Editoriale
Il regalo della paura
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6 anni faon
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ilVannu
Ci sono partite che arrivano al momento giusto, perché ti mettono in contrapposizione con una squadra il cui prestigio, oltre alla posta in palio, ti consentono di trovare quelle risposte che cerchi da tempo. Ci sono partite che non vedi l’ora di giocare, perché sei conscio del fatto che devi dare finalmente un segnale preciso all’ambiente ma soprattutto il segnale lo devi dare a te stesso, per iniziare finalmente un nuovo cammino fino ad oggi parecchio indecifrabile. Ci sono partite che sembra tutto ti giri a favore, visto che i tuoi avversari quasi hanno paura di giocarle, perché il loro ambiente è totalmente ostile a differenza di quello che hai trovato in settimana te che, seppur non idilliaco, ti ha comunque messo nelle condizioni di prenderti l’abbraccio e gli applausi di parte della tifoseria, dei partner commerciali e di quelli sociali in altrettanti eventi natalizi, e questo ti dovrebbe caricare. Ci sono partite che le prepari, nonostante tutto, con sorrisi, pacche sulla spalla, foto, abbracci, manifestazioni di affetto e invito a far gioire la tua gente quando la stessa gente dei tuoi avversari alimenta un clima surreale di totale odio e guerra, che culmina al momento di scendere in campo nel riscaldamento con la curva che canta: “Boemo pezzo di merda”, “Sebastiani figlio di puttana”, “vi romperemo il culo”, “fuori dai coglioni”. Questo è tutto il pre partita di Pescara Novara.
Sappiamo tutti che se bastassero i pre partita per sancire i vincitori e gli sconfitti la geografia del calcio mondiale sarebbe disegnata diversamente, ma purtroppo succede che la storia si scrive solo coi fatti, e non coi grandi discorsi paraculi fatti di margini di sogni, di gruppo unito, di unità di intenti, di “è un momento così ma è evidente che non si potrà continuare su questa strada, prima o poi torneremo a vincere in casa”, e di velate ma neanche tanto nascoste critiche (che però nessuno all’interno si permette di fare chiaramente perché i tifosi vanno rispettati e loro non sono nessuno per non farlo ma comunque ti raccontano una visione diversa così qualche like lo prendono e un po’ coglione ti ci fanno comunque passare) all’ambiente considerato troppo avverso e impietoso nei confronti di una situazione considerata non così critica. No, contano solo i fatti. Quei maledetti fatti che, nonostante il pre partita che abbiamo appena raccontato, hanno visto il Novara nuovamente scendere in campo timoroso, che ha regalato almeno la prima mezz’ora di gioco ma nei restanti sessanta minuti ha pascolato più o meno in quella zona indefinita tra metà campo e tre quarti avversaria non risultando praticamente mai pericoloso contro una squadra allenata da Zeman, che negli ultimi 20 anni ha viaggiato con una media regolare di almeno 2 goal presi. Quei fatti che, in barba ai discorsi sul gruppo di amici unito, ha visto in campo capitan Casarini mandare a fare in culo tutta la squadra al goal preso, e sempre quegli stessi fatti che stanno inequivocabilmente dicendo una sola cosa: questo Novara Calcio è un malato terminale che, piano piano, si sta spegnendo nell’incredulità e nella miopia dei suoi rappresentanti che non vogliono accettare (o forse nemmeno se ne stanno ancora rendendo conto) la pericolosità di questa situazione.
