Editoriale
Il regalo della paura
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5 anni faon
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ilVannu
Ci sono partite che arrivano al momento giusto, perché ti mettono in contrapposizione con una squadra il cui prestigio, oltre alla posta in palio, ti consentono di trovare quelle risposte che cerchi da tempo. Ci sono partite che non vedi l’ora di giocare, perché sei conscio del fatto che devi dare finalmente un segnale preciso all’ambiente ma soprattutto il segnale lo devi dare a te stesso, per iniziare finalmente un nuovo cammino fino ad oggi parecchio indecifrabile. Ci sono partite che sembra tutto ti giri a favore, visto che i tuoi avversari quasi hanno paura di giocarle, perché il loro ambiente è totalmente ostile a differenza di quello che hai trovato in settimana te che, seppur non idilliaco, ti ha comunque messo nelle condizioni di prenderti l’abbraccio e gli applausi di parte della tifoseria, dei partner commerciali e di quelli sociali in altrettanti eventi natalizi, e questo ti dovrebbe caricare. Ci sono partite che le prepari, nonostante tutto, con sorrisi, pacche sulla spalla, foto, abbracci, manifestazioni di affetto e invito a far gioire la tua gente quando la stessa gente dei tuoi avversari alimenta un clima surreale di totale odio e guerra, che culmina al momento di scendere in campo nel riscaldamento con la curva che canta: “Boemo pezzo di merda”, “Sebastiani figlio di puttana”, “vi romperemo il culo”, “fuori dai coglioni”. Questo è tutto il pre partita di Pescara Novara.
Sappiamo tutti che se bastassero i pre partita per sancire i vincitori e gli sconfitti la geografia del calcio mondiale sarebbe disegnata diversamente, ma purtroppo succede che la storia si scrive solo coi fatti, e non coi grandi discorsi paraculi fatti di margini di sogni, di gruppo unito, di unità di intenti, di “è un momento così ma è evidente che non si potrà continuare su questa strada, prima o poi torneremo a vincere in casa”, e di velate ma neanche tanto nascoste critiche (che però nessuno all’interno si permette di fare chiaramente perché i tifosi vanno rispettati e loro non sono nessuno per non farlo ma comunque ti raccontano una visione diversa così qualche like lo prendono e un po’ coglione ti ci fanno comunque passare) all’ambiente considerato troppo avverso e impietoso nei confronti di una situazione considerata non così critica. No, contano solo i fatti. Quei maledetti fatti che, nonostante il pre partita che abbiamo appena raccontato, hanno visto il Novara nuovamente scendere in campo timoroso, che ha regalato almeno la prima mezz’ora di gioco ma nei restanti sessanta minuti ha pascolato più o meno in quella zona indefinita tra metà campo e tre quarti avversaria non risultando praticamente mai pericoloso contro una squadra allenata da Zeman, che negli ultimi 20 anni ha viaggiato con una media regolare di almeno 2 goal presi. Quei fatti che, in barba ai discorsi sul gruppo di amici unito, ha visto in campo capitan Casarini mandare a fare in culo tutta la squadra al goal preso, e sempre quegli stessi fatti che stanno inequivocabilmente dicendo una sola cosa: questo Novara Calcio è un malato terminale che, piano piano, si sta spegnendo nell’incredulità e nella miopia dei suoi rappresentanti che non vogliono accettare (o forse nemmeno se ne stanno ancora rendendo conto) la pericolosità di questa situazione.
