Editoriale
Il Novara non è una scopata con una bambola gonfiabile
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6 anni faon
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ilVannu
Sulle discussioni coi colleghi milanesi al bar a metà mattina ci potrei scrivere un libro. Potrei per esempio raccontare dell’ultimo lunedì mattina passato ad illustrare le analogie tra tutti i limiti del gioco mostrate dal Novara e dall’Italia in Svezia, dove sostanzialmente due presi nel mucchio tra i convocati italiani (o tra i disponibili nel Novara) sulla fascia destra si passano tra di loro il pallone fino a quando uno si stanca e decide di crossarla in mezzo per il Sig. Nulla, con altresì la variante dell’opzione “niente cross ma palla al piede provo a scartarli tutti, punto verso il limite centrale dell’area e qualcosa succede” (salvo poi non succedere nulla); oppure potrei raccontare dell’ultimo martedì mattina passato ad illustrare le analogie tra tutti i limiti tecnici e caratteriali mostrati dai giocatori italiani scesi in campo a San Siro contro la Svezia e quelli del Novara in una giornata tipo in cui tipo ieri puoi solo perdere, dove qualcuno a caso tra i disponibili sulle fasce novaresi non azzecca un cross nemmeno per sbaglio (nella Nazionale questo ruolo ha l’esclusività di Candreva, non ci sono dubbi in merito), e il resto, portiere compreso, inizia a bombardare la porta avversaria sfortunatamente senza centrarla nemmeno una volta. Ecco, vedi l’Italia di Ventura (peraltro con l’abbinamento cromatico maglia e colletto che aveva il Novara nell’anno di Aglietti in cui siamo retrocessi in Lega Pro) e il Novara di Corini e, fatte le dovute proporzioni, vedi due realtà sostanzialmente uguali nella depressione dell’ambiente interno ed esterno, nella pochezza tecnica rappresentata dagli esponenti che scendono in campo, dalla sfiga e dalle incognite legate ad un imminente futuro che dovranno affrontare.
L’esempio Ventura/Corini è l’emblema dell’analogia Nazionale/Novara oltre ad avere però anche una vera grande differenza: immaginate Ventura, persona con un curriculum comunque più che dignitoso, ma la cui strafottenza del non dimettersi e la sua totale incapacità comunicativa unita all’innata dote di non saper trasmettere entusiasmo, empatia e unione, lo hanno trasformato nel male assoluto, e pensate ora a Corini, giovane rampante, piuttosto paraculo, la cui abilità principale è stata ad oggi solo quella di aver saputo lavorare sugli aspetti esterni sui quali Boscaglia aveva fallito lo scorso anno, che però gli hanno consentito di guadagnarsi almeno il beneficio del dubbio in una fetta di ambiente che gli riconosce ancora l’impossibilità di poter creare qualcosa con tutte le assenze e limiti in organico cui quotidianamente deve far fronte. Senza voler peccare di manie di grandezza, il “caso Novara” lo mostrerei ai corsi di allenatore a Coverciano. Farei capire a loro quali possono essere le differenze tra mandare a fare in culo la piazza come fece Boscaglia oppure leccargli il culo come ha fatto Corini, e di come queste differenze ti possono permettere, nelle piazze giuste, di lavorare ancora tranquillamente. E infatti, a tal proposito, dissento in parte con la cantilena suonata ieri al Piola nel post Bari in cui “a Boscaglia lo avrebbero presi a calci e a Corini invece è permesso tutto” perché semplicemente detta in questi termini non corrisponde al vero. Corini è parecchio tempo oggetto di critiche; Corini già da alcune settimane ha esaurito qualsiasi forma di bonus e credito; Corini già da diverse partite al Piola si è beccato gli insulti e le critiche. La differenza è che non è stato ancora bersaglio di una contestazione collettiva come invece capitò a Boscaglia. Ma su questo punto sarò molto critico. Il motivo sta solamente nell’indifferenza e nell’apatia che sta avvolgendo questa piazza, questa città, questo ambiente. Da noi è la normalità che in tutti i settori dello stadio ci siano tifosi ospiti che si comportino come se stessero giocando in casa, è la normalità correre fuori dallo stadio per farsi fare foto coi giocatori dopo un derby perso, è la normalità che ad ogni partita un arbitro commetta evidenti errori e nessuno in Società pianti casino, è la normalità che se esci fuori dal coro con un punto di vista un po’ più estremo nel Novara Calcio si incazzino e facciano gli offesi, oltre a volerti fare il culo metaforicamente parlando. E tutto questo ci sta rendendo un branco, sempre meno numericamente consistente, di persone imbruttite che non hanno nemmeno più la voglia di contestare, di urlare, di svegliare chi deve essere svegliato. Ne parlavamo ieri allo stadio, se dovessimo per assurdo retrocedere, questa volta la renderemmo facile a squadra e forze dell’ordine, perché gente disposta a beccarsi tre manganellate fuori da Novarello probabilmente non le troveremmo nemmeno più.
