Editoriale
Fatelo per voi.
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5 anni faon
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ilVannu
Attendevo con interesse questa partita perché ero molto curioso di vedere come avremmo affrontato, dopo la benaugurante gara contro il Carpi, una compagine oggettivamente più forte della nostra, peraltro priva in attacco di due elementi che non sarebbe scandaloso vedere giocare in A come Ceravolo e Ciciretti, che in questa categoria sono capaci di fare molto male. Attendevo questa partita con un pizzico di ottimismo, giustificato dal fatto che, soprattutto in trasferta, contro le big del torneo avevamo sempre sfornato prestazioni di livello culminate spesso con tre punti insperati, e pensavo quindi di potermela giocare. E in effetti ce la siamo anche giocata per quasi tutto il primo tempo, quanto meno dal punto di vista dell’atteggiamento che in tantissime occasioni quest’anno è stato parecchio deficitario, provando a lottare su ogni pallone e a far male in attacco fino a quei due maledetti minuti finali che hanno chiuso la partita.
Parma Novara non è stata solamente una partita tra una squadra che sta provando a salire ed una che sta provando a non retrocedere, ma è stata soprattutto una sfida tra due concetti filosofici di fare calcio completamente diversi. Da una parte una società di recente costituzione con un budget illimitato e utilizzato per massimizzare il risultato sportivo nel minor tempo possibile e dall’altra parte una società con un budget volutamente modesto per di più utilizzato per massimizzare il risultato sportivo nel lungo termine. La differenza di età media in campo ieri tra le due formazioni è apparsa evidente non solo nei numeri, ma anche e soprattutto nell’esperienza messa in campo nei momenti chiave dell’incontro dove, purtroppo per noi, non c’è stata gara. Per quanto possano essere antipatici e figli di puttana in campo, soprattutto se visti dal punto di vista degli avversari, è evidente che poter disporre di due vecchietti come Lucarelli e Calaiò, che alla loro età dimostrano ancora di saper fare il loro lavoro di picchiatori, sceneggiatori e imbonitori della terna arbitrale e di farlo peraltro molto bene, è qualcosa che una squadra come il Novara attualmente può solamente sognare. Se poi tra gli azzurri chi avrebbe i titoli e le cicatrici per ricoprire lo stesso ruolo dei due appena citati sta in panchina o in campo dorme, allora c’è ben poco da fare. Tornando a casa e ripensando alla partita ci si rende poi conto che, proprio in quel primo tempo che il Novara è rimasto in gara, gli avversari hanno fatto due goal e avuto almeno tre occasioni limpide per segnare e nel secondo tempo solo per grazia non hanno dilagato, si può capire che il rammarico per il palo di Ronaldo e le discussioni per il fuorigioco sul primo loro goal (peraltro uno di quegli episodi che se rivedi tutto il giorno il replay non riesci a convincerti inequivocabilmente dell’irregolarità se non tirando fuori il tifoso che c’è in te) rimangono un mero dettaglio di un’ennesima giornata da dimenticare.
Il vero tema da affrontare adesso è: che si fa? Perché che ogni partita di questo campionato sia una storia a sé lo abbiamo capito, ma che questo Novara abbia la forza di affrontare a muso duro le insidie che ogni sabato si presenteranno regolarmente contro è lecito dubitarne. Il brodino caldo (cit. Ciumi) di sabato scorso non può sfamare, serve più sostanza. Serve un allenatore non solo capace di mettere una formazione decente e di prepararla col giusto atteggiamento ma che sia in grado anche di leggere la partita apportando le giuste correzioni e provando a cambiarne l’inerzia, cosa che visto il secondo tempo di ieri viene difficile da credere. Serve però anche qualche giocatore in grado di cambiare l’inerzia della partita da solo, e forse a parte l’infortunato Chaija non si capisce chi tra i giocatori disponibili potrebbe farlo. Serve qualcuno che provi, anche per sbaglio, a fare un assist visto che se aspettiamo lo faccia Sciaudone facciamo in tempo a crepare tutti. E serve qualcuno che la butti dentro. Non so se Puscas, il cui arrivo è da applaudire, possa da solo migliorare questa squadra; certamente non possono più di tanto farlo Maracchi e Seck. E alla vigilia di una partita molto complicata e delicata come quella di sabato prossimo contro l’Ascoli non vedo altre soluzioni che provare ad arrivare al cuore della famiglia De Salvo per provare a fargli smuovere quel pilastro di convinzioni assolute di cemento armato che in questo momento vede il Novara parlare solo di bilanci e non di rinforzi concreti e investimenti.