Pescara Novara era purtroppo l’ultimo baluardo di certezze, o meglio speranze, cui potevamo aggrapparci: non solo la caratteristica di fare costantemente punti in trasferta è andata a puttane, ma soprattutto ci è andata quell’impressione di una certa solidità complessiva e di una forza caratteriale che ci avrebbe sicuramente messo al riparo da quella zona di rischio che ormai ci ha accolti stabilmente. La situazione è grave, e prima ce ne accorgiamo e meglio è per tutti. Che sappia ci sono solo due modi per provare a scrollare l’ambiente. Il primo è quello di toccare l’orgoglio di tutti gli esponenti facendoli sentire dei coglioni e sperando che questo faccia uscire loro quella forza che sicuramente da qualche parte è nascosta. Se i cori allo stadio possono ferire ma essere allo stesso tempo inefficaci, le cose scritte possono colpire maggiormente. In fin dei conti, se il principale quotidiano sportivo Nazionale oggi in prima pagina esce così:
e se lo fa la Gazzetta parlando di una delle squadre più titolate in Italia non vedo che scrupoli dovremmo farci noi di Novara Siamo Noi, che peraltro non siamo nemmeno una testata ma siamo solo un gruppo di tifosi con l’aggravante di avere presunzione di spiegare il calcio a Corini, a scrivere senza mezze parole quello che pensiamo oggi del Novara e di tutti quelli che indossano la nostra maglia. Ma sarebbe probabilmente troppo semplice e sicuramente inefficace, perché queste cose per arrivare a segno occorre che i destinatari abbiano l’umiltà di accettarle e prenderle come stimolo a far meglio, cosa di cui francamente dubitiamo visto che abbiamo in rosa gente del calibro dello Sciaudone di turno che su Youtube, in analoghe situazioni capitategli altrove, ha dato la parvenza di sentirsi più un unto dal Signore che un calciatore umile. Gente che se avesse fatto come me il Mossotti e avesse avuto uno tra Quatrale, Quaglino o Capacchione come professore di educazione fisica, avrebbe passato molto del tempo a raccogliere i palloni e a spostare i birilli per gli altri che sarebbero scesi in campo.
Il secondo modo è quello di provare a trasmettere la paura che in questo momento la piazza avverte. A costo di passare per quelli “pessimisti cosmici” come ci è già stato detto, crediamo, e in primis crede il sottoscritto, che questo sia diventato un anno molto più pericoloso di quello che si potesse pensare. La retrocessione in Lega pro di tre anni fa è ancora recente e dovrebbe averci insegnato che certi segnali non vanno mai sottovalutati. Il primo nemico di una squadra che deve affrontare il rischio retrocessione è quello di non considerarsi una squadra pericolante, esattamente come ci è successo nell’anno di Aglietti, quando fino a Marzo era un tripudio di “questa squadra non merita la retrocessione, questa squadra non può retrocedere, dai non scherziamo ce ne sono molte peggio”. In questo momento, chi è peggio di noi? L’Avellino che probabilmente verrà buttata a calci nel culo in lega pro? Ok, ne mancano altre tre da trovare. La Pro Vercelli? Forse, ma intanto oltre a non averci fatto vedere la palla nel derby ha cambiato allenatore, e uno scossone all’ambiente lo ha dato, esattamente come ha fatto l’Ascoli e come ha fatto anche chi sta meglio di noi ma ha avvertito la pericolosità della situazione. Eppure, ed è la vera cosa che preoccupa, a Novara non succederà nulla, perché due allenatori non li paghiamo, ci sarà un mercato a Gennaio dove non ci dovremo probabilmente attendere grossi acquisti ma nemmeno grosse cessioni, ci saranno inviti all’unità e allo stare vicini alla squadra perché “ci sono qualità, non potete chiedere a questa squadra la A ma possiamo e dobbiamo comunque avere la forza di pensare in grande. La lega pro non è roba nostra, questa squadra non è da Lega pro e non ci andrà perché tante sono molto peggio di noi”.
E’ ancora presto per gli auguri di Natale, abbiamo ancora una partita giovedì e una subito dopo la festività in Liguria. Ma l’augurio a tutto il Novara Calcio, al Presidente Massimo De Salvo, al Direttore Generale Morganti, al Direttore sportivo Teti, all’allenatore Corini e a tutti i giocatori lo voglio fare adesso, ed è quello di augurargli nella loro vita calcistica di avere sempre paura. Voglia di osare ma soprattutto paura. Perché è solo con la paura che si possono trovare, ovviamente se ci sono, quegli stimoli e quelle palle che fanno la differenza nei momenti difficili. Il calcio è quella cosa strana dove le gambe, il sudore e il cuore ce li mettono i giocatori, i soldi la proprietà ma il culo ce lo mettono sempre e solo i tifosi. E col culo dei tifosi non si deve scherzare.
