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Storia e memoria

PESCARA-NOVARA 1-0 12 dicembre 1976

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Siamo nel dicembre 1976, pianificavo la mia prima settimana bianca organizzata dalla Media Morandi mentre a Ciumi interessava un altro tipo di neve.

In Italia c’era la guerra civile, forse non ce ne accorgevamo ma c’era la guerra. In tre giorni 2 attentati, una bomba , 7 morti e una decina di feriti. Era così tutto l’anno, in ogni parte d’Italia.

Però troviamo sempre il modo per esultare: l’Italia del Tennis stronca il Cile di Pinochet e conquista per la prima (e ultima) volta la Coppa Davis

A Novara si svolgeva il processo per il rapimento ed il successivo assassinio di Cristina Mazzotti, vicenda che colpì molto la città e che non fu mai chiarita fino in fondo

In mezzo a tutta questa cronaca nera il Novara Calcio si dirige verso Pescara. Il campionato 1976/77 è giunto alla dodicesima giornata e le due squadre, appaiate al centro della classifica, cercano ancora di capire a quale tipo di campionato possono aspirare

Purtroppo per noi le vicende sportive delle due squadre presero strade drammaticamente opposte: il Pescara conquistò una storica promozione, per il Novara arrivò una tragica retrocessione che segnò i successivi 33 anni.

La partita di Pescara offre pochi spunti di cronaca. Al 13’ gli abruzzesi sono già in vantaggio con La Rosa che su un cross ha bruciato sul tempo Fumagalli e Fabian, spiazzando Buso rimasto tra i pali. Il gol manda su tutte le furie Giorgis:

“Sono le cose che ti fanno arrabbiare, i difensori pensavano che uscisse Buso, questi riteneva che intervenissero i difensori e tra i titubanti, si è inserito l’avversario che ci ha freddati”

Il Pescara controlla la partita e anzi ha le occasioni migliori per incrementare il vantaggio.

Il Novara non reagisce come dovrebbe ed in tutta la partita, produce una sola palla gol con Piccinetti che servito alla perfezione da un  lancio di Lodetti, riesce a trovarsi a tu per tu con Piloni, la conclusione del centravanti è però troppo centrale e il portiere riesce a deviare in calcio d’angolo.

Piccinetti era al suo rientro in azzurro dopo un lungo infortunio durato più di 4 mesi ed un gol avrebbe sicuramente giovato alla sua ripresa agonistica.

Anche se la classifica non è ancora preoccupante cominciano i primi segni premonitori. Lilliano Laurenzi su La Stampa, segnala un fatto quasi storico per il Novara:

“Ieri il Novara non aveva in formazione neanche un indigeno, cioè un novarese e qualcuno ha rilevato il fatto per dimostrare che i tempi sono cambiati, ormai anche a Novara: non si lotta più come una volta perché manca quello spirito provinciale che ha sempre animato e caratterizzato la formazione azzurra. Non è che oggi si giochi meno bene, manca quella generosità che è sempre stata la carta vincente dei giocatori locali”

La settimana successiva la sconfitta casalinga ad opera del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi che ancora non era Pablito, aprì ufficialmente la crisi del Novara.

Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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