Editoriale
Carpe diem
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6 anni faon
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ilVannuTre Palermo Novara differenti, due partite di serie B e una di A, tre partite ancora troppo lontane alla fine del campionato per poter essere considerate determinanti per il resto della stagione ma comunque tutte e tre illuminanti sul futuro, tre partite in cui il Novara partiva probabilmente sfavorito, soprattutto nell’ultima partita giocata nel capoluogo siciliano prima di quella di ieri, tre partite in cui il monte ingaggi complessivo delle due formazioni in campo si è sempre presentato parecchio distante. Fondamentalmente la storia recente di partite contro i rosanero racconta quindi di un contesto pressoché identico, con una grande squadra pronta a divorare la piccola di turno seguita da poche decine di tifosi, peraltro sempre in condizioni pietose dopo la sobrietà di pranzi che stenderebbero qualsiasi umano normodotato. Se Palermo città ci ha sempre dato tanto in termini di ospitalità e provvigioni, la squadra di Zamparini ci ha invece sempre tolto molto più di quello che probabilmente avremmo meritato sul campo. In A, vinto il jolly dello slittamento dell’esordio casalingo al Piola per il buffo sciopero dei giuocatori (non abbiamo la riprova ma quella partita li avremmo divorati), in B una loro vittoria in casa loro al 91′ e soprattutto la soddisfazione di vincere matematicamente quel campionato in casa nostra di fatto condannandoci ad un playout perso mentalmente prima di giocarlo. Insomma, se è vero che tutto ciò che il calcio ti toglie prima o poi te lo restituisce, frase da inserire solitamente nell’elenco delle grandi puttanate che vengono dette perché difficilmente si realizzano, nei cuori dei tifosi Nuares non poteva che esserci una grande speranza di rivalsa riassumibile in “prima o poi il culo glielo facciamo”.
Sono anche parecchio incredibili le analogie di questi risultati con quelli dei nostri ultimi campionati, giocati con allenatori parecchio differenti tra loro che hanno dovuto operare in contesti differenti e con giocatori molto diversi dal punto di vista fisico, caratteriale, tecnico e anagrafico, ma che alla fine hanno avuto più o meno un percorso comune fatto da un inizio parecchio problematico, una ripresa con filotto di risultati utili consecutivi e soprattutto un numero di vittorie incredibili, spesso in trasferta, contro le big di turno. Verrebbe da dire che questo Novara si sta creando una sorta di marchio di fabbrica che va oltre a qualsiasi attore protagonista che di fatto ne è il primo artefice concreto, e che ci sta facendo guadagnare di diritto quel ruolo, che personalmente adoro, di squadra cerchiata in rosso dagli avversari, ovvero quella da non poter sottovalutare perché la possibilità di fare una brutta figura giocandoci contro è elevatissima. Solo la Spal e il Crotone, forse perché non percepite realmente come grandi e quindi ci hanno confuso, possono vantarsi di non aver contribuito a far crescere questo marchio di fabbrica, ma c’è anche da dire che quando schieri un tridente in campo fatto da Baijde, Kanis e Luckanovic visto contro gli spallini lo scorso anno puoi solo sperare che la madonna di Boca scenda in campo e ti protegga almeno la schiena, visto che per l’integrità del culo manco Gesù Cristo avrebbe potuto ottenere risultati apprezzabili.