Rimango coerente con me stesso, ma perché non trovo ancora oggi motivi reali per cambiare opinione: Corini non deve essere il primo bersaglio. Il primo bersaglio, se non si vuole fare un discorso più ampio puntando molto in alto (cosa che se fai a Novara ottieni la scomunica), deve essere il responsabile del mercato, ovvero chi non ha dato all’allenatore una rosa completa e decente. Maniero, nei pochi minuti in cui è sceso in campo, ha segnato due goal. Ma è colpa di Corini se gli hanno dato una sola punta? Per me il problema è essenzialmente di natura tecnica di quelli che scendono in campo: entrato Maniero ieri sono stati effettuati 7 cross dei quali 1 fuori dallo stadio, 3 rasoterra, 2 alti a palombella che il portiere ringrazia ancora e nel solo cross che raggiungeva la sufficienza Maniero ha fatto goal. Io sono fatto così, non ho bisogno di un Corini che mi parli di coltivare sogni perché i sogni me li coltivo da solo e l’ultima cosa che voglio fare è rassegnarmi all’indifferenza e alla mediocre sufficienza cui scientemente la nostra Società sta abituando il pubblico scimmia regalandogli la carotina della salvezza annuale per farlo stare buono. Non me ne frega nulla che Teti porti a casa le plusvalenze, non me ne frega nulla che ogni settimana venga pubblicato un articolo in cui si mettono in vetrina Montipò e Dickmann che pure mia mamma e mia suocera hanno capito essere le prossime plusvalenze; il calcio non può essere solo una sommatoria di bilanci in ordine, di immagine, di prostituzione intellettuale ed eterno ringraziamento a chi ha avuto il merito di investire nel Novara. Il Novara Calcio non può essere solo una fredda scopata con una bambola gonfiabile, il Novara è molto molto di più. E’ questo che non riescono a capire in Società. Poi prendiamocela pure con Corini, che ha pure lui colpe evidenti, ma il problema non è quello. Quello semmai è un di cui.
Forse ieri abbiamo toccato il punto più basso, perché se nel derby la colpa è stata solo nostra e a Terni in compartecipazione con l’arbitro, ieri è andato storto tutto ciò che storto poteva andare. Dico un’ovvietà, ma da questa situazione se ne può uscire solo con una vittoria. 6 sconfitte casalinghe su 8 incontri (cara Società finitela di dire 5 su 7, perché la Coppa Italia mi risulta sia stata giocata al Silvio Piola di Novara e non a Piacenza) è un ruolino di chi a Maggio retrocede. Forse occorre iniziare a pensarci fin da oggi, e non da Aprile come successo nell’anno della retrocessione. Perché la linea di demarcazione tra coltivare il margine di sogno e vivere in un incubo spesso è molto più sottile di quello che si possa pensare.
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Editoriale
Cosa sta succedendo nel Novara FC e cosa succederà.