Pescara Novara era purtroppo l’ultimo baluardo di certezze, o meglio speranze, cui potevamo aggrapparci: non solo la caratteristica di fare costantemente punti in trasferta è andata a puttane, ma soprattutto ci è andata quell’impressione di una certa solidità complessiva e di una forza caratteriale che ci avrebbe sicuramente messo al riparo da quella zona di rischio che ormai ci ha accolti stabilmente. La situazione è grave, e prima ce ne accorgiamo e meglio è per tutti. Che sappia ci sono solo due modi per provare a scrollare l’ambiente. Il primo è quello di toccare l’orgoglio di tutti gli esponenti facendoli sentire dei coglioni e sperando che questo faccia uscire loro quella forza che sicuramente da qualche parte è nascosta. Se i cori allo stadio possono ferire ma essere allo stesso tempo inefficaci, le cose scritte possono colpire maggiormente. In fin dei conti, se il principale quotidiano sportivo Nazionale oggi in prima pagina esce così:
e se lo fa la Gazzetta parlando di una delle squadre più titolate in Italia non vedo che scrupoli dovremmo farci noi di Novara Siamo Noi, che peraltro non siamo nemmeno una testata ma siamo solo un gruppo di tifosi con l’aggravante di avere presunzione di spiegare il calcio a Corini, a scrivere senza mezze parole quello che pensiamo oggi del Novara e di tutti quelli che indossano la nostra maglia. Ma sarebbe probabilmente troppo semplice e sicuramente inefficace, perché queste cose per arrivare a segno occorre che i destinatari abbiano l’umiltà di accettarle e prenderle come stimolo a far meglio, cosa di cui francamente dubitiamo visto che abbiamo in rosa gente del calibro dello Sciaudone di turno che su Youtube, in analoghe situazioni capitategli altrove, ha dato la parvenza di sentirsi più un unto dal Signore che un calciatore umile. Gente che se avesse fatto come me il Mossotti e avesse avuto uno tra Quatrale, Quaglino o Capacchione come professore di educazione fisica, avrebbe passato molto del tempo a raccogliere i palloni e a spostare i birilli per gli altri che sarebbero scesi in campo.
Il secondo modo è quello di provare a trasmettere la paura che in questo momento la piazza avverte. A costo di passare per quelli “pessimisti cosmici” come ci è già stato detto, crediamo, e in primis crede il sottoscritto, che questo sia diventato un anno molto più pericoloso di quello che si potesse pensare. La retrocessione in Lega pro di tre anni fa è ancora recente e dovrebbe averci insegnato che certi segnali non vanno mai sottovalutati. Il primo nemico di una squadra che deve affrontare il rischio retrocessione è quello di non considerarsi una squadra pericolante, esattamente come ci è successo nell’anno di Aglietti, quando fino a Marzo era un tripudio di “questa squadra non merita la retrocessione, questa squadra non può retrocedere, dai non scherziamo ce ne sono molte peggio”. In questo momento, chi è peggio di noi? L’Avellino che probabilmente verrà buttata a calci nel culo in lega pro? Ok, ne mancano altre tre da trovare. La Pro Vercelli? Forse, ma intanto oltre a non averci fatto vedere la palla nel derby ha cambiato allenatore, e uno scossone all’ambiente lo ha dato, esattamente come ha fatto l’Ascoli e come ha fatto anche chi sta meglio di noi ma ha avvertito la pericolosità della situazione. Eppure, ed è la vera cosa che preoccupa, a Novara non succederà nulla, perché due allenatori non li paghiamo, ci sarà un mercato a Gennaio dove non ci dovremo probabilmente attendere grossi acquisti ma nemmeno grosse cessioni, ci saranno inviti all’unità e allo stare vicini alla squadra perché “ci sono qualità, non potete chiedere a questa squadra la A ma possiamo e dobbiamo comunque avere la forza di pensare in grande. La lega pro non è roba nostra, questa squadra non è da Lega pro e non ci andrà perché tante sono molto peggio di noi”.
E’ ancora presto per gli auguri di Natale, abbiamo ancora una partita giovedì e una subito dopo la festività in Liguria. Ma l’augurio a tutto il Novara Calcio, al Presidente Massimo De Salvo, al Direttore Generale Morganti, al Direttore sportivo Teti, all’allenatore Corini e a tutti i giocatori lo voglio fare adesso, ed è quello di augurargli nella loro vita calcistica di avere sempre paura. Voglia di osare ma soprattutto paura. Perché è solo con la paura che si possono trovare, ovviamente se ci sono, quegli stimoli e quelle palle che fanno la differenza nei momenti difficili. Il calcio è quella cosa strana dove le gambe, il sudore e il cuore ce li mettono i giocatori, i soldi la proprietà ma il culo ce lo mettono sempre e solo i tifosi. E col culo dei tifosi non si deve scherzare.