Da questa annata e dagli ultimi esempi visti e raccontati ho imparato che non ha più senso parlare solo di MDS ma che necessariamente occorre parlare alla famiglia. E allora con tutto il rispetto che posso avere per chi ha portato il Novara in alto ma facendomi forza sul rispetto che loro devono a noi e alla nostra maglia, gli chiedo di intervenire. Una Società che basa la sua ragione di esistere e i suoi fondamenti sull’auto sostenibilità fatta dal crescere giocatori in casa e rivenderli con forte plusvalenze non può correre il rischio di perdere la primavera, vero fiore all’occhiello e vera scuola di giocatori, con una nuova retrocessione. Probabilmente parlare di retrocessione oggi è eccessivo, ma questa squadra ha palesi limiti che possono essere corretti solo sostituendo certe pedine e poi, ma solo poi, ovviamente sperando che queste si rivelino efficaci e che le cose vadano nel giusto verso. Cosa cambia ai fini aziendali un acquisto in più? Non si chiede di spendere dieci milioni ma di andare a prendere qualcuno idealmente funzionale alla causa, e se per fare questo serve buttarci dei soldi, vorrà dire che saranno soldi in meno da metterci nella prossima estate. Non fate l’errore di vedere nel Parma una sconfitta ovvia e preventivabile, perché il problema non è stato perdere ieri ma è il come si è perso e il come non si è nemmeno riusciti a provare a raddrizzare la gara che deve far riflettere.
Avete 4 giorni di mercato ancora, vedete voi il da farsi. Ma vedetelo in fretta. Se proprio non ce la fate a farlo per noi, fatelo per voi stessi.
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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In questo momento ci sono due atteggiamenti: pensare che chi scrive certe cose si stia facendo solo seghe mentali oppure pensare che se si scrivono certe cose forse è proprio perché c’è poco da farsele. Detto questo, difficile dire oggi se ci siamo nuovamente dentro, ma certamente ci siamo ancora una volta schiantati contro il muro della “condanna dello stop loss”. Che cos’è lo stop loss? E’ un termine finanziario che identifica il livello di perdita massima cui un investitore decide di fissare nei suoi programmi di investimento. Investe soldi, se guadagna bene, se invece perde accetta di farlo fino a quel preciso livello. Toccato il quale non c’è Cristo che tenga, scrupolo, paura o ragionamento ma vende e basta. Come dicevo difficile prevedere oggi il futuro del Novara, ma quello che è certo è che Ferranti ha fatto scattare lo stop loss. Questo ragionevolmente può portare solo a 2 scenari: trovare in poco tempo un acquirente/socio importante che integri il capitale oppure non iscriverci. La terza ipotesi, quella del ridimensionamento o “squadra di giovani” non è fattibile proprio per il principio stesso dello stop loss. Faccio riferimento a questo articolo del Depa in cui mostra la situazione contrattuale per dire che oggi il Novara FC ha 14 contratti in essere già per la stagione 2023/2024. Quindi stipendi da onorare. Il che significa che anche completando la rosa con “giovani” o “pippe di basso costo” vorrebbe dire comunque ampliare la voragine dei costi e, quasi certamente, aumentare la perdita di Ferranti. Perché o si riesce a venderli tutti (con Pavanati non è stata fatta nessuna cessione, si sono svincolati post esclusione) e rimpiazzarli con giovani (che non abbiamo non avendo una vera filiera giovanile), oppure non ci sono alternative all’onorare i contratti che evidentemente farebbero sforare il livello di perdita massima definito.
Diciamo che i nodi stanno venendo al pettine, peraltro tutti nodi evidenziati nei nostri scritti: compagni di avventura non sempre efficienti, consiglieri non sempre bravi a consigliare, proprietà non sempre umile da ascoltare quelli che invece qualcosa di sensato gliel’avevano suggerito, ma soprattutto un Patron che ad oggi non investe nel Novara FC guadagni attuali derivanti dalla sua attività imprenditoriale bensì utilizza per il calcio solo patrimonio personale. E quindi lo erode. Il Novara FC, in mancanza di ingresso di nuovi Soci o di cessione totale, non può avere futuro a meno che Ferranti stesso non decida negli anni di dilapidare il proprio patrimonio personale. E’ inutile girarci intorno: il fine del Novara FC è stato speculativo, con importante investimento di capitali (non meno di 7 mln in due anni) e progetto di scalata in serie B immediata con successiva cessione dell’asset in plusvalenza. Il programma è andato per il verso giusto il primo anno, il secondo è andato a puttane. E scatta lo stop loss. A questo punto accetto di essere tacciato per quello che si fa le seghe mentali, ma il fatto descritto rimane.
