Pensieri e parole
Gli escoprimisti
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5 anni faon
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Nonnopipo
Che brutta abitudine!!
Mancano circa una manata di minuti alla fine della partita e inizia la processione anticipata verso i cancelli di uscita, che il risultato sia deciso oppure no, poco importa. L’ho fatto pure io, si, anch’io una volta sono uscito disperato e distrutto con qualche minuto di anticipo; è successo a Varese, quando quella partita ha decretato la nostra retrocessione in lega Pro.
Quella volta ho giurato che mai e poi mai sarebbe successo un’altra volta.
E da allora non ho mai sopportato i tifosi che abbandonano il proprio posto allo stadio prima del triplice fischio finale: che sia per la scusa del traffico, o che la classificazione di partecipante all’evento sia quella di semplice simpatizzante, non ha nessuna importanza.
Del resto quando si va al cinema mica salta in mente di allontanarsi in anticipo rispetto alla scena finale, quella che rivela il volto dell’ assassino, solo perché si corre il rischio di perdere l’ autobus evitando la calca all’uscita.
Ho goduto come un riccio quando contro la Cremonese c’è stato un rewind clamoroso scattato automaticamente al 94°, quando l’autorete di Claiton ci ha concesso il meritato pareggio. Ho goduto come un riccio per il pareggio e per quelli che di una gioia così grande e di una scarica adrenalinica così violenta hanno potuto sentire solo l’effetto audio.
Si è orgogliosi di farsi chiamare tifosi, e quindi è logico che ci si aspetti che tu ci sia quando le cose vanno bene e soprattutto quando le cose vanno male, che tu sia al tuo posto con un sole cocente e sotto una pioggia torrenziale, che tu sia presente nelle vittorie come nelle sconfitte, ma ci si aspetta soprattutto che tu ci sia dal primo all’ultimo secondo, e oltre, quando il destino prima indefinito finalmente avrà un volto da esibire.
Essere tifoso non è una cosa da prendere alla leggera, diamine!
Paghi cifre esorbitanti per abbonamento, biglietti, trasferte, per finire intrappolato in strutture impossibili, per accedere alle quali ti palpano come se avessi addosso una cintura esplosiva, ti sacrifichi a tutto questo specifico trattamento perchè poi sarai coccolato da un ambiente bello, lindo e pulito??.
Invece ti rendi subito conto di non essere in Inghilterra quando la realtà ti conferma che sarai esposto a qualsiasi intemperia, potrai godere di cessi peggio attrezzati di un vecchio vespasiano e verrai guardato a vista da una banda di minions.
Ma essere un tifoso vuol dire credere ciecamente che la tua presenza sia assolutamente indispensabile per spingere la squadra alla vittoria, che il tuo biglietto valga quanto un passaggio smarcante e che ogni tuo battito di mani equivalga a un disimpegno fondamentale in zona pericolosa: il tutto senza ovviamente nessuna possibilità di ricevere un grazie da parte dei giocatori e del Club, oltre ad avere la certezza di essere assolutamente ininfluente al fine del risultato.
Quindi se sei tifoso stai seduto al tuo posto finché l’arbitro non fischia la fine, altrimenti è meglio se resti a casa davanti alla tv.
Mi auguro quindi che Novara-Cremonese possa essere servita da lezione a tutti gli “escoprimisti”, i maghi dell’uscita intelligente, perché anche se per anni hai abbandonato lo stadio in anticipo senza perderti nulla, perderti un finale come quello sarebbe un rimpianto insanabile, un fantasma che potrebbe perseguitarti per tantissimo tempo.
Perché ogni lasciata è persa, e, poco o tanto che sia, quanto successo in quell’occasione non era mai capitato prima e certamente non succederà per decenni – o forse non succederà mai più.
E mentre si verificava questa straordinaria magia sul campo, tu eri diretto verso un parcheggio o già in macchina intento ad ascoltare distrattamente la fine della radiocronaca, concentrato a guidare verso casa, convinto di aver visto tutto mentre invece ti sei perso proprio il più bello, ti sei perso l’imponderabile.
Non puoi spiegartelo, credimi.
Ed il bello è che è già difficile raccontare la realtà di novanta minuti ordinari e normali e trenta secondi di pura follia, figuriamoci raccontare quel che sarebbe potuto essere e non è stato … o è stato.
Nonnopipo
Novara perchè è la mia città, il Novara calcio perchè è la squadra della mia città, il dialetto perchè se il futuro è una porta il passato è la chiave per aprirla. Forsa Nuara tüta la vita.