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Sono passati 4 mesi dalla disfatta senza appello dei playoff di Verona, che mise fine al Novara di Marchionni ma, forse, anche a quello idealmente più ambizioso di Ferranti, ed ecco che il calendario ci ripropone questa singolare sfida. Noi completamente rinnovati, sia nell’organico che nelle prospettive, loro più o meno gli stessi. E passare da una imbarcata epica ad un buon pareggio, che sarebbe potuto tranquillamente diventare sconfitta come vittoria, non autorizza ancora a sostenere che il peggio possa essere alle spalle ma sicuramente lascia l’imminente futuro con qualche luce in più e qualche ombra in meno. Intendiamoci: siamo pieni di problemi. Ci confrontavamo tra noi e si concordava sul fatto che forse non è tanto una questione di moduli (anche se lo schieramento a due punte avanti, piaccia o no, è il solo che ad oggi ha restituito la percezione di potercela giocare), ma questo ruotare continuo di uomini, senza essere riusciti ancora a creare uno zoccolo duro da cui partire, lascia un po’ perplessi e non può essere sempre giustificato dal turnover. Non si possono sempre cambiare i centrali perché perdi in certezza dei movimenti, e non si può continuare a ruotare il centrocampo (forse ad oggi il vero punto debole) perché i meccanismi li perdi continuamente. Rimane la sensazione che Buba ogni volta ricerchi qualcosa, ma questo capitale umano che ha a disposizione, buono o scarso che sia, ha bisogno di qualche certezza in più che ad oggi non può avere proprio perché sempre precario. Però è altresì vero, e le analisi del Depa lo dimostrano, che Buba stesso sta dando un gioco a questa squadra, che piano piano inizia a creare pure occasioni. Ecco perché alla fine intravedo più luci che ombre. Forse domani vale davvero la pena impegnarsi il giusto in una Coppa Italia che mai come quest’anno sembra davvero una perdita di tempo. Ma forse non siamo nemmeno nella condizione di poterci permettere di snobbare questo impegno.
Per il resto, parafrasando il mitico Garrone, anche questo Altamimi se lo semo levati dalle palle. Mi rimane un piccolo dubbio, ovvero quello di sapere la sua versione. E lo dico solo per onestà intellettuale visto che Ferranti, anche se molti non lo sanno, in questi mesi alcune volte ha cambiato improvvisamente le carte in tavolo nella trattativa. E questo non sempre è cosa intelligente quando si cerca mediazione. Ma l’impressione più forte rimane quella di aver interloquito per mesi con un branco di perda balle da competizione. Quello però che va ricordato a tutti, è che questa chiusura non nasce da un fantomatico amore di Ferranti nel Novara e nei suoi tifosi, ma solo evidentemente da una presa di coscienza dello stesso che quelli non avrebbero mai pagato il dovuto. Chissà che ora torni in auge qualche altra richiesta di trattativa arrivata in queste ultime settimane e magari si possa pure avere avuto una botta di culo, quanto meno dal punto di vista relativo rispetto ai Racing. In ogni modo ricordo che Novara è piccola. E soprattutto parla. Forse più del dovuto. E sinceramente non riesco ad esultare per lo stop di Altamimi quando mi viene raccontato di un Ferranti che continua a dire che è l’ultimo anno, e che pure inviterebbe (uso doverosamente il condizionale perché riporto cose che mi sono state raccontate da altri e non ho ascoltato direttamente) alcuni dipendenti a cercarsi un lavoro. Cioè va bene, abbiamo schivato il rischio Altamimi, ma c’è così tanto da festeggiare oggi? Onestamente non lo so.
Viviamo alla giornata, quindi. E’ la sola cosa da fare. Con la certezza che la squadra continui a lavorare, la proprietà continui ad onorare gli impegni e i tifosi continuino a fare quello che fanno in maniera esemplare: sostenere incondizionatamente. Inutile farsi troppe pippe mentali quando Ferranti stesso ha probabilmente oggi una visione del futuro che cambia ogni 12 ore. Come si fa, oggi, a pensare ad un mercato di riparazione di gennaio o ad un coinvolgimento emotivo superiore della proprietà? Ad oggi il nostro asset più grande è la consapevolezza che DS, Allenatore e tantissimi dei nostri giovani (ma non solo loro) non possono permettersi il lusso di fallire a Novara. Sarebbero i primi a doversi cercare, probabilmente, un altro lavoro, o a vedersi ridimensionate le prospettive future. Quindi forza ragazzi.
