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Il Novara non è una scopata con una bambola gonfiabile

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Sulle discussioni coi colleghi milanesi al bar a metà mattina ci potrei scrivere un libro. Potrei per esempio raccontare dell’ultimo lunedì mattina passato ad illustrare le analogie tra tutti i limiti del gioco mostrate dal Novara e dall’Italia in Svezia, dove sostanzialmente due presi nel mucchio tra i convocati italiani (o tra i disponibili nel Novara) sulla fascia destra si passano tra di loro il pallone fino a quando uno si stanca e decide di crossarla in mezzo per il Sig. Nulla, con altresì la variante dell’opzione “niente cross ma palla al piede provo a scartarli tutti, punto verso il limite centrale dell’area e qualcosa succede” (salvo poi non succedere nulla); oppure potrei raccontare dell’ultimo martedì mattina passato ad illustrare le analogie tra tutti i limiti tecnici e caratteriali mostrati dai giocatori italiani scesi in campo a San Siro contro la Svezia e quelli del Novara in una giornata tipo in cui tipo ieri puoi solo perdere, dove qualcuno a caso tra i disponibili sulle fasce novaresi non azzecca un cross nemmeno per sbaglio (nella Nazionale questo ruolo ha l’esclusività di Candreva, non ci sono dubbi in merito), e il resto, portiere compreso, inizia a bombardare la porta avversaria sfortunatamente senza centrarla nemmeno una volta. Ecco, vedi l’Italia di Ventura (peraltro con l’abbinamento cromatico maglia e colletto che aveva il Novara nell’anno di Aglietti in cui siamo retrocessi in Lega Pro) e il Novara di Corini e, fatte le dovute proporzioni, vedi due realtà sostanzialmente uguali nella depressione dell’ambiente interno ed esterno, nella pochezza tecnica rappresentata dagli esponenti che scendono in campo, dalla sfiga e dalle incognite legate ad un imminente futuro che dovranno affrontare.

L’esempio Ventura/Corini è l’emblema dell’analogia Nazionale/Novara oltre ad avere però anche una vera grande differenza: immaginate Ventura, persona con un curriculum comunque più che dignitoso, ma la cui strafottenza del non dimettersi e la sua totale incapacità comunicativa unita all’innata dote di non saper trasmettere entusiasmo, empatia e unione, lo hanno trasformato nel male assoluto, e pensate ora a Corini, giovane rampante, piuttosto paraculo, la cui abilità principale è stata ad oggi solo quella di aver saputo lavorare sugli aspetti esterni sui quali Boscaglia aveva fallito lo scorso anno, che però gli hanno consentito di guadagnarsi almeno il beneficio del dubbio in una fetta di ambiente che gli riconosce ancora l’impossibilità di poter creare qualcosa con tutte le assenze e limiti in organico cui quotidianamente deve far fronte. Senza voler peccare di manie di grandezza, il “caso Novara” lo mostrerei ai corsi di allenatore a Coverciano. Farei capire a loro quali possono essere le differenze tra mandare a fare in culo la piazza come fece Boscaglia oppure leccargli il culo come ha fatto Corini, e di come queste differenze ti possono permettere, nelle piazze giuste, di lavorare ancora tranquillamente. E infatti, a tal proposito, dissento in parte con la cantilena suonata ieri al Piola nel post Bari in cui “a Boscaglia lo avrebbero presi a calci e a Corini invece è permesso tutto” perché semplicemente detta in questi termini non corrisponde al vero. Corini è parecchio tempo oggetto di critiche; Corini già da alcune settimane ha esaurito qualsiasi forma di bonus e credito; Corini già da diverse partite al Piola si è beccato gli insulti e le critiche. La differenza è che non è stato ancora bersaglio di una contestazione collettiva come invece capitò a Boscaglia. Ma su questo punto sarò molto critico. Il motivo sta solamente nell’indifferenza e nell’apatia che sta avvolgendo questa piazza, questa città, questo ambiente. Da noi è la normalità che in tutti i settori dello stadio ci siano tifosi ospiti che si comportino come se stessero giocando in casa, è la normalità correre fuori dallo stadio per farsi fare foto coi giocatori dopo un derby perso, è la normalità che ad ogni partita un arbitro commetta evidenti errori e nessuno in Società pianti casino, è la normalità che se esci fuori dal coro con un punto di vista un po’ più estremo nel Novara Calcio si incazzino e facciano gli offesi, oltre a volerti fare il culo metaforicamente parlando. E tutto questo ci sta rendendo un branco, sempre meno numericamente consistente, di persone imbruttite che non hanno nemmeno più la voglia di contestare, di urlare, di svegliare chi deve essere svegliato. Ne parlavamo ieri allo stadio, se dovessimo per assurdo retrocedere, questa volta la renderemmo facile a squadra e forze dell’ordine, perché gente disposta a beccarsi tre manganellate fuori da Novarello probabilmente non le troveremmo nemmeno più.