Ora possiamo prendercela con Ferranti (che ha colpe perché anche lui evidentemente ha speculato sulla nostra passione/ragione di vita), possiamo prendercela con l’imprenditoria novarese che ha sostenuto in maniera limitata (anche se non è del tutto vero), possiamo prendercela con la città che non è interessata. Tutte cose in parte vere. La verità, che in un certo senso avevamo toccato anche con MDS con qualche differenza (molte differenze dal punto di vista dei risultati), è che siamo nuovamente vittime dello stop loss. Che cosa può succedere oggi? Ferranti a quanto so sta molto male proprio perché comprende perfettamente gli impatti sociali di un eventuale non iscrizione. Non escludo che ci iscriva e in qualche modo si affronti il prossimo campionato. Andrebbe bene? Andrebbe bene nella misura in cui siamo disposti ad accettare l’accanimento terapeutico. Perché immaginando che non sia cosi pazzo da distruggere il suo patrimonio per regalarci 40 partite all’anno (e immaginando non abbia lui una famiglia che glielo permetterebbe), l’amara realtà è che ad oggi il nostro Novara FC non ha futuro. O nuovi soci o morte.
Claudio Vannucci
Editoriale
Falsi storici ed altri luoghi comuni sui giovani
Published
2 settimane faon
22 Maggio 2023By
ilVannu
Sgombriamo il campo da ogni equivoco: una Società di serie C che cura la sostenibilità nel tempo non può prescindere da un giusto numero di giovani e, soprattutto, da un adeguato settore giovanile con appropriata rete di scouting. Ferranti non vuole investire nel settore giovanile non perché sia scemo, ma semplicemente per il fatto che la sua figura, nella sua testa, è a termine. Nel senso che è lui stesso il primo che non crede ad una sua permanenza nel medio lungo termine. E condizione necessaria e sufficiente per investire in un settore giovanile serio è evidentemente avere programmazione nel lungo termine. E’ chiaro che il settore giovanile può portare benefici ma solo dopo anni di lavoro, di sbagli, di illusioni e soprattutto dopo parecchi soldi investiti. Sfido chiunque di voi fosse chiamato a “scommettere” di suoi soldi 6 milioni in 2 anni con l’obiettivo di crescita nella prima squadra per potenziale rivendita, a buttarne la metà su quindicenni. Dai non prendiamoci in giro. Posto quindi che potremo parlare serenamente di Novara FC solo in una situazione in cui davvero si partirà con investimenti dalle fondamenta, dobbiamo per forza di cose vivere alla giornata e fare di necessità virtù. Ed è qui che trovo errata, e in un certo senso pericolosa, quella visione molto in voga in parte della tifoseria in base alla quale bisogna fare una squadra di giovani. Provo ad argomentare.