Claudio Vannucci

Alla quinta di campionato, con due soli punti da recuperare per una salvezza diretta senza playout, in un mondo normale non ci sarebbe nemmeno da discutere sul futuro avendo ancora avanti una vita da giocare. Ma noi non viviamo in un mondo normale. Il nostro mondo è fatto di una piazza che ieri, al triplice fischio, non aveva nemmeno la forza di incazzarsi. Era un popolo di zombie che pascolava dalle tribune al parcheggio a testa bassa e in silenzio. La conosco bene la nostra gente, e conosco anche me stesso; noi che in poco più di un decennio abbiamo vissuto tre retrocessioni e un fallimento combattendo insieme, imprecando e incazzandoci, stiamo piano piano scivolando verso una sorta non dico di indifferenza, ma di apatia e rassegnazione per un futuro percepito solo come nefasto. In un mondo normale, dopo tre mesi di continui incontri e tira e molla, non ci troveremmo nella situazione in cui Ferranti, che nel frattempo pare si permetta il lusso di respingere altre offerte arrivate (alcune oggettivamente irricevibili altre degne invece di essere analizzate), confidi qui e là “ma si questi pagano, adesso dovrebbero pagare, se pagano sono seri, prossima settimana pagano, boh, mah beh, non so”, mentre Altamimi gira il mondo a fare i fatti suoi con le arti marziali forte del cut off già spostato di una settimana dal famoso 30 settembre sbandierato dall’attuale proprietà. In un mondo normale, in una situazione come quella attuale, il Presidente uscente non avrebbe mal di pancia per un inizio disastroso e per qualche riserva sullo staff tecnico dopo che è stato lui l’artefice di una costruzione di rosa a costo ed esperienza zero, con l’aggravante di aver presentato in pubblica piazza a 3 giorni dall’inizio del campionato l’emiro a tutto lo staff, senza nemmeno la delicatezza di farlo tra quattro mura. Questa è la nostra realtà, e meno male che c’è in corso un processo di ringiovanimento della curva che si è popolata di ragazzini che ricordano me quando avevo 16 -20 anni, che a momenti manco sapevo il nome del presidente ma chissenefrega ci si divertiva insieme. Perché altrimenti assisteremmo alle partite in un mortorio.
A me dispiace dover criticare Ferranti, ma alla fine chi è obiettivo non può che concordare sul fatto che abbia sbagliato tutto. E mi dispiace tutte le volte dover discutere coi difensori di ufficio de “senza di lui non avremmo calcio”, oppure “mettici te i soldi” perché la passione e la fede sono concetti egoistici, visto che noi tifosi siamo un po’ come bambini viziati che un giorno lodiamo i genitori se ci comprano il giocattolo e le caramelle, l’altro piangiamo e li odiamo se invece non otteniamo nulla. Funziona così. E tutte le lodi per averci salvati perdono evidentemente di valore se poi, dopo poco tempo e con l’aggravante dell’ammissione dell’intento puramente speculativo sulla nostra pelle, ci si ritrova nella stessa situazione di prima. Ferranti ha ancora tempo e modo per non essere ricordato come il peggior De Salvo, ma ad oggi sfido chiunque a dire che non stia scivolando verso questo pericoloso epilogo. Spero che ciò che ci sta capitando comunque abbia fatto capire anche agli irriducibili innamorati di chi a turno possiede le chiavi della macchina quanto sia opportuno, posto sempre e comunque una buona dose di onestà intellettuale, mantenere sempre una visione costruttivamente critica dell’operato delle proprietà di calcio. C’è tanta gente che ancora è convinta che De Salvo abbia mollato perché stanco delle critiche, bene, ora hanno sperimentato la proprietà che si è stancata dopo sostanzialmente solo elogi e affetto ricevuto, nonostante gli abbiano detto in faccia che sono stati oggetto di mero interesse speculativo. Quindi come la mettiamo? Sempre tutto bello, sempre tutto giusto, mettiamo noi i soldi? ok. Io non sono così, ma bravi voi che invece lo siete.
