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Storia e memoria

NOVARA-CREMONESE 1-0 – 30 dicembre 1978

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Siamo nel dicembre 1978, ormai il comunale di Viale Kennedy era diventato la mia seconda casa mentre Ciumi aveva abbandonato la banda della Magliana e si era affiliato alla Mala del Brenta, millantando origini venete.

Una settimana prima della partita, il 23 dicembre 1978, un aereo si inabissa a 3 km dall’aeroporto di Punta Raisi. Non è la strage di Ustica che avverrà due anni dopo ma le acque sono le stesse ed i morti furono 108. Una settimana dopo, il giorno della partita, la notizia è ormai relegata nelle pagine interne e ora tiene banco il freddo polare che attanaglia il nord Europa e gli ultimi giorni di Reza Pahlavi come Scià di Persia. Quindici giorni più tardi l’Ayatollah Khomeini, prese il potere e cambiò la storia dell’Iran e del Medio Oriente intero.

Anche a Novara è arrivato il gelo, quello vero, quello che oggi non c’è più ma a scaldare il cuore dei novaresi ci pensano Fabrizio De André e la PFM con uno storico concerto al Palasport

Il Novara disputa la stagione 1978/79 ed in panchina siede Bruno Bolchi. Siamo alla fine del girone di andata e gli azzurri dopo un avvio stentato, con due sconfitte e due pareggi nelle prime 4 giornate,  viaggiano ora a gonfie vele e sono a ridosso delle prime in classifica.

Adoravo quella squadra ed impazzivo per Antonio Genzano uno dei miei idoli di tutti i tempi.

Nella Cremonese giocava le sue ultime partite da giocatore, Emiliano Mondonico ed in panchina guidava i grigiorossi un giovanissimo Galeone.

Protagonista assoluto della partita fu “Cavallo Pazzo” Guidetti, uno dei giocatori più criticati, eppure capace di accelerazioni e movimenti imprevedibili. Quando partiva sulla fascia destra, poteva succedere tutto, nel bene e nel male. Ma nell’inverno del 1978 a Cavallo Pazzo riusciva tutto, ed il Novara volava.

Gli azzurri disputano una gara gagliarda, votata all’attacco, con numerose occasioni da gol, che non tutti riescono a vedere per la fitta nebbia.

“Gli azzurri hanno battuto anche la Cremonese, al di la dello striminzito punteggio, schiacciandola sotto il profilo del gioco e della tenuta atletica.”

Bisogna aspettare il 72’ per esultare ma quando si gioca bene e si attacca, vincere alla fine è la cosa più bella. Ed è proprio Guidetti a risolvere la partita:

“Al 72’ ha catturato la palla sulla fascia destra, ha fintato un avversario, poi ha operato una delle sue conversioni rapide al centro, infilando poi il portiere con un tiro strisciante nell’angolo opposto.”

Paradossale un episodio a margine della partita: il Presidente del Monza, che militava in serie B, a fine gara consegna un premio di un milione di lire ai giocatori azzurri. Il Sig Cappelletti non è soltanto il presidente del Monza ma anche suocero di Viganò e con quel gesto ha voluto sottolineare la bella prova sostenuta da suo genero. Provate ad immaginare una cosa del genere ai giorni nostri!

Gli infreddoliti tifosi azzurri ora aspettano solo i risultati dagli altri campi per capire in quale posizione di classifica chiuderanno l’anno: il Como capolista perde nettamente a Parma e la Triestina pareggia in casa. Il Novara è primo e automaticamente diventa il favorito per la promozione.

Fino a qui tutto bene ma durò poco… A dir la verità la squadra rimase sempre ai vertici della classifica di un campionato molto equilibrato ma a primavera le ambizioni del Novara, vennero stroncate dalla vicenda Scandroglio, che costò 6 punti di penalizzazione ed un ovvio scoramento di tutto l’ambiente che abbandonò ogni speranza di successo.

Il campionato venne vinto dal Como di Wierchowood e dal Parma di Ancellotti ma quel Novara di Genzano e Guidetti, di Bodini e Gioria, di Jacomuzzi e Sanseverino, di Viganò e Serami, di Vivian e Veschetti e anche di Basili e Scandroglio poteva farcela.

 

 

 

Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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