Partiamo da questo campionato. Abbiamo 3 esempi in 3 gironi diversi di squadre che, insieme a noi, hanno vinto (e bene) il rispettivo girone di serie D della scorsa stagione, e che in serie C, pur con differenze e sfumature diverse, hanno confermato il blocco vincente pieno di giovani: San Giuliano Milanese (onestà intellettuale impone però di dire che hanno perso l’attaccante più forte), San Donato Tavernelle e Gelbison. Tutte e 3 poi retrocesse. Questo fatto (non opinione ma fatto) basterebbe già a far scattare almeno qualche dubbio circa l’associazione “piuttosto che investire in scarponi arrivati e poco motivati meglio tenersi i giovani che danno l’anima”, semplicemente per il fatto che, in termini assoluti, questa cosa non è vera. O meglio, può essere vera nella misura in cui oltre a tanta motivazione e voglia ci siano in questi giovani solide basi tecniche, altrimenti il rischio esponenziale è elevatissimo. Aggiungo: se accettiamo invece di giocarcela con un gruppo di giovani motivato, allora penso (cosa ai più non chiara) come questa strategia necessiti di una competenza alla base clamorosamente superiore rispetto a quella richiesta ad un team tecnico “normale” predisposto a riempire la rosa di mestieranti di categoria. Perché da queste figure sai che cosa ti puoi aspettare, sai che sono abituate alla categoria, sai pregi e difetti che ovviamente vanno gestiti da un allenatore con adeguata esperienza e carisma. L’errore di base, in mancanza di settore giovanile, è dire “non ho soldi, non ho DS bravi allora me la gioco coi giovani” proprio quando paradossalmente per fare seriamente questo servono davvero DS di quelli bravi!! L’errore di fondo di questa stagione è l’aver valutato certe figure e giocatori con gli occhi del tifoso che pensava di vincere il campionato in un contesto di solidità Societaria proiettata nel futuro. Lo so che è difficile, ma immaginate ora di ritornare a luglio dello scorso anno con un Ferranti che, invece di parlare di B, avesse messo in guardia tutti circa il budget ridotto e volontà di trovare soci/cedere. Siamo certi che avremmo dato gli stessi identici giudizi dati a taluni? La nostra rosa era concettualmente perfetta per un campionato tranquillo volto al mantenimento della categoria e, magari, qualche sogno di giocarcela. Mi spiegate perché se viene posto questo obiettivo adesso vanno bene i giovani?
Sempre sullo stesso tema, non so per quale motivo c’è una sfalsata visione dell’operato del Joe, ancora in cima ai pensieri di tanti tifosi. Banchieri fece benissimo da allenatore delle giovanili, e fino a qui parliamo sempre di fatti e non opinioni. Quello su cui non concordo assolutamente, è l’associazione “Banchieri ha fatto bene da noi con una squadra di giovani, adesso che faremo una squadra di giovani partiamo da lui”. A prescindere dal fatto che con la salvezza della Vis Pesaro ha ottenuto il rinnovo automatico, Banchieri in C ha avuto due squadre piene di giocatori navigati di categoria, altroché giovani! In alcuni casi si è trattato di bolliti in altri di ottimi giocatori nel pieno della carriera. E tra i giovani ha avuto figure come Collodel, Cagnano e Cassandro che erano giocatori già avviati. Come contorno poi ha avuto (con merito di contribuire al lancio e crescita, ci mancherebbe) per esempio i vari Bellich (e si ritorna all’importanza del vivaio) e Barbieri. Ma in quella squadra avevamo un Buba al Top, un Pablo, un Lanini, un Rossetti, un Malotti, uno Sbraga, un Bianchi, un Lanni ecc. ecc. Affidargli una squadra giovane in C rappresenterebbe un’enorme incognita, con tutto il rispetto per lui e il suo lavoro. Non capisco davvero come non si possa vedere questo pericolo. Cito un altro esempio: il tanto rimpianto nei momenti di massima critica Paglino. Giovane promettente da noi in serie D, dove ha giocato anche in questa stagione con la Casertana collezionando 24 presenze e, a quanto mi è stato raccontato, complessivamente inferiore alle attese. In base a cosa avrebbe giganteggiato sulla fascia in serie C non è dato a sapere, se non con la speranza e il ricordo di quanto visto in categoria inferiore da noi.
Tutto questo per dire che non ho chiusure preconcettuali sui giovani. Vorrei solo aprire un po’ gli occhi e mettere in guardia dal rischio di stagioni composte prevalentemente da giovani. Per una stagione che va bene potenzialmente ne hai 10 con grossi problemi. Siamo certi che oggi il Novara FC ha al suo interno figure apicali in grado di costruirci una squadra di giovani e salvare la pelle?