Dal punto di vista del campo, ammetto che mi piacerebbe vedere un Buba un po’ più presente e vivace. Lo vedo sempre lì in piedi, solo, braccia conserte, che soffre come un dannato ma non riesco a capire quanto incida concretamente durante la gara, trasmettendo quella grinta che servirebbe come il pane. Mi piacerebbe vedere anche uno Scappini che, se da un lato fa bene ad alzare la voce sottolineando che ieri nel finale i palloni dovevano finire in tribuna, dall’altro dovrebbe preoccuparsi di segnare un po’ di più visto che le occasioni le ha avute ma ne deve sbagliare 4 per farne 1, e da quello con forse più esperienza della rosa è legittimo perdonargliene meno di un Donadio (ne cito uno a caso). Mi piacerebbe anche che una volta qualche pallone non finisse sul palo. Perché se l’alibi della sfortuna non può reggere, 4 pali a portiere battuto in 5 partite sono pesanti. E a una certa anche la dea bendata ha rotto i coglioni. Ha ragione Jacopo sul fatto che piano piano stiamo crescendo, ma va anche detto quanto oggettivamente abbiamo avuto un inizio di campionato favorevole. Ora l’asticella delle avversarie si sta alzando e i nostri passi avanti andranno verificati contro formazioni di ben altro spessore. Dal punto di vista tecnico sono convinto che possiamo solo migliorare. Ma questo step deve necessariamente andare di pari passo con una stabilità e certezza societaria. Altrimenti non sarà dura. Sarà durissima.
Claudio Vannucci
Editoriale
Accettiamo la sfiga o crediamo nella sfiga?
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2 settimane faon
18 Settembre 2023By
ilVannu
“se perderemo le prime 5 saremo tutti dei coglioni”. Simone Di Battista ha ripetuto questo concetto diverse volte nel corso dell’estate, quasi a voler metter le mani avanti nel prevedere una sorta di scotto che questo gruppo avrebbe potuto pagare all’inizio. E infatti siamo proprio in questa situazione dove tutto va male, anche più di ciò che ci meritiamo. Possiamo raccontarcela come vogliamo, ma i due dati di fatto attuali sono principalmente l’appellarci ai recenti precedenti di chi lo scorso anno è partito male per poi finire bene, ovviamente senza alcun tipo di certezza che possa succedere anche a noi, e la fiducia in Buzzegoli che, sempre per essere intellettualmente onesti, non fosse stato lui l’avremmo già massacrato tutti. E parto da lui proprio per dire che questo Novara è molto strano. E’ stato concepito sulla menzogna del giocare intorno alla parola “ridimensionamento”, quando nei fatti si è costruita una squadra sulla base dei minimi sindacali di salario. L’anno di Viali è stato un anno di “ridimensionamento”, questo è un anno dove si è provveduto a spendere il meno possibile. Col grosso paradosso, ma che ad oggi rappresenta un’assoluta aggravante, che chi sta mancando all’appello non sono per lo più quel branco di giovani alla prima esperienza nel professionismo o quasi, ma proprio quelle scelte o conferme di giocatori più esperti che avrebbero dovuto emergere per far esaltare la forza dei nuovi ingressi. Si è puntato tutto su Ranieri quando ad oggi il suo apporto è stato per lo più nullo, si sono comprati due attaccanti di categoria ma che, sempre ad oggi, insieme non ne fanno uno. Si è deciso di confermare parecchio del pacchetto difensivo che in tre partite ne ha combinate di ogni, portiere compreso che, pur giovane che sia, rappresentava una certezza, che però è colpevole ieri di un goal che non è proprio previsto dagli standard del professionismo che si possa prendere. Una papera capita ai migliori, ma il goal preso ieri è oggettivamente preoccupante e imbarazzante. Ma questo gruppo, bisogna essere chiari, può solo funzionare con Buzzegoli guida e Di Battista DS, che hanno costruito insieme una squadra con caratteristiche precise. Possiamo anche perderne altre 7 di fila, ma sostituendo eventualmente l’allenatore con un altro otterremmo probabilmente solo di peggiorare la situazione. Come fai a mettere anche nelle mani di un allenatore più esperto, questa compagine fatta di gente che nessuno conosce? Ecco perché Buba ne deve uscire in primis da questa situazione, magari ragionando seriamente sull’opportunità di reiterare un 4-3-3 estremo che è evidente non sta portando, ad oggi , da nessuna parte. A me pare che l’atteggiamento di un Trento o di una Pro Patria sia l’ottimale per salvarsi senza problemi, mentre mi pare che il nostro sia quello che dovremmo avere se fossimo una squadra predisposta ad ammazzare il campionato. Cosa che evidentemente non siamo.
