. I veri colpi considerati importanti portati a termine dalla A alla Lega pro si contano sulle dita di una mano, e sono per lo più rappresentati da prestiti o diritti di riscatto, quindi con esborso immediato davvero minimo. La categoria che paradossalmente ha visto più colpi di mercato è stata proprio la serie B, soprattutto con squadre come Parma ed Ascoli (ma non solo loro) che hanno concretamente investito per provare a migliorare la loro rosa. Questo significa, se mai non ce ne fossimo ancora accorti, che il campionato in Italia non è attualmente in grado di supportare due sessioni di mercato virtuose; in parole povere non ci sono davvero più soldi e questo rende molto più complicato sia piazzare giocatori in esubero che portarsene a casa altri. Se il trend verrà confermato nei prossimi anni ci si dovrà rendere conto di quanto la sessione di mercato estiva dovrà inevitabilmente essere affrontata in maniera più decisa, proprio perché la via di uscita rappresentata dal mercato di riparazione sarà sempre molto più complicata.
Detto questo si deve ora entrare nello specifico analizzando la non facile situazione Novara. Eravamo tutti d’accordo nel sostenere quando fosse imprescindibile l’acquisto di un centrocampista in grado anche di mettere gli attaccanti nella condizione di fare goal e l’acquisto di un attaccante che i goal poi li segnasse; secondariamente, ma comunque auspicabile, c’era l’inserimento di un buon difensore. Il solo profilo che è arrivato e che idealmente si avvicina a quello ricercato è Puscas, che però va sottolineato quanto non possa essere considerato un valore aggiunto ai nostri attaccanti perché sostituisce Da Cruz che peraltro era quello che di goal ne aveva segnati più di tutti. In aggiunta, curriculum alla mano, il rumeno avrà anche segnato in A al Milan e avrà pure segnato il goal promozione del Benevento, ma il numero di centri fatti (compreso quello al Novara) è bassino. Ottimo rinforzo, ma considerarlo la panacea del nostro evidente problema di realizzazione è francamente cosa molto difficile. Non si capisce invece quanto Maracchi, al quale gli auguriamo il meglio, sempre curriculum alla mano e avendo visto la sua storia e percorso, possa concretamente alzare il livello di un reparto che si è dimostrato forte solamente sulla carta e per i nomi scritti dietro la maglia, ma non nei fatti. Per quanto riguarda invece Seck, al quale pure a lui auguriamo ogni fortuna, ostentare felicità e ottimismo per il suo ingaggio è cosa che non riuscirebbe neppure ad un integralista islamico nei confronti della sua religione.
Bisogna quindi intendersi sul solito punto sul quale il mondo Novara Calcio non riesce a convergere: equilibrio da investimenti e cura del bilancio. Da un lato mi viene raccontato di un Teti e un Dg Morganti ieri al mercato correre su e giù per le stanze ripetendo in loop la frase “prima di tutto i bilanci, prima di tutto i bilanci” e da un altro l’oggettiva necessità di interventi a fronte di oggettive disponibilità, anche se un’attenta lettura dei due ultimi bilanci porterebbe effettivamente a non trovarne conferma. Il fatto è che il Novara sta finanziariamente pagando ancora lo scotto della retrocessione dalla B alla Lega pro e soprattutto dell’annata vincente successiva che ci ha riportato in cadetteria, dove il monte ingaggi era a dir poco esorbitante specie se rapportato a quelli della categoria di competenza. Se è vero che quel livello di debiti era insostenibile nel lungo termine e che è ovviamente giusto ridurlo, va anche detto che quel problema è un di cui appunto della retrocessione figlia di scelte societarie fallimentari peraltro simili a quelle attuali. Ergo il vero punto è creare una squadra che eviti a tutti i costi di scendere nuovamente di categoria, cosa che oggi per il nostro Novara è solamente probabile che non succeda ma non sicuro, senza commettere nuovamente gli stessi errori commessi recentemente. Il fatto oggettivo è che abbiamo chiuso il girone di andata con un solo punto di vantaggio sui play out e che per quanto visto in campo nelle prime due di ritorno era impossibile sostenere che le cose potessero da sole sensibilmente migliorare, quindi un’inversione di tendenza in questo mercato era imprescindibile. Se è vero che non si può avere un passivo di 12 milioni è altrettanto vero che chiunque vuole fare un campionato dignitoso, sempre dati alla mano si assesta su perdite intorno ai 4 milioni. La differenza tra un pareggio di bilancio e un passivo di 3-4 milioni è rappresentata proprio da quegli investimenti che alzano il livello della tua rosa. Chi ribatte sostenendo che non è scontato fare bene pur spendendo tanto dice un’ovvietà che però va contro alla statistica perché nove volte su dieci chi fa bene è proprio chi ha speso di più o comunque ha speso una certa cifra. E il nostro monte ingaggi che avevamo sproporzionato in lega pro avvalora la mia tesi, visto che sul campo guarda a caso abbiamo fatto 3 punti in più della seconda classificata vincendo quel campionato.