Ma Palermo Novara non è stata solo una grande partita che ricorderemo, è infatti coincisa con la decima partita di questa stagione. Perché va detto, soprattutto ai lettori diversamente novaresi, che il nostro pubblico si è abituato ormai a campare di una serie di stereotipi, di frasi fatte (spesso sensate va riconosciuto) e di messaggi subliminali diabolici che, secondo me, ci vengono impressi nella mente il giorno della presentazione estiva da MDS. Sono certo che se ascoltassimo i suoi proclami al contrario, visto che ascoltati nel verso giusto appaiono sempre interpretabili in almeno 4 o 5 modi, probabilmente sentiremmo questi precisi proclami subliminali satanici che manco i Led Zeppelin sarebbero così precisi nel propagarli coi loro dischi: “arriviamo a 50 punti e poi ci divertiamo”; “compra te il Novara visto che parli”; “questo giocatore costa troppo”, “l’importante è mantenere la categoria”, “Secondo a Vercelli lui sì che ne capisce” e soprattutto “aspettiamo dieci partite prima di giudicare”. Con queste 6 frasi il tifoso Nuares bene o male ci campa una stagione, cosa che se ci aggiungessimo anche “più figa per tutti” e “in pensione nuovamente a 35 anni di contributi” potremmo buttarci in politica e avere un’autostrada verso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Bene, dopo 10 partite allora siamo quindi tutti autorizzati a parlare, ma siccome io per natura lo faccio anche dopo la prima di campionato, ora mi limiterò a lasciare solo un paio di spunti di riflessione. Il primo riguarda la figura dell’allenatore. Sono uno di quelli che ha sempre pensato che un allenatore più del 20% non potesse incidere perché in campo non ci scende lui e certi rapporti di forza sono oggettivi. Mourinho, Conte e Guardiola, per fare degli esempi, non salverebbero mai questo Benevento perché oggettivamente è più debole delle avversarie. Ma in queste ultime due stagioni ammetto di aver riconsiderato questa percentuale verso l’alto perché, soprattutto quando hai una squadra che si colloca agli estremi (cioè quando è molto forte o molto debole), l’importanza dell’allenatore diventa fondamentale. Un allenatore in grado di trasmettere tranquillità, convinzione e di dare un minimo di organizzazione al gioco allora fa la differenza. Eugenio Corini, non mi stancherò mai di dirlo, non solo si è trovato nella condizione di gettare nel cesso tre quarti di preparazione estiva a causa di uno stitico mercato estivo sbloccato solo a campionato iniziato, ma è da circa un mese che quasi non riesce a fare una partitella settimanale a causa della carenza di giocatori. Per uno che guarisce tre si fanno male e due vanno in gita in Nazionale. Lavorare in questa condizione non è facile, e pur con qualche oggettivo errore di troppo, appare evidente che abbia raggiunto risultati apprezzabili e che stia tenendo saldamente a galla quella che ha più parvenze di essere una zattera invece che una nave da crociera.
La seconda considerazione è quella sui giovani. E’ oggettivo e sotto gli occhi di tutti che quando peschiamo il giocatore “di seconda fascia”, quello magari più giovane che idealmente non parte titolare ma se la può giocare (verrebbe facile oggi fare l’esempio di Moscati) allora ci prendiamo con una percentuale incoraggiante. Quando invece ci dobbiamo mettere denaro fresco e andare a prenderci per esempio la nostra punta di diamante, questa percentuale scende a livelli preoccupanti. A questa riflessione mi sono anche dato due risposte, che immagino non piacciano ai seguaci dei messaggi subliminali sopra citati. La prima è che tendiamo a voler prendere la punta di diamante sempre alle nostre condizioni, che spesso non sono le stesse del mercato. Ergo il mercato, che non regala nulla, ci da solo quello che le nostre condizioni ci consentono di acquistare. Quando MDS ha messo denaro giusto nel momento in cui col denaro acquistavi ciò che volevi, ha preso bene (verrebbe facile anche qui fare l’esempio di Felice Evacuo), quando invece siamo entrati nelle nostre logiche perverse (ma sensate) il risultato è stato insoddisfacente; banalmente, pagando il giusto compreresti gente forte e seria. La seconda è che davvero non ci capiamo una mazza, valutiamo forti quelle che sono pippe e pippe quelli che sono forti. Non vedo alternative. C’è anche una terza ipotesi, che forse è la più realistica, e che si sintetizza nel non contare una mazza nel giro dei procuratori. Potremmo metter sul piatto tutti i soldi che vogliamo ma una punta seria a noi non la danno (terzo esempio facile facile con Caputo). Se siamo secondi vincendo in casa di una big e non schierando i 3 attaccanti più forti, forse una riflessione in Società la farei.
Rimane però il fatto fondamentale: il Novara ha due palle granitiche, è seconda a un punto dalla prima e sopperisce ad evidenti carenze tecniche con un cuore immenso. Tutte caratteristiche che dovrebbero riempire di orgoglio una tifoseria come la nostra che, per ovvi motivi, non potrà mai avere una rosa piena di campioni strapagati e non vanta in bacheca coppe e coccarde. Non so voi, ma io sono orgoglioso di poter parlare in questo momento del mio Novara, perché porca puttana non rubiamo niente e ci guadagniamo tutto col nostro sudore. Sbagliamo magari 30 passaggi ma corriamo come dei matti e non tiriamo mai via la gamba, ci crediamo sempre e mai e ribadisco mai quest’anno abbiamo avuto l’impressione di essere realmente inferiori ai nostri avversari. Ma cosa diamine serve ancora agli scettici per volere un po’ più bene a questa squadra? Corini magari sbaglierà ancora, il filotto vincente prima o poi (speriamo poi) finirà ma comunque siamo lì nel mezzo per giocare alla pari qualcosa che stiamo dimostrando di poter permetterci di giocare.