Oggi però è probabilmente tutto davvero più brutto di quello che potrebbe essere la realtà. Perché non si può parlare di sfortuna se Scappini a porta vuota a un metro dalla linea di testa la tira fuori, diverso è il palo sullo 0-0 ad Alessandria o quello di ieri che avrebbe pareggiato il match prima dell’intervallo. Sappiamo perfettamente tutti che il calcio ruota intorno agli episodi, e questi citati sono due che hanno indirizzato i due match in un certo modo. L’errore che non si deve commettere oggi è quello di non attendere questi ragazzi e di eccedere in critiche. Il gruppo va accompagnato in questa fase di transizione, ma va appunto sottolineato quanto ciò che non sta funzionando è più strutturale di una “semplice” necessità di prendere le misure ad una categoria come la serie C. E se il pubblico per ora sembra davvero inattaccabile, ritorno ad esprimere il mio dissenso e la forte critica per la gestione del passaggio di proprietà, che è evidente non permette alle figure tecniche apicali di avere la certezza di avere tempo a disposizione. Qualcuno di voi ha sentito per esempio Altamimi, Massa, Nitti o chi per loro esprimersi totalmente in difesa del Mister? A me risulta invece che su domanda diretta abbiano dribblato la risposta, lasciando però intendere possibili piani B con figure a loro più vicine. Avete inoltre per caso sentito Ferranti dire di aver avuto garanzie sul proseguo tecnico? A me non pare. 1+1 lo so fare bene, ed è per questo che mi sento autorizzato a guardare il passato (era Rullo) e credere che in caso di cessione societaria qualcuno potrebbe cambiare almeno guida tecnica. E ai miei occhi questo certificherebbe la totale assurdità di aver accettato in silenzio la costruzione di una rosa a costo zero, con tutti i rischi che ne conseguono, per poi dare la colpa ad un allenatore che è il solo che può farla girare in qualche modo.
Oggi è più giusto, e forse più terapeutico, parlare dell’inizio penoso della Virtus Verona e della Pro Sesto dello scorso anno, con la preghiera però di non eccedere troppo in questa argomentazione che ha senso solamente nel caso si ripetesse a nostro beneficio. Ma mi piacerebbe che si limitasse anche questa noiosa litania sul fatto che noi novaresi siamo abituati a soffrire, che siamo figli di Fiorenzuola, dello spareggio perso a Modena col Pontedera e di tutte le annate e partite più sfigate della storia. Queste sono tutte stronzate. Il 90% di chi è davvero figlio di quelle stagioni o di quelle partite ha abbandonato da tempo il Piola. Oggi c’è uno zoccolo duro fatto da una curva che ad oggi è ancora molto vicina alla squadra, e di un resto di stadio che ieri non aveva nemmeno la forza di aprire bocca da quanto era spaventato, deluso e frustrato. Sapevamo sarebbe stata dura, è vero che siamo abituati a soffrire, ma vedere in tutto questo qualcosa di bello è un gioco perverso di ostentazione della sfiga, del vittimismo e di esaltazione dell’essere perdenti. Solo i veterani del Vietnam, e parlo di quelli che poi non si sono ammazzati per depressione o sono diventati delinquenti, mostrano le cicatrici con orgoglio. Gli altri hanno tutti voltato pagina e si sono costruiti una vita migliore. Proviamo a guardare con costruttività al futuro, e ad ambire a qualcosa di meglio per il nostro Novara. Abbiamo davanti 8 mesi di campionato ancora, e guardando la classifica possiamo solo migliorare. Siamo pure sempre il Novara, una piazza ancora vista come un plus da giocatori ed addetti al lavoro. Per favore non facciamo gli sfigati noi tifosi più di quanto alla sfiga già piaccia Novara di suo.
Claudio Vannucci
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