Published
1 settimana faon
20 Novembre 2023By
ilVannu
Archiviati con Jacopo i ragionamenti tecnici, ed iniziata la settimana finalmente con un po’ più di entusiasmo e speranza per il futuro, vorrei oggi parlare di due aspetti fondamentali sui quali si giocherà nelle prossime settimane il futuro del Novara FC: questione mercato di gennaio, (o meglio reale situazione del threesome Ferranti, Di Battista e Gattuso) e situazione societaria. Procediamo con ordine. C’è un qualcosa che non quadra nel rapporto tra i 3, nel senso che Jack Gattuso continua ripetutamente a chiedere 3-4 acquisti parecchio “pesanti”, in grado quindi potenzialmente di spostare gli equilibri. E fin qua tutto legittimo e in un certo senso pure auspicabile, se non fosse per il fatto che, al momento del suo ingaggio, Di Battista è stato estremamente chiaro circa l’impossibilità di agire sul mercato in maniera impattante. Quello che mi pare strano è il perché una persona coscienziosa come Jack chieda ripetutamente un qualcosa che gli è stato chiaramente detto non sarebbe avvenuto. Le due risposte che mi sono dato sono che, dopo quasi due mesi, si sia accorto di avere una squadra molto più debole del previsto e quindi implori interventi; la seconda, e sarebbe più grave, che qualche altro (leggasi Ferranti) gli abbia invece promesso concreti rinforzi. E purtroppo quoto maggiormente questa seconda ipotesi perché, largo circa, l’arrivo di Jack coincide proprio con una delle poche interviste rilasciate nella quale il Pres parlò effettivamente di mercato. Il tema, però, è sempre lo stesso: per fare mercato servono parecchi soldi che Ferranti stesso non vuole più spendere. Ecco perché non vorrei che la nuova storia di Gattuso fosse nata sotto un’antipatica presa per il culo. Aggiungo: a quanto so, l’idea di Ferranti è sempre la stessa: alleggerire in maniera importante gli ingaggi e quindi procedere prima alla vendita di Bertoncini e Calcagni (i due insieme cubano intorno a 175.000 euro complessivi annui di stipendio), e poi fare mercato ovviamente coerente coi nuovi parametri. Ma sappiamo perfettamente tutti che ai due, prima di una valutazione tecnica sulla quale ci sarebbe comunque da dire, qualsiasi acquirente anteporrebbe una valutazione finanziaria. Ergo sono invendibili. Sul mercato di gennaio, poi, ci si trascina sempre quella errata convinzione che, iniziando il 2 gennaio, i nuovi acquisti per quella data possano essere tutti pronti, abili ed arruolabili. Se a Di Battista verrà imposto prima di cedere e solo dopo di acquistare, ragionevolmente, posto si riuscirà a fare qualcosa, significa che il Novara registrerà qualche eventuale ingresso solo dopo il 20-25 gennaio. Che vuol dire aver già giocato 4 partite del girone di ritorno (di cui 3 “spareggi” salvezza) con la rosa attuale. Mi fanno quindi tenerezza quei tifosi che parlano di mercato di gennaio facendola come sempre molto facile. Ci metto il carico: in settimana Di Battista è dovuto intervenire sul Presidente implorandolo di pagare almeno una mensilità arretrata a quei 7-8 giocatori più giovani che prendono lo stipendio base, proprio perché, viaggiando quotidianamente e avendo parecchie spese, erano disperati. Spogliamoci un po’ tutti da quella visione elitaria del calciatore privilegiato che guadagna bene perché, se è vero che è sempre meglio giocare a calcio che andare in fonderia, è altresì vero che la maggior parte di questi ragazzi prende davvero poco e l’ultimo stipendio visto è stato a ad Agosto. Va detto che Ferranti ha operato assolutamente in linea con le normative, però un conto è vivere con uno stipendio di Bertoncini e un altro con quello di uno a caso della truppa dei giovani. Peraltro l’ambiente del calcio è spietato, e se si diffondesse il dubbio che Ferranti non paga allora sarebbe un enorme problema per Di Battista fare mercato. Molto più di quanto la classifica attuale già lo penalizza.