Rimango coerente con me stesso, ma perché non trovo ancora oggi motivi reali per cambiare opinione: Corini non deve essere il primo bersaglio. Il primo bersaglio, se non si vuole fare un discorso più ampio puntando molto in alto (cosa che se fai a Novara ottieni la scomunica), deve essere il responsabile del mercato, ovvero chi non ha dato all’allenatore una rosa completa e decente. Maniero, nei pochi minuti in cui è sceso in campo, ha segnato due goal. Ma è colpa di Corini se gli hanno dato una sola punta? Per me il problema è essenzialmente di natura tecnica di quelli che scendono in campo: entrato Maniero ieri sono stati effettuati 7 cross dei quali 1 fuori dallo stadio, 3 rasoterra, 2 alti a palombella che il portiere ringrazia ancora e nel solo cross che raggiungeva la sufficienza Maniero ha fatto goal. Io sono fatto così, non ho bisogno di un Corini che mi parli di coltivare sogni perché i sogni me li coltivo da solo e l’ultima cosa che voglio fare è rassegnarmi all’indifferenza e alla mediocre sufficienza cui scientemente la nostra Società sta abituando il pubblico scimmia regalandogli la carotina della salvezza annuale per farlo stare buono. Non me ne frega nulla che Teti porti a casa le plusvalenze, non me ne frega nulla che ogni settimana venga pubblicato un articolo in cui si mettono in vetrina Montipò e Dickmann che pure mia mamma e mia suocera hanno capito essere le prossime plusvalenze; il calcio non può essere solo una sommatoria di bilanci in ordine, di immagine, di prostituzione intellettuale ed eterno ringraziamento a chi ha avuto il merito di investire nel Novara. Il Novara Calcio non può essere solo una fredda scopata con una bambola gonfiabile, il Novara è molto molto di più. E’ questo che non riescono a capire in Società. Poi prendiamocela pure con Corini, che ha pure lui colpe evidenti, ma il problema non è quello. Quello semmai è un di cui.

Forse ieri abbiamo toccato il punto più basso, perché se nel derby la colpa è stata solo nostra e a Terni in compartecipazione con l’arbitro, ieri è andato storto tutto ciò che storto poteva andare. Dico un’ovvietà, ma da questa situazione se ne può uscire solo con una vittoria. 6 sconfitte casalinghe su 8 incontri (cara Società finitela di dire 5 su 7, perché la Coppa Italia mi risulta sia stata giocata al Silvio Piola di Novara e non a Piacenza) è un ruolino di chi a Maggio retrocede. Forse occorre iniziare a pensarci fin da oggi, e non da Aprile come successo nell’anno della retrocessione. Perché la linea di demarcazione tra coltivare il margine di sogno e vivere in un incubo spesso è molto più sottile di quello che si possa pensare.

Claudio Vannucci

Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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La condanna dello stop loss

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In questo momento ci sono due atteggiamenti: pensare che chi scrive certe cose si stia facendo solo seghe mentali oppure pensare che se si scrivono certe cose forse è proprio perché c’è poco da farsele. Detto questo, difficile dire oggi se ci siamo nuovamente dentro, ma certamente ci siamo ancora una volta schiantati contro il muro della “condanna dello stop loss”. Che cos’è lo stop loss? E’ un termine finanziario che identifica il livello di perdita massima cui un investitore decide di fissare nei suoi programmi di investimento. Investe soldi, se guadagna bene, se invece perde accetta di farlo fino a quel preciso livello. Toccato il quale non c’è Cristo che tenga, scrupolo, paura o ragionamento ma vende e basta. Come dicevo difficile prevedere oggi il futuro del Novara, ma quello che è certo è che Ferranti ha fatto scattare lo stop loss. Questo ragionevolmente può portare solo a 2 scenari: trovare in poco tempo un acquirente/socio importante che integri il capitale oppure non iscriverci. La terza ipotesi, quella del ridimensionamento o “squadra di giovani” non è fattibile proprio per il principio stesso dello stop loss. Faccio riferimento a questo articolo del Depa in cui mostra la situazione contrattuale per dire che oggi il Novara FC ha 14 contratti in essere già per la stagione 2023/2024. Quindi stipendi da onorare. Il che significa che anche completando la rosa con “giovani” o “pippe di basso costo” vorrebbe dire comunque ampliare la voragine dei costi e, quasi certamente, aumentare la perdita di Ferranti. Perché o si riesce a venderli tutti (con Pavanati non è stata fatta nessuna cessione, si sono svincolati post esclusione) e rimpiazzarli con giovani (che non abbiamo non avendo una vera filiera giovanile), oppure non ci sono alternative all’onorare i contratti che evidentemente farebbero sforare il livello di perdita massima definito.

