Siamo nel maggio 1987, facevo il militare, berretto in testa e carabina in mano mentre Ciumi era impegnato in campagna elettorale a sostegno estremo del principale candidato del Partito Radicale, Cicciolina.
Il mondo stava cambiando, Gorbaciov parlava di disarmo e di perestroika e un piccolo aereo Cessna atterrava sulla Piazza Rossa violando l’impenetrabile spazio aereo russo, tra lo stupore del mondo.
In Italia era tempo di un’altra elezione. Tutte uguali, tutte con gli stessi esiti. L’unico partito che cercava di sparigliare le carte era quello Radicale che tra infinite polemiche candidava Ilona Staller. La storia racconterà in seguito che farà molti meno danni lei in parlamento che decine di politici navigati.
In quei giorni il Napoli di Maradona, vinceva il suo primo storico scudetto e Platini proprio quella settimana lasciava il calcio.
Grande calcio e grande cinema nel 1987, sul grande schermo uscirono contemporaneamente Full Metal Jacket, Dirty Dancing, The Untocheuchables, Wall Street e l’Ultimo Imperatore.
Il Novara disputava il campionato 1986-87 in serie C2, l’ennesimo campionato di C2 con una squadra destinata a vincere o al massimo ad arrivare seconda, posizione che avrebbe comunque consentito la promozione diretta in C1.
Il 26 aprile vinciamo il derby con la Pro Vercelli e a cinque giornate dal termine, mettiamo nel mirino il Derthona che ci precede di un solo punto. Siamo tutti sicuri e convinti, è la volta buona, la Torres che è a pari punti del Derthona non ci interessa e poi ha quel tale Zola che vince le partite da solo. Noi abbiamo Dolcetti, Scienza e Balacich, nel Derthona chi gioca? Ferla. E chi è Ferla…?
Ferla è quello che Al 70’ spense l’ennesimo sogno. I tifosi esausti di quella infame categoria si incazzano:
Ma si sa i tifosi fanno in fretta a dimenticare e a ricominciare a sognare e nel 1987 i tifosi novaresi hanno un gran bisogno di sognare. Per la partita successiva, partano alla volta di Chiavari 7 pullman, la nuova missione impossibile è recuperare 3 punti nelle ultime 4 partite alle due capoliste.
L’Entella non perde in casa da due anni ed in questo campionato ha vinto in casa 13 volte su quindici ma il 17 maggio il Novara accompagnato da 800 tifosi sbanca il Comunale di Chiavari.
La perentoria zuccata vincente di Mazzeo su assist di Luoni al 74’ e il beffardo pallonetto di Scienza al 88’ risolvono la partita e regalano nuove speranze ai tifosi.
andando ad espugnare il campo dell’Entella il Novara ha riacceso la fiammella della speranza. E’ un fuocherello piccolo piccolo ma sufficiente a scaldare la tifoseria: la promozione in C1 è sempre un sogno ma forse non irrealizzabile.
Con la vittoria di Chiavari il distacco dalle due capoliste si è nuovamente ridotto a due punti a tre giornate dal termine ed il calendario è estremamente favorevole agli azzurri, battere la Sanremese ormai retrocessa non dovrebbe essere un problema, così come Civitavecchia e Cuoiopelli che non hanno più niente da chiedere al campionato.
Ma comunque vada a finire questo tormentato campionato, il Novara ha già fatto una conquista e cioè il suo pubblico che non lo ha abbandonato: domenica scorsa sette pullman carichi di tifosi hanno seguito la squadra a Chiavari dove gli irriducibili sostenitori hanno fatto un tifo d’inferno
I tifosi azzurri passano la settimana a fare calcoli e cercare di prevedere in quale delle tre restanti partite il Derthona perderà due punti. E in effetti i conti tornano, perché i tortonesi pareggeranno le ultime due partite di campionato consentendo agli azzurri una incredibile rimonta. Invece no… la rimonta non si realizzò perché gli azzurri pareggeranno 0-0 in casa con la Sanremese penultima in classifica gettando al vento un altro campionato.
Il Novara conclude il campionato a 46 punti ad un solo punto dal Derthona. La società alessandrina non aveva nessuna intenzione di salire di categoria e lo dimostra il fatto che nelle successive sei stagioni, retrocesse ben 4 volte, sprofondando in Promozione e mai più ritornerà tra i professionisti.
Nella nostra memoria la sconfitta, nello scontro diretto interno con il Derthona, ci costò la promozione ma in realtà fu il pareggio con la derelitta Sanremese a condannarci ad un altro decennio d’inferno.
Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.
Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.
Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.
Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo vide poche volte in campo.
Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.
Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.
Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.
Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.
Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.
Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.
Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.
Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.
Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.
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