Editoriale
Ed è la nord che te lo chiede, Signor Nulla facci un goal
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5 anni faon
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ilVannu
Tornando a casa dalla sempre bella trasferta di Cesena, questa volta versione “un punto in più in classifica e due kg in più di pancia”, e appurato che le scelte di formazione sono state dettate dagli ennesimi contrattempi last minute, ho provato ad immedesimarmi in Corini. Ho pensato a come debba essere estremamente complicato mantenere sempre la sua espressione riflessiva e armoniosa, leggermente sorridente e rassicurante, sicuramente mai disordinata e tesa che ci ha abituato ad avere in qualsiasi occasione. Lo vedi e pensi a qualcosa di molto simile al Dalai Lama, fortunatamente per Eugenio vestito molto meglio, che lo guardi e vai in pace col mondo. E invece ogni venerdì che ha creato il Signore da fine Agosto 2017 in poi me lo immagino prendere la rincorsa e sfondare, con l’ampia superficie frontale cui dispone, i muri delle stanze segrete di Novarello all’ennesima notizia di indisponibilità di un paio di giocatori. Secondo me lo staff sanitario e la Società non lo avvisano nemmeno più di persona delle defezioni improvvise di turno, immagino glielo scriveranno sul loro gruppo whatsapp, perché qualche testata pure a loro deve essere sicuramente arrivata. Fatico a ricordare un periodo così lungo in cui un allenatore, a partire dalla prima di campionato, abbia dovuto sempre e comunque trovare un compromesso e schierare qualcosa che vagamente assomigliasse ad una formazione equilibrata per provare a randellare a destra e a sinistra l’avversario di turno. Mi immagino il buon Corini ogni sera, prima di addormentarsi nel suo comodo lettino da una piazza e mezzo in hotel, guardare Sportitalia e piangere desolato sentendo le interviste di quel gran culo di Spalletti che parla di un dubbio sull’eventualità di dare un turno di riposo a Perisic schierando Eder, mentre lui è lì che non sa chi mettere in campo quasi da telefonare a Eriberto e a Bernardo Corradi per chiedergli se hanno voglia di tornare a giocare. Allenare questo Novara è cosa da nevrosi cronica, poche balle, e il nostro allenatore, come sottolineato nell’analisi tecnica di Ciumi, meriterebbe forse qualche riconoscimento più concreto di quelli dell’educazione e del sapersi porre bene sui quali tutti concordano. Corini, con tutti gli errori che un essere umano può compiere, probabilmente è meno pirla di quello che mediamente la gente pensa e dice quando legge le formazioni che stanno per scendere in campo. Mi verrebbe da dire a tutti quelli che alla lettura dell’undici si mettono le mani in faccia e non capiscono, di provare farla loro una volta la formazione (e a correggerla in corso d’opera come spesso riesce coi cambi), per vedere cosa farebbero al suo posto.
Siamo arrivati alla dodicesima di campionato, più della metà delle nostre antagoniste le abbiamo viste, e questo dovrebbe bastare per aver capito definitivamente l’andazzo di questa stagione. Statisticamente dunque improbabile che quelle che dobbiamo ancora affrontare siano espressione di un calcio completamente diverso e di rapporti di forza completamente stravolti rispetto a quanto ci hanno dimostrato le altre. Se ragioniamo su quanto visto in campo nelle partite giocate contro di noi, senza quindi fare paragoni con le rose, con le ambizioni e con le potenzialità di ognuna, non riesco a trovare un solo caso in cui avrei cambiato la mia squadra con quella avversaria. Ci sono stati momenti in cui qualcuno ci è stato superiore ma anche altri momenti nella stessa partita dove ci ha sofferto alla fine senza farci uscire dallo stadio con la netta impressione di aver giocato contro una squadra più forte. Il mio più grande rammarico e, a questo punto la mia più grande speranza, è quella di vedere questo Novara almeno un paio di mesi continuativi con tutta la rosa disponibile. Vorrei per esempio capire quanto male potremmo fare con dentro qualcuno capace di segnare di testa buttando dentro uno dei 15-20 cross in mezzo che attualmente arrivano a favore del “Signor Nulla”, inteso come l’attaccante che ora non c’è e che, per caratteristiche tecniche e per altezza, sia in grado di saltare e correggere possibilmente in porta un cross, cosa che ad oggi chi scende in campo non può proprio fare. Il più grande paradosso di questo Novara è quello che segna ugualmente, e segna pure tanto nonostante manchi di punte vere. Vai tu a spiegare ad un lettore esterno che quando invoco ogni giorno l’acquisto di una punta sono nel pieno delle mie facoltà mentali, vai tu a spiegarlo a chi guarda solo il tabellino e vede una squadra che spesso due goal li segna, che non sono scemo. Il fatto è che è brutto convivere con l’orgoglio di vedere dei ragazzi che sembra riescano, se non a compiere un’impresa, a portare a casa qualcosa che a tratti appare sempre più grande di loro, e la consapevolezza che questo non possa riuscire con la stessa frequenza per altri 7 mesi di campionato.