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Editoriale
Una storia di contingenza e progettualità
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2 settimane faon
13 Marzo 2023By
ilVannu
La contingenza è quella situazione o circostanza per cui sei chiamato a far fronte ad uno o più specifici problemi che hanno totalmente alterato quella condizione di normalità, o di standard, cui si era predisposti ad affrontare. In tal senso, l’era Marchionni 2.0 è stata, e lo è ancora, oggettivamente caratterizzata dal dover far fronte a situazioni paradossali. Faccio un esempio: in almeno due partite ci si è trovati nella situazione di aver seria difficoltà a schierare 11 giocatori di categoria, per non parlare poi del tema sostituzioni in corso d’opera per le quali, se credenti, la sola cosa da fare era il farsi un segno della croce. In quel momento era crollato pure l’ambiente, da taluni visto come concausa dei problemi del Novara FC, che ha certamente reso più difficile il compito dell’allenatore. Ecco, mi permetto però di far notare come in un certo senso quel moto di orgoglio visto nelle due ultime vittorie consecutive sia casualmente proprio coinciso con due precisi interventi: “contestazione” della curva e del pubblico (la parola contestazione è volutamente tra virgolette perché molti che parlano di contestazione forse non sanno altrove a che livello della stessa si può arrivare, ma vabbè) e conferenza stampa del Pres, da me criticata e che ancora oggi considero concettualmente fuori luogo, durante la quale ha sostanzialmente “contestato” pure lui tutta la sua squadra. Con questo voglio dire, anzi, mi rivolgo apertamente a chi tutte le volte che la tifoseria alza i toni tende a far partire una stucchevole difesa di ufficio basata su un concetto tutto particolare di tifo in base al quale debba sempre andare tutto bene, che talvolta è proprio toccando nell’orgoglio un gruppo apparentemente demotivato e stanco che si possono trovare quegli stimoli di rivalsa. E questo è proprio uno dei motivi per cui, più si alza l’asticella tecnica, e più il contesto, nel bene e nel male, fa la differenza. Non è un caso che, certe piazze con poco tifo, quando vincolo lo fanno solo perché trovano l’annata in cui sono davvero più forti di tutti, ma altrimenti, pur in un contesto di stagione assolutamente positiva, arrivano al bello e perdono anche perché le motivazioni alla lunga scemano e la pressione può fare la differenza. Quando è sempre tutto un paradiso, quando sia che si vinca o si perda “ma chissenefrega, sono bravi ragazzi e gli vogliamo bene”, alla lunga scatta qualcosa per cui anche tra i giocatori “ma chissenefrega è andata cosi, pazienza”. E per chi non crede a quanto dico, sappiate che lo faccio sulla base di innumerevoli testimonianze ricevute da tanti giocatori cui negli anni ho avuto il piacere di chiacchierare. I calciatori sono così, ognuno poi si alimenta le proprie amicizie, ma fondamentalmente sono ragazzi e come tali vanno gestiti col bastone e con la carota. Solo che è quando li gestisci col bastone che capisci realmente chi ha la stoffa e vuole reagire ma anche chi, tra la piazza, probabilmente non ce l’ha e gli va bene sempre tutto. San Giuliano e la Juve di ieri sono state due squadre scarse, o meglio grame grame, ma quante altre volte abbiamo perso contro altrettante squadre penose? Quindi merito ai nostri giocatori ma anche chi tra la tifoseria ha saputo evidentemente toccare le corde giuste.