E’ un discorso che abbiamo fatto tante volte e che non riesce a trovare ascolto in una Società che ormai vede nel pareggio di bilancio e nelle plusvalenze sui giovani della propria cantera la sua unica ragione di esistere. Non considerando che, senza necessariamente puntare alla promozione in A, un livello maggiore della rosa restituirebbe inevitabilmente maggiore interesse che aumenterebbe anche il giro di affari della Società stessa. Non è un caso che ogni anno MDS perda sponsor, e chi rimane lo fa forzatamente visto che probabilmente preferirebbe girare con un rotolone Regina su per il culo che dar soldi al Novara Calcio. E’ onestamente stucchevole è inutile ogni giorno ribadire le stesse cose a soggetti che evidentemente hanno preso una decisione strategica chiara e che non intendono modificarla, ergo bisognerà prima o poi farsene una ragione. La squadra è questa, con questa rosa siamo chiamati ad affrontare un girone di ritorno molto complicato quindi, se è vero che il ruolo del tifoso è quello di sostenere la propria squadra, allora è arrivato davvero il momento di farlo imponendosi di mettere da parte lo stesso astio e fastidio che mi accompagna da ore e che è comune tra chi ha il Novara nel cuore. Proviamo ad aiutare davvero questa squadra a portare a casa, nella maniera migliore possibile, questo difficile campionato. E’ il solo modo che abbiamo per togliere qualsiasi alibi a chi scende in campo e a chi siede in tribuna. Deve essere però ben chiaro a loro che sono finiti i tempi dei mugugni, delle magagne, dei cicli mestruali (che nei maschi, soprattutto se calciatori, sono più devastanti che nelle femmine) e che da sabato si scende in guerra contro tutti nel nome della nostra gloriosa maglia.
Mi auguro solo che la Società sappia dove sta andando, cosa sta facendo e che rischi sta correndo. Una volta si è già scottata ma le è andata bene. La seconda volta sarebbe mortale. Morti e pure un po’ pirla è troppo.
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Editoriale
Accettiamo la sfiga o crediamo nella sfiga?
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6 giorni faon
18 Settembre 2023By
ilVannu
“se perderemo le prime 5 saremo tutti dei coglioni”. Simone Di Battista ha ripetuto questo concetto diverse volte nel corso dell’estate, quasi a voler metter le mani avanti nel prevedere una sorta di scotto che questo gruppo avrebbe potuto pagare all’inizio. E infatti siamo proprio in questa situazione dove tutto va male, anche più di ciò che ci meritiamo. Possiamo raccontarcela come vogliamo, ma i due dati di fatto attuali sono principalmente l’appellarci ai recenti precedenti di chi lo scorso anno è partito male per poi finire bene, ovviamente senza alcun tipo di certezza che possa succedere anche a noi, e la fiducia in Buzzegoli che, sempre per essere intellettualmente onesti, non fosse stato lui l’avremmo già massacrato tutti. E parto da lui proprio per dire che questo Novara è molto strano. E’ stato concepito sulla menzogna del giocare intorno alla parola “ridimensionamento”, quando nei fatti si è costruita una squadra sulla base dei minimi sindacali di salario. L’anno di Viali è stato un anno di “ridimensionamento”, questo è un anno dove si è provveduto a spendere il meno possibile. Col grosso paradosso, ma che ad oggi rappresenta un’assoluta aggravante, che chi sta mancando all’appello non sono per lo più quel branco di giovani alla prima esperienza nel professionismo o quasi, ma proprio quelle scelte o conferme di giocatori più esperti che avrebbero dovuto emergere per far esaltare la forza dei nuovi ingressi. Si è puntato tutto su Ranieri quando ad oggi il suo apporto è stato per lo più nullo, si sono comprati due attaccanti di categoria ma che, sempre ad oggi, insieme non ne fanno uno. Si è deciso di confermare parecchio del pacchetto difensivo che in tre partite ne ha combinate di ogni, portiere compreso che, pur giovane che sia, rappresentava una certezza, che però è colpevole ieri di un goal che non è proprio previsto dagli standard del professionismo che si possa prendere. Una papera capita ai migliori, ma il goal preso ieri è oggettivamente preoccupante e imbarazzante. Ma questo gruppo, bisogna essere chiari, può solo funzionare con Buzzegoli guida e Di Battista DS, che hanno costruito insieme una squadra con caratteristiche