Riavvolgiamo i nastri, ragioniamo con la nostra testa, col nostro cuore e soprattutto coi nostri occhi senza trincerarci dietro a stupidi stereotipi che servono solo ad accettare una mediocrità costante. Siamo una squadra che può fare male a chiunque, godiamo di questo, approfittiamo del momento e riempiamo lo stadio martedì sera. Il ferro va battuto fino a quando è caldo, e ora è incandescente. Avanti Novara!
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Sono passati 4 mesi dalla disfatta senza appello dei playoff di Verona, che mise fine al Novara di Marchionni ma, forse, anche a quello idealmente più ambizioso di Ferranti, ed ecco che il calendario ci ripropone questa singolare sfida. Noi completamente rinnovati, sia nell’organico che nelle prospettive, loro più o meno gli stessi. E passare da una imbarcata epica ad un buon pareggio, che sarebbe potuto tranquillamente diventare sconfitta come vittoria, non autorizza ancora a sostenere che il peggio possa essere alle spalle ma sicuramente lascia l’imminente futuro con qualche luce in più e qualche ombra in meno. Intendiamoci: siamo pieni di problemi. Ci confrontavamo tra noi e si concordava sul fatto che forse non è tanto una questione di moduli (anche se lo schieramento a due punte avanti, piaccia o no, è il solo che ad oggi ha restituito la percezione di potercela giocare), ma questo ruotare continuo di uomini, senza essere riusciti ancora a creare uno zoccolo duro da cui partire, lascia un po’ perplessi e non può essere sempre giustificato dal turnover. Non si possono sempre cambiare i centrali perché perdi in certezza dei movimenti, e non si può continuare a ruotare il centrocampo (forse ad oggi il vero punto debole) perché i meccanismi li perdi continuamente. Rimane la sensazione che Buba ogni volta ricerchi qualcosa, ma questo capitale umano che ha a disposizione, buono o scarso che sia, ha bisogno di qualche certezza in più che ad oggi non può avere proprio perché sempre precario. Però è altresì vero, e le analisi del Depa lo dimostrano, che Buba stesso sta dando un gioco a questa squadra, che piano piano inizia a creare pure occasioni. Ecco perché alla fine intravedo più luci che ombre. Forse domani vale davvero la pena impegnarsi il giusto in una Coppa Italia che mai come quest’anno sembra davvero una perdita di tempo. Ma forse non siamo nemmeno nella condizione di poterci permettere di snobbare questo impegno.
Per il resto, parafrasando il mitico Garrone, anche questo Altamimi se lo semo levati dalle palle. Mi rimane un piccolo dubbio, ovvero quello di sapere la sua versione. E lo dico solo per onestà intellettuale visto che Ferranti, anche se molti non lo sanno, in questi mesi alcune volte ha cambiato improvvisamente le carte in tavolo nella trattativa. E questo non sempre è cosa intelligente quando si cerca mediazione. Ma l’impressione più forte rimane quella di aver interloquito per mesi con un branco di perda balle da competizione. Quello però che va ricordato a tutti, è che questa chiusura non nasce da un fantomatico amore di Ferranti nel Novara e nei suoi tifosi, ma solo evidentemente da una presa di coscienza dello stesso che quelli non avrebbero mai pagato il dovuto. Chissà che ora torni in auge qualche altra richiesta di trattativa arrivata in queste ultime settimane e magari si possa pure avere avuto una botta di culo, quanto meno dal punto di vista relativo rispetto ai Racing. In ogni modo ricordo che Novara è piccola. E soprattutto parla. Forse più del dovuto. E sinceramente non riesco ad esultare per lo stop di Altamimi quando mi viene raccontato di un Ferranti che continua a dire che è l’ultimo anno, e che pure inviterebbe (uso doverosamente il condizionale perché riporto cose che mi sono state raccontate da altri e non ho ascoltato direttamente) alcuni dipendenti a cercarsi un lavoro. Cioè va bene, abbiamo schivato il rischio Altamimi, ma c’è così tanto da festeggiare oggi? Onestamente non lo so.