E poi c’è la progettualità futura, che a meta marzo dovrebbe già essere tema di primaria importanza. In un recentissimo incontro tra Ferranti e la tifoseria organizzata, a mia precisa domanda circa il futuro ha risposto così: “3 scenari. 1 rimango io ma con budget molto limitato stile Alessandria questa stagione, 2 entrano due Soci (ovviamente non novaresi), 3 vendo”. Tralasciamo l’opzione 3 che mi pare irreale o comunque una storia ancora tutta da scrivere, e tralasciando anche lo scenario 2 per il quale è evidente che arriverebbero ingenti investimenti, ad oggi lo scenario 1 è il più credibile ed attuale sul quale ragionare. A caldo ammetto di essermi fatto un po’ prendere dallo sconforto, ma poi ragionandoci su ho capito che Ferranti va sempre letto con ausilio della pagina 777 del televideo e poi messo su Google Translate, perché dice una cosa ma nella sua testa magari pensa altro. Infatti un conto sarebbe stato quello di partire da zero con budget come quello dell’Alessandria, e un altro quello di partire con una base di rosa intervenendo sulle caselle mancanti. Al netto della delusione attuale e dell’ambizione di ognuno di noi, ad oggi abbiamo una serie di giocatori che ragionevolmente faranno parte o potranno far parte del futuro, e tra questi inserisco per esempio figure come Pelagotti, Illanes, Margiotta e Varone i cui contratti saranno tutti da siglare ma che, immagino, possano concretizzarsi in maniera naturale visto quella sorta di “riconoscenza” verso il Novara che avranno perché in un certo senso li abbiamo rilanciati. Ai quali aggiungiamo i vari Ranieri, Urso (buona guarigione), Tentoni, Ciancio (talvolta discutibile ma di fatto tra i più utilizzati), un Galuppini sul quale andrà comunque fatta una riflessione seria (il diritto di riscatto è nostro) e un Khailoti che, se non ce lo ruberanno, è sicuramente di alto profilo per la categoria. Oltre a Vuthay che almeno in un parco di 5-6 attaccanti ci può pure stare. Lavorando su questo gruppo, in un contesto magari meno folle e con un direttore sportivo coi controcoglioni (o aiutato da analoga figura consulenziale), non è vero che si è destinati a far male senza ingenti immissioni di liquidità. Certo, una grossa riflessione andrà comunque fatta su Marchionni, che al netto del problema contingente, qualche grossa lacuna la sta dimostrando.
Insomma, crisi finita? assolutamente no, ma non possiamo nemmeno essere ipocriti e non rilevare come in soli 7 giorni la nostra situazione sia diametralmente cambiata. Viviamo la giornata tifando Novara con in mano un bastone e in tasca una carota. Che tanto male evidentemente non fa.
Claudio Vannucci

Tendenzialmente tutti i Presidenti mi sono sempre stati sulle scatole, ma è un problema mio. I soli due cui ho realmente voluto bene sono stati Armani e Ferranti. Perché a Ferranti, nonostante tutto ciò successo quest’anno voglio davvero bene. Concordo con l’amico Mauro e i suoi messaggi che mi ha inviato a caldo, oggi il Pres non mi ha fatto incazzare e non mi ha nemmeno deluso più di tanto. Mi ha fatto quasi pena, nell’accezione più affettuosa possibile di questo termine. Ho visto un uomo distrutto, triste, che però ha perfettamente dato dimostrazione del perché le cose non vanno e su dove deve migliorare. E’ stata messa in scena quasi una drammatica opera teatrale, peraltro con aggravante di diretta, in cui tutti hanno potuto assistere ad una sorta di chiacchierata al bar tra amici, nella quale il Presidente, tra le altre cose, si prende le critiche, questa volta dai giornalisti in sala, di ascoltare troppa gente, ma che in questa occasione sono stati gli stessi giornalisti a commettere lo stesso errore nel continuare a dirgli nuovamente e platealmente cosa fare: “riprendi Di Bari”. Questo è il primo aspetto che non va: a casa nostra c’è una visione distorta del concetto di provincialismo e di democrazia in base alla quale ognuno ha il diritto di dire la propria opinione e lui di sentirsi obbligato ad ascoltarla, perché “sono nuovo, devo imparare, ascolto tutti”. Lui deve smettere di chiedere consigli e ascoltare la chiunque, e la chiunque deve smetterla di continuare a dirgli cosa cazzo deve fare. Questo che dico non è fascismo ma è corretta gestione di una squadra di calcio. Al di là di oggi, nasce proprio da questo equivoco di base la maggior parte dei problemi, probabilmente (e non di poco conto) peggiorato poi dal fatto che evidentemente abbia dato retta più a chi era meglio si occupasse di altro.