precise. Possiamo anche perderne altre 7 di fila, ma sostituendo eventualmente l’allenatore con un altro otterremmo probabilmente solo di peggiorare la situazione. Come fai a mettere anche nelle mani di un allenatore più esperto, questa compagine fatta di gente che nessuno conosce? Ecco perché Buba ne deve uscire in primis da questa situazione, magari ragionando seriamente sull’opportunità di reiterare un 4-3-3 estremo che è evidente non sta portando, ad oggi , da nessuna parte. A me pare che l’atteggiamento di un Trento o di una Pro Patria sia l’ottimale per salvarsi senza problemi, mentre mi pare che il nostro sia quello che dovremmo avere se fossimo una squadra predisposta ad ammazzare il campionato. Cosa che evidentemente non siamo.
Oggi però è probabilmente tutto davvero più brutto di quello che potrebbe essere la realtà. Perché non si può parlare di sfortuna se Scappini a porta vuota a un metro dalla linea di testa la tira fuori, diverso è il palo sullo 0-0 ad Alessandria o quello di ieri che avrebbe pareggiato il match prima dell’intervallo. Sappiamo perfettamente tutti che il calcio ruota intorno agli episodi, e questi citati sono due che hanno indirizzato i due match in un certo modo. L’errore che non si deve commettere oggi è quello di non attendere questi ragazzi e di eccedere in critiche. Il gruppo va accompagnato in questa fase di transizione, ma va appunto sottolineato quanto ciò che non sta funzionando è più strutturale di una “semplice” necessità di prendere le misure ad una categoria come la serie C. E se il pubblico per ora sembra davvero inattaccabile, ritorno ad esprimere il mio dissenso e la forte critica per la gestione del passaggio di proprietà, che è evidente non permette alle figure tecniche apicali di avere la certezza di avere tempo a disposizione. Qualcuno di voi ha sentito per esempio Altamimi, Massa, Nitti o chi per loro esprimersi totalmente in difesa del Mister? A me risulta invece che su domanda diretta abbiano dribblato la risposta, lasciando però intendere possibili piani B con figure a loro più vicine. Avete inoltre per caso sentito Ferranti dire di aver avuto garanzie sul proseguo tecnico? A me non pare. 1+1 lo so fare bene, ed è per questo che mi sento autorizzato a guardare il passato (era Rullo) e credere che in caso di cessione societaria qualcuno potrebbe cambiare almeno guida tecnica. E ai miei occhi questo certificherebbe la totale assurdità di aver accettato in silenzio la costruzione di una rosa a costo zero, con tutti i rischi che ne conseguono, per poi dare la colpa ad un allenatore che è il solo che può farla girare in qualche modo.
Oggi è più giusto, e forse più terapeutico, parlare dell’inizio penoso della Virtus Verona e della Pro Sesto dello scorso anno, con la preghiera però di non eccedere troppo in questa argomentazione che ha senso solamente nel caso si ripetesse a nostro beneficio. Ma mi piacerebbe che si limitasse anche questa noiosa litania sul fatto che noi novaresi siamo abituati a soffrire, che siamo figli di Fiorenzuola, dello spareggio perso a Modena col Pontedera e di tutte le annate e partite più sfigate della storia. Queste sono tutte stronzate. Il 90% di chi è davvero figlio di quelle stagioni o di quelle partite ha abbandonato da tempo il Piola. Oggi c’è uno zoccolo duro fatto da una curva che ad oggi è ancora molto vicina alla squadra, e di un resto di stadio che ieri non aveva nemmeno la forza di aprire bocca da quanto era spaventato, deluso e frustrato. Sapevamo sarebbe stata dura, è vero che siamo abituati a soffrire, ma vedere in tutto questo qualcosa di bello è un gioco perverso di ostentazione della sfiga, del vittimismo e di esaltazione dell’essere perdenti. Solo i veterani del Vietnam, e parlo di quelli che poi non si sono ammazzati per depressione o sono diventati delinquenti, mostrano le cicatrici con orgoglio. Gli altri hanno tutti voltato pagina e si sono costruiti una vita migliore. Proviamo a guardare con costruttività al futuro, e ad ambire a qualcosa di meglio per il nostro Novara. Abbiamo davanti 8 mesi di campionato ancora, e guardando la classifica possiamo solo migliorare. Siamo pure sempre il Novara, una piazza ancora vista come un plus da giocatori ed addetti al lavoro. Per favore non facciamo gli sfigati noi tifosi più di quanto alla sfiga già piaccia Novara di suo.