Detto questo, se c’è una settimana dove è d’obbligo fare quadrato è proprio quella che porta al derby. Una partita discussa e non sempre così sentita dalla totalità della piazza rappresentata anche da chi, un po’ per una forma di superiorità e di snobismo o per reale convinzione, non darà la stessa importanza che verrà invece attribuita dalla frangia di tifo più passionale. A prescindere da come la si possa pensare, è evidente che non esiste al mondo nessun derby che faccia bene perdere. Il derby si deve vincere e soprattutto lo si deve fare quando si è chiamati a dare conferme sull’aver fatto passi avanti in quel processo di crescita costante di una squadra. La conferma di quanto, parole a parte, sia importante questa partita per il pubblico novarese ce la dà la storia recente, ovvero di come sono stati percepiti Baroni e Boscaglia dopo le due partite capitate più o meno nello stesso periodo. Baroni ha portato a casa fiducia e la conferma su una panchina fino a quel momento parecchio traballante, Boscaglia è stato messo definitivamente in discussione pur conservando la stessa panchina. Corini arriva al suo primo derby in una condizione migliore rispetto ai due suoi precedenti colleghi perché quello messo meno in discussione dei tre, ma è evidente che le aspettative su di lui sono solo quelle di vittoria. E allora credo che Corini in primis ma tutti i ragazzi che sabato pomeriggio indosseranno sul campo del Piola la nostra maglia azzurra dovranno sentire la fiducia e l’orgoglio di una piazza che non potrà avere nessun’altra opzione differente da quella di essere finalmente il dodicesimo uomo in campo. Non importa se avremo ancora davanti il “Signor Nulla” che non saprà e potrà correggere in goal uno dei tanti cross che arriveranno dalle retrovie, in questa partita la dovremo buttare dentro noi dalle gradinate. Di testa, di piede, di anca, di culo o di minchia non importa, ma questa partita la vinceremo, perché noi ce lo meritiamo, Corini se lo merita e i ragazzi se lo meritano. Per gli ipocriti peace and love c’è tempo tutto il campionato, questa settimana la parola d’ordine deve essere solo unione e cattiveria agonistica. Avanti Novara, ripiumas cul ch’ l’è nòstar!
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Editoriale
Una storia di contingenza e progettualità
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2 settimane faon
13 Marzo 2023By
ilVannu
La contingenza è quella situazione o circostanza per cui sei chiamato a far fronte ad uno o più specifici problemi che hanno totalmente alterato quella condizione di normalità, o di standard, cui si era predisposti ad affrontare. In tal senso, l’era Marchionni 2.0 è stata, e lo è ancora, oggettivamente caratterizzata dal dover far fronte a situazioni paradossali. Faccio un esempio: in almeno due partite ci si è trovati nella situazione di aver seria difficoltà a schierare 11 giocatori di categoria, per non parlare poi del tema sostituzioni in corso d’opera per le quali, se credenti, la sola cosa da fare era il farsi un segno della croce. In quel momento era crollato pure l’ambiente, da taluni visto come concausa dei problemi del Novara FC, che ha certamente reso più difficile il compito dell’allenatore. Ecco, mi permetto però di far notare come in un certo senso quel moto di orgoglio visto nelle due ultime vittorie consecutive sia casualmente proprio coinciso con due precisi interventi: “contestazione” della curva e del pubblico (la parola contestazione è volutamente tra virgolette perché molti che parlano di contestazione forse non sanno altrove a che livello della stessa si può arrivare, ma vabbè) e conferenza stampa del Pres, da me criticata e che ancora oggi considero concettualmente fuori luogo, durante la quale ha sostanzialmente “contestato” pure lui tutta la sua squadra. Con questo voglio dire, anzi, mi rivolgo apertamente a chi tutte le volte che la tifoseria alza i toni tende a far partire una stucchevole difesa di ufficio basata su un concetto tutto particolare di tifo in base al quale debba sempre andare tutto bene, che talvolta è proprio toccando nell’orgoglio un gruppo apparentemente demotivato e stanco