Diciamo che i nodi stanno venendo al pettine, peraltro tutti nodi evidenziati nei nostri scritti: compagni di avventura non sempre efficienti, consiglieri non sempre bravi a consigliare, proprietà non sempre umile da ascoltare quelli che invece qualcosa di sensato gliel’avevano suggerito, ma soprattutto un Patron che ad oggi non investe nel Novara FC guadagni attuali derivanti dalla sua attività imprenditoriale bensì utilizza per il calcio solo patrimonio personale. E quindi lo erode. Il Novara FC, in mancanza di ingresso di nuovi Soci o di cessione totale, non può avere futuro a meno che Ferranti stesso non decida negli anni di dilapidare il proprio patrimonio personale. E’ inutile girarci intorno: il fine del Novara FC è stato speculativo, con importante investimento di capitali (non meno di 7 mln in due anni) e progetto di scalata in serie B immediata con successiva cessione dell’asset in plusvalenza. Il programma è andato per il verso giusto il primo anno, il secondo è andato a puttane. E scatta lo stop loss. A questo punto accetto di essere tacciato per quello che si fa le seghe mentali, ma il fatto descritto rimane.

Ora possiamo prendercela con Ferranti (che ha colpe perché anche lui evidentemente ha speculato sulla nostra passione/ragione di vita), possiamo prendercela con l’imprenditoria novarese che ha sostenuto in maniera limitata (anche se non è del tutto vero), possiamo prendercela con la città che non è interessata. Tutte cose in parte vere. La verità, che in un certo senso avevamo toccato anche con MDS con qualche differenza (molte differenze dal punto di vista dei risultati), è che siamo nuovamente vittime dello stop loss. Che cosa può succedere oggi? Ferranti a quanto so sta molto male proprio perché comprende perfettamente gli impatti sociali di un eventuale non iscrizione. Non escludo che ci iscriva e in qualche modo si affronti il prossimo campionato. Andrebbe bene? Andrebbe bene nella misura in cui siamo disposti ad accettare l’accanimento terapeutico. Perché immaginando che non sia cosi pazzo da distruggere il suo patrimonio per regalarci 40 partite all’anno (e immaginando non abbia lui una famiglia che glielo permetterebbe), l’amara realtà è che ad oggi il nostro Novara FC non ha futuro. O nuovi soci o morte.

Claudio Vannucci

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Falsi storici ed altri luoghi comuni sui giovani

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Sgombriamo il campo da ogni equivoco: una Società di serie C che cura la sostenibilità nel tempo non può prescindere da un giusto numero di giovani e, soprattutto, da un adeguato settore giovanile con appropriata rete di scouting. Ferranti non vuole investire nel settore giovanile non perché sia scemo, ma semplicemente per il fatto che la sua figura, nella sua testa, è a termine. Nel senso che è lui stesso il primo che non crede ad una sua permanenza nel medio lungo termine. E condizione necessaria e sufficiente per investire in un settore giovanile serio è evidentemente avere programmazione nel lungo termine. E’ chiaro che il settore giovanile può portare benefici ma solo dopo anni di lavoro, di sbagli, di illusioni e soprattutto dopo parecchi soldi investiti. Sfido chiunque di voi fosse chiamato a “scommettere” di suoi soldi 6 milioni in 2 anni con l’obiettivo di crescita nella prima squadra per potenziale rivendita, a buttarne la metà su quindicenni. Dai non prendiamoci in giro. Posto quindi che potremo parlare serenamente  di Novara FC solo in una situazione in cui davvero si partirà con investimenti dalle fondamenta, dobbiamo per forza di cose vivere alla giornata e fare di necessità virtù. Ed è qui che trovo errata, e in un certo senso pericolosa, quella visione molto in voga in parte della tifoseria in base alla quale bisogna fare una squadra di giovani. Provo ad argomentare.