Claudio Vannucci

Oggi è un lunedì un po’ più lunedì del solito, di quelli che mostrano le meraviglie delle varie tipologie di novaresità estrema che siamo tanto bravi a tirare fuori in certi momenti. C’è quello che lo aveva detto che sarebbe stato un anno di merda; poi c’è quello che invece lo ha capito solo ora che sarà un anno di merda e quello che, invece, ha in mente tutte le statistiche mondiali che mostrano tutte le partenze orrende di squadre che poi hanno trionfato e le usa per dire che gli altri non hanno capito niente. La verità è che oggi è un lunedì più brutto del solito perché, possiamo raccontarcela come vogliamo, ma ieri abbiamo assistito a tratti di gara preoccupanti perché ha messo in evidenza tutti i possibili limiti e carenze strutturali che vanno ben oltre ad un tasso tecnico magari non eccelso, cui avevamo capito tutti ci sarebbe stato da convivere. La difesa difende poco, il centrocampo non filtra e non propone, e l’attacco fa poco anche perché di palle giocabili ne vede ancora meno. Prima di Alessandria pensavo che indovinare l’undici base sarebbe stato più difficile di beccare un 6 al Superenalotto, ma lo stesso ho pensato ieri e credo che Buba stesso si trovi nella stessa situazione in cui, probabilmente, oggi ha non più di 5 giocatori “sicuri” di giocare, e tutti gli altri, il cui valore potrebbe non essere così diverso tra loro, che a turno vengono usati. E’ evidente quindi che si debba trovare un minimo di quadra anche dal punto di vista dello schieramento, perché in 2 partite siamo passati da giocare a 2 in avanti per poi metterci a 3 e viceversa, ruotando almeno 6 giocatori di attacco. Il che va bene da un certo punto di vista, ma da un altro da l’idea che si brancoli nel buio e si provi a cambiare le carte in tavola sperando che vada bene. Buba ha oggi due grossi enormi e fondamentali vantaggi: il primo è che appunto è Buba. Può permettersi di dire, fare, sbagliare, provare e riprovare quanto vuole perché tanto, per ora, ha sempre ragione. I paragoni lasciano sempre il tempo che trovano ma è nel dna novarese, dopo due partite così, dire “l’allenatore non ci sta capendo nulla”. Cosa che finalmente non sta avvenendo. La seconda è che, con le varie diverse sfumature, bene o male Buba beneficia della narrazione diametralmente opposta fatta da Ferranti lo scorso anno. Nessuno può sostenere di non essere stato messo al corrente che sarebbe stato difficile, che ci saremmo esposti ad un possibile inizio complicato e che l’enorme ridimensionamento sarebbe stato il nostro manta. E sempre conoscendo la nostra piazza, è un enorme vantaggio.