che si possono trovare quegli stimoli di rivalsa. E questo è proprio uno dei motivi per cui, più si alza l’asticella tecnica, e più il contesto, nel bene e nel male, fa la differenza. Non è un caso che, certe piazze con poco tifo, quando vincolo lo fanno solo perché trovano l’annata in cui sono davvero più forti di tutti, ma altrimenti, pur in un contesto di stagione assolutamente positiva, arrivano al bello e perdono anche perché le motivazioni alla lunga scemano e la pressione può fare la differenza. Quando è sempre tutto un paradiso, quando sia che si vinca o si perda “ma chissenefrega, sono bravi ragazzi e gli vogliamo bene”, alla lunga scatta qualcosa per cui anche tra i giocatori “ma chissenefrega è andata cosi, pazienza”. E per chi non crede a quanto dico, sappiate che lo faccio sulla base di innumerevoli testimonianze ricevute da tanti giocatori cui negli anni ho avuto il piacere di chiacchierare. I calciatori sono così, ognuno poi si alimenta le proprie amicizie, ma fondamentalmente sono ragazzi e come tali vanno gestiti col bastone e con la carota. Solo che è quando li gestisci col bastone che capisci realmente chi ha la stoffa e vuole reagire ma anche chi, tra la piazza, probabilmente non ce l’ha e gli va bene sempre tutto. San Giuliano e la Juve di ieri sono state due squadre scarse, o meglio grame grame, ma quante altre volte abbiamo perso contro altrettante squadre penose? Quindi merito ai nostri giocatori ma anche chi tra la tifoseria ha saputo evidentemente toccare le corde giuste.
E poi c’è la progettualità futura, che a meta marzo dovrebbe già essere tema di primaria importanza. In un recentissimo incontro tra Ferranti e la tifoseria organizzata, a mia precisa domanda circa il futuro ha risposto così: “3 scenari. 1 rimango io ma con budget molto limitato stile Alessandria questa stagione, 2 entrano due Soci (ovviamente non novaresi), 3 vendo”. Tralasciamo l’opzione 3 che mi pare irreale o comunque una storia ancora tutta da scrivere, e tralasciando anche lo scenario 2 per il quale è evidente che arriverebbero ingenti investimenti, ad oggi lo scenario 1 è il più credibile ed attuale sul quale ragionare. A caldo ammetto di essermi fatto un po’ prendere dallo sconforto, ma poi ragionandoci su ho capito che Ferranti va sempre letto con ausilio della pagina 777 del televideo e poi messo su Google Translate, perché dice una cosa ma nella sua testa magari pensa altro. Infatti un conto sarebbe stato quello di partire da zero con budget come quello dell’Alessandria, e un altro quello di partire con una base di rosa intervenendo sulle caselle mancanti. Al netto della delusione attuale e dell’ambizione di ognuno di noi, ad oggi abbiamo una serie di giocatori che ragionevolmente faranno parte o potranno far parte del futuro, e tra questi inserisco per esempio figure come Pelagotti, Illanes, Margiotta e Varone i cui contratti saranno tutti da siglare ma che, immagino, possano concretizzarsi in maniera naturale visto quella sorta di “riconoscenza” verso il Novara che avranno perché in un certo senso li abbiamo rilanciati. Ai quali aggiungiamo i vari Ranieri, Urso (buona guarigione), Tentoni, Ciancio (talvolta discutibile ma di fatto tra i più utilizzati), un Galuppini sul quale andrà comunque fatta una riflessione seria (il diritto di riscatto è nostro) e un Khailoti che, se non ce lo ruberanno, è sicuramente di alto profilo per la categoria. Oltre a Vuthay che almeno in un parco di 5-6 attaccanti ci può pure stare. Lavorando su questo gruppo, in un contesto magari meno folle e con un direttore sportivo coi controcoglioni (o aiutato da analoga figura consulenziale), non è vero che si è destinati a far male senza ingenti immissioni di liquidità. Certo, una grossa riflessione andrà comunque fatta su Marchionni, che al netto del problema contingente, qualche grossa lacuna la sta dimostrando.
Insomma, crisi finita? assolutamente no, ma non possiamo nemmeno essere ipocriti e non rilevare come in soli 7 giorni la nostra situazione sia diametralmente cambiata. Viviamo la giornata tifando Novara con in mano un bastone e in tasca una carota. Che tanto male evidentemente non fa.