Scelti per te

Un fortissimo abbraccio a Roberto Cevoli con auguri di pronta guarigione. Nella storia del Novara Roberto non entrerà per i risultati ma sulla sua onestà e dedizione non si può eccepire nulla. Pacato e mai sopra le righe si è trovato a dover gestire una situazione difficile suo malgrado e come spesso accade nel calcio si sono riversate su di lui tutte le colpe. Probabilmente ha commesso qualche errore ma non era certo il colpevole assoluto. Persona piacevole con cui interloquire e discutere senza dover alzare mai i toni.
Un grandissimo in bocca al lupo dai tifosi azzurri per poter tornare ad una vita serena in cui tu possa sederti su una panchina probabilmente da avversario ma con tutto il nostro rispetto.
Siviersson

Pavanati e De Salvo sono falliti. Non riesco ancora a prenderla come una buona notizia, anzi rabbia e indignazione sono ancora predominanti per una vicenda truffaldina che ci ha privato della storia del nostro Novara Calcio 1908.
Ora per lo meno la strada è tracciata: Pavanati e De Salvo sono falliti, dovranno probabilmente rispondere di bancarotta fraudolenta e sinceramente spero che la giustizia una volta tanto, vada fino in fondo facendogli pagare fino all’ultimo centesimo.
L’iter fallimentare prevede che tutti i beni materiali della società (Coppe, Trofei, Maglie Storiche e tutti i cimeli del Novara Calcio 1908) dovranno essere messi all’asta per risarcire i creditori.
E questo è il primo punto: bisogna evitare che un privato o un collezionista se ne impossessi. Le associazioni ed i club vicini al Novara Calcio, penso al Coordinamento e ai Fedelissimi ma anche al Panathlon Club Novara attuale con Presidente Carlo Accornero oppure lo stesso Comune di Novara devono recuperare tutto questo patrimonio e restituirlo alla città. Passeranno parecchi mesi prima dell’asta fallimentare ma sarebbe utile cominciare a pensarci ed organizzarci.
Il secondo punto è la restituzione del titolo sportivo alla società che in questo momento rappresenta il calcio a Novara. Può sembrare un banale capriccio sentimentale ma in realtà è l’unico modo per restituire la Storia del Novara Calcio ai suoi tifosi. Insisto e ripeto l’esempio più banale: festeggiare il record di gol realizzati da Gonzalez è un’ipocrisia che tale rimarrà finché il titolo sportivo del Novara Calcio 1908 non verrà assegnato al FC Novara.
L’art. 52, 2° comma, delle N.O.I.F. è chiaro “il titolo sportivo di una società cui venga revocata l’affiliazione, può essere attribuito ad altra società con delibera del presidente della F.I.G.C.” ma perché questo avvenga qualcuno con le carte in regola deve richiederlo e l’unico ad averle è il FC Novara.
Non ho mai sentito Ferranti esporsi su questo argomento forse perché attendeva la sentenza di fallimento definitiva. Adesso è arrivato il momento di far sapere le sue intenzioni. Questa sarà la sua partita più importante, l’unica veramente da vincere e così finalmente capiremo se sta diventando un “nuares” o viceversa se al di la di tante parole il FC Novara è soltanto un bel passatempo.
Vinci per noi Massimo Ferranti!

La parola “amore” può essere riferita talmente a tante cose e situazioni, che è impossibile definirne in modo compiuto un significato generale, ed è possibile spiegarla solo osservandone i vari aspetti che la caratterizzano nelle situazioni specifiche a cui la si può associare.
E queste situazioni non sempre sono determinate dai classici rapporti umani nei quali si stabiliscono relazioni che convenzionalmente definiamo amorose. A volte sono passioni di diverso genere, verso cose, attivitá spesso di lavoro, insomma ogni cosa che fa riferimento a tutto lo scibile possibile e immaginabile.
Eppure in molti casi si determina un rapporto amoroso che risulta più intenso e duraturo di quello che si può stabilire in una relazione di coppia.
Esiste, per esempio, un amore che spesso nasce nel periodo in cui si accendono quei rapporti che dureranno tutta la vita, ovvero l’infanzia, dove sará pressocché impossibile successivamente abbandonarlo e che ti seguirá fedelmente per tutta la vita: l’amore per il calcio.
Questo sentimento nasce, appunto, solitamente da piccoli, quando è più facile dare fuoco alle fantasie create dalla purezza d’ animo che accompagna, mano nella mano, i sogni che più avanti si trasformeranno in speranze: scatta la scintilla e si viene assaliti da una irresistibile voglia di emulare le gesta e le imprese dei giocatori della tua squadra del cuore e di provare a diventare come loro; ed è così, proprio con queste motivazioni e queste aspettative che si inizia a giocare a calcio, magari in una squadretta di periferia, non prima di aver calcato ogni tipo di terreno improvvisato.