Viviamo alla giornata, quindi. E’ la sola cosa da fare. Con la certezza che la squadra continui a lavorare, la proprietà continui ad onorare gli impegni e i tifosi continuino a fare quello che fanno in maniera esemplare: sostenere incondizionatamente. Inutile farsi troppe pippe mentali quando Ferranti stesso ha probabilmente oggi una visione del futuro che cambia ogni 12 ore. Come si fa, oggi, a pensare ad un mercato di riparazione di gennaio o ad un coinvolgimento emotivo superiore della proprietà? Ad oggi il nostro asset più grande è la consapevolezza che DS, Allenatore e tantissimi dei nostri giovani (ma non solo loro) non possono permettersi il lusso di fallire a Novara. Sarebbero i primi a doversi cercare, probabilmente, un altro lavoro, o a vedersi ridimensionate le prospettive future. Quindi forza ragazzi.
Claudio Vannucci

Alla quinta di campionato, con due soli punti da recuperare per una salvezza diretta senza playout, in un mondo normale non ci sarebbe nemmeno da discutere sul futuro avendo ancora avanti una vita da giocare. Ma noi non viviamo in un mondo normale. Il nostro mondo è fatto di una piazza che ieri, al triplice fischio, non aveva nemmeno la forza di incazzarsi. Era un popolo di zombie che pascolava dalle tribune al parcheggio a testa bassa e in silenzio. La conosco bene la nostra gente, e conosco anche me stesso; noi che in poco più di un decennio abbiamo vissuto tre retrocessioni e un fallimento combattendo insieme, imprecando e incazzandoci, stiamo piano piano scivolando verso una sorta non dico di indifferenza, ma di apatia e rassegnazione per un futuro percepito solo come nefasto. In un mondo normale, dopo tre mesi di continui incontri e tira e molla, non ci troveremmo nella situazione in cui Ferranti, che nel frattempo pare si permetta il lusso di respingere altre offerte arrivate (alcune oggettivamente irricevibili altre degne invece di essere analizzate), confidi qui e là “ma si questi pagano, adesso dovrebbero pagare, se pagano sono seri, prossima settimana pagano, boh, mah beh, non so”, mentre Altamimi gira il mondo a fare i fatti suoi con le arti marziali forte del cut off già spostato di una settimana dal famoso 30 settembre sbandierato dall’attuale proprietà. In un mondo normale, in una situazione come quella attuale, il Presidente uscente non avrebbe mal di pancia per un inizio disastroso e per qualche riserva sullo staff tecnico dopo che è stato lui l’artefice di una costruzione di rosa a costo ed esperienza zero, con l’aggravante di aver presentato in pubblica piazza a 3 giorni dall’inizio del campionato l’emiro a tutto lo staff, senza nemmeno la delicatezza di farlo tra quattro mura. Questa è la nostra realtà, e meno male che c’è in corso un processo di ringiovanimento della curva che si è popolata di ragazzini che ricordano me quando avevo 16 -20 anni, che a momenti manco sapevo il nome del presidente ma chissenefrega ci si divertiva insieme. Perché altrimenti assisteremmo alle partite in un mortorio.
A me dispiace dover criticare Ferranti, ma alla fine chi è obiettivo non può che concordare sul fatto che abbia sbagliato tutto. E mi dispiace tutte le volte dover discutere coi difensori di ufficio de “senza di lui non avremmo calcio”, oppure “mettici te i soldi” perché la passione e la fede sono concetti egoistici, visto che noi tifosi siamo un po’ come bambini viziati che un giorno lodiamo i genitori se ci comprano il giocattolo e le caramelle, l’altro piangiamo e li odiamo se invece non otteniamo nulla. Funziona così. E tutte le lodi per averci salvati perdono evidentemente di valore se poi, dopo poco tempo e con l’aggravante dell’ammissione dell’intento puramente speculativo sulla nostra pelle, ci si ritrova nella stessa situazione di prima. Ferranti ha ancora tempo e modo per non essere ricordato come il peggior De Salvo, ma ad oggi sfido chiunque a dire che non stia scivolando verso questo pericoloso epilogo. Spero che ciò che ci sta capitando comunque abbia fatto capire anche agli irriducibili innamorati di chi a turno possiede le chiavi della macchina quanto sia opportuno, posto sempre e comunque una buona dose di onestà intellettuale, mantenere sempre una visione costruttivamente critica dell’operato delle proprietà di calcio. C’è tanta gente che ancora è convinta che De Salvo abbia mollato perché stanco delle critiche, bene, ora hanno sperimentato la proprietà che si è stancata dopo sostanzialmente solo elogi e affetto ricevuto, nonostante gli abbiano detto in faccia che sono stati oggetto di mero interesse speculativo. Quindi come la mettiamo? Sempre tutto bello, sempre tutto giusto, mettiamo noi i soldi? ok. Io non sono così, ma bravi voi che invece lo siete.
