Era la fine di ottobre del 1966, ero nato da quasi 3 mesi e non avevo ancora visto il Novara vincere mentre Ciumi aveva più presenze allo stadio di Udovicich in campo a fine carriera.
Il clima a Novara e nel resto d’Italia era instabile ma nulla faceva presagire la catastrofe climatica che avvenne 4 giorni dopo…
Ma il 30 ottobre l’Italia non poteva sapere e con “Sognando la California” alla radio, il weekend si apriva all’insegna della moda e dell’imminente inizio della stagione sciistica. Si avete letto bene, la stagione sciistica iniziava il 30 ottobre!
A Novara la cronaca propone due episodi, simbolo di un periodo ricco di sentimenti e miserie: il garzone innamorato e la figlia della “mondana” che era il termine giornalisticamente usato per definire una prostituta.
E il Novara? Va malissimo! Siamo ultimi in serie B con soli due punti in sette partite.
L’atmosfera, come sempre in questi casi è incandescente, Tarantola minaccia tagli agli stipendi e le speranze di rinascita vengono riposte sul ritorno in campo di Luigino Giannini
L’importanza della partita era evidente e Molina nello spogliatoio aveva fatto un chiaro discorso: “ragazzi questa volta non c’è scampo. O vinciamo o sono guai per tutti.”
La squadra è carica e parte all’arrembaggio ma la tensione e alcuni errori clamorosi di Giampiero Calloni, bersagliato dal pubblico e dalla critica, bloccano il risultato sullo zero a zero.
La svolta arriva al 62’ quando l’arbitro fischia un rigore a favore del Novara, per un fallo di mano apparso a tutti involontario.
“E’ bene dire subito che questo rigore non esisteva. Quando l’arbitro Nencioni lo ha fischiato molti in tribuna hanno riso.” Sentenzia Paolo Bertoldi su La Stampa.
I giocatori della Salernitana ingaggiano un assalto all’arbitro e al guardialinee con spintoni ripetuti. L’allenatore dei campani ammetterà negli spogliatoi che i suoi giocatori avevano perso il controllo: “pensi che ho dovuto dare uno schiaffo a mio fratello Franco, quello che fa il terzino, perché la smettesse di fare il matto”
Esaurite le proteste dei salernitani, Bramati con freddezza trasforma il tiro dagli undici metri. Al 76’ arriva anche il secondo gol: il terzino Pogliana, che si era stirato qualche minuto prima, si era posizionato in attacco non potendo essere sostituito per le regole del tempo che non prevedevano sostituzioni, raccoglie una respinta del portiere su colpo di testa di Giannini e da pochi metri insacca.
Il Novara coglie la prima vittoria del campionato e io la prima vittoria azzurra della mia vita!
Da quella partita, la squadra azzurra, costruirà la salvezza, trasformando l’Alcarotti in un fortino inviolabile e alla fine riuscirà a salvarsi all’ultima giornata con una storica vittoria per 3-1 contro il Genoa, battuto anche all’andata con un gol proprio di Giampiero Calloni che quel giorno di ottobre la critica e tifosi non risparmiarono.
Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.
Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.
Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.
Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo vide poche volte in campo.
Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.
Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.
Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.
Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.
Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.
Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.
Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.
Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.
Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.
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