Ma inevitabilmente quando si cresce, questa sensazione diventa ancor più forte, fino ad assumere i tratti della dipendenza, come una droga, davanti alla quale assume i tratti di un’impresa titanica dovervi rinunciare.
Ma se risulta sacrosanto fuggire dalle droghe che creano dipendenza e provocano danni inimmaginabili, dalla dipendenza dal calcio, sarebbe buona cosa non fuggire, anzi, favorire l’introduzione di un ragazzo a questa disciplina di carattere sportivo significherebbe offrire a lui una importante opportunitá di crescita.
Più importante peró sarebbe che i genitori non pretendessero di avere dopo pochi mesi, un piccolo futuro campione in casa, somigliando a quei tifosi che si convincono di avere nella rosa della propria squadra campioni da cui pretendere sempre prestazioni di alto livello.
Da questa esperienza si possono imparare tante cose come l’importanza del gioco di squadra e la imprescindibilità del reciproco sostegno nonché aiuto, e che da questa universale disciplina, a patto che si rispettino i criteri fondamentali di rispetto e lealtà nei confronti dell’avversario, si possono provare tutte quelle gioie che tutti conosciamo avendole almeno una volta provate, come vincere un torneo o una coppa, magari segnare un gol decisivo e subito trovarsi a celebrare, attraverso un abbraccio collettivo, uno di quei momenti che per sempre resteranno impressi.
Quanto sopra rappresenta il top delle emozioni, ma esistono altresi anche quelle piccole soddisfazioni quotidiane come i miglioramenti e progressi tangibili che in allenamento si possono percepire come conquiste di cui essere orgogliosi che segnalano inequivocabilmente la qualità del lavoro svolto con passione.
Bisogna però mantenere un certo equilibrio e non temere di esibire un buon livello di onestà intellettuale nel parlare di queste cose, quindi si deve sottolineare che, come dice il proverbio, non sono tutte rose e fiori, e chiarire subito che dal calcio le emozioni che si possono provare non sono solo quelle positive, anzi sono statisticamente più frequenti quelle negative, basti pensare alla recente e bruciante eliminazione dai mondiali della nostra Nazionale come esempio macroscopico.
Comunque, nonostante questi alti e bassi, il calcio entra nella vita e nell’essere di chi lo pratica, così profondamente al punto che risulta essere poi molto difficile, se non addirittura quasi impossibile, sostituire con altra materia sportiva, o dimenticare, forse anche da accantonare temporaneamente.
Non credo di sbagliare nell’affermare che per molti il calcio viene considerato più che uno sport, più che uno sfogo psicofisico, addirittura come una seconda vita.
Mi è capitato di dover difendere la mia personalissima posizione dall’attacco di chi giudica sciocco e infantile innamorarsi di uno sport il cui scopo sia quello di correre appresso una palla, e come sia possibile spendere così tanti soldi e tempo per seguire allo stadio la propria squadra, addirittura accompagnandola in trasferta.
È propabile che sia superfluo tentare una risposta, quasi certo che qualunque sia la controteoria esposta, sarà pressocché impossibile fare breccia nel qualunquismo dal quale nascono queste affermazioni.
Mai potrà capire e fare propria la gioia che si prova quando la tua squadra vince, o più ancora quando ciò avviene grazie a un gol spettacolare o anche attraverso il classico gollonzo, chi ti formula queste accuse lui si, probabilmente, è uno di quelli che è nato e vive in perenne fuorigioco!!
Per non parlare poi dell’adrenalina e della tensione tributate all’attesa di una partita importante della tua squadra, anche se tutte le partite sono importanti!
Penso che gli amanti del calcio dentro di sè, posseggano e custodiscano qualcosa di perverso o di sadico e magari di autolesionistico, in quanto il meno che ti possa capitare è una sorta di malessere fisico e comportamentale, senza voler citare quella stranissima e spiacevole sensazione intestinale di budella contorte prima di ogni appuntamento con i tuoi sacri colori.
In definitiva il calcio è si solo correre dietro a una palla, e per questo è un amore ben strano; ma in fianco a quella palla molto spesso corre anche la vita.
E se a quella palla tu riuscissi mai a dare il calcio giusto, quello che fa la differenza rispetto a quanti calci ne prendi in culo sovente dalla vita, vedrai quella palla infilarsi nella porta per accompagnarti a braccetto con lei alla vittoria.
Il Novara rappresenta tutto questo e tanto altro.
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