Il secondo problema è la solita tiritera della cessione societaria. Proviamo a fare chiarezza, visto che su questa tema sembra sempre prevalere un’ipocrisia di fondo in base alla quale è reato fare sempre nomi e cognomi perché “si rischia di creare un danno al Novara Fc e di far saltare le trattative”, come se l’aver omesso i nomi abbia portato a chissà quali closing. Al Tamimi a parte, sul quale è stato detto e scritto di tutto, a quanto a me noto Ferranti nei mesi scorsi ha proposto il Novara ai fratelli Leonardi (della Igor) incaricandoli di ingaggiare qualche altro imprenditore locale per formare una sorta di cordata novarese che avrebbe potuto acquisire una quota rilevante della Società. La risposta è stata “No grazie”. Ferranti quindi ha incontrato prima una cordata con a capo Nini Corda (quello che poi è entrato nell’Alessandria ed è stato silurato 15 giorni dopo), e un secondo possibile acquirente americano con un progetto triennale di investimenti sul settore giovanile che, nei loro piani, in tre anni avrebbe formato giocatori spendibili per la prima squadra. Non se ne è fatto niente. Poi è toccata alla solita cordata di imprenditori con a capo una nota figura biellese che pare ci abbia davvero provato per mesi. Il problema è che questa cordata sembrerebbe aver raccimolato una cifra addirittura inferiore a quella necessaria per concludere questa stagione e che, non mi è chiaro, siano stati scartati dal Pres o loro si siano ritirati stanchi di non esser ricevuti. Poi si è iniziato a fare sul serio, e a Ferranti si è presentato quel famoso ex dirigente calcistico di cui si è scritto sui giornali. Mi devo adeguare a questo andazzo in base al quale se fai nomi becchi denunce quindi vi dico solo che era del sud e che, tra le altre cose, viene ricordato per una divertente querelle con Mourinho. Ma pare che a Ferranti non sia mai piaciuto. Poi è toccato ad un imprenditore noto per aver avuto una squadra nobile in serie C e che recentemente ha acquisito una nobile decaduta in eccellenza. Non mi è dato sapere e capire i motivi per i quali, dopo aver appena acquistato una squadra in eccellenza, voglia comprarne una in C ma tant’è. In mezzo a questi pare si sia fatto vivo un imprenditore che vive dalle parti di Djokovich oltre ad aver bussato alla nostra porta una serie di altri interessati ma caratterizzati dal fatto di essere oggettivamente improbabili ed irricevibili banditi, fino ad arrivare a Pedretti sul quale, al di là delle smentite di Ferranti (ieri incalzato da più domande pare abbia cambiato 3 versioni in 2 minuti netti) è evidente ci sia sotto qualcosa di concreto. E’ altresì evidente che il Pres stia forzando la mano per una cessione e che, probabilmente entro il 2023, il Novara Fc avrà una nuova proprietà.
Proprio su questo ultimo tema, prepariamoci perché da qui alle prossime settimane saremo bombardati di notizie proprio quando ai giocatori servirebbe invece un po’ più di protezione ed isolamento. Non è facile perché se davvero arrivasse una nuova proprietà, allora è credibile pensare che parecchi di questa rosa farebbero le valige, ma se invece rimanesse Ferranti allora sarebbe la normalità per questi ragazzi vedere i soldi all’ultimo giorno possibile, posto li vedranno tutti realmente. Questo per dire che noi tifosi, io in primis, spesso tendiamo ad essere iper critici e bollare i giocatori di turno considerandoli scarsi. Che in parecchi casi della nostra rosa probabilmente è anche vero, ma rimane il fatto che riuscire a stare in carreggiata su questa auto senza freni e con le gomme bucate è davvero un’impresa.
Claudio Vannucci

Se è vero che dai fallimenti si possono trarre grossi insegnamenti, mi auguro che la massa dopo ieri si sia finalmente convinta di quanto fosse concettualmente e concretamente sbagliata e pericolosa quella perversa convinzione, perennemente reiterata in ogni anno di merda, in base alla quale, visti i risultati in rapporto agli stipendi pagati, sarebbe stato meglio perseguire la strategia di riempirsi solo di volenterosi giocatori, auspicabilmente giovani e provenienti dalle categoria inferiori, perché considerati perfettamente in grado di ottenere gli stessi identici risultati dei colleghi del momento, o magari addirittura superiori. Idea sbagliata, e questa stagione ce lo sta dimostrando. Dal punto di vista sportivo è purtroppo meglio avere una squadra piena di pessimi elementi alla Ciancio, Rocca o Benalouane perché a fine campionato stai certo che non retrocedi. E per chi la butta sull’empatia o sulla simpatia per una squadra che da l’anima, suda la maglia ma perde sempre, dico di ripensare all’affetto che loro stessi provavano per i nostri dopo le sconfitte di un mese fa, e di guardarsi adesso: si sta scivolando dalla curva che canta “siamo sempre con voi non vi lasceremo mai”, per virare prima su “noi vogliamo gente che lotta” a ieri sera con “tirate fuori i coglioni”. Vi do uno spoiler: il prossimo sarà “ci avete rotto il cazzo”. E ben inteso non è una critica alla curva, ci mancherebbe, ma è l’ovvia escalation di una situazione che precipita. Vedrete che quei ragazzini che sudano la maglia a breve usciranno dallo stadio nella totale indifferenza. Ma in fin dei conti sono almeno 15 anni che quando va male sento dire che sarebbe stato meglio avere una squadra scarsa ma che sudava la maglia, o sbaglio? Aggiungo: mi auguro anche che la si smetta di continuare ogni estate a menarla su quanto non si sia capito niente a livello strategico solo perché non si sono emulati i vari Cittadella, Pro Sesto (dello scorso anno però, visto che in questo è tornata ad essere la solita squadra di merda di sempre) o Virtus Verona. E’ un pensiero pericolosissimo e utopistico, perché la statistica è impietosa: per una volta che ti va bene ce ne sono cento che va male, ma quelle volte che va male rischi la pelle. Da sempre, il 90% delle volte chi spende di più ha più probabilità di vincere, o comunque di non finire male.