Il vero problema di oggi è trovare un punto di equilibrio tra la razionalità ed evidenza dei fatti nel breve, ed una visione più paziente nel medio lungo condita magari da una speranza che le cose possano migliorare. In questi casi la differenza la fa molto la testa. Tutto sta nell’essere bravi a non guardare solo le casistiche negative, perché a fronte di una Pro Sesto e una Virtus Verona che sono partite malissimo lo scorso anno e poi han fatto meraviglie, ce ne sono altre che son partite male e per loro è finita peggio. Ma ho l’impressione che la maggior parte della piazza in questo momento sia più proiettata all’ottimismo nonostante si viva la quotidianità con una spada di Damocle di una cessione societaria ricca di incognite. Siamo in un mondo che sta convivendo con quella cosa che si chiama Intelligenza Artificiale, che il sottoscritto ha utilizzato per fare qualche interrogazione su Al Tamimi. Le prime tre fonti riportate dall’AI sono state Novara Siamo Noi, La Voce di Novara e Forza Novara.net. Il che significa che, nel mondo, gli unici che hanno realmente trattato e raccontato della sua persona siamo stati noi a Novara. Il che può voler dire nulla, ma certamente vuol dire che comunque non stiamo parlando di persona nota e conosciuta che “ha fatto cose” ovunque. A parte fare l’influencer su IG. Eppure, chi più chi meno, siamo tutti portati a vedere il lato positivo idealizzando la speranza che non sia un perda balle (cit curva dell’Alessandria sul loro Pres Benedetto). L’amico Depa, in maniera un po’ fetente, ha scritto che non abbiamo nulla da perdere perché tanto Ferranti è a scadenza e abbiamo già perso tutto due anni fa. La cosa è senza dubbio vera ma, come spesso succede a Depa, considera solo l’aspetto romantico del calcio e non quello pratico. Perdere tutto ora significherebbe probabilmente perdere il calcio, la piazza ed azzerare realmente tutto. Due anni fa, in proporzione, si è perso davvero poco dal punto di vista concreto. A parole è sempre molto facile dire che si riparte dalla terza categoria, un po’ più complesso è farlo realmente quando ci si trova dentro, e state certi andrei a contare poi se davvero tutti i duri e puri che si dichiareranno in quel momento saranno presenti nel derby contro le varie San Martinese, San Rocco, Union Novara ecc ecc. Non scherziamo, c’è da perdere tutto.
Però, se dobbiamo essere positivi, siamolo fino alla fine. Nonostante 1 punto in 2 partite direi una bugia se sostenessi di aver visto Novara apatici. C’è una base sulla quale lavorare e le cose possono davvero solo migliorare. Ho visto ieri la corazzata Vicenza dominare a Gorgonzola, e penso che in un campionato con dentro il Novara di Tesser e Mimmo Toscano, i veneti potevano tranquillamente arrivare tra il decimo e l’ottavo posto. Questo per dire che il livellamento tecnico è talmente verso il basso che possiamo anche permetterci di soffrire a settembre, con la speranza che le cose miglioreranno. Forza Buba, sei davvero oggi la nostra unica certezza.
Claudio Vannucci
Editoriale
Se non hanno pane che mangino cinghiali. E caviglie e polpacci.
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4 settimane faon
28 Agosto 2023By
ilVannu
Dopo un’estate che a definire infinita è un eufemismo, finalmente si entra nella settimana che porterà alla prima di campionato. Ovviamente, per ricordarci di quanto è atroce la vita del tifoso del Novara, ci toccherà aspettare il posticipo del lunedì sera, non escludo per la gioia di chi, e lo so che si nasconde tra la nostra tifoseria, brinderà in virtù del fatto che “avremo un giorno in più per preparare la partita”. Parlo di un’estate infinita perché, ad esempio quando si è giocata la finale di Champions League, il Novara era già in vacanza da un mese e mezzo, a testimonianza del totale scollamento tra il calcio dei grandi e quello di serie C. Il paradosso è che alla fine dei nostri campionati quasi sempre evidenziamo il rischio di finire in quel buco nero informativo, che uccide un po’ quel modo di vivere che per 8 mesi ci accompagna. Un minuto dopo il triplice fischio finale dell’ultima partita i giocatori spariscono, e tutto ciò che riguarda il Novara sembra non esistere più, visto che tutto finisce presto nel dimenticatoio collettivo di un mondo che, giustamente, va avanti insistendo su altri interessi. Date atto a chi, come il nostro blog ma anche a testate quali ForzaNovara o VaNovaraVa (cito le due che leggo maggiormente), provano a mantenere viva la fiammella della passione di qualche migliaio di tifosi. Parlavo di paradosso perché, ultimamente, quando si trovano invece argomenti che ti accompagnano nell’estate, sono praticamente sempre tutti angoscianti. Quindi vai avanti prima a sperare che qualcuno parli di Novara, e quando accade è purtroppo per ricordarti che è sempre una sofferenza e rischi il peggio. Se esiste un karma o una legge divina del contrappasso, la prossima vita tiferemo per una superpotenza mondiale, ovviamente trovando motivi per rompere i coglioni anche a quella.