Claudio Vannucci
Editoriale
Tra il dire e il fare c’è di mezzo “e il”
Published
3 settimane faon
17 Maggio 2023By
ilVannu
Mi inserisco nella riflessione pubblicata prima dal Depa per aggiungere sul tavolo altri elementi di discussione. Il suo ragionamento circa appunto il non essere per forza di cose condizione sufficiente per vincere quella di buttarci tanti soldi, si può proprio riassumere nel titolo di questo editoriale: “tra il dire e il fare c’è di mezzo e il”. Metto tanti soldi (teoria), non è detto che vinco (pratica). Ecco, Ferranti è vittima di tanti altri “e il”. In questo momento sta parlando poco, ma immagino che a breve sarà un fiume in piena. Si è preso anche tanta merda addosso, alcuna giustamente ma altra talvolta gratuita, perché penso che non tutti i tifosi sappiano che la pensa esattamente come loro. Faccio un esempio: in tanti post Verona (io compreso) di getto hanno detto: “questi giocatori non si meritano un cazzo, fossi Ferranti li obbligherei a stare a Novarello fino al 30 giungo (data di fine contratti/stagione)”. Bene, il Pres è talmente incazzato che lo vorrebbe fare, ma appunto si deve scontrare con la realtà delle cose che spesso è molto differente da ciò che si possa pensare, auspicare o ambire. Cosa voglio dire? Che nella teoria è vero che ogni calciatore è vincolato sino al 30 giugno, ma nella pratica può succedere che l’Assocalciatori (il Sindacato dei calciatori), se apprende che suoi tesserati si devono addirittura allenare per settimane a stagione conclusa, ti possa pure citare per mobbing o qualsiasi altra accusa, nei fatti infondata, ma che davanti ad un eventuale arbitrato chissà se venga vista davvero così infondata. Così come è vero che ogni calciatore è vincolato sino al 30 giugno, ma ha diritto a 10 giorni continuativi di ferie a partire dal 1 luglio e mi pare 20 giorni continuativi, quindi se vuoi ripartire più o meno a metà luglio non puoi tenere nessuno fino al 30 giugno.
Tanti altri tifosi (io compreso) hanno poi detto “tizio e caio non devono più far piede a Novarello“, altri ancora “caio e sempronio non possono far parte del progetto e devono trovarsi altra sistemazione”. Nella teoria funziona che il Pres e il Ds convochino questi giocatori/allenatori insieme al Procuratore per comunicargli l’addio, nella pratica trovano gente che mettono le radici. E non importa se nella vita professionale del Pres si sia già trovato mille volte con professionisti assunti e poi licenziati nelle sue aziende senza problemi, perché il calcio sappiamo tutti vivere di regole proprie, e con qualsiasi moral suasion possibile e impossibile finisce che questi personaggi ci si puliscono il culo in assenza di cash vero sul tavolo. Vero che ogni contratto è stato di base validato da Ferranti ed ora son tutti cazzi suoi, però questo è il tipico discorso col senno di poi da tifosi incazzati, delusi e frustrati. Come detto dal Depa se vuoi gente che pensi essere forte o che lo è davvero, la devi pagare.
In teoria puoi essere certo che quando ti insedi in città l’imprenditoria novarese ti circonda e magari ti promette mari e monti, ma nella pratica poi chi ha soldi veri a Novara stringi stringi ti da molto meno rispetto a quanto pensavi. Con aggravante che pure tanti sponsor trovati al ritorno in C di fatto abbiano sponsorizzato mediante offerta di servizi (e non cash vero), o di fatto si siano solo ripagati (o poco più) il costo delle loro tessere in tribuna. E tutti i voli pindarici fatti da Ferranti finiscono al primo albero incontrato dove si è subito sbattuto in pieno. Così come la teoria di creare una Società pulita da zero, investirci X soldi, e in due anni rivenderla in serie B con grossa plusvalenza può naufragare nella pratica quando il piano non va nei versi sperati. Mai sperare su soldi di altri, bisogna sempre ragionare solo sul proprio!
Potrei andare avanti, ma credo aver trasmesso il senso di ciò che voglio dire. Ferranti è la prima vittima del “tra il dire e il fare c’è di mezzo e il”. Vedremo come ne uscirà da tutta queste serie di “e il” cui dovrà far fronte a partire da queste ore, ma scommetterei la quarta palla di Faranna che ne uscirà solo con bonifici o assegni. E poi col restante (se rimane qualcosa) ripartire. Sono molto dubbioso e timoroso sul nostro futuro, più nel medio che nel breve termine. Mi auguro che il Pres abbia ben compreso quello che a mio avviso rappresenta il vero insegnamento di questa stagione: fondamentale circondarsi di gente che sia capace di farti vedere gli “e il” in prospettiva. Posto però essere capace di ascoltarli, soprattutto quando ti dicono qualcosa che non vuoi sentirti dire. Cosa che non sono così certo lui sia capace di fare.
Claudio Vannucci
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