Il punto è questo: se Ferranti non ha più risorse da destinare al Novara, se non trova un acquirente in grado di garantire continuità sportiva almeno nel professionismo e se il tessuto sociale, politico ed imprenditoriale della nostra città non è in grado di supportare una squadra di calcio in serie C, è giusto allora adeguarci con una in D o peggio in eccellenza come altre realtà, cito Varese, Treviso e Saronno a titolo di esempio, sono abituate da anni a fare. Continuare in una situazione come questa, con l’attuale proprietà che non sa più cosa inventarsi per levarsi dalle palle, che in aggiunta continua a cercare aiuti e soldi alla chiunque non ha più senso. Non si può continuare a vivere “in leva” con un giocattolo che non ci possiamo più permettere, e con l’aggravante che chi continua a mantenerlo in vita nemmeno lo vuole fare! Togliamoci i panni di innamorati della nostra maglia, e proviamo a ragionare lucidamente: non ha più senso, facciamocene una ragione. Non c’è futuro, e se ragioniamo con la testa del “buon padre di famiglia” capiamo che anche i difensori di ufficio e gli eterni riconoscenti a Ferranti non possono che concordare sul fatto abbia più senso, e sia più dignitoso, girare la chiave e spegnere il motore. Lo dico in lacrime, ma non riesco a trincerarmi dietro l’ipocrisia di essere felice di avere un branco di ragazzi che devono dividersi le spese per l’appartamento e che ci mettono l’anima ma perdono sempre. Mi sembra solo un discorso illogico guidato da una frustrazione di base e incazzatura nei confronti della figura del calciatore che guadagna tanto e non si applica, ma che non porta da nessuna parte se non a macinare rancore. Cosa volete che si trovi da dire ai vari Donadio, Scaringi, Migliardi, Gerardini, Gerbino e compagnia cantante? E’ chiaro che sono da lodare per l’impegno e perché onorano la maglia, il problema sta in chi ci ha imposto questa stagione sportiva in queste condizioni che per primo non ha onorato maglia e storia, e negare il fatto vuol dire solamente fare un torto in primis alla nostra intelligenza.
Ieri tornando a casa ho ascoltato in radio gli amici Danny e Contribunale, e devo dire che non sono molto d’accordo con la loro disamina. La nostra paradossalmente non è una squadra morta, anche ieri prima è andata in vantaggio e poi ha riacciuffato il match prima di capitolare nel finale. Ma la conclusione è la stessa loro, perché se giochi in questo modo contro due squadre fuori dalla nostra portata come Mantova e Atalanta (ad oggi per me la squadra più forte incontrata) e non fai nemmeno un punto, allora quando mai li faremo se nel momento in cui hai incontrato squadracce tipo Pro Sesto, Giana, Pro Patria e Arzignano sei stato pessimo, e hai pareggiato solo quando è andata bene? Ci nascondiamo dietro il fatto che il campionato è lunghissimo, ma come detto da Max Barbero un quarto di campionato è già andato, e se guardi la classifica inizia a formarsi un pericoloso buco. Molti parlano di mercato gennaio, ma con questa media a gennaio sei già retrocesso. Altroché appellarci alla Virtus Verona dello scorso anno o a Ferranti che metta soldi quando è il primo che ce li sta chiedendo attraverso l’idea dell’azionariato popolare. E con quale spirito si può andare a chiedere soldi alla gente quando nessuno di noi può garantire l’impegno futuro della proprietà e, in aggiunta, sta perdendo anche la voglia e la forza di incazzarsi per una sconfitta?