E’ tutto comunque paradossale, perché il Novara è come se stesse vivendo due vite parallele. La prima, quella guidata da Di Battista e Buba, che stanno provando a convincerci del fatto che brutti, sfigati, giovani e un po’ seghe sia bello, buono e giusto. E personalmente mi sono pure convinto abbiano ragione. La seconda, quella di Ferranti, che ancora oggi alla mattina vorrebbe vendere per poi cambiare idea nel pomeriggio. E ripartire da capo la mattina successiva. In realtà nel Pres qualcosa sta cambiando. E’ stato un po’ più distaccato in queste ultime settimane, e non perché fosse in vacanza o stesse per vendere (magari anche quello chi lo sa) ma perché probabilmente qualcuno ha iniziato ad educarlo, e a fargli capire che un sano distacco possa anche essere positivo. Non si è infatti visto nemmeno un giorno nel lungo raduno a Bellinzago, si è visto anche poco in città, tanto è vero che nelle varie immagini pubblicate in questi ultimi due mesi chi è emerso è sempre stato il Direttore Di Battista. Il Novara oggi è chiaramente lui, e chi mette i soldi (per poco tempo o tante settimane lo scopriremo solo vivendo) si vede poco. Per me questo è un bene, ed è quasi un peccato che una quadra organizzativa la si sia trovata in un momento storico in cui potrebbe cambiare tutto. Ma Ferranti non mi ha ancora convinto sul fatto che voglia davvero cedere a questi interlocutori. Le vacanze estive che avrebbero posticipato la cessione sono solo una scusa, peraltro il Novara FC è nato proprio nei giorni prossimi al Ferragosto quindi i fatti dimostrano che un notaio lo si trova, sempre volendo. Non mi ha convinto per una serie di motivi puramente razionali, cosa che con Ferranti è un azzardo far riferimento, e più volte ribaditi da tutti: una proprietà idealmente forte ed ambiziosa non può accettare un mercato per lo più di soli giovani subentrando a settembre, a mercato chiuso, subendo solo sulla loro pelle il rischio di una stagione deludente. Inoltre Ferranti stesso, a quanto mi raccontano, pare ancora troppo determinato in alcune indicazioni circa lo sfoltimento della rosa. E questo mi pare poco credibile se lo stesso davvero si trovasse a pochi giorni o settimane dalla cessione. Perché impuntarsi sulla eventuale rescissione di X quando tra quindici giorni vendi e te ne vai? Ecco, sicuramente sbaglio, ma dovessi scommettere oggi il solito bicchiere di acqua minerale naturale, lo farei sul non deal. Peraltro pare che qualche altro piano B rispetto ad Al Tamimi sia ancora attuale, ma il Pres sembrerebbe rifiutare pure di parlarne. Il che potrebbe voler dire che ha già deciso di vendere come di non vendere.
Detto questo, che Dio benedica la trasferta di Alessandria, che forse è pure un bene che coincida con la prima di campionato. Un bus è già pieno, un altro in corso di riempimento, e questo dimostra ancora una volta come lo zoccolo duro abbia nuovamente sposato un nuovo progetto. Certo, una possibile debacle avrebbe effetti probabilmente pesanti, ma occorre accettare questo rischio proprio perché, al contrario, una vittoria potrebbe seriamente indirizzare i prossimi mesi di campionato. Sinceramente ad oggi credo che ha poco senso parlare di mercato e di cosa ci manca. Nel senso che, se la buttiamo sul punto di visto tecnico, è evidente che ci manca tanta esperienza e tecnica. Che non potrai colmare con un singolo possibile acquisto che ci rimane da fare. In tanti non hanno compreso come la rosa finale dovrà essere di 24, e quindi non è che piazzando tutti gli attuali esuberi ci sarà spazio per nuovi acquisti. Gli esuberi sono già extra rosa. Quindi la loro eventuale cessione andrebbe solo vista in chiave risparmio economico del Pres. In fin dei conti abbiamo sempre detto (più che altro avete sempre detto, ma ormai faccio parte del comune pensiero quindi dico abbiamo) che è meglio spendere poco e bene e che è meglio un giovane di una categoria inferiore purché sia affamato, ora abbiamo una squadra di giovani con gli ormoni a mille e con una fame che si sconfanerebbero un cinghiale ogni giorno, per cui tifiamo per loro incondizionatamente. Anzi, se hanno fame diamo loro da mangiare. Qualcuno tempo fa disse che se non hanno più pane allora mangino brioches. Ecco, allora diamo a questi ragazzi non solo brioches ma anche cinghiali per dargli più forza. E già che ci siamo, pure qualche polpaccio e caviglia degli avversari.
Claudio Vannucci
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