Dal punto di vista del campo, ammetto che mi piacerebbe vedere un Buba un po’ più presente e vivace. Lo vedo sempre lì in piedi, solo, braccia conserte, che soffre come un dannato ma non riesco a capire quanto incida concretamente durante la gara, trasmettendo quella grinta che servirebbe come il pane. Mi piacerebbe vedere anche uno Scappini che, se da un lato fa bene ad alzare la voce sottolineando che ieri nel finale i palloni dovevano finire in tribuna, dall’altro dovrebbe preoccuparsi di segnare un po’ di più visto che le occasioni le ha avute ma ne deve sbagliare 4 per farne 1, e da quello con forse più esperienza della rosa è legittimo perdonargliene meno di un Donadio (ne cito uno a caso). Mi piacerebbe anche che una volta qualche pallone non finisse sul palo. Perché se l’alibi della sfortuna non può reggere, 4 pali a portiere battuto in 5 partite sono pesanti. E a una certa anche la dea bendata ha rotto i coglioni. Ha ragione Jacopo sul fatto che piano piano stiamo crescendo, ma va anche detto quanto oggettivamente abbiamo avuto un inizio di campionato favorevole. Ora l’asticella delle avversarie si sta alzando e i nostri passi avanti andranno verificati contro formazioni di ben altro spessore. Dal punto di vista tecnico sono convinto che possiamo solo migliorare. Ma questo step deve necessariamente andare di pari passo con una stabilità e certezza societaria. Altrimenti non sarà dura. Sarà durissima.
Claudio Vannucci
Editoriale
Accettiamo la sfiga o crediamo nella sfiga?
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2 settimane faon
18 Settembre 2023By
ilVannu
“se perderemo le prime 5 saremo tutti dei coglioni”. Simone Di Battista ha ripetuto questo concetto diverse volte nel corso dell’estate, quasi a voler metter le mani avanti nel prevedere una sorta di scotto che questo gruppo avrebbe potuto pagare all’inizio. E infatti siamo proprio in questa situazione dove tutto va male, anche più di ciò che ci meritiamo. Possiamo raccontarcela come vogliamo, ma i due dati di fatto attuali sono principalmente l’appellarci ai recenti precedenti di chi lo scorso anno è partito male per poi finire bene, ovviamente senza alcun tipo di certezza che possa succedere anche a noi, e la fiducia in Buzzegoli che, sempre per essere intellettualmente onesti, non fosse stato lui l’avremmo già massacrato tutti. E parto da lui proprio per dire che questo Novara è molto strano. E’ stato concepito sulla menzogna del giocare intorno alla parola “ridimensionamento”, quando nei fatti si è costruita una squadra sulla base dei minimi sindacali di salario. L’anno di Viali è stato un anno di “ridimensionamento”, questo è un anno dove si è provveduto a spendere il meno possibile. Col grosso paradosso, ma che ad oggi rappresenta un’assoluta aggravante, che chi sta mancando all’appello non sono per lo più quel branco di giovani alla prima esperienza nel professionismo o quasi, ma proprio quelle scelte o conferme di giocatori più esperti che avrebbero dovuto emergere per far esaltare la forza dei nuovi ingressi. Si è puntato tutto su Ranieri quando ad oggi il suo apporto è stato per lo più nullo, si sono comprati due attaccanti di categoria ma che, sempre ad oggi, insieme non ne fanno uno. Si è deciso di confermare parecchio del pacchetto difensivo che in tre partite ne ha combinate di ogni, portiere compreso che, pur giovane che sia, rappresentava una certezza, che però è colpevole ieri di un goal che non è proprio previsto dagli standard del professionismo che si possa prendere. Una papera capita ai migliori, ma il goal preso ieri è oggettivamente preoccupante e imbarazzante. Ma questo gruppo, bisogna essere chiari, può solo funzionare con Buzzegoli guida e Di Battista DS, che hanno costruito insieme una squadra con caratteristiche precise. Possiamo anche perderne altre 7 di fila, ma sostituendo eventualmente l’allenatore con un altro otterremmo probabilmente solo di peggiorare la situazione. Come fai a mettere anche nelle mani di un allenatore più esperto, questa compagine fatta di gente che nessuno conosce? Ecco perché Buba ne deve uscire in primis da questa situazione, magari ragionando seriamente sull’opportunità di reiterare un 4-3-3 estremo che è evidente non sta portando, ad oggi , da nessuna parte. A me pare che l’atteggiamento di un Trento o di una Pro Patria sia l’ottimale per salvarsi senza problemi, mentre mi pare che il nostro sia quello che dovremmo avere se fossimo una squadra predisposta ad ammazzare il campionato. Cosa che evidentemente non siamo.