Trovatemi un appiglio per essere ottimista e non ho nessuna remora a seguirvi. Io oggi oggettivamente non lo trovo.
Claudio Vannucci

Bisogna essere chiari: se per azionariato popolare si intende la creazione di una figura giuridica che entrerà con una quota definita nel Novara Fc e che sia in grado di garantire sistematicamente e strutturalmente la vita sportiva allora state tranquilli perché ieri non si è parlato di questo. Va detto subito che è un’iniziativa partita dall’attuale proprietà, e già questo rappresenta un’anomalia di base perché il tutto non può essere gestito dalla proprietà stessa ma dai tifosi, ed infatti Ferranti uscirà subito di scena. Per cui tutti quelli che credono che il tutto nasca per offrire un reale supporto volto per esempio ad acquisto giocatori sono già fuori strada, perché il costo complessivo di questa stagione si avvicina ai 2,5 mln, di cui circa 500 k già saldati ed altri 2 mln da pagare entro giugno. Quindi, sempre per essere chiari, nemmeno i 100k ideali ipotizzati da Ferranti servirebbero concretamente a garantire nulla. Ma se per azionariato popolare intendiamo l’inizio di un qualcosa di positivo, che potrebbe fungere da catalizzatore di interesse e risorse da parte della società civile novarese, e magari in futuro anche a quella imprenditoriale, allora ci siamo. Peraltro, proprio per continuare a non girarci intorno, questo rappresenta l’ultimo disperato tentativo che come piazza e tifosi possiamo fare per non subire passivamente la più che probabile fine del Novara al termine di questa stagione, fatto salvo ovviamente l’arrivo di compratori. Per anni abbiamo parlato, abbiamo preteso, abbiamo fantasticato su azionariati vari, ma in sostanza non abbiamo concretamente fatto nulla. Ieri 19 ottobre, a mio avviso è giusto dire che le fondamenta di qualcosa che potrebbe evitarci in un futuro prossimo la terza categoria o la consegna della nostra maglia a proprietà discutibili, sono state messe.
Troppo presto parlare di dettagli, se non dire che persone di comprovata esperienza professionale, etica e morale quali Enrico Trovati, il Clem Clementoni, Tito De Rosa, Gigi Blasi, ed altri, oltre la supervisione di Coordinamento e Fedelissimi, si sono impegnati a metterci la faccia per provare a costruire le basi di un qualcosa che evolverà in un progetto che verrà presentato alla Piazza idealmente entro il 2023. E’ chiaro che Ferranti in primis dovrà spiegare in maniera chiara che cosa farà dei soldi, che programma ha in futuro, che ruolo effettivo avrà il rappresentante delegato oltre a dargli una poltrona in CDA, che insomma vuol dire tutto e niente. E questo lo deve fare proprio nel rispetto non solo di chi lavorerà per la creazione e la fattibilità del tutto, ma anche di ogni singolo “socio” che verserà la sua quota per partecipare al progetto.
Molto in sintesi ieri è nato questo. Inutile chiedere chi sarà il referente come si chiamerà l’associazione, dove sarà la sede, quanto si dovrà versare. Sono dettagli essenziali che verranno svelati nelle prossime settimane.
Il Vannucci pensiero, che è ovviamente irrilevante, è che le possibilità di successo soprattutto alla lunga sono molto basse. Ma a prescindere dalle mie convinzioni personali non vorrei essere ricordato tra i tanti che hanno parlato, preteso, criticato e detto sempre tanto ma mai fatto nulla o quasi. Mi fido di chi lavorerà in prima linea, mi fido di chi vigilerà (anche perché vorrebbe dire che non mi fido di me stesso e non sarebbe credibile) e credo che a questo punto valga la pena seguire il progetto abbandonando pregiudizi e negatività.
Se son rose fioriranno, sperando che non siano cachi.
Claudio Vannucci
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