Partiamo da questo campionato. Abbiamo 3 esempi in 3 gironi diversi di squadre che, insieme a noi, hanno vinto (e bene) il rispettivo girone di serie D della scorsa stagione, e che in serie C, pur con differenze e sfumature diverse, hanno confermato il blocco vincente pieno di giovani: San Giuliano Milanese (onestà intellettuale impone però di dire che hanno perso l’attaccante più forte), San Donato Tavernelle e Gelbison. Tutte e 3 poi retrocesse. Questo fatto (non opinione ma fatto) basterebbe già a far scattare almeno qualche dubbio circa l’associazione “piuttosto che investire in scarponi arrivati e poco motivati meglio tenersi i giovani che danno l’anima”, semplicemente per il fatto che, in termini assoluti, questa cosa non è vera. O meglio, può essere vera nella misura in cui oltre a tanta motivazione e voglia ci siano in questi giovani solide basi tecniche, altrimenti il rischio esponenziale è elevatissimo. Aggiungo: se accettiamo invece di giocarcela con un gruppo di giovani motivato, allora penso (cosa ai più non chiara) come questa strategia necessiti di una competenza alla base clamorosamente superiore rispetto a quella richiesta ad un team tecnico “normale” predisposto a riempire la rosa di mestieranti di categoria. Perché da queste figure sai che cosa ti puoi aspettare, sai che sono abituate alla categoria, sai pregi e difetti che ovviamente vanno gestiti da un allenatore con adeguata esperienza e carisma. L’errore di base, in mancanza di settore giovanile, è dire “non ho soldi, non ho DS bravi allora me la gioco coi giovani” proprio quando paradossalmente per fare seriamente questo servono davvero DS di quelli bravi!! L’errore di fondo di questa stagione è l’aver valutato certe figure e giocatori con gli occhi del tifoso che pensava di vincere il campionato in un contesto di solidità Societaria proiettata nel futuro. Lo so che è difficile, ma immaginate ora di ritornare a luglio dello scorso anno con un Ferranti che, invece di parlare di B, avesse messo in guardia tutti circa il budget ridotto e volontà di trovare soci/cedere. Siamo certi che avremmo dato gli stessi identici giudizi dati a taluni? La nostra rosa era concettualmente perfetta per un campionato tranquillo volto al mantenimento della categoria e, magari, qualche sogno di giocarcela. Mi spiegate perché se viene posto questo obiettivo adesso vanno bene i giovani?

Sempre sullo stesso tema, non so per quale motivo c’è una sfalsata visione dell’operato del Joe, ancora in cima ai pensieri di tanti tifosi. Banchieri fece benissimo da allenatore delle giovanili, e fino a qui parliamo sempre di fatti e non opinioni. Quello su cui non concordo assolutamente, è l’associazione “Banchieri ha fatto bene da noi con una squadra di giovani, adesso che faremo una squadra di giovani partiamo da lui”. A prescindere dal fatto che con la salvezza della Vis Pesaro ha ottenuto il rinnovo automatico, Banchieri in C ha avuto due squadre piene di giocatori navigati di categoria, altroché giovani! In alcuni casi si è trattato di bolliti in altri di ottimi giocatori nel pieno della carriera. E tra i giovani ha avuto figure come Collodel, Cagnano e Cassandro che erano giocatori già avviati. Come contorno poi ha avuto (con merito di contribuire al lancio e crescita, ci mancherebbe) per esempio i vari Bellich (e si ritorna all’importanza del vivaio) e Barbieri. Ma in quella squadra avevamo un Buba al Top, un Pablo, un Lanini, un Rossetti, un Malotti, uno Sbraga, un Bianchi, un Lanni ecc. ecc. Affidargli una squadra giovane in C rappresenterebbe un’enorme incognita, con tutto il rispetto per lui e il suo lavoro. Non capisco davvero come non si possa vedere questo pericolo. Cito un altro esempio: il tanto rimpianto nei momenti di massima critica Paglino. Giovane promettente da noi in serie D, dove ha giocato anche in questa stagione con la Casertana collezionando 24 presenze e, a quanto mi è stato raccontato, complessivamente inferiore alle attese. In base a cosa avrebbe giganteggiato sulla fascia in serie C non è dato a sapere, se non con la speranza e il ricordo di quanto visto in categoria inferiore da noi.

Tutto questo per dire che non ho chiusure preconcettuali sui giovani. Vorrei solo aprire un po’ gli occhi e mettere in guardia dal rischio di stagioni composte prevalentemente da giovani. Per una stagione che va bene potenzialmente ne hai 10 con grossi problemi. Siamo certi che oggi il Novara FC ha al suo interno figure apicali in grado di costruirci una squadra di giovani e salvare la pelle?