Claudio Vannucci

Tendenzialmente tutti i Presidenti mi sono sempre stati sulle scatole, ma è un problema mio. I soli due cui ho realmente voluto bene sono stati Armani e Ferranti. Perché a Ferranti, nonostante tutto ciò successo quest’anno voglio davvero bene. Concordo con l’amico Mauro e i suoi messaggi che mi ha inviato a caldo, oggi il Pres non mi ha fatto incazzare e non mi ha nemmeno deluso più di tanto. Mi ha fatto quasi pena, nell’accezione più affettuosa possibile di questo termine. Ho visto un uomo distrutto, triste, che però ha perfettamente dato dimostrazione del perché le cose non vanno e su dove deve migliorare. E’ stata messa in scena quasi una drammatica opera teatrale, peraltro con aggravante di diretta, in cui tutti hanno potuto assistere ad una sorta di chiacchierata al bar tra amici, nella quale il Presidente, tra le altre cose, si prende le critiche, questa volta dai giornalisti in sala, di ascoltare troppa gente, ma che in questa occasione sono stati gli stessi giornalisti a commettere lo stesso errore nel continuare a dirgli nuovamente e platealmente cosa fare: “riprendi Di Bari”. Questo è il primo aspetto che non va: a casa nostra c’è una visione distorta del concetto di provincialismo e di democrazia in base alla quale ognuno ha il diritto di dire la propria opinione e lui di sentirsi obbligato ad ascoltarla, perché “sono nuovo, devo imparare, ascolto tutti”. Lui deve smettere di chiedere consigli e ascoltare la chiunque, e la chiunque deve smetterla di continuare a dirgli cosa cazzo deve fare. Questo che dico non è fascismo ma è corretta gestione di una squadra di calcio. Al di là di oggi, nasce proprio da questo equivoco di base la maggior parte dei problemi, probabilmente (e non di poco conto) peggiorato poi dal fatto che evidentemente abbia dato retta più a chi era meglio si occupasse di altro.
Aggiungo, e carico ancora di più: oltre a volergli bene, gli riconosco la buona fede generale e quella di oggi nella sua volontà di raccontare a tutti a cuore aperto cosa è successo. Ma è stata una enorme cazzata, quanto meno in questi termini. Perché lo sfogo con 4 amici al bar, deve rimanere confinato ai 4 amici e al bar. Non può avvenire in una conferenza pubblica con diretta Facebook. A Galuppini, per esempio, del coglione glielo posso dare io che sono tifoso. Glielo può dare anche lui che è il datore di lavoro, ma il tutto deve accadere dentro uno spogliatoio, non appunto in “mondo visione”. Ora che Galuppini sa che è considerato un coglione pure da chi lo paga, e soprattutto sa che tutti noi sappiamo essere considerato da Ferranti un coglione, qualcuno mi spiega come potrà tornarci utile alla causa da qui a fine aprile? Sperando che emerga in tutta la sua dirompente forza e ci faccia vincere le partite? Auguri a noi.
Non so che altro dire. Dire che piove è riduttivo visto che domenica si farà fatica a schierare 11 giocatori di categoria. Continuare a chiedere di stare uniti mi pare una presa per il culo, perché più che venire a tifare che cazzo dovremmo fare di più? Andiamo a sparare a quelli del San Giuliano cosi non si presentano domenica? Diciamo che è tutto bello e che è meraviglioso e che pazienza anche se retrocederemo perché tanto ci sono cose peggiori nel mondo tipo le guerre, i terremoti o chi non ha altra via che affidarsi ad uno scafista? Diciamolo pure se fa piacere. Tanto qui dentro siamo solo 4 amici al bar e vale tutto. Ma, di questo passo, finiremo ad essere solo 4 amici allo stadio.. Ma complessivamente.