Oggi però è probabilmente tutto davvero più brutto di quello che potrebbe essere la realtà. Perché non si può parlare di sfortuna se Scappini a porta vuota a un metro dalla linea di testa la tira fuori, diverso è il palo sullo 0-0 ad Alessandria o quello di ieri che avrebbe pareggiato il match prima dell’intervallo. Sappiamo perfettamente tutti che il calcio ruota intorno agli episodi, e questi citati sono due che hanno indirizzato i due match in un certo modo. L’errore che non si deve commettere oggi è quello di non attendere questi ragazzi e di eccedere in critiche. Il gruppo va accompagnato in questa fase di transizione, ma va appunto sottolineato quanto ciò che non sta funzionando è più strutturale di una “semplice” necessità di prendere le misure ad una categoria come la serie C. E se il pubblico per ora sembra davvero inattaccabile, ritorno ad esprimere il mio dissenso e la forte critica per la gestione del passaggio di proprietà, che è evidente non permette alle figure tecniche apicali di avere la certezza di avere tempo a disposizione. Qualcuno di voi ha sentito per esempio Altamimi, Massa, Nitti o chi per loro esprimersi totalmente in difesa del Mister? A me risulta invece che su domanda diretta abbiano dribblato la risposta, lasciando però intendere possibili piani B con figure a loro più vicine. Avete inoltre per caso sentito Ferranti dire di aver avuto garanzie sul proseguo tecnico? A me non pare. 1+1 lo so fare bene, ed è per questo che mi sento autorizzato a guardare il passato (era Rullo) e credere che in caso di cessione societaria qualcuno potrebbe cambiare almeno guida tecnica. E ai miei occhi questo certificherebbe la totale assurdità di aver accettato in silenzio la costruzione di una rosa a costo zero, con tutti i rischi che ne conseguono, per poi dare la colpa ad un allenatore che è il solo che può farla girare in qualche modo.
Oggi è più giusto, e forse più terapeutico, parlare dell’inizio penoso della Virtus Verona e della Pro Sesto dello scorso anno, con la preghiera però di non eccedere troppo in questa argomentazione che ha senso solamente nel caso si ripetesse a nostro beneficio. Ma mi piacerebbe che si limitasse anche questa noiosa litania sul fatto che noi novaresi siamo abituati a soffrire, che siamo figli di Fiorenzuola, dello spareggio perso a Modena col Pontedera e di tutte le annate e partite più sfigate della storia. Queste sono tutte stronzate. Il 90% di chi è davvero figlio di quelle stagioni o di quelle partite ha abbandonato da tempo il Piola. Oggi c’è uno zoccolo duro fatto da una curva che ad oggi è ancora molto vicina alla squadra, e di un resto di stadio che ieri non aveva nemmeno la forza di aprire bocca da quanto era spaventato, deluso e frustrato. Sapevamo sarebbe stata dura, è vero che siamo abituati a soffrire, ma vedere in tutto questo qualcosa di bello è un gioco perverso di ostentazione della sfiga, del vittimismo e di esaltazione dell’essere perdenti. Solo i veterani del Vietnam, e parlo di quelli che poi non si sono ammazzati per depressione o sono diventati delinquenti, mostrano le cicatrici con orgoglio. Gli altri hanno tutti voltato pagina e si sono costruiti una vita migliore. Proviamo a guardare con costruttività al futuro, e ad ambire a qualcosa di meglio per il nostro Novara. Abbiamo davanti 8 mesi di campionato ancora, e guardando la classifica possiamo solo migliorare. Siamo pure sempre il Novara, una piazza ancora vista come un plus da giocatori ed addetti al lavoro. Per favore non facciamo gli sfigati noi tifosi più di quanto alla sfiga già piaccia Novara di suo.
Claudio Vannucci
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