Claudio Vannucci

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Tra il dire e il fare c’è di mezzo “e il”

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Mi inserisco nella riflessione pubblicata prima dal Depa per aggiungere sul tavolo altri elementi di discussione. Il suo ragionamento circa appunto il non essere per forza di cose condizione sufficiente per vincere quella di buttarci tanti soldi, si può proprio riassumere nel titolo di questo editoriale: “tra il dire e il fare c’è di mezzo e il”. Metto tanti soldi (teoria), non è detto che vinco (pratica). Ecco, Ferranti è vittima di tanti altri “e il”. In questo momento sta parlando poco, ma immagino che a breve sarà un fiume in piena. Si è preso anche tanta merda addosso, alcuna giustamente ma altra talvolta gratuita, perché penso che non tutti i tifosi sappiano che la pensa esattamente come loro. Faccio un esempio: in tanti post Verona (io compreso) di getto hanno detto: “questi giocatori non si meritano un cazzo, fossi Ferranti li obbligherei a stare a Novarello fino al 30 giungo (data di fine contratti/stagione)”. Bene, il Pres è talmente incazzato che lo vorrebbe fare, ma appunto si deve scontrare con la realtà delle cose che spesso è molto differente da ciò che si possa pensare, auspicare o ambire. Cosa voglio dire? Che nella teoria è vero che ogni calciatore è vincolato sino al 30 giugno, ma nella pratica può succedere che l’Assocalciatori (il Sindacato dei calciatori), se apprende che suoi tesserati si devono addirittura allenare per settimane a stagione conclusa, ti possa pure citare per mobbing o qualsiasi altra accusa, nei fatti infondata, ma che davanti ad un eventuale arbitrato chissà se venga vista davvero così infondata. Così come è vero che ogni calciatore è vincolato sino al 30 giugno, ma ha diritto a 10 giorni continuativi di ferie a partire dal 1 luglio e mi pare 20 giorni continuativi, quindi se vuoi ripartire più o meno a metà luglio non puoi tenere nessuno fino al 30 giugno.

Tanti altri tifosi (io compreso) hanno poi detto “tizio e caio non devono più far piede a Novarello“, altri ancora “caio e sempronio non possono far parte del progetto e devono trovarsi altra sistemazione”. Nella teoria funziona che il Pres e il Ds convochino questi giocatori/allenatori insieme al Procuratore per comunicargli l’addio, nella pratica trovano gente che mettono le radici. E non importa se nella vita professionale del Pres si sia già trovato mille volte con professionisti assunti e poi licenziati nelle sue aziende senza problemi, perché il calcio sappiamo tutti vivere di regole proprie, e con qualsiasi moral suasion possibile e impossibile finisce che questi personaggi ci si puliscono il culo in assenza di cash vero sul tavolo. Vero che ogni contratto è stato di base validato da Ferranti ed ora son tutti cazzi suoi, però questo è il tipico discorso col senno di poi da tifosi incazzati, delusi e frustrati. Come detto dal Depa se vuoi gente che pensi essere forte o che lo è davvero, la devi pagare.

In teoria puoi essere certo che quando ti insedi in città l’imprenditoria novarese ti circonda e magari ti promette mari e monti, ma nella pratica poi chi ha soldi veri a Novara stringi stringi ti da molto meno rispetto a quanto pensavi. Con aggravante  che pure tanti sponsor trovati al ritorno in C di fatto abbiano sponsorizzato mediante offerta di servizi (e non cash vero), o di fatto si siano solo ripagati (o poco più) il costo delle loro tessere in tribuna. E tutti i voli pindarici fatti da Ferranti finiscono al primo albero incontrato dove si è subito sbattuto in pieno. Così come la teoria di creare una Società pulita da zero, investirci X soldi, e in due anni rivenderla in serie B con grossa plusvalenza può naufragare nella pratica quando il piano non va nei versi sperati. Mai sperare su soldi di altri, bisogna sempre ragionare solo sul proprio!

Potrei andare avanti, ma credo aver trasmesso il senso di ciò che voglio dire. Ferranti è la prima vittima del “tra il dire e il fare c’è di mezzo e il”. Vedremo come ne uscirà da tutta queste serie di “e il” cui dovrà far fronte a partire da queste ore, ma scommetterei la quarta palla di Faranna che ne uscirà solo con bonifici o assegni. E poi col restante (se rimane qualcosa) ripartire. Sono molto dubbioso e timoroso sul nostro futuro, più nel medio che nel breve termine. Mi auguro che il Pres abbia ben compreso quello che a mio avviso rappresenta il vero insegnamento di questa stagione: fondamentale circondarsi di gente che sia capace di farti vedere gli “e il” in prospettiva. Posto però essere capace di ascoltarli, soprattutto quando ti dicono qualcosa che non vuoi sentirti dire. Cosa che non sono così certo lui sia capace di fare.

Claudio Vannucci

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