Aggiungo, e carico ancora di più: oltre a volergli bene, gli riconosco la buona fede generale e quella di oggi nella sua volontà di raccontare a tutti a cuore aperto cosa è successo. Ma è stata una enorme cazzata, quanto meno in questi termini. Perché lo sfogo con 4 amici al bar, deve rimanere confinato ai 4 amici e al bar. Non può avvenire in una conferenza pubblica con diretta Facebook. A Galuppini, per esempio, del coglione glielo posso dare io che sono tifoso. Glielo può dare anche lui che è il datore di lavoro, ma il tutto deve accadere dentro uno spogliatoio, non appunto in “mondo visione”. Ora che Galuppini sa che è considerato un coglione pure da chi lo paga, e soprattutto sa che tutti noi sappiamo essere considerato da Ferranti un coglione, qualcuno mi spiega come potrà tornarci utile alla causa da qui a fine aprile? Sperando che emerga in tutta la sua dirompente forza e ci faccia vincere le partite? Auguri a noi.
Non so che altro dire. Dire che piove è riduttivo visto che domenica si farà fatica a schierare 11 giocatori di categoria. Continuare a chiedere di stare uniti mi pare una presa per il culo, perché più che venire a tifare che cazzo dovremmo fare di più? Andiamo a sparare a quelli del San Giuliano cosi non si presentano domenica? Diciamo che è tutto bello e che è meraviglioso e che pazienza anche se retrocederemo perché tanto ci sono cose peggiori nel mondo tipo le guerre, i terremoti o chi non ha altra via che affidarsi ad uno scafista? Diciamolo pure se fa piacere. Tanto qui dentro siamo solo 4 amici al bar e vale tutto. Ma, di questo passo, finiremo ad essere solo 4 amici allo stadio.. Ma complessivamente.
Claudio Vannucci

Tutto il mondo è Paese. Il video virale del Presidente della Ternana che, coperto da insulti dal suo stadio, quasi scavalca per andare a picchiarsi coi tifosi imbufaliti è l’esempio che ovunque quando fai bene vieni lodato ma, alla prima occasione in cui le cose girano male, la Piazza non ti perdona nulla. Non lo so se lo pensa, ma mi sono immaginato Ferranti ieri sera dire lo stesso di noi, perché se è vero che quest’anno si è sbagliato tutto, è altresì vero che non gliene abbiamo perdonata mezza. Quello che non so se Ferranti ha però chiaro è che la nostra situazione di insoddisfazione nasce da molto prima di questa ultima estate, precisamente nasce in maniera molto forte dalla stagione 2017/2018 quando, dopo un anno drammatico che ha preso poi una piega ancora più brutta scavallato il 2018, si è arrivati ad una retrocessione diretta dalla quale poi è sostanzialmente iniziata la fine di MDS. In quell’anno ci si raccontava spesso come quella squadra non sarebbe mai potuta retrocedere visto la forza e i grossi investimenti fatti e alla fine invece retrocesse. Si ripartì da una serie C che sulla carta ci avrebbe dovuto vedere protagonisti, e con una campagna acquisti che, pur inferiore rispetto alla prima retrocessione dalla cadetteria, prometteva un campionato ai vertici: fu invece uno dei più apatici, deludenti e insignificanti mai visti, soprattutto in relazione alle aspettative. Si ripartì nuovamente, con un evidente ridimensionamento che pesò su un campionato non di altissimo profilo, interrotto dalla pandemia che ci catapultò direttamente ad un playoff surreale e strano, che ci ha illusi di poterci presentare protagonisti nella stagione successiva ma che invece, a stadi vuoti, ci portò verso la tragedia Rullo e successivamente Pavanati. Abbiamo respirato con l’avvento di Ferranti, nel quale sì abbiamo gioito per la promozione ma che ci ha in un certo senso “obbligati” tutti al compromesso di accettare una nuova realtà che ci è stata (fortunatamente) imposta come unica alternativa alla sparizione. Promossi in C, cosa per molti scontata, si è tornati ad una grave sofferenza , che evidentemente ha riaperto ferite aperte appunto dal 2017 che un anno da vincenti ma nei dilettanti non potevano certo guarire. Quindi, caro Pres, è possibile che non ti si sia perdonato nulla quest’anno, ma la nostra ferita è profonda, e necessita di tante attenzioni e soprattutto pazienza.