Claudio Vannucci

Tutto il mondo è Paese. Il video virale del Presidente della Ternana che, coperto da insulti dal suo stadio, quasi scavalca per andare a picchiarsi coi tifosi imbufaliti è l’esempio che ovunque quando fai bene vieni lodato ma, alla prima occasione in cui le cose girano male, la Piazza non ti perdona nulla. Non lo so se lo pensa, ma mi sono immaginato Ferranti ieri sera dire lo stesso di noi, perché se è vero che quest’anno si è sbagliato tutto, è altresì vero che non gliene abbiamo perdonata mezza. Quello che non so se Ferranti ha però chiaro è che la nostra situazione di insoddisfazione nasce da molto prima di questa ultima estate, precisamente nasce in maniera molto forte dalla stagione 2017/2018 quando, dopo un anno drammatico che ha preso poi una piega ancora più brutta scavallato il 2018, si è arrivati ad una retrocessione diretta dalla quale poi è sostanzialmente iniziata la fine di MDS. In quell’anno ci si raccontava spesso come quella squadra non sarebbe mai potuta retrocedere visto la forza e i grossi investimenti fatti e alla fine invece retrocesse. Si ripartì da una serie C che sulla carta ci avrebbe dovuto vedere protagonisti, e con una campagna acquisti che, pur inferiore rispetto alla prima retrocessione dalla cadetteria, prometteva un campionato ai vertici: fu invece uno dei più apatici, deludenti e insignificanti mai visti, soprattutto in relazione alle aspettative. Si ripartì nuovamente, con un evidente ridimensionamento che pesò su un campionato non di altissimo profilo, interrotto dalla pandemia che ci catapultò direttamente ad un playoff surreale e strano, che ci ha illusi di poterci presentare protagonisti nella stagione successiva ma che invece, a stadi vuoti, ci portò verso la tragedia Rullo e successivamente Pavanati. Abbiamo respirato con l’avvento di Ferranti, nel quale sì abbiamo gioito per la promozione ma che ci ha in un certo senso “obbligati” tutti al compromesso di accettare una nuova realtà che ci è stata (fortunatamente) imposta come unica alternativa alla sparizione. Promossi in C, cosa per molti scontata, si è tornati ad una grave sofferenza , che evidentemente ha riaperto ferite aperte appunto dal 2017 che un anno da vincenti ma nei dilettanti non potevano certo guarire. Quindi, caro Pres, è possibile che non ti si sia perdonato nulla quest’anno, ma la nostra ferita è profonda, e necessita di tante attenzioni e soprattutto pazienza.
Necessita anche di rispetto. Perché purtroppo il rapporto Società e tifosi è impari, e quest’ultimi tendenzialmente hanno sempre ragione per due motivi: pagano per esserci (alcuni lo hanno fatto anche a livello penale e personale, non solo monetario) e ci sono e ci saranno a prescindere da società e giocatori. Proprio per questo, mi aspetto che il Sig Benalouane non metterà mai più piede nel nostro Stadio perché non si può e nemmeno deve permettere in Tribuna di urlare a tifosi frasi tipo “ma che cazzo vuoi???? devi stare zittoooooo devi stare zittoooo non parlareeee” primo perché nel gioco tra dare e avere è chiaramente in difetto visto che a Novara ha ottenuto molto più di quanto ha dato, e secondo perché certi tifosi seguono il Novara probabilmente da prima che lui nascesse e per questo deve solo stare zitto. Un calciatore con un curriculum come il suo dovrebbe sapere come ci si comporta e capire che a nessuno interessa il fatto che possa aver calcato palcoscenici superiori (o meglio Tribune superiori visto che è riuscito pure nell’impresa di non entrare nella storia del Leicester nell’anno magico, visto che non ha collezionato presenze significative) perché oggi è a Novara, e viene trattato come tutti. Ma soprattutto, non può funzionare che nessun esponente della Società lo abbia fermato e allontanato, ma anzi sia stato zitto nell’assistere ad una scena imbarazzante. Dietro a questo fatto si capisce perché è un anno andato a puttane: siamo pieni di gente che non hanno la minima idea del concetto di umiltà. Passiamo da chi si sente superiore perché ha giocato in Europa a chi ti rinfaccia che nessuno è come lui negli ultimi 3,5 anni. Con questo materiale umano puoi fare bene solo se davvero è più forte, cosa che evidentemente non è, ma se è chiamato a soffrire fa brutte figure. E infatti.
Continuo a ritenere poco probabile un reale coinvolgimento nei playout, ma è evidente che non si riesce a capire cosa possa cambiare e scattare nella testa dei giocatori per invertire questa drammatica tendenza. Citando il filosofo Sartorio, “domenica a Seregno è una partita da mettersi un dito nel culo, e speriamo che tenga”, perché se si perdesse davvero tornerebbe lo spettro della stagione 2017/2018 dal quale è nato tutto. Stagione che è evidente presenta clamorose analogie con quella attuale. Lo stesso Marchionni, che magari è il meno colpevole, è riuscito nell’impresa di trasformare da apatica in drammatica una stagione che avrebbe solo potuto e dovuto gestire come intermezzo alla prossima. Ora siamo qui che ci stiamo semplicemente cagando addosso perché se si perde contro il San Giuliano finiamo ai playout, e ci dobbiamo ancora sorbire quella patetica scena del cerchio a centrocampo a fine partita e qualcuno in tribuna che zittisce i tifosi. “…speriamo che tenga” è il mantra da adesso a fine anno. Non benissimo.
Claudio Vannucci
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