Era il giugno del 1972, la Pro Vercelli era tornata in serie C dopo 9 anni consecutivi di serie D e Ciumi era incazzato esattamente come oggi.
Crollavano le gallerie, i terremotati venivano abbandonati, gli aerei venivano dirottati ma soprattutto c’era anche nel ’72 il calciomercato e Gigi Riva era dato per certo alla Juve!
I giovani novaresi erano alle prese con l’esame di maturità e probabilmente nella mente avevano questo capolavoro:
L’Hockey Novara vinceva ininterrottamente da tre anni tutte le partite e questo, per qualcuno, era un problema
E il Novara? Era ormai in vacanza da parecchie settimane perché era lontanissimo dai primi tre posti e fortunatamente, anche dagli ultimi tre. Quelle erano le uniche posizioni che contavano e gli azzurri si apprestavano ad affrontare la Ternana nella partita più importante della sua storia: un altro punto e sarebbe stata matematicamente promossa per la prima volta in serie A. Parola promette impegno ma nessuno ci crede:
“noi siamo a Terni per chiudere in bellezza. Non abbiamo mai guardato in faccia a nessuno e non lo faremo certamente ora”
Ma in realtà la squadra azzurra viene coinvolta dalla festa umbra fin dal ritiro e le voci sui trasferimenti già impazzano: Jacomuzzi è contento di tornare in serie A, Unere non è per niente contento di andare a Taranto, un giro di portieri degno del Commendator Borlotti prevede Zoff alla Juve, Superchi al Napoli e il nostro Pulici all’Atalanta. Si parla di un ritorno di Carlet (che non avverrà). In questo clima il risultato sembra scontato
E infatti la partita dura 26 minuti, il tempo per gli umbri di segnare due gol. La partita, arbitrata da Casarin, finirà sul 3-1 e i ternani festeggeranno oltre alla promozione anche il primo posto in classifica davanti alla Lazio di Chinaglia e Maestrelli.
“Se il Presidente Tarantola avesse visto i festeggiamenti di cui sono stati fatti oggetto i suoi giocatori all’arrivo a Terni , forse si sarebbe deconcentrato anche lui”
Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.
Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.
Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.
Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo vide poche volte in campo.
Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.
Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.
Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.
Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.
Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.
Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.
Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.
Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.
Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.
Lascia un commento