Necessita anche di rispetto. Perché purtroppo il rapporto Società e tifosi è impari, e quest’ultimi tendenzialmente hanno sempre ragione per due motivi: pagano per esserci (alcuni lo hanno fatto anche a livello penale e personale, non solo monetario) e ci sono e ci saranno a prescindere da società e giocatori. Proprio per questo, mi aspetto che il Sig Benalouane non metterà mai più piede nel nostro Stadio perché non si può e nemmeno deve permettere in Tribuna di urlare a tifosi frasi tipo “ma che cazzo vuoi???? devi stare zittoooooo devi stare zittoooo non parlareeee” primo perché nel gioco tra dare e avere è chiaramente in difetto visto che a Novara ha ottenuto molto più di quanto ha dato, e secondo perché certi tifosi seguono il Novara probabilmente da prima che lui nascesse e per questo deve solo stare zitto. Un calciatore con un curriculum come il suo dovrebbe sapere come ci si comporta e capire che a nessuno interessa il fatto che possa aver calcato palcoscenici superiori (o meglio Tribune superiori visto che è riuscito pure nell’impresa di non entrare nella storia del Leicester nell’anno magico, visto che non ha collezionato presenze significative) perché oggi è a Novara, e viene trattato come tutti. Ma soprattutto, non può funzionare che nessun esponente della Società lo abbia fermato e allontanato, ma anzi sia stato zitto nell’assistere ad una scena imbarazzante. Dietro a questo fatto si capisce perché è un anno andato a puttane: siamo pieni di gente che non hanno la minima idea del concetto di umiltà. Passiamo da chi si sente superiore perché ha giocato in Europa a chi ti rinfaccia che nessuno è come lui negli ultimi 3,5 anni. Con questo materiale umano puoi fare bene solo se davvero è più forte, cosa che evidentemente non è, ma se è chiamato a soffrire fa brutte figure. E infatti.
Continuo a ritenere poco probabile un reale coinvolgimento nei playout, ma è evidente che non si riesce a capire cosa possa cambiare e scattare nella testa dei giocatori per invertire questa drammatica tendenza. Citando il filosofo Sartorio, “domenica a Seregno è una partita da mettersi un dito nel culo, e speriamo che tenga”, perché se si perdesse davvero tornerebbe lo spettro della stagione 2017/2018 dal quale è nato tutto. Stagione che è evidente presenta clamorose analogie con quella attuale. Lo stesso Marchionni, che magari è il meno colpevole, è riuscito nell’impresa di trasformare da apatica in drammatica una stagione che avrebbe solo potuto e dovuto gestire come intermezzo alla prossima. Ora siamo qui che ci stiamo semplicemente cagando addosso perché se si perde contro il San Giuliano finiamo ai playout, e ci dobbiamo ancora sorbire quella patetica scena del cerchio a centrocampo a fine partita e qualcuno in tribuna che zittisce i tifosi. “…speriamo che tenga” è il mantra da adesso a fine anno. Non benissimo.
Claudio Vannucci
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